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Facile.it Store: due giornate speciali dedicate al risparmio

Per aiutare i consumatori a ridurre le principali voci di spesa familiare, Facile.it ha deciso di organizzare nei suoi Facile.it Store di Varese, Bergamo, Cremona, Roma, Monza, Reggio Emilia, Genova e Parma un’iniziativa speciale dedicata al risparmio.

In occasione dell’evento, che si è tenuto venerdì 25 e sabato 26 gennaio, i cittadini che si sono recati nei punti vendita aderenti all’iniziativa hanno potuto sottoporsi ad un check up gratuito delle spese di casa durante il quale i consulenti specializzati di Facile.it hanno studiato il loro profilo di consumo e gli hanno indicato in modo concreto come ridurre i costi di assicurazioni, bollette luce, gas, internet casa, rate di mutui o prestiti e, non ultimo, gli hanno consegnato anche un buono da 200 euro per il tempo libero da spendere in strutture convenzionate come hotel, ristoranti, cinema, palestre, centri benessere e parchi di divertimento.

Lanciati nel 2017, i Facile.it Store stanno velocemente conquistando le piazze delle principali città italiane ed oggi sono già 9 i negozi fisici presenti nel Paese. All’interno degli Store i cittadini possono incontrare i consulenti dedicati di Facile.it, che li guideranno nell’utilizzo del comparatore e nell’identificazione delle migliori offerte su prodotti assicurativi, finanziari e utenze domestiche.

 

Dal lancio del progetto ad oggi sono migliaia gli italiani che si sono già rivolti ai Facile.it Store per ridurre le principali spese familiari. I prodotti più richiesti da chi si è recato in uno dei punti fisici del comparatore sono state le assicurazioni auto e moto (77%), ma in molti hanno approfittato dei consulenti specializzati dello Store per tagliare anche il peso delle bollette luce, gas e telefonia o per ricevere una consulenza su mutui e prestiti.

Analizzando il profilo del cliente tipo emerge che gli uomini (72%) si sono rivolti in misura maggiore agli Store rispetto alle donne (28%), mentre la fascia anagrafica più rappresentativa è quella con età compresa tra i 36 e i 50 anni (41% dei clienti).

A supporto dell’iniziativa Facile.it ha previsto pianificazioni media tabellari su testate locali, attività insolita per il comparatore, ma giudicata in linea con le caratteristiche di questo particolarissimo evento in Store.

 

 

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Mutui: a Napoli erogato in calo del 9,5% in un anno

Brutte notizie per chi vuole comprare casa a Napoli. Secondo le analisi elaborate congiuntamente da Facile.it e Mutui.it – che hanno preso in considerazione più di 2.000 richieste formulate negli scorsi 24 mesi – a giugno 2018 l’importo che in media le banche hanno erogato ai mutuatari residenti nella provincia di Napoli è diminuito del 9,5% arrivando a 117.493 euro dai 129.846 di giugno 2017.

A scendere, si legge nello stesso documento di analisi realizzato sulla provincia napoletana, non sono soltanto gli importi concessi, ma anche i Loan To Value, ovvero il dato con cui viene indicata la percentuale del valore dell’immobile finanziata dalla banca attraverso il mutuo. A giugno 2017 questa era pari al 58,63%, mentre a giugno 2018 ha perso oltre 4 punti percentuali assestandosi al 54%.

Importi e percentuali che, fortunatamente per i consumatori non sembrano aver avuto un grosso impatto sui tempi di restituzione, passati dai 20 anni del giugno 2017 ai 21 di ora.

Mutui prima casa

Restringendo l’analisi alle sole domande di mutuo prima casa emerge un quadro ugualmente fosco. A giugno 2018 l’erogato medio è stato pari a 117.678 euro; considerando che il valore medio di un immobile oggetto di richiesta mutuo prima casa a Napoli è pari a poco più di 194.000 euro, questa cifra equivale ad un LTV del 60,6%; anche questo in riduzione rispetto al dato del giugno 2017 quando le banche finanziavano a Napoli il 69,6% del valore della prima casa.

Il profilo del richiedente e il tasso scelto

A quanto sembra i napoletani, però, sono comunque intenzionati a garantirsi gli attuali favorevolissimi tassi per tutta la durata del finanziamento e il mutuo a tasso fisso è quello con cui sono indicizzate l’81,37% delle richieste monitorate da Facile.it e Mutui.it.

Quando si presenta in banca, l’aspirante mutuatario di Napoli ha in media 41 anni e cerca di ottenere, sempre in media, 124.300 euro. Se si tratta di un acquisto prima casa, però, l’età media del richiedente si abbassa a 38 anni mentre la cifra che si vuole ottenere aumenta, diventando pari a 133.700 euro.

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Mutui: a Milano l’importo erogato aumenta del 3,5% in un anno

Comprare casa a Milano oggi è più facile di quanto non lo fosse un anno fa o, perlomeno, le banche sono più generose. Secondo le analisi elaborate congiuntamente da Facile.it e Mutui.it  – che hanno preso in considerazione più di 40.000 richieste formulate nei primi sei mesi dell’anno – a giugno scorso l’importo che in media le banche hanno erogato ai mutuatari residenti nella provincia di Milano è aumentato notevolmente fino a raggiungere, ancora una volta in media, la somma di 151.865 euro, vale a dire il 3,5% in più di quanto non fosse dodici mesi prima quando gli istituti avevano accordato ai milanesi alle prese con l’acquisto della casa 146.723 euro.

A salire, si legge ancora nel documento di analisi che i due siti hanno realizzato sulla provincia milanese, non sono unicamente gli importi concessi, ma anche i cosiddetti Loan To Value, termine tecnico che indica quale percentuale del valore dell’immobile è finanziata attraverso il mutuo. A giugno 2017 questa era pari al 62,12%, mentre a giugno 2018 ha superato abbondantemente la soglia psicologica del 65% arrivando a sfiorare il 66% visto che il valore medio è pari a 65,77%.

Importi e percentuali che, seppure in crescita, fortunatamente per i consumatori non sembrano aver avuto un grosso impatto sui tempi di restituzione, passati dai 23,01 anni del giugno 2017 ai 23,06 di ora.

Mutui prima casa

Restringendo l’analisi alle sole domande di mutuo prima casa emerge un quadro ugualmente positivo. A giugno 2018 l’erogato medio è stato pari a 147.290 euro, cifra che equivale al 2,1% in più dei 144.158 euro con cui si era chiuso il giugno 2017; nel caso del finanziamento legato alla prima abitazione l’LTV è pari al 60,8% (era pari al 56,6% un anno fa), mentre la durata media sale a 25 anni dai 24 anni di giugno 2017.

Il profilo del richiedente e il tasso scelto

A quanto sembra i milanesi sono sempre più intenzionati a garantirsi gli attuali favorevolissimi tassi per tutta la durata del finanziamento e se nel 2017 il mutuo a tasso fisso era legato al 64,18% delle domande, chi oggi chiede un mutuo a Milano, emerge dall’analisi di Facile.it e Mutui.it, nel 79,37% dei casi sceglie di indicizzare il finanziamento con tasso fisso; un incremento di ben 15 punti percentuali.

Quando si presenta in banca, l’aspirante mutuatario di Milano ha in media 39 anni e cerca di ottenere, sempre in media, 159.962 euro. Se si tratta di un acquisto prima casa, però, l’età media del richiedente si abbassa a 38 anni mentre la cifra che si vuole ottenere aumenta, diventando pari a 173.802 euro.

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Mutui: a Roma l’importo erogato aumenta del 3,6% in un anno

Buone notizie per i mutui richiesti a Roma. Secondo l’osservatorio congiunto Facile.itMutui.it, realizzato su un campione di oltre 40.000 domande presentate dal 01 gennaio al 30 giugno scorsi, a giugno 2018 l’importo medio erogato ai mutuatari della provincia di Roma è salito fino a raggiungere una media di 147.663 euro, vale a dire il 3,6% in più di quanto non fosse dodici mesi fa quando, ancora una volta in media, le banche avevano accordato ai romani alle prese con l’acquisto della casa 142.504 euro.

Ad aumentare, si legge ancora nell’analisi che i due portali hanno focalizzato sulla provincia romana, non sono solo gli importi erogati, ma anche gli LTV, vale a dire la percentuale di valore dell’immobile finanziata tramite il mutuo. A giugno 2017 questa era pari al 59,17%, mentre a giugno 2018 ha superato abbondantemente la soglia psicologica del 60% arrivando al 60,63%.

Anche riguardo ai tempi di restituzione a Roma si respira una buona aria e oggi chi fa un mutuo ha intenzione di estinguerlo in 22 anni e 5 mesi, tre in meno rispetto al 2017.

Mutui prima casa

Restringendo l’analisi alle sole domande di mutuo prima casa emerge un quadro ancora più roseo. A giugno 2018 l’erogato medio è stato pari a 156.128 euro, cifra equivalente al 4,2% in più dei 149.789 euro del 2017; nel caso del finanziamento legato alla prima abitazione l’LTV sale addirittura al 68% (era pari al 66,24% un anno fa), mentre la durata media scende a 25 anni e 1 mese dai 25 anni e 5 mesi del giugno 2017.

Il profilo del richiedente e il tasso scelto

A quanto pare i romani sono sempre più intenzionati a garantirsi gli attuali favorevolissimi tassi per tutta la durata del finanziamento e se nel 2017 il mutuo a tasso fisso era legato al 72,84% delle domande, chi oggi chiede un mutuo a Roma, emerge dall’analisi di Facile.it e Mutui.it, nell’81,62% dei casi sceglie di indicizzare il finanziamento con tasso fisso.

Quando si presenta in banca, l’aspirante mutuatario di Roma ha in media 42 anni e cerca di ottenere, sempre in media, 153.500 euro. Se si tratta di un acquisto prima casa, però, l’età media del richiedente si abbassa a 40 anni (1 in meno rispetto al 2017) mentre la cifra che si vuole ottenere aumenta, diventando pari a 163.400 euro.

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Mutui: l’importo medio erogato cala del 6,4% in un anno

Risultati in chiaroscuro sul fronte dei mutui nei primi sei mesi dell’anno; è questo il bilancio emerso dall’osservatorio congiunto Facile.itMutui.it, realizzato su un campione di oltre 40.000 domande presentate dal 01 gennaio al 30 giugno scorsi, secondo cui a giugno 2018 l’importo medio richiesto dagli aspiranti mutuatari ha raggiunto il valore massimo del semestre (134.451 euro) segnando un incremento pari al 3% su base semestrale e al 2,1% su base annuale. All’aumento degli importi che si è cercato di ottenere non ha corrisposto però un incremento delle somme concesse dalle banche; il taglio medio erogato è stato pari a 121.316 euro, il 5,8% in meno rispetto a gennaio 2018 e il 6,4% in meno se si confronta il valore con quello di giugno 2017.

«Il calo degli importi erogati a giugno è stato evidente, ma se si analizzano i mutui concessi nel corso di tutto il primo semestre, il bilancio è diverso; il taglio medio concesso nei sei mesi è stato pari a 126.511 euro, in crescita dell’1,2% rispetto allo stesso periodo del 2017», spiega Ivano Cresto, responsabile mutui di Facile.it. «La valutazione complessiva del semestre rimane quindi positiva; bisognerà attendere i prossimi mesi per capire se quanto accaduto a giugno rappresenti solo un’eccezione o un cambio di rotta».

Tassi di interesse: a giugno più di 8 su 10 vogliono il fisso

Analizzando l’andamento delle domande di mutuo presentate nel 2018, il tasso fisso non solo continua ad essere il preferito, ma aumenta notevolmente il suo peso sul totale dei finanziamenti richiesti; a gennaio 2018 sceglievano questo genere di indicizzazione il 77,5% dei richiedenti, a giugno 2018, l’83,5%, valore più alto di tutto il semestre. In caduta libera, di conseguenza, la percentuale di coloro che hanno cercato un mutuo a tasso variabile, che a giugno 2018 è stata pari a 12,9%, valore più basso dell’intero semestre.

«Sulla crescita della percentuale di italiani che ha scelto il tasso fisso – spiega Cresto – ha certamente avuto un peso importante il clima di incertezza politica del Paese e il timore che questa, unita all’annunciato termine del quantitative easing, potesse influire negativamente sull’Euribor e i tassi ad esso connessi.».

