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Milano Art Gallery: Stefano Bettini e le originali opere dal singolare stile inconfondibile in esposizione per la mostra collettiva “Impressioni D’Artista”

Dal 7 al 20 Marzo 2015, con la direzione organizzativa del manager produttore Salvo Nugnes, presidente dell’associazione “Spoleto Arte“, sarà allestita nell’esclusivo spazio della “Milano Art Gallery, in via Alessi 11 a Milano, l’attesissima mostra collettiva “Impressioni d’artista”. L’inaugurazione si svolgerà in data Sabato 7 Marzo alle ore 18.00 con la partecipazione straordinaria della rinomata attrice e scrittrice Dalila Di Lazzaro, protagonista di un’interessante conferenza sulla tematica “Il dolore e la speranza”. Tra i partecipanti anche il talentuoso Stefano Bettini, spesso presente in rassegne artistiche nazionali ed internazionali, che negli anni ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti.

Stefano Bettini, poeta e pittore con particolare estro e dallo stile inconfondibile, si è avvicinato alla pittura da alcuni anni per un bisogno interiore di dover mettere su tela i suoi sentimenti e le sue sensazioni. Con le sue originali opere, Bettini crea un’interessante operazione estetica, infatti sembra che tutto venga messo in discussione: i temi, le tecniche e i materiali, perfino l’esito finale, fino alla fine il risultato è incerto. Queste realizzazioni coniugano poesia e disegni molto semplici.

Il Prof. Alberto D’Atanasio dice di lui: “Stefano Bettini possiede la rara capacità di riassumere un animo da poeta e uno da eterno ragazzo, un talento evidente che lo ha portato a unelaborazione scientifico empirica sulle mescole delle tinte e le teorie di Johannes Itten. Le sue opere hanno la freschezza dell’estemporaneità, ma in effetti, Stefano dosa ogni elemento e struttura limmagine in modo che la matita spezzata, il quadrato aggettante, lo spruzzo di colore, e la siluette elegante, femminile di una caviglia che si libera da una scarpa con il tacco, diano all’osservatore lessenza stessa delarmonia. Ogni sua opera offre le stesse emozioni di un brano musicale che comincia o di uno che finisce. Si percepisce che qualcosa è accaduto e qualcos’altro sta accadendo. In ogni suo quadro si rispecchia lanimo di un uomo che ha intrapreso un viaggio e che ad ogni tappa invece di riposare guarda altri orizzonti e altre mete da raggiungere. Un vero esploratore Stefano Bettini, larte per lui è solo un espediente per non rimanere in panne e sentire che il viaggio è terminato”.

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Il mondo del surrealismo di Ugo Zen in mostra a “Spoleto incontra Venezia”

Comincia il simbolico conto alla rovescia per la grande mostra di “Spoleto incontra Venezia” vetrina internazionale e cosmopolita, che si terrà dal 28 settembre al 24 ottobre 2014 nel meraviglioso contesto secolare di Palazzo Falier, che si trova sul Canal Grande a Venezia. L’evento è a cura di Vittorio Sgarbi con il direttore del manager Salvo Nugnes e prevede una corposa carrellata di personalità di rilievo, tra cui Dario Fo, Eugenio Carmi, Pier Paolo Pasolini, José Dalì. Ad avvicendarsi in esposizione nel selezionatissimo gruppo ci sarà anche Ugo Zen, che propone le sue fantasiose prospettive pittoriche surreali.

 

Nativo di Genova, dove vive e lavora attualmente, di professione fotografo, ma coinvolto dalla ricerca sperimentale nella pittura con un approccio di formazione da autodidatta. Studia i classici, ma si lascia influenzare da De Chirico, Magritte, Dalì, Delvaux, Breton; Zen spiega: “Il surrealismo è il mio tema più caro e la sua figurazione corrisponde alle pieghe freudiane della mitologia e ai misteri spirituali e simbolici dell’alchimia filosofica“.

 

Nelle sue opere i soggetti raffigurati sono uomini ritratti di spalle, affiancati da scacchiere mentre osservano il mare oppure scarpe, che al centro dello spazio compositivo si appoggiano su una superficie liquida, nella quale si riflette un cielo attraversato da nuvole disposte con bizzarra simmetria. Lavora con tratto sicuro, ponendo particolare attenzione alla luminosità del colore e alla forza evocativa ed espressiva del riflesso dell’acqua. Passa agevolmente da composizioni, dove le sfumature muovono leggere il paesaggio naturale riproducendo con realismo i cromatismi, ad altre in cui tutto viene esemplarmente idealizzato. Tali strutture narrative provengono da un immaginario onirico, che inducono l’osservatore a superare e oltrepassare i propri limiti interpretativi per tentare di coglierne il messaggio simbolico e metaforico.

 

Il geniale surrealismo si proietta in chiave tridimensionale, in una “realtà sopra la realtà” che si traveste di fantastiche alchimie elaborate con la massima attenzione al particolare, dove nessun dettaglio è lasciato al caso. L’uomo impersonifica il doppio (il di fuori e il di dentro) e appartiene alla spazialità in cui diventa oggetto di una comunicazione, che sale i gradini di una concezione metafisica assoluta, raggiungendo esiti di notevole qualità. L’ottica realistica non è altro, che un pretesto per stravolgere l’idea, che deteniamo sugli elementi e sulle relazioni reciproche. Il reale e l’apparente oggettività riprodotte da Zen generano un’atmosfera intensamente inquieta, in cui il nostro vivere si protende alimentando la certezza, che al di là delle apparenze superficiali siamo coinvolti da una “realtà superiore”.

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