L’esigenza di provvedere per tempo ad una pensione integrativa è oggi piuttosto diffusa. Anche chi inizia a
lavorare spesso ha già consapevolezza di dover integrare la pensione futura per assicurarsi una vita
dignitosa quando smetterà di lavorare. Oggi puntare tutto sulla pensione di previdenza obbligatoria, senza
prevedere “un piano b”, è infatti molto rischioso: tra aumento del costo della vita e delle imposte da un lato e
stop alle perequazioni dall’altro, il rischio di ritrovarsi in difficoltà economiche è evidentemente alto. Senza
contare che i lavoratori autonomi non possono nemmeno fare affidamento sul TFR.
Le strade più gettonate per la previdenza complementare sono i fondi pensione e le polizze sulla
vita. Possono sembrare equivalenti posto che entrambi gli investimenti servono a garantire una
rendita in vecchiaia. Tuttavia non va fatta confusione tra i due prodotti.
Le assicurazioni sulla vita non sono fondi pensione
Spesso si fa confusione tra fondo pensione e assicurazione sulla vita. Tuttavia ci sono alcune
differenze di base importanti.
Il fondo pensione prevede dei versamenti liberi e volontari che portano poi ad una rendita
aggiuntiva al momento del pensionamento Inps. Aldilà del fatto che in alcuni casi è possibile
richiedere il capitale in un’unica erogazione, si tratta di fatto di una pensione in più, che bisogna
dichiarare come reddito (pur con le agevolazioni fiscali previste). Il “quanto” si ricava dipende
appunto dal rendimento del fondo pensione che, a sua volta, è subordinato ad alcuni specifici
fattori.
La polizza vita invece viene pagata quando si verifica il rischio preventivato nel contratto: non si
parla di reddito ma di indennizzo. E’ chiaro che la sottoscrizione di un’assicurazione causa vita
comporta l’assunzione di un rischio da parte dell’Agenzia.
Sicuramente è fondamentale, a prescindere che si opti per i fondi pensione o le polizze vita,
valutare le condizioni nel contratto per fare la scelta più conveniente.