Loan to Value in aumento

Se si guarda ai mutui richiesti nel primo semestre 2018, l’LTV (ovvero il rapporto tra il valore del mutuo richiesto e quello dell’immobile da acquistare) è stato pari al 68%, in crescita di 3,5 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2017. Il dato non è dissimile se si analizza invece l’LTV dei mutui effettivamente erogati; in questo caso il valore del primo semestre è stato pari a 64,8%, 3,6 punti percentuali in più rispetto al primo semestre 2017.

Mutui prima casa e surroghe

Restringendo l’analisi alle sole domande di mutuo prima casa emerge che se a giugno 2018 la richiesta media è rimasta sostanzialmente stabile assestandosi a 142.307 euro, l’importo medio effettivamente erogato (127.928 euro) è calato del 9,3% rispetto a gennaio e del 3,5% se confrontato col dato di giugno 2017.

Anche in questo caso, però, guardando alla media dell’intero semestre, la fotografia che ne emerge è tutt’altro che negativa, con un importo erogato pari 133.009 euro, in crescita dell’1,8% rispetto al primo semestre del 2017.

Sul fronte delle surroghe e sostituzioni, a giugno 2018 queste rappresentavano il 32% delle richieste totali di mutuo, valore in aumento di 2 punti percentuali su base semestrale e di 3 punti su base annuale.

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Mutuo prima casa: servono quasi 18 anni di stipendio per restituire il capitale richiesto

Il 2017 è stato un anno positivo per chi ha scelto di acquistare casa: i tassi di interesse dei mutui ai minimi, il prezzo degli immobili sostanzialmente stabile e l’aumento del reddito a disposizione delle famiglie hanno creato condizioni favorevoli per comprare. Ma chi ha presentato domanda di mutuo prima casa, quanti anni di stipendio dovrà versare per restituire alla banca il capitale richiesto?  Al netto degli interessi e considerando che oggi le famiglie italiane cercano mediamente di destinare alle rate del mutuo circa il 25% del reddito annuale, Facile.it e Mutui.it hanno calcolato che occorrono in media 17 anni e 10 mesi. Il risultato emerge dall’analisi di circa 40.000 richieste di mutuo prima casa raccolte dai due portali da gennaio 2013 a dicembre 2017 i cui valori sono stati incrociati con i dati Istat disponibili relativi ai redditi delle famiglie italiane*.

Aumentano gli anni necessari, ma anche gli importi richiesti

Il valore risulta in crescita rispetto al 2013, quando le famiglie che richiedevano un mutuo dovevano mettere in conto di destinare alla banca in media 16 anni e 10 mesi di stipendi. Brutte notizie? In realtà no, se si considera che dietro all’aumento degli anni necessari a ripagare il capitale non vi è una riduzione dei redditi medi delle famiglie italiane, bensì un aumento della cifra richiesta agli istituti di credito. Nel 2013 l’importo medio che gli aspiranti mutuatari cercavano di ottenere per acquistare la prima casa era pari a 123.583 euro, mentre nel 2017 la richiesta media è aumentata dell’8% raggiungendo i 133.456 euro.

«Nel corso degli ultimi anni abbiamo assistito ad una consistente diminuzione dei tassi di interesse e degli spread applicati dalle banche, che ha determinato un alleggerimento della rata mensile», spiega Ivano Cresto, Responsabile BU mutui di Facile.it. «Questo ha consentito alle famiglie di richiedere in prestito importi più elevati, mantenendo comunque una rata mensile contenuta, che non impattasse troppo sul reddito complessivo».

La dinamica spiegata da Cresto risulta molto chiara se si guarda a come è cambiato negli ultimi quattro anni il valore medio della rata e il suo il rapporto con il reddito mensile delle famiglie richiedenti; nel 2013 la rata media richiesta era pari a 663 euro, con un impatto del 27% sullo stipendio mensile, mentre nel 2017, nonostante gli importi richiesti alle banche siano aumentati, la rata media è diminuita arrivando a 606 euro, con un impatto del 24% sul reddito mensile medio.

Se per assurdo fosse possibile destinare alle rate del mutuo il 100% del reddito annuale, alle famiglie italiane basterebbero oggi mediamente 4 anni e mezzo per restituire alla banca la quota capitale presa in prestito al netto degli interessi, mentre nel 2013 servivano 4 anni e 2 mesi.

Le differenze regionali

Analizzando in ottica territoriale le richieste di mutuo prima casa raccolte dai due portali nel 2017, emergono importanti differenze tra le aree del Paese. Gli aspiranti mutuatari della Campania risultano essere quelli che dovranno mettere in conto più anni, e stipendi, per restituire il capitale richiesto al netto degli interessi; 21 anni, ipotizzando, come detto, che ogni anno confluisca nel mutuo una somma pari al 25% dello stipendio. Seguono in classifica i richiedenti mutuo del Lazio (20 anni e 3 mesi) e della Sicilia (19 anni e 11 mesi)

Di contro, le aree dove i valori si riducono notevolmente sono il Friuli Venezia Giulia, qui i richiedenti mutuo impiegano in media 13 anni e 10 mesi, l’Umbria (14 anni e 7 mesi) e l’Emilia Romagna (14 anni e 11 mesi).

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Facile.it: ecco quanto spendono le famiglie a Cremona

Facile.it, dopo lo straordinario successo ottenuto dai negozi su strada di Varese e Bergamo, sceglie Cremona (Corso Garibaldi 6) per aprire il suo terzo store in Italia (https://www.facile.it/store/cremona.html). All’interno del punto vendita, i cremonesi troveranno consulenti dedicati che li guideranno nell’utilizzo del comparatore e nell’identificazione delle offerte migliori su assicurazioni, finanziamenti e utenze domestiche.

In occasione dell’apertura del nuovo store, Facile.it ha esaminato, analizzando i dati raccolti attraverso il portale, quanto costa vivere a Cremona e quanto spendono gli abitanti per pagare mutui, prestiti, RC auto e moto, luce, gas e ADSL. Ecco cosa è emerso.

Assicurazioni auto e moto

I primi costi analizzati dal comparatore sono quelli assicurativi e, nello specifico, le polizze RC auto e moto. Secondo i dati dell’Osservatorio di Facile.it* relativi a novembre 2017, assicurare un’auto in provincia di Cremona costa, in media, 425,50 euro, mentre nel comune il prezzo sale a 454,62 euro, valori inferiori di oltre il 25% rispetto alla media nazionale. Se si passa a considerare il costo dell’Rc moto, invece, i centauri della provincia pagano mediamente 439,36 euro**.

Mutui prima casa

Altra voce di spesa messa sotto la lente da Facile.it è quella relativa ai mutui per l’acquisto della casa. Analizzando il valore dei mutui richiesti in provincia di Cremona nei primi 11 mesi del 2017 emerge che la richiesta media presentata dagli aspiranti acquirenti è stata pari a 119.497 euro e, se ci si concentra unicamente sui finanziamenti che i cremonesi hanno cercato di ottenere per comprare la prima casa, la cifra sale a 138.986 euro. I residenti in provincia di Cremona puntano a finanziare attraverso il mutuo, in media, circa il 66% del valore dell’immobile e intendono restare legati alla banca per circa 21 anni. Tra le tipologie di tasso richieste, quello fisso si conferma come il più scelto dai cremonesi (71,23% dei casi), seguito dal variabile (24,53%) e dal misto (2,36%).

Luce e gas

Ad incidere sulle tasche delle famiglie cremonesi ci sono anche le spese legate a luce ed gas. Prendendo a campione i consumi medi di una famiglia di tre elementi, l’ufficio studi di Facile.it ha stabilito che, nel corso del 2017, i costi sostenuti per l’energia elettrica sono pari a 639 euro (+8,9% rispetto al 2016) mentre se si guarda al gas la cifra sale addirittura a 1.040 euro (+1.7% se confrontato con il 2016).

Telefonia

Tra i costi presi in esame da Facile.it ci sono quelli legati alla telefonia fissa (voce e ADSL). Dall’analisi è emerso che, nel 2017, la spesa media sostenuta dalle famiglie cremonesi è di 338,34 euro, valore in calo del 4,2% rispetto al 2016.

Prestiti personali e cessioni del quinto

Un’altra delle spese che Facile.it ha considerato nella sua analisi dei consumi cremonesi è quella relativa ai prestiti personali e alle cessioni del quinto dello stipendio o della pensione.

Se si guarda ai soli prestiti personali, la richiesta media presentata nei primi 8 mesi dell’anno dai cremonesi alle finanziarie è stata pari a 9.903 euro, con un piano di restituzione di poco inferiore ai 5 anni (58 mensilità). Fanno capo a un abitante di Cremona e provincia il 3,5% di tutte le richieste di prestito presentate in Lombardia.

Esaminando invece i dati relativi alla cessione del quinto emerge un quadro diverso. Chi ha cercato di ottenere questa particolare forma di finanziamento ha chiesto, da gennaio ad agosto 2017, in media circa 16.300 euro, da restituire in un tempo davvero lungo: più di 8 anni (97 mensilità). In questo caso, fanno capo ai cremonesi il 3% delle richieste totali di cessione del quinto presentate in Regione.

«Prosegue il percorso di ampliamento della rete di store fisici a marchio Facile.it e dopo Varese e Bergamo abbiamo decise di aprire a Cremona» ha dichiarato Mauro Giacobbe, Amministratore delegato della società. «Il nuovo spazio, situato in Corso Garibaldi 6, offrirà ai cremonesi un’ulteriore opportunità di risparmio sulle spese della famiglia. Un team di consulenti dedicati sarà a disposizione di chi si recherà nel punto vendita per analizzare il suo profilo utente e aiutarlo a scegliere i prodotti migliori disponibili sul mercato. L’obiettivo è di comprendere meglio le esigenze dei clienti e dare la possibilità, anche a un pubblico non ancora abituato a usare gli strumenti di comparazione online, di ridurre le spese.».

 

*L’Osservatorio calcola il premio di assicurazione RC auto medio e le sue variazioni negli ultimi 12 mesi. Questa ricerca è basata su 30.613 preventivi (2.427 nel solo mese di novembre 2017) effettuati a Cremona su Facile.it dai suoi utenti tra il 1 novembre 2016 e il 30 novembre 2017 e i relativi risultati di quotazione prodotti. I dati si riferiscono ai premi forniti dalle compagnie confrontate da Facile.it, disponibili su questa pagina: https://www.facile.it/come-funziona.html#compagnie_confrontate.

 

** L’Osservatorio calcola il premio di assicurazione RC moto medio e le sue variazioni negli ultimi 12 mesi. Questa ricerca è basata su 3.072 preventivi effettuati a Cremona su Facile.it dai suoi utenti tra il 1 novembre 2016 e il 30 novembre 2017 e i relativi risultati di quotazione prodotti. I dati si riferiscono ai premi forniti dalle compagnie confrontate da Facile.it disponibili su questa pagina: https://www.facile.it/come-funziona.html#compagnie_confrontate.

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Facile.it: ecco quanto spendono le famiglie a Bergamo

Quanto costa vivere a Bergamo e quanto spendono le famiglie bergamasche per i conti di casa? In occasione dell’apertura del primo punto vendita nella città dei Mille (https://www.facile.it/store/bergamo.html) Facile.it, il principale comparatore italiano dedicato al risparmio sulle spese familiari, ha analizzato nel dettaglio i costi che si devono sostenere in città e provincia per pagare mutui, prestiti, RC auto, luce, gas, ADSL e RC moto. Ecco cosa è emerso.

Assicurazioni auto e moto

I primi prodotti finiti sotto la lente del comparatore, ed anche i più richiesti nei punti vendita e tramite il sito, sono quelli assicurativi e, nello specifico, le coperture RC auto e moto. Secondo i dati dell’Osservatorio di Facile.it* relativi ad ottobre 2017, assicurare un’auto in provincia di Bergamo costa, in media, 446,96 € e 465,49€ nel comune. Se si passa a considerare il costo dell’Rc moto, invece, i centauri della provincia pagano mediamente 372,32 € e 373,53€ quelli che risiedono nel comune.

