In India, il cotone transgenico reso esistente agli insetti si è rivelato un fallimento: le sementi non hanno dato i benefici economici promessi, il terreno si è impoverito ed è risultato più tossico, mentre gli animali che hanno pascolato nei campi dove è stato coltivato si sono ammalati o sono morti. Sono queste le osservazioni conclusive dei giudici dell’Alta Corte di Orissa, nell’India orientale, a chiusura di una tavola rotonda su ingegneria genetica e biosicurezza.
Nel corso della due giorni organizzata dalla National Law School University of India (NLSUI) di Bangalore, da Southern Action of Genetic Engineering (SAGE) e dall’Institute for Cultural Action (ICRA), il panel di esperti ha intervistato ricercatori e agricoltori provenienti da varie regioni del Paese, che hanno testimoniato come gli investimenti sul cotone transgenico li abbiano resi in realtà più poveri. I semi del cotone Bt avrebbero infatti prodotto di più solo per i primi due anni, con un costante fallimento negli anni successivi e un incremento nell’uso degli insetticidi; nei campi di cotone OGM gli attacchi degli insetti predatori sarebbero aumentati, invadendo anche quelli confinanti; inoltre molti contadini avrebbero manifestato problemi di salute, con forti irritazioni alla pelle e alle vie respiratorie, mentre tra gli animali si sarebbe verificato un aumento della mortalità e dei casi di infertilità.
Nel deliberare, i giudici hanno quindi auspicato che nell’elaborazione della normativa sull’ingegneria genetica da parte degli enti di regolamentazione, il fattore predominante sia l’interesse dei consumatori e dei contadini indiani, nonché dell’ambiente, e che la procedura sia indipendente e non basata sui dati forniti dalle stesse aziende. In merito alla discussa disposizione del BRAI, l’ente governativo che regola le biotecnologie, che prevede il pagamento di una multa e persino il carcere per chi mette in dubbio la sicurezza degli OGM senza prove scientifiche, i giudici hanno affermato che “qualsiasi disposizione finalizzata a zittire la voce pubblica va necessariamente esclusa da tale statuto”.
“Campagna Amica”, il farmer’s market di Coldiretti a Bologna
Ogni sabato, dal 2 aprile a fine luglio 2011, il mercato a km zero dal produttore al consumatore
Un mercato sostenibile ed eco-compatibile, basato su prodotti del territorio coltivati secondo un rigido disciplinare che ne assicura qualità e genuinità: tutto questo è “Campagna Amica”, la prima grande rete di farmer’s market a km zero sviluppata su tutto il territorio nazionale.
A Bologna, “Campagna Amica” sarà ospitata per ben tre mesi dal Centro Navile. A cadenza settimanale, dal 2 aprile a fine luglio, il mercato dei produttori agricoli associati a Coldiretti Bologna si terrà infatti presso la galleria coperta del centro.
Ben 25 produttori della provincia proporranno le primizie locali, fresche e nel rispetto della stagionalità: dall’ortofrutta alle uova, a miele, formaggi, latte, fino ad arrivare a vino, confetture, funghi coltivati, farine, prodotti da forno, carne, piante e fiori.
Tutti i prodotti, OGM free, garantiscono la tracciabilità della filiera. Ma non è solo la salute a guadagnarci, quanto piuttosto anche l’ambiente: i metodi di produzione, il trasporto ridotto, l’assenza di stoccaggio in celle frigorifere e di manipolazioni industriali fanno sì che l’impatto ambientale di questi prodotti sia limitato al minimo.
A due passi dal mercato “Campagna Amica” è disponibile un ampio parcheggio gratuito.
INFORMAZIONI GENERALI
Cosa: “Campagna Amica” – farmer’s market Coldiretti
Quando: 2 aprile – 30 luglio 2011
Ore 9.00 – 13.30
Dove: Centro Commerciale Navile
Via Cristoforo Colombo 7/25, Tangenziale uscita 5 (Lame), Bologna
Gli effetti economici degli organismi geneticamente modificati: vantaggi tutt’altro che evidenti!
L’introduzione degli organismi geneticamente modificati (OGM) nel sistema agro-alimentare italiano è sicuramente uno degli argomenti più dibattuti. Tra favorevoli e contrari la disputa è molto accesa: e allora ci possiamo chiedere se può un economista dare delle risposte e delle soluzioni nell’ambito di problemi così tecnici riguardanti l’agricoltura. Anzitutto un economista potrebbe dire che in materia vi è un alto grado di incertezza. Scegliere la tecnologia ogm per un’impresa ha carattere dell’irreversibilità: una volta coltivati questi organismi, non si potrà più tornare indietro. Dunque, dal punto di vista economico, per un’impresa investire nella tecnologia ogm significa perdere un’opzione reale, che viene trattata dalla teoria economica alla stregua di una opzione finanziaria.
