Le prime collezioni museali Vaticane nacquero per volontà del diretto predecessore di Leone X, papa Giulio II, che possedeva il famoso “Apollo di Belvedere”, destinato a diventare nel XVIII secolo il paradigma della bellezza ideale classica.
Se però lo studio dell’antico era considerato dai papi rinascimentali la stella polare della cultura, da un altro punto di vista essi vollero permeare di riflessioni teologiche ed evangeliche le principali strutture ambientali in cui si svolgevano la vita di curia e le funzioni religiose.
Gli affreschi della Cappella Sistina, realizzati da Michelangelo in due diversi momenti della sua attività artistica (1508 – 1512, 1536 – 1541) e per due papi diversi (Giulio II e Paolo III), completano il programma teologico avviato dai pittori quattrocenteschi nella zona murale inferiore, per esprimere l’universalità e la perfetta continuità teologica enunciata nell’Antico e nel Nuovo Testamento.
Le storie della Genesi lungo la volta, fra i bellissimi nudi, esprimono nei termini della filosofia neoplatonica, che era alla base della cultura rinascimentale, il percorso della salvezza umana, dalla caduta (rappresentata dall’Ebrezza di Noè) alla redenzione primigenia (raffigurata dagli atti creativi di Dio).
Il fulcro della volta è la “Creazione di Adamo”, in cui Dio infonde con il tocco della mano vita e spirito all’uomo, ancora intatto dal peccato e raffigurato nella perfezione della forma corporea.
Nell’immenso affresco parietale del “Giudizio”, Michelangelo rappresentò invece il dramma dell’umanità, ormai conscia del peccato e degli indispensabili strumenti di salvezza (la fede e la chiesa).
Gli anni in cui vi lavorò, quasi alla metà del secolo XVI, impressero all’opera lo stigma del travaglio interiore dell’artista, e soprattutto dei drammatici trascorsi della Chiesa di Roma: la riforma Luterana e la perdita conseguente di intere nazioni, passate al protestantesimo, come la Germania e l’Inghilterra. Lo stagliarsi dei corpi nudi di santi e diavoli riconduce, pur nella modernità raffinatissima della tecnica pittorica, a un risultato stranamente arcaico nella totale assenza di illusionistica profondità.
Nelle stanze, realizzate da Raffaello e in seguito alla sua morte da Giulio Romano, sotto ben tre pontefici (Giulio II, Leone X e Clemente VII), è esaltata invece la continuazione storica della Chiesa di cui i pontefici, apparendo in prima persona negli episodi dipinti, sono i principali artefici e testimoni.
Le arti e la filosofia sono il corollario intellettuale della teologia e delle prove di fede in cui si articola la storia terrena della Chiesa. Da questo spirito prendono vita e grandi monumenti che sono sotto la tutela dei Musei Vaticani.
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