Mutui prima casa

Facile.it ha poi analizzato i mutui relativi all’acquisto della prima casa. Il taglio medio dei mutui erogati in provincia di Bergamo nei primi 10 mesi del 2017 è stato pari a 117.725 euro e, se ci si concentra unicamente sui finanziamenti ottenuti per comprare la prima casa, la cifra sale a 118.023 euro. I bergamaschi finanziano attraverso il mutuo, che nel 71% dei casi è a tasso fisso, nel 21% variabile e misto nell’8%, il 61% del valore dell’immobile e resteranno legati alla banca erogante per circa 21 anni. Per quanto riguarda la surroga, l’importo medio erogato è stato pari a 114.598 euro, con una durata media del finanziamento di 18 anni.

Luce e gas

Per ciò che riguarda la luce ed il gas, l’ufficio studi di Facile.it ha preso a campione i consumi medi di una famiglia di tre elementi. Nel caso dell’energia elettrica i costi sostenuti nel 2017 sono pari a 575 euro (+1.8% rispetto al 2016) e addirittura 1.015 euro per il gas (+1.7% se confrontato con il 2016).

Telefonia

Facile.it ha esaminato i costi sostenuti dalle famiglie bergamasche in relazione alla telefonia fissa (voce e ADSL). Dall’analisi è emerso che, nel 2017, la spesa media sostenuta in città e provincia è di 334,36 euro a famiglia, valore in diminuzione del 6,80% rispetto al 2016.

Prestiti personali e cessioni del quinto

Un’altra delle spese che Facile.it ha considerato nella sua analisi dei consumi bergamaschi è quella relativa ai prestiti personali e alle cessioni del quinto dello stipendio o della pensione. Nel primo caso la richiesta media che i bergamaschi hanno presentato alle finanziarie è stata pari, da gennaio ad agosto 2017, a 10.667 euro da restituire in 61 mensilità (appena più di 5 anni). Curioso notare come facciano capo ad un bergamasco quasi il 9% delle richieste di prestito personale presentate in Lombardia.

Analizzando invece i dati relativi alla cessione del quinto a Bergamo, tutti i numeri crescono e non di poco. Chi sottoscrive questa particolare forma di finanziamento richiede in media appena meno di 17.000 euro (16.824), e riuscirà a restituire quanto gli è stato concesso in un tempo davvero lungo: 98 mensilità, ovvero più di 8 anni. Guardando il totale delle richieste bergamasche in rapporto con quelle lombarde, in questo caso, hanno origine nella provincia il 9,2% del totale lombardo.

«L’apertura del Facile.it Store a Bergamo», ha dichiarato Mauro Giacobbe, Amministratore delegato della società, «consentirà a tutti i bergamaschi di avere a portata di mano ogni strumento possibile per risparmiare sulle spese della famiglia. Un team di consulenti dedicati sarà a disposizione di chi si recherà nella sede di via Tiraboschi 30 per analizzare il suo profilo utente e aiutarlo a scegliere i prodotti migliori disponibili sul mercato.».

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Mutui: in Italia “costano” meno

I mutui in Italia costano meno e i tassi applicati dalle banche che operano nel nostro Paese sono, ad oggi, fra i più convenienti, con oscillazioni comprese fra lo 1,03% ed il 2,08% a seconda dell’istituto e del tipo di tasso scelto*. Facile.it e Mutui.it hanno voluto analizzare come lo stesso finanziamento per l’acquisto casa venga indicizzato in 14 nazioni diverse e, almeno per questa volta, le notizie per i mutuatari italiani sono più che positive.

Il confronto europeo

Per tutte le nazioni la simulazione è stata compiuta considerando un immobile di valore pari a 180.000 euro, una richiesta di mutuo di 120.000 euro ed un piano di restituzione ventennale.

In Italia questo finanziamento oggi è indicizzato con TAEG compresi fra 1,03% ed 1,10% se a tasso variabile e fra 2,01% e 2,08% se a tasso fisso. Nel vecchio continente va meglio solo ai tedeschi e ai francesi (che per il tasso fisso si vedono applicare, rispettivamente TAEG all’1,70% e 1,87%) e, soprattutto, agli svizzeri; al di là delle Alpi chi decide di comprare casa col mutuo dovrà considerare un tasso dell’1,65% se sceglierà il tasso fisso e appena dello 0,65% se opterà per il variabile.

Se in Spagna i tassi non sono troppo lontani da quelli italiani (fra 1,85% e 2,10% se fisso; fra 0,80% ed 1,20% se a tasso variabile), va decisamente peggio a chi la casa vuole comprarla nel Regno Unito o in Grecia. In UK le banche applicano al momento indici pari al 4,20% se a tasso fisso e al 3,30% se a tasso variabile; se si guarda ad Atene, invece, i tassi applicati per i mutui salgono ancora, arrivando al 3,62% nel caso del variabile e al 5,50% per un fisso.

«I tassi nell’area Euro restano abbastanza allineati tra di loro visto che tutti i paesi utilizzano gli stessi indici di riferimento (Irs e Euribor). Le variazioni del costo del denaro che notiamo sui mutui sono quindi riconducibili a dinamiche competitive tra gli istituti di credito presenti in ciascuna nazione e al cosiddetto “rischio paese”, un concetto simile a quello di spread usato per i titoli di stato», spiega Ivano Cresto, responsabile business unit mutui di Facile.it «Un discorso diverso vale invece per il Regno Unito, dove i mutui, non essendo denominati in Euro, hanno dinamiche slegate da quelle del resto di Europa.».

I mutui al di fuori dell’Europa

L’analisi di Mutui.it e Facile.it non si è fermata alla sola Europa e ha verificato quali siano le condizioni applicate ai finanziamenti anche in molte altre parti del mondo. Se a Singapore la situazione è tutto sommato positiva con tassi dell’1,45% per il mutuo fisso e dell’1,28% per il variabile, in quasi tutte le altre nazioni considerate le percentuali applicate sono alle soglie del proibitivo.

Negli Stati Uniti chi compra con un mutuo a tasso fisso ottiene TAEG quasi doppio rispetto a quello italiano, con valori compresi fra 3,38% e 3,96%. In Australia la situazione non è troppo dissimile e le banche concedono finanziamenti con TAEG al 4,25% per il tasso fisso e fra 3,66% e 3,74% per quello variabile.

Spostandoci in Cina si vede come anche questa volta i tassi applicati siano doppi per mutui indicizzati con tasso variabile (2% la media rilevata da Facile.it e Mutui.it) e più che doppi per quelli con tasso fisso (4,90%).

Se fino a qui i tassi vi sembravano alti, chissà quale sarà la vostra reazione nel sapere che in alcune aree del mondo si arriva addirittura alla doppia cifra; in Russia chi sottoscrive un mutuo a tasso fisso ha un indice del 12,50%, comunque ancora poco se si considera che in Uganda il variabile arriva al 20% e in Nigeria il fisso addirittura al 23%.

«Tassi di interesse così elevati denotano un’economia in forte evoluzione con inflazione, e crescita potenziale, tipica dei paesi in via di sviluppo e delle economie non ancora mature», conclude Cresto.

 

 

*Ipotesi considerata: Valore immobile 180.000 euro, valore mutuo 120.000 euro, durata finanziamento 20 anni. Calcoli effettuati il 15 settembre 2017

 


 

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Mutui ancora più difficili per gli stranieri. Si punta ad immobili di basso valore

Tempi duri per gli stranieri residenti che vogliono comprare casa in Italia: il portale Mutui.it (www.mutui.it), in collaborazione con Facile.it (http://www.facile.it/mutui-prima-casa.html), ha analizzato circa 10mila preventivi di mutuo compilati nel primo semestre 2014, scoprendo che non solo sono diminuite le loro domande, passate dall’essere l’11% al 9,8% del totale, ma anche le cifre richieste si sono fatte più contenute.

«Se è vero che gli stranieri sono ormai l’8,1% dei residenti in Italia (dati ISTAT) e che il loro processo di integrazione passa anche attraverso l’acquisto della prima casa – dichiara Lorenzo Bacca, responsabile Business Unit Mutui per entrambi i portaliil cambiamento della richiesta media di mutuo, diminuita del 16% in due anni, evidenzia una grossa difficoltà che li accomuna agli italiani.»

Le domande di mutuo da parte di cittadini stranieri puntano all’acquisto della prima casa: questa, infatti, è la finalità indicata dal 73% del totale di immigrati. La richiesta media è pari a 114.000 euro (era 132.000 euro nel 2011) e si punta a finanziare solo il 63% del valore dell’immobile che si intende acquistare (nella rilevazione precedente si arrivava all’80%). A rimanere stabile è il valore della prima casa: si chiede di meno, ma si punta ad un immobile che costa, stabilmente, circa 163.000 euro. Un valore nettamente più basso rispetto alla richiesta degli italiani, che, sempre in media, vogliono acquistare un immobile del valore di 215.000 euro (fonte Mutui.it – rilevazione aprile 2014). Resta stabile la durata, leggermente inferiore ai 25 anni. Per quel che concerne i tassi, si dà preferenza a quello variabile, richiesto dal 62% degli stranieri alle prese con la prima casa.

«Se confrontati con i valori medi italiani delle richieste di finanziamento per l’acquisto della prima casa – continua Bacca – questi dati evidenziano l’interesse dei cittadini stranieri per immobili di valore inferiore rispetto alla media nazionale: evidentemente, pur di comprare casa si accettano immobili in zone più periferiche, o magari in condizioni peggiori».

Da dove vengono, dove vogliono vivere

Per quanto riguarda la nazionalità degli stranieri alle prese col mutuo, a rappresentare il campione statistico più importante resta la comunità rumena: circa il 17% dei mutui prima casa richiesto da uno straniero vede coinvolto un cittadino nato in Romania. Va detto, ad ogni modo, che solo due anni fa i rumeni rappresentavano addirittura un terzo del campione: segno che – come accaduto per la comunità albanese in passato – anche la comunità rumena (la prima per numerosità) sta normalizzando i suoi flussi migratori e anche la spinta all’acquisto della casa si è ridotta.

Seguono, nella classifica, i cittadini tedeschi (circa l’8%), i moldavi e gli albanesi (7%). Da notare che, pur essendo la comunità marocchina seconda in Italia per numero di immigrati, da loro arrivano solo il 2% delle richieste (sono diciottesimi nella classifica).

In merito alla distribuzione territoriale delle richieste di mutuo, il quadro che emerge tratteggia una condizione identica alla rilevazione precedente: le regioni in cui vi è la richiesta maggiore sono quelle del Nord e del Centro Italia, Lombardia (26%) e Lazio (12%) su tutte. Seguono Emilia Romagna e Veneto (11%),

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Mutui: cala del 4% l’erogato medio, ma il finanziamento per la prima casa cresce del 3,5%

Nonostante le buone intenzioni e le belle notizie sul fronte della domanda di finanziamento, le erogazioni per l’acquisto di casa continuano a rimpicciolirsi, ridimensionando la crescita registrata sei mesi fa: secondo l’Ufficio Studi di Mutui.it ad ottobre la somma media che gli italiani sono riusciti ad ottenere per l’acquisto di una casa ammonta a 117.000 euro, ed il timido passo in avanti compiuto nella rilevazione di aprile (122.000 euro) non è servito ad ingranare la marcia.

Analizzando le richieste di preventivo di mutuo registrate a ottobre 2013 sui portali Mutui.it (www.mutui.it) e Facile.it (http://www.facile.it/mutui-prima-casa.html), e confrontandole con quelle di  aprile, scopriamo che in sei mesi si è ridotto tanto il valore medio richiesto (-7%), quanto il valore erogato (-4%) e, anche, il valore medio dell’immobile che si intende acquistare (-5%, pari a 223.000 euro). Questa contrazione generalizzata va a ridurre, anche se di poco, il divario tra la somma media richiesta e quella effettivamente erogata, che passa dall’8% al 5%. Il cosiddetto loan to value, vale a dire la percentuale erogata in rapporto al valore dell’immobile, resta stazionaria al 52%.

«Se i dati di CRIF ci hanno fatto ben sperare, visto che per tre mesi consecutivi hanno mostratoun segno positivo davanti alla domanda di mutuo degli italiani spiega Lorenzo Bacca, responsabile della business unit Mutui dell’azienda le risultanze della nostra analisi rivelano come gli italiani abbiano ormai livellato verso il basso le loro richieste di finanziamento, puntando ad immobili meno costosi. Da segnalare che, per la prima volta negli ultimi quattordici mesi, il valore medio degli immobili è sceso sotto i 230.000 euro, segno che la crisi del mattone sta facendo veramente scendere i prezzi».