L’applicazione del criterio del valore attuale netto
Il criterio del valore attuale netto è sicuramente un modo efficace per comprendere la situazione. Il valore attuale netto (VAN) è la differenza tra guadagni previsti in futuro e costo dell’investimento iniziale: i guadagni futuri devono essere riportati al tempo attuale mediante un coefficiente di attualizzazione che tiene conto dei mancati interessi sul capitale investito. Il ricavo netto futuro sarà quindi dato dalla formula: 1/(1 tasso di interesse premio di rischio). La presenza del tasso di interesse nella formula si giustifica col fatto che, investendo in quel progetto, si rinuncia alla remunerazione che la stessa somma avrebbe in un’attività senza rischio. La teoria economica suggerisce che, nel contesto di incertezza riguardo all’impatto degli ogm e l’irreversibilità della loro scelta, i vantaggi di una loro introduzione dovrebbero essere molto rilevanti per poter essere a favore della loro introduzione. Questo schema, bisogna precisarlo, si applica a tutte le innovazioni, anche agli acquisti dei beni durevoli (computer, auto…). Da un punto di vista squisitamente economico, i favorevoli all’introduzione degli ogm ritengono che il loro utilizzo consenta anche una riduzione degli input intermedi e quindi un risparmio di costi per l’azienda agricola, con un beneficio ulteriore per l’ambiente. Il mercato degli input si trasforma in tal modo, con l’introduzione degli ogm, da quasi concorrenziale a monopolistico, o quantomeno oligopolistico, e la domanda di input diventa più rigida dato che le imprese agricole dovranno far fronte a minori scelte alternative.
Rischio d’impresa
Un altro elemento importante da sottolineare e analizzare riguarda l’aumento del rischio d’impresa : come già detto in precedenza, infatti, l’introduzione degli ogm comporta un alto grado di incertezza e, conseguentemente, degli effetti anche a livello d’impresa. Ad esempio, i possibili effetti nocivi che potrebbero essere evidenziati da future ricerche, avrebbero un impatto notevolmente negativo sul prezzo del prodotto e maggiori costi per un’eventuale rotazione colturale. A questi devono aggiungersi i costi per i danni da contaminazione genetica a terzi produttori di prodotti non ogm: essi possono anche assumere la forma di premi assicurativi per possibili danni.
Come devono comportasi i consumatori?
Le preferenze dei consumatori vengono considerate dagli economisti come un dato. Molto spesso i consumatori ritengono che l’impiego di ogm implica la messa in commercio di prodotti pericolosi per la salute: anche se si tratta di una tesi tutta da dimostrare, l’analisi economica ne deve tenere conto, anche perché produrre un bene senza mercato significa, per le aziende, produrre senza futuro. Le preferenze dei consumatori implicano dunque un rapporto di scambio tra beni ogm e tradizionali a favore di questi ultimi. Se i prodotti ogm e non ogm fossero distinguibili con certezza, esisterebbero due mercati distinti con prezzi diversi, minori per i prodotti ogm: in questo caso si creerebbe un equilibrio non efficiente, un mercato caratterizzato da asimmetria informativa. Se sono un compratore razionale andrò a scontare il rischio di comprare un “bidone” offrendo un prezzo più basso di quello che avrei offerto in caso di un prodotto di alta qualità certa: ma sarà proprio questo basso prezzo a far sì che siano i venditori di “bidoni” a vendere di più e si attiverà un processo che tende a eliminare i prodotti di alta qualità. Questo meccanismo, che nell’ambito della politica economica è conosciuto come “Modello di Akerlof“, si può applicare perfettamente anche al caso degli ogm. La soluzione più probabile in questo caso sarà un netto spiazzamento dei prodotti cosiddetti tradizionali e si verificherà a causa dell’incertezza sulle caratteristiche sul prodotto, in assenza di interventi come, ad esempio, l’etichettatura. L’introduzione degli ogm, anche se etichettati, aumenta sicuramente il rischio anche per le imprese agricole più tradizionali: infatti i produttori convenzionali tendono a osservare un premio sul prezzo del loro prodotto convenzionale, ma questo premio, in caso di apertura agli ogm, non è più certo. L’incertezza, in questo caso, è generata da alcune possibili contaminazioni genetiche e da comportamenti opportunistici da parte dei produttori (si pensi, ad esempio, alla contraffazione dell’olio d’oliva e al vino al metanolo…). La situazione è ancor più realistica in Italia nel caso si provvedesse a una liberalizzazione totale: il contesto agricolo italiano è infatti caratterizzato da una frammentazione della superficie aziendale. Se i consumatori ritenessero, in tale contesto, l’etichettatura non credibile si avrebbe allora lo “spiazzamento” dei prodotti tradizionali in ogni caso.