Per poter ricoprire con competenza il ruolo di animatore per bambini, un professionista deve capirne le esigenze, il carattere, il comportamento, al fine di soddisfare con professionalità ed accortezza i loro bisogni. Lo sviluppo dell’ uomo avviene attraverso una crescita graduale e piena di contraddizioni, il bambino con il passare degli anni, muta sensibilmente il proprio carattere, il comportamento, si assiste quindi ad una lenta ma costante maturazione sia a livello personale che nell’ambito sociale. La vita con i coetanei, il suo inserimento nella scuola, i nuovi metodi di apprendimento, le conoscenze più ampie cui egli dispone, lo inducono ad un graduale processo di maturazione. La società e la sua struttura di valori, influiscono non poco sulla futura educazione del bambino a tal proposito è utile osservare come l’animatore, in quanto adulto ed in qualità di membro della società, dovrà fungere da vero modello di comportamento. Egli dovrà orientare correttamente il fanciullo, ricoprendo con autorevolezza questo ruolo che non è solo sociale, ma anche educativo. L’animatore appare agli occhi del bambino come un personaggio importante, un modello da imitare e in cui identificarsi. Spetta quindi, anche a tale professionista, il compito di trasmettergli una serie di nozioni, di esperienze, di informazioni, capaci di stimolare la spontanea creatività del bambino nel modo di eseguire e di apprendere le cose. La personalità dei fanciulli è molto fragile ed in questi casi è l’animatore, il loro legame verso l’esterno. Occorre molta disponibilità, elasticità, dialogo, per spingere il bambino ad affrontare esperienze nuove, soprattutto quando ciò avviene in un ambiente che inizialmente non gli è familiare quale la scuola, un centro prima infanzia, un villaggio turistico. Bisogna aiutarlo a capire ciò che è utile ed il modo di farlo, trasformando le nuove ” scoperte ” in altrettanti nuovi metodi educativi e costruttivi. Intorno agli 8 \ 11 anni il fanciullo attraversa una fase molto delicata detta preadolescenziale, non si può considerare più un bambino ma nemmeno un adolescente, è in questa fase che affronta meglio la vita di gruppo. L’animatore deve fargli acquistare una nuova fisionomia, rafforzando la sua personalità, contribuendo al giusto indirizzo di tutte le esperienze e le varie conoscenze, acquisite dal bambino nel precedente periodo della sua infanzia. I 9 anni vengono definiti, come l’età dell’ autodisciplina, il bambino è già in grado di governarsi da solo, per tale motivo vive ed apprende le varie situazioni con una certa intensità. I 10 anni rappresentano invece la fase culminante dell’infanzia, qui si sviluppano con completezza tutte le naturali caratteristiche che deve possedere un bambino: equilibrio psichico, sicurezza, tranquillità emotiva. Intorno agli 11\ 12 anni comincia la prima tappa verso l’adolescenza e si manifesta nel giovanissimo una certa inquietudine, tipica di tale periodo. Questa età fa intravedere il modo di agire e pensare del bambino, che formerà la sua struttura di adulto. E’ una fase che necessita ancor di più della presenza dell’educatore, infatti incominciano ad apparire le capacità individuali che l’animatore deve saper manipolare, stimolare e quindi indirizzare nel modo corretto; a 13 anni infatti, finisce la preadolescenza ed il giovane entra nell’adolescenza. Il ragazzo adolescente tende ad isolarsi, ad essere più riflessivo, a staccarsi dal mondo esterno si tratta di una fase della vita di noi uomini, molto delicata e importante. La famiglia, gli adulti, non sono più i modelli da imitare poiché ci si è resi conto che anche loro possono sbagliare. Questo è il momento dove l’animatore deve basare il suo rapporto con i giovani sull’amicizia, sullo scambio di idee, su un dialogo molto più maturo, adoperando le efficaci tecniche di comunicazione e psicologia applicata .
Egli quindi, li aiuterà in maniera corretta ad incanalarsi sulla giusta strada dell’ educazione e della crescita. Risulta difficile stabilire con prensione la durata ed il periodo dell’adolescenza, cioè quando inizia e quando termina, ciò perché non sempre all’età anagrafica corrisponde lo sviluppo intellettivo che può essere precoce o ritardato rispetto alla media. Esistono anche dei casi in cui l’adolescenza termina, sotto alcuni punti di vista, in età avanzata 25/ 30 anni, tuttavia si può dire che generalmente tra i 18 ed i 20 anni l’adolescenza è compiuta e si entra nella fase adulta.
( a cura dello staff di Animandia, tratto da Analisi generale dell’animazione Edizioni Effegi)
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