Il mutuo prima casa

Se questi sono i dati complessivi, cosa cambia quando si prendono in considerazione solamente le richieste e le erogazioni di mutui per l’acquisto della prima casa? Dopo la leggera crescita rilevata nello scorso semestre in relazione all’ammontare richiesto, ad ottobre si cala nuovamente e si passa da 137.000 a 129.000 euro in sei mesi (-6%). La cifra media erogata, però, cresce e torna ai livelli di un anno fa, circa 127.000 euro (+2%): in breve, assistiamo ad una progressiva riduzione del divario tra richiesta ed erogazione, complice anche una migliore disponibilità delle banche, più pronte a finanziare una percentuale maggiore dell’immobile. Non a caso, il loan to value torna ai livelli di un anno fa e si assesta al 62%.

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Si consolida la ripresa per la domanda di mutui: +7,3% a settembre

Per il terzo mese consecutivo si registra un segno positivo.

Il dato aggregato relativo ai primi 9 mesi del 2013 segna però ancora un -6,2% rispetto al 2012 e sono lontani i livelli pre-crisi.

 

 

Il mese di settembre appena concluso ha fatto registrare una crescita nella domanda di mutui da parte delle famiglie pari a +7,3% rispetto allo stesso mese del 2012. Si tratta del terzo mese consecutivo che si chiude in positivo, anche se in termini aggregati nei primi 9 mesi dell’anno in corso il numero di richieste di mutui rimane ancora inferiore (-6,2%) rispetto al pari periodo dello scorso anno e sostanzialmente dimezzato rispetto agli anni precedenti.

 

Di seguito sono riportate le variazioni percentuali mensili relative al numero delle domande di mutui (vere e proprie istruttorie formalmente presentate alle Aziende di credito, quindi non semplici richieste di informazioni o preventivi online) contribuite in EURISC, il Sistema di Informazioni Creditizie di CRIF che raccoglie i dati relativi a oltre 77 milioni di posizioni creditizie. Le variazioni rispetto allo stesso mese dell’anno precedente sono indicate in valori ponderati, cioè al netto dell’effetto prodotto dal differente numero di giorni lavorativi.

 

 

“Nello scorso mese di luglio avevamo rilevato con una certa sorpresa l’inaspettato ritorno al segno positivo per la domanda di mutui da parte delle famiglie dopo 2 anni e mezzo di una crisi che non sembrava avere fine. Oggi, al terzo segno positivo consecutivo sembrano consolidarsi i segnali di ripresa, che portano il dato aggregato relativo al 3° trimestre dell’anno a segnare un incoraggiante +4,3% rispetto al corrispondente periodo del 2012” – commenta Simone Capecchi, Direttore Sales & Marketing di CRIF.

 

Dall’analisi condotta da CRIF risulta però che l’importo medio dei mutui richiestinei primi 9 mesi dell’anno è stato pari a 127.685 Euro (contro i 131.576 Euro del pari periodo 2012), confermando un trend in contrazione da quattro anni a questa parte.

 

 

La dinamica rilevata risulta coerente anche analizzando la distribuzione delle domande in funzione dell’importo: nei primi 9 mesi del 2013, infatti, si registra un aumento solo per la fascia al di sotto dei 75.000 Euro, che cresce di quasi 2 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo 2012 (dal 24,70% al 26,7%). La fascia tra i 100 e i 150.000 Euro, invece, con il 29% delle domande di mutuo si conferma essere la preferita dagli italiani (con una quota sostanzialmente stabile rispetto al 2012).

Relativamente all’età dei richiedenti, infine, la fascia compresa tra i 35 e i 44 anni si conferma essere quella prevalente, con una quota pari al 34,1% del totale, seguita da quella tra i 25 e i 34 anni (28,9%).

 

“Anche se negli ultimi anni solamente un terzo delle compravendite è stato sostenuto dall’accensione di un mutuo, il ricorso al credito rimane fondamentale per finanziare gli investimenti immobiliari da parte delle famiglie. Per poter fare fronte ai propri debiti senza eccessivi affanni va però strettamente collegato all’equilibrio economico-finanziario complessivo delle famiglie e alla certezza delle entrate – conclude Capecchi -. A causa del deterioramento dell’economia reale, nell’ultimo anno e mezzo abbiamo registrato una inversione di tendenza della rischiosità del comparto, che è tornata ad aumentare, segnalando le crescenti difficoltà delle famiglie nel sostenere i debiti contratti. L’aumentata rischiosità a sua volta influenza l’offerta di credito e le condizioni di erogazione dei finanziamenti, che conseguentemente risultano poco favorevoli per effetto dell’aumento degli spread a copertura delle maggiori perdite su crediti concessi”.

 

Link alla fonte : http://www.gianpaololuzzi.it/?p=3500

 

 

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Mutui e precari: il 2,7% dei mutui concessi è sottoscritto da chi ha un contratto a tempo determinato

Anche se i lavoratori precari in Italia sono circa il 13% del totale* quando si tratta di comprar casa l’incidenza dei mutui concessi a chi ha un contratto a termine rispetto al totale dei finanziamenti accordati si riduce drasticamente: secondo il portale Mutui.it (www.mutui.it) sono appena il 2,7% del totale. L’indagine, svolta in collaborazione con Facile.it (http://www.facile.it/mutui-prima-casa.html), è partita dall’analisi di oltre 6.000 domande di mutuo e relative erogazioni concesse in Italia da gennaio a luglio 2013 e ha evidenziato come, se anche riescono ad ottenere un finanziamento, i lavoratori precari non sono mai gli unici firmatari del mutuo.
«Quando a chiedere un mutuo è un soggetto che non è assunto a tempo indeterminato – dichiara Lorenzo Bacca, responsabile business unit mutui dell’azienda – le banche reagiscono irrigidendo ancora di più i loro parametri: la presenza di un cointestatario assunto a tempo indeterminato o perlomeno di un garante in grado di coprire il pagamento del finanziamento in caso di difficoltà diventano, così, conditio sine qua non per la concessione.»
Nel dettaglio, il 60% dei mutui fra i cui intestatari vi è un lavoratore precario vede la presenza di un garante, il restante 40% è intestato ad un secondo soggetto, impiegato a tempo indeterminato o libero professionista. L’importo medio erogato ammonta a circa 130.000 euro e si finanzia, in 9 casi su 10, l’acquisto della prima casa; il loan to value, vale a dire la percentuale del valore dell’immobile acquistata col mutuo, è più alto della media e arriva al 66%. La durata del finanziamento che si riesce ad ottenere è di poco meno di 25 anni (23,5) mentre l’età media del primo firmatario è di 35 anni, leggermente inferiore alla richiesta “tipo” di mutuo in Italia.
Per quanto riguarda i tassi, la preferenza assoluta va al tasso variabile, scelto dal 68% dei mutuatari: si tratta, probabilmente, di soggetti convinti di migliorare le proprie condizioni economiche negli anni a venire, che pertanto preferiscono le oscillazioni del variabile alla rata certa, ma più elevata, del mutuo a tasso fisso.
Non tutti i contratti a tempo determinato, però, sono uguali per la banca: le categorie che possono essere più ottimiste circa l’ottenimento del mutuo sono i precari della scuola, che spesso vantano molti anni di servizio presso lo stesso datore di lavoro e, pertanto, vengono visti di buon occhio dall’istituto finanziatore, in quanto titolari di una fonte di reddito pressoché certa. Ovviamente, anche loro devono ricorrere ad un garante o cointestatario, ma il loro stipendio può andare a comporre il reddito complessivo su cui calcolare la rata.
«La recente approvazione del Piano Casa da parte del Governo Letta ha riportato in auge le difficoltà dei precari e dei più giovani ad ottenere un finanziamento per l’acquisto casa – conclude Bacca – ed auspichiamo che, nei prossimi mesi, aumenti la probabilità dei precari di accedere al Fondo per la concessione di mutui a tassi agevolati; la fotografia attuale, ad ogni modo, resta piuttosto grigia.»
* Dati Istat, 2010

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Sorpresa: torna a crescere la domanda di mutui.Agosto +4,1%.

Dopo oltre 2 anni e mezzo di profonda crisi, per il secondo mese consecutivo le richieste di mutui registrano un segno positivo.

Le evidenze dell’analisi del patrimonio informativo di EURISC – Il Sistema di Informazioni Creditizie di CRIF

 

Bologna, 5 settembre 2013 – Dopo l’inaspettata sorpresa del primo segno positivo da 2 anni e mezzo a questa parte, registrato in luglio, la domanda di mutui da parte delle famiglie italiane anche nel mese di agosto appena concluso si conferma in crescita, facendo segnare un incoraggiante +4,1% rispetto al dato dell’agosto 2012: che sia il segnale di una inversione di tendenza dopo aver toccato i minimi storici nella prima parte dell’anno?

 

Di seguito sono riportate le variazioni percentuali mensili relative al numero delle domande di mutui (vere e proprie istruttorie formalmente presentate alle Aziende di credito, quindi non semplici richieste di informazioni o preventivi online) contribuite in EURISC, il Sistema di Informazioni Creditizie di CRIF che raccoglie i dati relativi ad oltre 77 milioni di posizioni creditizie. Le variazioni rispetto allo stesso mese dell’anno precedente sono indicate in valori ponderati, cioè al netto dell’effetto prodotto dal differente numero di giorni lavorativi.

 

“La contrazione nei volumi di richieste rimane ancora molto pesante se confrontata con il dato registrato nei primi 8 mesi degli anni scorsi ma la dinamica negativa si sta progressivamente attenuando, lasciando intravvedere qualche timido segnale di ripresa – commenta Simone Capecchi, Direttore Sales & Marketing di CRIF – Piuttosto, il dato positivo rilevato sia a luglio sia ad agosto colpisce in quanto anche nel primo semestre del 2013 la domanda si era confermata essere decisamente debole e selettiva, scontando la perdurante fragilità del quadro congiunturale”.

 

Dall’analisi condotta da CRIF risulta anche che l’importo medio richiesto ad agosto è stato pari a 126.167 Euro, confermando una sostanziale stabilità rispetto ai dati rilevati nei 7 mesi precedenti, mentre nell’aggregato dei primi 8 mesi dell’anno è risultato essere pari a 127.779 Euro (erano 131.746 Euro nei primi 8 mesi del 2012).

 

Analizzando la distribuzione in funzione dell’importo, nei primi 8 mesi del 2013 si conferma la preferenza verso le fasce più basse, con oltre il 75% delle domande di mutuo che presentano un valore inferiore ai 150.000 Euro, coerentemente con la contrazione dei prezzi degli immobili residenziali registrata negli ultimi mesi.

Per quanto riguarda la durata dei mutui richiesti, invece, la classe compresa tra i 25 e i 30 anni continua ad essere la preferita dagli italiani (28,4% del totale, anche se in calo di 2 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo 2012).

Relativamente all’età dei richiedenti, infine, la fascia tra i 35 e i 44 anni è la prevalente, con una quota del 34,1%, seguita da quella tra i 25 e i 34 anni (29,1%).

 

“Negli ultimi anni gli italiani hanno assunto un diverso atteggiamento rispetto all’investimento immobiliare e, conseguentemente, anche verso i mutui richiesti agli istituti di credito – conclude Capecchi -. Più precisamente, le famiglie si sono maggiormente orientate verso soluzioni in affitto e hanno posticipato l’acquisto di immobili residenziali per non appesantire eccessivamente il bilancio familiare stante la difficile situazione economica. Inoltre, sempre più spesso hanno preferito utilizzare risorse proprie e i risparmi dell’intera cerchia familiare per finanziare l’acquisto, tanto che solo un terzo delle compravendite è stata sostenuta dall’accensione di un mutuo. Per queste ragioni risulta particolarmente sorprendente la dinamica registrata negli ultimi 2 mesi anche se è ancora troppo presto per dire se si tratti di una vera e propria inversione di tendenza”.

 

Link alla news : http://www.gianpaololuzzi.it/?p=3352

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Mutui seconda casa in crescita di due punti percentuali

In un periodo in cui il mercato dei mutui conosce cali a doppie cifre, e il dibattito sull’Imu imperversa senza freni, parlare di seconde case sembra quasi anacronistico. Eppure, il mercato di chi compra l’abitazione per le vacanze, o quella da mettere a reddito, tiene, anche se i numeri si sono rimpiccioliti rispetto al passato. È questo, in breve, il risultato dell’indagine svolta dal portale Mutui.it (www.mutui.it), in collaborazione con Facile.it (http://www.facile.it/mutui-prima-casa.html): i mutui seconda casa passano, in un anno,dal 4% al 6% del totale dei finanziamenti erogati.

«Che la percentuale di erogazioni per l’acquisto di una seconda abitazione sia in leggero aumento rispetto allo scorso anno – dichiara Lorenzo Bacca, responsabile business unit mutui dell’azienda è interpretabile da un lato alla luce del calo dei prezzi del mattone, forte soprattutto in alcune zone d’Italia, e dall’altro perché resiste una piccola percentuale di italiani che non ha problemi ad ottenere un mutuo e, sfruttando la propria storia creditizia e i propri risparmi, investe ancora negli immobili.»

L’analisi ha messo a confronto il numero delle erogazioni di mutui nel periodo gennaio-giugno2013 con quelle del primo semestre del 2012, evidenziando come – in un contesto di sofferenza del mercato – anche i mutui per l’acquisto della seconda casa vedano una riduzione tanto dell’importo richiesto quanto del valore erogato: l’importo medio che si cerca di ottenere si ferma a circa 125.000 euro, il 10% in meno rispetto al 2012, mentre il valore concesso mediamente dalle banche scende a soli 98.000 euro, ben il 18,6% in meno.

Il mutuo accordato dalle banche andrà a coprire una percentuale che non arriva nemmeno alla metà del valore dell’immobile: il cosiddetto loan to value, il rapporto tra la cifra erogata e il valore dell’abitazione, si ferma al 47% (era il 51% un anno fa). Viste le cifre, si capisce come gli immobili oggetti di acquisto non siano certamente di lusso: anche il valore medio degli immobili si è contratto, in un solo anno, del 9%, dato che conferma l’idea si tratti di investimenti di medio livello.

La durata dei mutui seconda casa, stando ai dati, è più bassa di un anno fa: 19 anni contro i 21 del primo semestre 2012; l’età del richiedente, invece, resta stabile: chi compra una seconda abitazione ha, mediamente, 43 anni.

«Chi oggi compra una seconda abitazione – conclude Baccalo fa perché già dispone di liquidità, ma ha altro capitale “bloccato” sotto forma di investimenti; pertanto, preferisce chiedere un mutuo anziché svincolare azioni e obbligazioni. Il vero problema è la progressiva chiusura del mercato dei finanziamenti nei confronti di chi, invece, non ha la stessa tranquillità economica e punta piuttosto all’acquisto della sua prima casa.»

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Mutui: in Italia approvati solo 7 ogni 100

Il mutuo resta affare difficile per gli italiani, ma l’impresa è decisamente più ardua in alcune regioni e più semplice in altre. Mutui.it (www.mutui.it), in collaborazione con Facile.it (http://www.facile.it/mutui-prima-casa.html), ha analizzato oltre 5.000 fra richieste di finanziamento presentate e mutui erogati nel periodo gennaio-maggio2013, rilevando un leggero aumento della percentuale di ottenimento del finanziamento; rispetto alla rilevazione precedente si passa dal 5% al 7%: pur in salita continua ad essere molto basso il numero delle domande presentate che si concretizzerà in un mutuo casa.

Questo il dato generico, che varia guardando alle regioni di residenza di chi effettua la richiesta. «L’analisi della distribuzione dei finanziamenti per l’acquisto della casa lungo il territorio nazionale – spiega Lorenzo Bacca, responsabile business unit mutui dell’azienda è uno specchio delle differenze tra gli italiani in termini di distribuzione di lavoro, risorse e opportunità: il Sud si trova ad avere un terzo delle già scarse possibilità di ottenere un mutuo per l’acquisto di una casa che si hanno nel Nord del Paese. Il fenomeno rappresenta la prova del fatto che l’Italia continua a viaggiare a due velocità.»

I più avvantaggiati sono, in assoluto, i cittadini delle Marche, della Lombardia e della Liguria: qui siamo al di sopra della media nazionale, con percentuali di approvazione prossime o superiori al 10%. Seguono, sempre con cifre più alte della media nazionale, regioni come Piemonte (8,7%), Lazio e Umbria (entrambe al 7,5%). Per trovare una regione del Mezzogiorno occorre andare oltre la metà della classifica, e scendere sotto la media italiana: in Campania ottiene il mutuo solo il 5,0% dei richiedenti, in Basilicata il 4,8%, in Puglia il 4,7%, mentre il fanalino di coda della classifica è rappresentato dalla Calabria, dove nemmeno 4 richieste su cento vengono accordate.

L’età dei richiedenti: a fronte di un’età media nazionale di 39 anni, i più giovani a presentare domanda di mutuo sono i cittadini del Friuli Venezia Giulia, che hanno mediamente 37 anni quando si presentano in Banca, mentre i più attempati sono quelli di Umbria, Calabria e Campania, che provano ad ottenete il finanziamento quando hanno già compiuto 41 anni. La durata media (che a livello nazionale è di 22 anni) sale a 26 anni in Abruzzo e scende sotto i 19 anni in Toscana.

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Mutui: si torna ai livelli di un anno fa

Domanda debole e cautela delle banche “congelano” le erogazioni dei mutui: secondo l’Ufficio Studi di Mutui.it negli ultimi sei mesi la somma che gli italiani sono riusciti ad ottenere per l’acquisto di una casa è rimasta bassa, ma è perlomeno tornata ai valori di un anno fa. Ammonta a 122.000 euro l’erogato medio delle banche, in salita di 4,5 punti percentuali rispetto allo scorso semestre.

Analizzando le richieste di preventivo di mutuo registrate a ottobre scorso sui portali Mutui.it (www.mutui.it) e Facile.it (http://www.facile.it/mutui-prima-casa.html), e confrontandole con quelle di  aprile 2013, si è registrata una generale stazionarietà dal punto di vista delle richieste, ed un leggero aumento per quel che riguarda le erogazioni. In particolare diminuisce, anche se di poco, il divario tra la somma media richiesta e quella effettivamente erogata, percentuale che passa dall’11 all’8%. Il cosiddetto loan to value, vale a dire la percentuale erogata in rapporto al valore dell’immobile cresce di poco, passando dal 50% al 52%.

«Gli Italiani che aspirano a un finanziamento per acquisto casa – spiega Lorenzo Bacca, responsabile della business unit Mutui dell’azienda hanno imparato a richiedere cifre contenute, sapendo che dovranno attingere ai propri risparmi perché il mutuo potrà coprire circa metà del valore dell’immobile. Prosegue come nel semestre precedente, poi, il paradosso per cui i prezzi degli immobili acquistati, nonostante la crisi del mattone, non sembrano ridursi: il valore medio delle case da comprare resta stabilmente attorno ai 235.000 euro».

Il mutuo prima casa

Se questi sono i dati complessivi, quando si prendono in considerazione solamente le richieste e le erogazioni di mutui acquisto prima casa, lo scenario cambia. Dopo un anno di calo costante dell’ammontare richiesto, ad aprile si prende fiato: si passa da 135.000 a 137.000 euro in sei mesi (+2%). Di contro, cala la cifra media erogata,che passa da 127.000 a 125.000 euro (-2%): un gioco a somma zero che rende il settore congelato anche nel 2013. Mentre il divario tra richiesta ed erogazione si allarga (i due numeri divergono del 10%) la percentuale finanziata scende al 58% (era al 61% nella rilevazione precedente). Questo calo è dovuto, in parte, al leggero aumento del valore medio degli immobili acquistati attraverso il finanziamento per la prima casa (+3% in sei mesi).

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Mutui più facili per insegnanti e funzionari

Se ottenere un mutuo è impresa ardua, non per tutte le categorie professionali la situazione è contraddistinta dalle stesse difficoltà. Mutui.it, in collaborazione con Facile.it, ha analizzato richieste di finanziamento e mutui erogati nel periodo compreso tra ottobre 2012 e marzo 2013, evidenziando come appena più del 5% delle domande presentate si concretizzerà in un mutuo casa.

Questo il dato generico, che varia scendendo nel dettaglio delle professioni di chi effettua la richiesta. I più avvantaggiati sono, in assoluto, i cittadini assunti come quadri o funzionari: tra di loro la percentuale sale oltre il 14%; li seguono, poi, gli insegnanti, che vantano un 10,7% di richieste accolte. Sopra la media anche i medici (con il 7,6%), i pensionati (7%) e i dirigenti (6,6%). In perfetta media nazionale, invece, le categorie che raccolgono il maggior numero di preventivi: impiegati e liberi professionisti, lo zoccolo duro della classe media italiana, si attestano attorno il 5%. Drasticamente sotto la media, con percentuali minime, gli operai e gli appartenenti alleforze armate, rispettivamente con il 3,5% e il 4,4%.

«Non tutti gli italiani, di fronte alla crisi, dispongono degli stessi strumenti per affrontare questa congiuntura economica – spiega Lorenzo Bacca, responsabile business unit mutui dell’azienda ed è chiaro che alcune categorie professionali possano con più agio gestire la richiesta di mutuo; desta stupore, tuttavia, che la figura dell’insegnante risulti tra le più facilitate ad ottenere il finanziamento. Evidentemente, più che gli stipendi bassi, a loro favore giocano i contratti statali e, per le banche, più sicuri.»

Ma a quali professioni vengono erogati gli importi più elevati? I dirigenti, innanzitutto (con 140.000 euro), seguiti dai liberi professionisti (131.000 euro) e, di nuovo, gli insegnanti (129.000 euro). Operai e pensionati si trovano, di contro, in fondo alla classifica: i primi per limiti di età, i secondi per disponibilità economica e stipendi medi, si accontentano di cifre minime (rispettivamente 108.000 e 100.000 euro).

Per quanto riguarda il loan to value, vale a dire la percentuale finanziata attraverso il mutuo sul valore totale dell’immobile, le categorie che hanno più difficoltà ad ottenere il finanziamento sono anche quelle che hanno bisogno di una percentuale maggiore. I membri delle Forze Armate chiedono e ottengono, mediamente, il 63% del valore della casa acquistata; li seguono, a stretto giro, gli operai, con il 61%, e gli impiegati (58%). Fanalino di coda nelle percentuali richieste ed ottenute – perché categorie professionali che dispongono di maggiore liquidità – sono i medici (33%), i pensionati (34%) e i dirigenti (38%).

Sull’età media emergono poche sorprese: i pensionati sono i più anziani al momento della richiesta del finanziamento (ma tra di loro la durata del mutuo è pari a soli 16 anni), mediamente hanno 58 anni; i più giovani, di contro, sono gli operai e gli appartenenti alle Forze Armate, con 36 anni. Gli operai, poi, sono la categoria professionale contraddistinta dalla durata media più alta in assoluto: per loro occorreranno ben 28 anni per rimborsare completamente l’acquisto della casa.

Di seguito l’elenco delle professioni in base alla percentuale di ottenimento del mutuo e in base al loan to value dell’erogato:

 

Professione

Percentuale di mutui ottenuti sul totale delle domande

Quadro

14,3%

Insegnante

10,7%

Medico

7,6%

Pensionato

7,0%

Dirigente

6,6%

Libero professionista

5,5%

Impiegato

5,3%

Forze Armate

4,4%

Operaio

3,5%

Professione

Percentuale erogata sul valore totale dell’immobile

Forze Armate

63%

Operaio

61%

Impiegato

58%

Insegnante

54%

Libero professionista

39%

Quadro

39%

Dirigente

38%

Pensionato

34%

Medico

33%

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Mutui: dagli under 30 arriva quasi un quarto delle richieste

Mutui miraggio per i più giovani. Il comparatore Mutui.it, in collaborazione con Facile.it (http://www.facile.it/mutui-prima-casa.html), ha analizzato le richieste di finanziamento per acquisto della prima casa compilate negli ultimi sei mesi, evidenziando come ben il 23% delle domande arrivi da cittadini di età inferiore a 30 anni.

Quasi un preventivo su 4 arriva da under 30, ma le condizioni economiche dei richiedenti e la precarietà lavorativa in cui si trovano rendono difficile ottenere il finanziamento. Nel arco di tempo preso in considerazione, Luglio 2012- Gennaio 2013, i mutui erogati con un primo intestatario di età inferiore a 30 anni rappresentano solo il 16% del totale. Una differenza notevole, questa, che sottolinea come i progetti di vita adulta siano destinati, per il momento, a restare “progetti”.

«Il fatto che ben il 23% delle domande di mutuo prima casa sia compilato da persone di età compresa tra 18 e 30 anni – spiega Lorenzo Bacca, responsabile business unit mutui dell’azienda – testimonia come, nonostante la crisi, permanga la voglia di indipendenza dei giovani italiani, ma che questi paghino più di altri gli effetti della contrazione del credito. Quando le banche devono scegliere a chi offrire un finanziamento non guardano unicamente alla solidità professionale ed economica, ma anche alla storia creditizia che ai giovani, per forza di cose, manca.»

Analizzando il dettaglio dei mutui erogati, poi, si scopre che chi è riuscito nell’ardua impresa è stato “aiutato”: i mutui mono-firma rappresentano solo il 5,7% del totale; quelli ottenuti da una coppia di giovani sono il 4,8%, per raggiungere il 16% del totale bisogna considerare i finanziamenti in cui vi è un garante o cointestatario adulto, quasi sempre un genitore: questi rappresentano quasi il 6% dei mutui stipulati nel periodo preso in esame. Cosa significa questo? Che il 37% degli under 30 che hanno ottenuto un mutuo ci sono riusciti solo perché supportati da un genitore.

Il mutuo in cifre

Passando in esame il campione di oltre diecimila domande di mutuo arrivate da luglio ad oggi, si nota come la richiesta tipo fatta dai giovani aspiranti mutuatari sia di valore inferiore rispetto alla media dei finanziamenti richiesti in Italia per l’acquisto della prima casa, ma miri a coprire una percentuale maggiore del costo da sostenere (70% del valore dell’immobile rispetto al 60% registrato a livello complessivo).

Quanto all’importo del finanziamento, chi ha meno di 30 anni oggi vuole ottenere dalla Banca 122.000 euro (erano 150.000€ a settembre 2011), segno di una buona consapevolezza della crisi di liquidità degli Istituti. Il tasso preferito, in media con le richieste over 30, è quello variabile (49%), mentre il tasso fisso raccoglie solo il 34% delle domande di mutuo.
Guardando le differenze che emergono a livello regionale va detto che le regioni più “giovani” sono quelle in cui sognare casa è un po’ più semplice: prezzi medi degli immobili più bassi o maggiori opportunità di ottenere un lavoro ben retribuito, spingono gli under 30 di Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Veneto a provare a comprar casa con più convinzione dei loro coetanei che vivono nelle altre regioni italiane. Di contro, gli alti costi degli immobili scoraggiano i giovani cittadini di Lombardia, Liguria e Lazio.

Se età del mutuatario e durata media del finanziamento richiesto sono uguali in tutta Italia, a cambiare sono gli importi: le regioni da cui provengono le domande più ingenti sono: Trentino Alto Adige (148.000 euro), Valle d’Aosta (142.000 euro), Lazio (137.000 euro) e Emilia Romagna (135.000 euro).

«I motivi dei rifiuti da parte delle banche – continua Bacca – sono sempre gli stessi: la mancanza di contratti di lavoro stabili, l’assenza di un garante o un cointestatario valido e l’indisponibilità di un profilo creditizio affidabile. La conseguenza peggiore di questo stallo è aver privato un’intera generazione di quel “risparmio forzoso” che è il mutuo, da sempre un punto di forza delle famiglie italiane.»

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Mutui sempre più piccoli

Secondo l’Ufficio Studi di Mutui.it (www.mutui.it) negli ultimi sei mesi l’erogato concesso agli italiani ha subito una nuova contrazione, calando del 4% e fermandosi a soli 116.000 euro (era 121.000 nella rilevazione di maggio 2012).

Analizzando le richieste di preventivo di mutuo registrate ad aprile scorso, e confrontandole con quelle di  ottobre 2012, si è registrato un nuovo aumento della differenza tra la somma media richiesta e quella effettivamente erogata; sei mesi fa era di 6 punti percentuali, a ottobre è diventata dell’11%.

La percentuale è aumentata non perché è cresciuta la cifra che gli italiani alle prese con l’acquisto della casa cercano di ottenere dalle banche o perché aspirino ad immobili di valore maggiore, ma perché l’importo medio dei mutui concessi continua a scendere, tracciando un trend in negativo che prosegue da almeno 12 mesi.

«Gli italiani che richiedono un mutuo – spiega Lorenzo Bacca, responsabile business unit di Mutui.it hanno imparato ad accontentarsi di cifre contenute e sanno, al contempo, che circa il 50% del valore dell’immobile deve essere finanziato attraverso risparmi già accumulati. Da notare, oltretutto, che il valore medio dell’immobile scelto, nonostante l’auspicato calo dei prezzi del mattone, non accenna a diminuire, ma resta stabile attorno ai 235.000 euro.»

L’analisi di Mutui.it evidenzia anche l’accresciuto interesse nei confronti del tasso variabile, che in questo momento rappresenta una scelta più vantaggiosa rispetto al tasso fisso, perlomeno nel breve periodo: se a maggio il variabile era scelto dal 50% dei richiedenti mutuo, a ottobre la percentuale è salita al 57%.

Com’è cambiato il mutuo prima casa

Questi i dati complessivi, ma se si isolano le richieste e leerogazioni di mutui prima casa, lo scenario muta. Negli ultimi sei mesi la somma richiesta è scesa ancora di tre punti percentuali (confermando il calo del semestre precedente): era di 139.000 euro nella rilevazione di maggio, adesso si ferma a 135.000.

Parallelamente, torna a salirela cifra media erogata: dopo il crollo registrato sei mesi fa, che aveva visto il mutuo prima casa ai minimi (112.000 euro la cifra media data dalle banche) con un loan to value (rapporto tra la somma erogata e il valore dell’immobile) calato ad un preoccupante 49%, la situazione fotografata dall’Ufficio Studi di Mutui.it appare migliore. L’erogato medio per la prima casa è salito a 127.000 euro (+12%): considerando anche il calo del valore degli immobili oggetto d’acquisto (-8%), la percentuale finanziata sale al 61%.

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Studio Kipling: contenzioso bancario e anatocismo, il nuovo sito

Il nuovo sito dello Studio Kipling di Ostuni vuole rappresentare, nella nuova veste grafica e nella disposizione degli argomenti, l’ambizione di questo prestigioso studio legale pugliese, di essere un punto di riferimento a livello nazionale per tutte le tematiche riguardanti i rapporti tra istituti bancari e loro intestatari di conti correnti. In che modo? Il nuovo sito da ampia conoscenza della letteratura giuridica in materia, caricando ogni tre settimane, un mese, cioè quando ve ne sia notizia, di tutte le circolari e le decisioni dei tribunali e delle corti italiane in materia. In particolare, il sito da ampio conto di tutte le decisioni prese relativamente ai rapporti tra debitore e creditore nelle obbligazioni pecuniarie, ovvero in tutti quei rapporti giuridici dove la prestazione principale è rappresentata dal denaro (mutuo, finanziamento). Il punto di forza dello Studio Kipling, nonché il centro nevralgico della propria attività di assistenza legale è data dallo sviluppo e dall’utilizzo di un software proprietario, riconosciuto dal CNR di Pisa, in grado di stabilire, attraverso le variabili dei tassi, l’esatto ammontare degli oneri a carico del debitore.

Il software ha avuto tanto successo, che lo Studio Kipling ne ha sviluppato una versione in licenza affidata a studi partner e affiliati in tutta Italia, studi partner contigentati nel numero proprio a causa delle numerose richieste, che se non altro dimostrano, purtroppo, che questo tipo di controversie sono in aumento con l’aumentare della crisi.

Il software calcola anche la presenza del cosiddetto anatocismo, ovvero quel fenomeno di capitalizzazione degli interessi scaduti, che spesso le banche – in modo oramai giudicato illeggittimo dalla Corte di Cassazione – sogliono calcolare al correntista. L’anatocismo è tanto illecito in quanto corrisponde a una maturazione dell’interesse sull’interesse, con un aumento del tasso iniziale che praticamente viola le norme anti-usura e che si qualifica appunto nella ben nota “usura bancaria”.

Il nuovo sito, utilizzando una interfaccia grafica moderna e di rapido impatto, si pone al centro del dibattito sulla questione delicata dei rapporti tra titolari di conto corrente e banche, oggi come ieri al centro di numerose polemiche sia per il ruolo delicato che hanno avuto nella generazione della crisi economica, sia per la stretta al credito e la richiesta di onerose garanzie lamentate dalle associazioni degli imprenditori.

Maggiori info:
www.kipling90.com
Via P.V.Buonsanto, 20
72017 Ostuni (Br)

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Mutui, solo il 2% arriva da famiglie monoreddito

Milano, agosto 2012 – Le difficoltà delle famiglie italiane alle prese con il mutuo sono, ormai, sotto gli occhi di tutti: secondo le analisi di Mutui.it (www.mutui.it) solo il 2% delle richieste di mutuo arriva da famiglie monoreddito, quelle in cui lo stipendio mensile disponibile è solo uno.

L’indagine, svolta considerando un campione di oltre 160.000 richieste di mutuo presentate negli ultimi sei mesi, attesta le difficoltà della famiglia “tipo” del nostro Paese, in cui c’è un solo reddito e almeno un figlio.

«Affrontare l’iter della richiesta di un finanziamento per l’acquisto di una casa potendo far fede su un solo reddito dimostrabile – spiega Lorenzo Bacca, responsabile business unit di Mutui.it è piuttosto complesso; i casi sono limitati e le richieste formali arrivano solo da soggetti che dispongono di stipendi elevati e possono accontentarsi di finanziare circa il 50% del valore dell’immobile».

Analizzando nel dettaglio questa tipologia di richieste si traccia un profilo alquanto definito: la richiesta media è pari a 122.000 euro, da restituire in un periodo lungo, quasi 23 anni. Il loan to value, vale a dire la percentuale da finanziare attraverso il mutuo, è piuttosto basso (si ferma al 52% del valore dell’abitazione da acquistare), mentre a richiederlo è un soggetto “maturo”: l’età media di chi fa domanda è, infatti, 42 anni.

Si tratta del classico padre di famiglia (il 76% del totale di queste domande arriva da uomini), il cui nucleo familiare supera le tre unità (3,3 la media di persone) e che dispone di uno stipendio mensile più elevato della media, circa 2.100 euro netti. Cosa che si spiega considerando il concetto di “rata sostenibile”.

La cosiddetta sostenibilità della rata rappresenta, per le famiglie monoreddito, una lama a doppio taglio: il reddito mensile, tolta la rata del mutuo ed eventuali altri finanziamenti, deve consentire la conduzione di un normale tenore di vita; per questo, è più difficile, per i nuclei con una sola entrata mensile, ottenere un mutuo da rimborsare con rate elevate. Consapevoli di questo, anche chi fa domanda non osa chiedere di più alle banche.

Nel 66% dei casi si tratta di domande di mutuo per l’acquisto della prima casa, mentre solo il 6% delle richieste mira all’acquisto di una seconda abitazione. Il 10% dei casi, invece, punta a rifinanziare un mutuo già in essere (per ottenere ulteriore liquidità o per abbassare la rata pagata attualmente). Il tasso preferito è indubbiamente quello variabile, chiesto dal 48% del campione; il tasso fisso, invece, è fermo al 36%.

Se i single ed i giovani fanno fatica a ottenere il mutuo, perché sono categorie che stanno subendo più di altre le ritorsioni dell’economia in stallo, nemmeno i quarantenni accasati e con prole possono sorridere: «ulteriore elemento di difficoltà per queste famiglie  – continua Bacca è dato dall’età più avanzata del richiedente: chi arriva a chiedere un mutuo per comprare casa con una famiglia già alle spalle e più di 40 anni avrà, in molti casi, genitori più anziani e quindi impossibilitati a fungere da garanti per il finanziamento. Fattore questo, che spesso pregiudica l’effettivo ottenimento del mutuo».

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Mutui prima casa, il 6% di quelli cointestati arriva da coppie miste

Mentre Mario Balotelli che veste in azzurro mostra in mondovisione una nuova Italia, “meticcia” e vincente, anche i mutui offrono una prospettiva privilegiata per capire un Paese che, crisi o non crisi, continua la sua evoluzione multiculturale: secondo le analisi di Mutui.it (www.mutui.it) il 6% dei mutui prima casa cointestati è richiesto da coppie “miste”, in cui uno dei due componenti non è italiano.

L’indagine, svolta considerando un campione di oltre 5.000 richieste di mutuo prima casa presentate nell’ultimo anno a nome di due firmatari, ha permesso di ottenere una conferma della progressiva normalizzazione del processo d’integrazione degli stranieri in Italia, che significa anche “mettere su casa” con un italiano o un’italiana.

«Il quadro emergente – spiega Lorenzo Bacca, responsabile business unit di Mutui.it – offre una conferma degli ultimi dati Istat, secondo cui nel 2010 l’8% dei matrimoni celebrati in Italia vedeva uno dei due sposi di nazionalità non italiana; anche le domande di mutuo prima casa ribadiscono questo trend».

Analizzando nel dettaglio le richieste che arrivano dal campione messo sotto la lente di Mutui.it, il quadro è solo parzialmente allineato con quello che descrive il mutuo prima casa degli italiani: l’importo richiesto è più alto, arrivando a 160.000 euro contro un valore medio nazionale di 139.000 euro.

La cifra che le coppie miste hanno intenzione di farsi finanziare rappresenta il 73% del valore dell’immobile da acquistare attraverso il mutuo. La durata media del prestito è elevata, arriva a 25 anni, mentre il tasso variabile rappresenta quello maggiormente richiesto: con il 54% supera di gran lunga le richieste di mutuo a tasso fisso, pari al 37% del totale.

Ma da dove arrivano le richieste? Se le regioni d’Italia in cui si concentra il maggior numero di domande di mutuo sono quelle più popolose – Lombardia (26%), Lazio (15%) e Emilia Romagna (14%), in cui è alta la presenza di cittadini immigrati – le Nazioni di provenienza degli aspiranti mutuatari sono tantissime: quelle con le percentuali maggiori sono la Romania (15%) la Polonia (8%) e l’Albania (8%). Si tratta, evidentemente, delle comunità più presenti in Italia, ma anche quelle con la maggior percentuale di donne: i matrimoni (e i mutui) in cui è la sposa ad essere straniera sono il triplo di quelli in cui l’italiana è la donna.

«Nonostante le criticità del settore dei mutui – continua Bacca – è davvero interessante capire come non si fermi, anche in Italia, il processo di integrazione delle varie comunità straniere; la casa, mai come oggi, rappresenta un punto fermo e un’espressione evidente della volontà di radicamento nel territorio che occorre tenere in considerazione per capire il futuro di questo Paese ».

 

Di seguito la classifica delle Nazioni più presenti tra quelle da cui provengono i richiedenti:

Romania

15%

Polonia

8%

Albania

8%

Brasile

5%

Ucraina

4%

Svizzera

4%

Argentina

3%

Marocco

3%

Francia

3%

Moldavia

3%

Perù

3%

Russia

3%

Spagna

3%

Gran Bretagna

2%

Venezuela

2%

Altre nazionalità

31%

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Mutui.it: in un anno quasi dimezzate le surroghe

Nonostante sia tornata protagonista delle pagine dei giornali, visto che è stata in parte modificata con il DL liberalizzazioni, la surroga non piace più agli italiani. Secondo il broker Mutui.it – che ha esaminato oltre 150 mila domande presentate dall’inizio dell’anno, nel 2012 le richieste di surroga sono calate in misura elevata: se a ottobre 2010 (data dell’ultima rilevazione) rappresentavano ben il 18% del totale dei mutui richiesti, ad oggi arrivano solo al 9,7%. Un calo, questo, interpretabile alla luce degli alti spread imposti dalle banche a chi chiede oggi un finanziamento per la casa.

«La surroga – dichiara Lorenzo Bacca, responsabile Business Unit di Mutui.itresta comunque una risorsa ed un diritto per i consumatori visto che, se possibile,  permette di migliorare il finanziamento in atto; è evidente, tuttavia, che in questa fase di contrazione del credito e di spread elevati ottenere delle condizioni migliorative di tasso è piuttosto complesso e la domanda, prima ancora dell’offerta delle banche, ne risente».

Esaminando, nel dettaglio, le richieste di surroga il quadro che emerge è piuttosto chiaro: l’importo medio richiesto è di 117.000, pari al 49% del valore totale dell’immobile; l’età media a cui  si fa domanda è di 38 anni, mentre la durata è di circa 20 anni.

Per quanto riguarda le differenze tra le Regioni, va detto che quasi tutte registrano cali elevati della percentuale delle surroghe sul totale dei mutui richiesti. Le regioni con le diminuzioni maggiori sono Trentino Alto Adige (-25,8%), Friuli Venezia Giulia (-21,44%) e Veneto (-13,30%); mantengono, invece, pressoché gli stessi valori di un anno e mezzo fa solo Umbria e Basilicata (rispettivamente +1,32% e +1,13%). In termini assoluti, l’impatto maggiore delle surroghe sul totale dei preventivi è riscontrato in Lombardia (16,01%), Umbria (12,81%) e Marche (12,29%): poca cosa però rispetto alle percentuali dell’ultima rilevazione, in cui regioni in Trentino Alto Adige le richieste di surroga rappresentavano oltre il 31% del totale e nel Friuli Venezia Giulia arrivavano al 29,25%.Con l’introduzione del Decreto Bersani, nel 2007, sono stati azzerati i costi per il mutuatario che chiede di surrogare: nessuna spesa di commissione, istruttoria o accertamento catastale; la norma prevede, inoltre, la collaborazione della banca di provenienza per agevolare il trasferimento del mutuo. Nella prassi, tuttavia, non sono mancati episodi di ostruzionismo da parte delle banche: le nuove norme introdotte in questi giorni provano proprio a rendere più semplice tutte le procedure.

«Grazie alle modifiche del DL liberalizzazioni – continua Bacca – dal momento della richiesta di sostituzione non dovranno passare più di dieci giorni; in caso contrario e se la colpa è della banca d’origine del finanziamento, questa dovrà risarcire il cliente con l’1% del valore del mutuo per ogni mese di ritardo».

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Mutui.it: in poco più di un anno scende del 9% l’importo per il mutuo prima casa

Gli italiani fanno i conti con il credit crunch e chiedono somme minori alle banche, anche se l’obiettivo è l’acquisto della prima casa. Il comparatore Mutui.it, che ha analizzato oltre 400.000 domande di mutuo prima casa presentate negli ultimi tre mesi, ha verificato come si siano ridotte del 9% le somme medie richieste. A novembre 2010, prima dell’esplosione della crisi economica, l’importo medio dei finanziamenti era pari a 160.000 euro, oggi si attesta a 146.000 euro.

I mutui si rimpiccioliscono, mentre l’età di chi vuole sottoscriverli si alza ancora: a riprova del disagio di un ampio segmento della società italiana, si arriva a chiedere un finanziamento a quasi 37 anni (era 36 nel 2010), un’età sempre più vicina agli “anta” e mai tanto lontana dall’ingresso nell’età adulta.

«I dati emersi dalla nostra indagine – spiega Lorenzo Bacca, responsabile Business Unit di Mutui.itprovano, ancora una volta, che in tempi di crisi l’accesso al mutuo è materia per chi già dispone di risparmi. Anche chi vuole dedicarsi al primo progetto “da adulti” ha bisogno di costruirsi una solidità economica per ottenere la concessione del finanziamento; chiedere mutui per pagare il 100% del valore dell’immobile vuol dire esser certi di ottenere un rifiuto da parte delle banche. Naturale, quindi, che anche l’età media salga e che il sogno dell’indipendenza si faccia più lontano per i giovani».

Diminuisce, di ben 12 punti, il loan to value, vale a dire la percentuale del valore dell’immobile che si intende finanziare attraverso il mutuo: a fine 2010 le richieste puntavano a coprire il 75%, mentre oggi la richiesta media si ferma al 63%. A fronte di un valore medio dell’immobile che resta tutto sommato costante, come costante è anche la durata del finanziamento, di circa 25 anni.

La richiesta di mutui a tasso variabile ormai eguaglia quella di mutui a tasso fisso (42% Vs 43%), mentre solo un anno fa quest’ultima raccoglieva ben il l 47% delle domande (27% per il variabile puro). Il fenomeno si spiega considerando i tassi attuali particolarmente alti che, con gli aumenti degli spread imposti dalle banche, fanno preferire il ricorso al variabile.

Il mutuo prima casa di regione in regione

È interessante capire come vari l’atteggiamento degli italiani nei confronti del mutuo per la prima casa in base alla Regione in cui si vive. La riduzione dell’ammontare medio non risparmia nessuna zona d’Italia, tutte le regioni risultano ridimensionate nelle loro richieste: quelle che registrano il decremento maggiore sono Umbria (-14% rispetto a novembre 2010), Valle d’Aosta (-13%), Puglia e Basilicata (-11%), Liguria e Sicilia (-10%). Tiene solo il Trentino Alto Adige, che con una contrazione dell’1% si mantiene saldamente in prima posizione per quel che riguarda gli importi medi richiesti. La seguono, poi, tutte regioni del Nord e del Centro Italia; in fondo alla classifica, Calabria, Basilicata e Molise, che come nel 2010 confermano le richieste minori.

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Mutui: nel 2011 oltre 16.000 richieste di finanziamento presentate da coppie omosessuali

Mutui e coppie omosessuali
Secondo l'indagine di Mutui.it sono 16.000 le richieste di mutuo presentate da coppie omosessuali nel 2011

Le coppie omosessuali in Spagna possono sposarsi, nel Regno Unito possono adottare un figlio, nel nostro Paese, in attesa di essere riconosciute legalmente, almeno provano a comprare casa. Secondo le analisi del broker Mutui.it (www.mutui.it) nel 2011 sono state oltre 16.000 le domande di mutuo inviate alle banche da coppie dello stesso sesso.

Il dato è stato ricavato analizzando le richieste di fattibilità di mutuo inviate al sito nel corso dello scorso anno; fatte le ovvie esclusioni dei cittadini che richiedono un mutuo cointestato con soggetti dello stesso sesso, ma con legami di parentela, il quadro che emerge è quello di un segmento di mercato ancora piccolo, ma comunque significativo, anche per la sua portata simbolica.

Con l’indagine condotta tra le domande compilate attraverso il sito, Mutui.it ha rilevato che il 65% delle richieste di mutuo presentate da coppie omosessuali riguarda i finanziamenti per l’acquisto della prima casa, seguiti a distanza da quelli per surroga (12%) e ristrutturazione (7%).

Focalizzandoci sui mutui prima casa, la domanda media per questo tipo di finanziamento è piuttosto elevata: si richiedono più di 190.000 euro, pari al 75% del valore dell’immobile che si intende acquistare.
Il valore così elevato (+18% rispetto a un mutuo prima casa medio) si spiega col fatto che un mutuo cointestato è, per la Banca che lo eroga, più sicuro, e quindi consente ai mutuatari di richiedere una somma più alta.

Il tasso variabile appare quello più ambito dalle coppie considerate: è scelto nel 51% dei casi, contro il 37% delle richieste di tasso fisso. L’età media della coppia al momento della richiesta è di 40 anni, mentre la durata media del finanziamento è di oltre 25 anni. Le coppie formate da due uomini rappresentano la maggioranza del campione analizzato: sono il 58%, contro un 42% delle coppie di donne.

«Benché quello che abbiamo evidenziato possa definirsi un fenomeno “di nicchia”– afferma Alberto Genovese, Amministratore Delegato di Mutui.it – è interessante notare come stia diminuendo il timore delle coppie ad esporsi. In questo senso, l’anonimato garantito da un comparatore online come Mutui.it abbatte l’insicurezza legata all’affrontare di persona un consulente in banca.»

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Tasso misto: raccoglie solo il 2% delle richieste di mutuo

Nonostante possa essere la scelta giusta in questi momenti di incertezza economia, solo il 2% di chi chiede un mutuo sceglie il tasso misto. A dirlo è il comparatore Mutui.it (www.mutui.it), che ha esaminato oltre 400.000 preventivi di mutuo compilati sul sito negli ultimi mesi.

La stretta creditizia, gli spread delle banche saliti oltre il 4% e i bassi tassi della BCE rendono la situazione davvero complessa per chi sta cercando di comprare casa e il rischio di incorrere in un investimento sbagliato è alto; proprio per questo, la scelta del tasso da applicare per stabilire l’ammontare della rata diventa fondamentale.

«In tempi di incertezza economica – afferma Alberto Genovese, Amministratore Delegato di Mutui.it – è una reazione naturale puntare ad un tasso di interesse che non ci riservi soprese nei prossimi anni; ecco perché il tasso fisso sembra riscuotere un interesse sempre maggiore. Eppure diverse tipologie di mutuo, come quelle a tasso misto, potrebbero rivelarsi più vantaggiose, soprattutto perché più flessibili.»

Va detto che esistono diverse tipologie di mutuo a tasso misto: le più comuni danno al mutuatario la possibilità di modificare, a scadenze definite, il tipo di tasso – passando da fisso a variabile o viceversa – rinegoziandolo in base all’andamento del costo del denaro e alla situazione macro (o micro) economica. Altri mutui di questo tipo, invece, impostano un tasso variabile (quindi una rata più bassa) nella prima fase di finanziamento, per poi successivamente passare ad un tasso fisso che viene predefinito già in fase di stipula del contratto.

Qualunque sia il mutuo misto scelto si tratta sempre, in sostanza, di strumenti che consentono al cliente di dotarsi di forme di flessibilità, adattando il tasso – e, quindi, anche la rata – alla situazione contingente di mercato o alle proprie disponibilità finanziarie del momento. Questa maggiore libertà dai vincoli che le altre tipologie di mutuo impongono ha, di contro, maggiori costi da parte delle banche (in termini di spread o di altre spese di rinegoziazione). Vista l’incertezza del momento però, il gioco potrebbe valere la candela, tenendo sempre presente che è comunque possibile surrogare il mutuo, senza sostenere spese aggiuntive, nel momento in cui gli spread torneranno a livelli più contenuti.

Nell’ambito dell’indagine condotta tra le domande di tasso misto, Mutui.it ha rilevato che la richiesta media per questo tipo di finanziamento è di 147.000 euro, pari al 61% del valore dell’immobile che si intende ipotecare. Questo loan to value basso è una prova evidente che questi cittadini hanno maggior dimestichezza con prodotti finanziari più sofisticati, sono più consapevoli della situazione economica e del mercato del denaro. Hanno quindi messo da parte del denaro, prima di puntare all’acquisto: non a caso l’età media al momento della richiesta è di 38 anni, mentre la durata media del finanziamento è di 25 anni.

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ING DIRECT apre la sua prima filiale a Milano

In occasione dell’inaugurazione del Bank Shop meneghino, ING DIRECT lancia gli SmartING Milano Days, un’ iniziativa speciale per dare il benvenuto ai nuovi clienti della città. Presenta inoltre l’edizione invernale dell’ Osservatorio sul benessere finanziario degli italiani .

Milano, 13 dicembre 2011 ING DIRECT , la banca diretta leader in Italia con oltre un milione e duecentomila clienti (fra titolari di conto deposito, conto corrente e mutuo), aggiunge una nuova tappa nel suo percorso verso la multicanalità e approda a Milano, in via Tommaso Grossi 2 , con l’apertura del quinto Bank Shop nel nostro Paese dopo Bergamo, Padova, Roma e Venezia-Mestre.

I Bank Shop di ING DIRECT sono caratterizzati da un design innovativo che li distingue dallo sportello bancario tradizionale avvicinandoli a un concept-store. Trasparenza, luminosità e accessibilità sono le caratteristiche che hanno ispirato il visual e l’architettura delle nuove filiali dell’era 3.0 di ING DIRECT.

Anche la filiale di Milano si contraddistingue per il servizio self-service , non ci sarà infatti la figura del cassiere – colui che fisicamente di occupa di ritirare, depositare e registrare il contante – lasciando il posto alle casse automatiche . Con esse i clienti potranno prelevare e depositare contanti e assegni, consultando il proprio conto senza le limitazioni imposte dal circuito bancomat. Le operazioni potranno essere eseguite anche con l’assistenza degli agenti ING DIRECT , personale con specifica esperienza e appositamente formato per fornire spiegazioni e consulenza di prodotto e servizio.

In un’ottica di salvaguardia dell’ambiente, le filiali sono paper-less , grazie alla possibilità di confermare tutte le operazioni inserendo direttamente le credenziali utilizzate dal cliente per accedere al proprio conto tramite i canali diretti, senza dover firmare ulteriori documenti cartacei. Tutto sarà, infatti, memorizzato e archiviato in formato elettronico.

Per l’apertura del primo Bank Shop a Milano ING DIRECT vuole dare un benvenuto speciale ai nuovi clienti della città con gli SmartING Milano Days: il 14 e il 15 dicembre, infatti tutti coloro che , richiederanno l’apertura di Conto Corrente Arancio in filiale, attivandolo entro il 31 gennaio 2012 e accreditando lo stipendio entro il 30 aprile 2012 riceveranno in regalo uno smartphone Samsung Galaxy S Plus. Per festeggiare questo giorno speciale anche i dipendenti di ING DIRECT contribuiranno a promuovere l’iniziativa con un’attività di guerriglia marketing nelle strade del centro.

In occasione dell’inaugurazione della nuova sede milanese verrà infine presentata l’edizione invernale dell’ Osservatorio ING DIRECT , curato da GfK Eurisko , sul Benessere Finanziario degli italiani . La nuova edizione dell’Osservatorio mostra un Paese sempre più preoccupato per la congiuntura economica che favorisce una visione meno rosea del futuro. L ‘Indice di Benessere Finanziario si attesta a 47,5 punti, in diminuzione rispetto ai 49 punti dell’edizione estiva. Crescono, dunque, i timori per la propria situazione finanziaria e in particolare preoccupano gli impegni a lungo termine come i mutui.

Nel complesso, secondo i dati raccolti da GfK Eurisko, la capacità di risparmio degli italiani è diminuita negli ultimi sei mesi e le prospettive per il prossimo futuro non lasciano intravedere grandi margini di miglioramento.

Questa difficoltà nell’accantonamento dei risparmi influisce sul rapporto con le banche e la finanza in genere. Secondo l’Osservatorio, infatti, i risparmiatori italiani considerano quali parametri fondamentali nella scelta della banca l’assenza di commissioni (68%) e un buon rapporto qualità-prezzo (70%) . Altro dato interessante è la crescente ricerca della multicanalità: il 57% del campione (contro il 51% della precedente edizione) è cliente di banche che offrono la possibilità di effettuare sia operazioni in filiale che tramite internet e telefono.

“L’apertura della filiale di Milano – dichiara Alfonso Zapata , General Manager di ING DIRECT Italia – conferma la volontà della banca di rispondere ai bisogni dei nostri clienti e aumentare la customer satisfaction . Offrire un’ulteriore opportunità di accesso ai nostri servizi rappresenta inoltre un altro passo verso la multicanalità , che come emerge dall’Osservatorio è molto apprezzata dai risparmiatori. Il modello ING DIRECT non cambierà, continuerà ad essere diretto e a zero spese – conclude Zapata – oggi con i soli canali a distanza abbiamo una capacità di accoglienza di 60.000 persone ogni giorno , pari ad una rete di circa 600 filiali! Non ci attendiamo che queste proporzioni cambino, al contrario prevediamo una crescita ulteriore sui canali diretti proprio grazie alla presenza fisica”.

ING DIRECT è la banca diretta – ovvero via internet che telefono – più grande a livello internazionale con 24 milioni di clienti e 400 miliardi di euro raccolti . Fa parte dell’olandese ING, uno dei principali Gruppi bancari e assicurativi al mondo, oggi presente in 40 Paesi con 105.000 dipendenti e 85 milioni di clienti. La mission di ING DIRECT è quella di offrire prodotti retail semplici e alle migliori condizioni economiche offerte dal mercato.

In Italia ING DIRECT è presente dal 2001 e offre oggi 5 linee di prodotti: l’ormai notissimo Conto Arancio , il conto di deposito a costo zero per remunerare la liquidità del conto corrente; i Mutui Arancio , mutui a zero spese per l’acquisto, la sostituzione e il rifinanziamento; gli Investimenti Arancio , i primi fondi low cost; il Conto Corrente Arancio e, ultimi arrivati, i PCT Arancio .

Grazie al suo modello di business innovativo, fondato sulla semplicità e sulla logica del low cost, ING DIRECT Italia ha raggiunto risultati eccezionali : prima banca online nel nostro Paese, settima banca per raccolta diretta da clientela privata, oltre 1,2 milioni di clienti, 22 miliardi di euro di volume di attività e una notorietà di marchio del 94%.

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Mutuo casa: le garanzie del Codice di condotta europeo

Un buon mutuo casa: come valutarlo correttamente? Un prestito di questo tipo può avere diverse caratteristiche e ce ne sono di varie tipologie: a tasso fisso e a tasso variabile, come variabile può essere anche la durata del finanziamento. Al di là di queste caratteristiche, un mutuo casa deve essere comodo da pagare, assolutamente conveniente e facilmente stipulabile. Del resto, decidere di chiedere un mutuo è una scelta importante che va presa avendo a disposizione informazioni e garanzie.

Per stabilire se un mutuo casa sia affettivamente una soluzione conveniente, un ottimo indice è il cosiddetto Codice di condotta europeo. Questo codice assicura che il mutuo casa in questione assicuri tassi chiari e massima trasparenza per quanto riguarda la stipula, tutte necessità di prim’ordine per chi decide di richiedere un prestito o un finanziamento per comprare la sua prima casa o in generale un immobile.

Un’altra caratteristica imprescindibile di un buon mutuo casa è la flessibilità del finanziamento: è sicuramente preferibile una formula di finanziamento variabile (magari che copra fino all’80% del costo totale dell’immobile), con durata stabilita in base alle esigenze della persona; inoltre il contraente deve poter scegliere tra durata e importo, oppure tra la soluzione del tasso fisso e quella del tasso variabile.

Nella scelta di un mutuo casa deve anche avere una grande importanza la professionalità degli operatori e dell’istituto che eroga il mutuo. Perciò optare per una banca con operatori che seguono il cliente passo passo nella stipula del mutuo e nelle scelte sul finanziamento non è affatto un vezzo ma può rivelarsi fondamentale per l’acquisto di una casa p di un immobile.

Ma una banca, oltre alla professionalità, deve garantire anche la sicurezza del finanziamento: riuscire a pagare il prestito nei tempi prestabiliti e senza intoppi (meglio ancora se con un buon piano assicurativo alle spalle che tuteli contro furti, incendi e altre fatalità) è la principale preoccupazione di chi decide di richiedere un mutuo casa.

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Mutui a rata costante: cosa sono e come funzionano

Proprio in questi giorni sono stati diffusi moltissimi dati circa l’andamento dei finanziamenti per l’acquisto della casa rivelando non poche sorprese. Ad esempio i mutui a rata costante stanno facendo registrare un calo molto evidente delle richieste. Parliamo di un calo nell’ordine del 20% negli ultimi anni.

Ad originare questo calo della domanda è stata, con ogni probabilità, la crisi economica che ha fatto scattare nei consumatori la voglia di sicurezza portandoli a spostare le proprie preferenze sui prodotti a tasso fisso.

Ma come funzionano esattamente i mutui a rata costante?

Per la precisione questi finanziamenti hanno lo scopo di integrare i vantaggi dei mutui a tasso fisso con quelli a tasso variabile. In pratica si tratta di mutui con tasso variabile ma la cui rata rimane costante per l’intera durata del finanziamento. A variare sarà la durata stessa che potrà aumentare o diminuire a seconda dell’andamento dei tassi di interesse.

Ma perchè è calata la domanda in misura così marcata?

Come dicevamo la soluzione è da ricercare nella crisi economica che ha reso le famiglie finanziariamente più fragili. La preoccupazione che il proprio mutuo possa aumentare di 2 o 3 anni porta a scegliere un tasso fisso che permette di conoscere in anticipo importo esatto della rata e durata per l’intero periodo di vita del mutuo.

Insomma gli italiani, a ragione, stanno riscoprendo la necessità di una maggiore sicurezza finanziaria.

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