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UNI.TOUR: alla scoperta di Bergamo con UniBG

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  • 4 Maggio 2018

Al via sabato 5 maggio 2018  UNI.TOUR l’iniziativa dell’Università di Bergamo, in occasione del 50°anniversario di fondazione, per raccontare e scoprire la città, la sua arte, la sua cultura, e l’interazione con l’ambiente circostante attraverso nuovi itinerari.

Primo appuntamento in programma: “La periferia prima della periferia”, tour guidato del sud cittadino a cura del professor Renato Ferlinghetti. Un cambio di sguardo, un sovvertimento paradigmatico; perché la nostra visione è limitata, davvero, da troppi stereotipi. Quella che oggi vediamo, pensiamo, indichiamo (e spesso “subiamo”) come periferia, un tempo non troppo lontano era lo spazio dove dare vita a luoghi d’eccellenza: ville, giardini, santuari, ortaglie. E Bergamo, con i suoi Borghi, Sobborghi, i Corpi Santi della cosiddetta “terza città”, dà ancor oggi segno di sé. In un’esplorazione aperta verso il sud della Città ci si muoverà entro la luce di tracce visibili, leggibili, indimenticate.
Ritrovo alle 9.30 in via dei Bersaglieri, ingresso libero e gratuito con prenotazione.

UNI.TOUR è in programma fino al 29 settembre 2018, è un cartellone di 10 visite guidate itineranti per le strade della città, con una duplice finalità: una prima legata alla dimensione esplorativa della città, e una seconda che riguarda invece la storia dei luoghi dell’Università. Come sottolinea il Rettore Remo Morzenti PellegriniUscire dalle aule per prendere per mano i visitatori e accompagnarli in una serie di visite alla ricerca di angoli che più di altri hanno contribuito a fare la storia della città, è l’obiettivo principale di UNI.TOUR che, al contempo, si propone di svelare storia e curiosità dei tanti luoghi, sia in città che a Dalmine, in cui l’Università trova casa da mezzo secolo a questa parte. Spazi che, come la storica sede di piazza Vecchia, vivono da secoli, ma che molto spesso sono conosciuti solo come aule di studio”.

Le visite di UNI.TOUR sono tutte libere e gratuite (massimo 30 partecipanti), con prenotazione obbligatoria via mail all’indirizzo: [email protected]

Per il programma completo delle iniziative: www.50unibg.it

 

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Alla scoperta delle bellezze del territorio con i docenti dell’Università di Bergamo

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  • 2 Maggio 2018

L’Università degli Studi di Bergamo scende in strada e accompagna i bergamaschi alla scoperta delle bellezze del territorio: raccontare e scoprire Bergamo, la sua arte, la sua cultura, l’interazione con l’ambiente circostante attraverso itinerari nuovi e pensati per emozionare e affascinare. In occasione del 50° anniversario di fondazione, l’ateneo esce dalle proprie aule istituzionali per trasferirsi in alcuni luoghi-simbolo di Bergamo.

UNI.TOUR, in programma dal 5 maggio al 29 settembre 2018, è un cartellone di 10 visite guidate itineranti per le strade della città, con una duplice finalità: una prima legata alla dimensione esplorativa che riguarda più strettamente la città di Bergamo, e una seconda che riguarda invece la storia dei luoghi dell’Università. I tour, a partecipazione libera e gratuita (ma su prenotazione), consentiranno di vivere e interpretare la città alla luce della sua dimensione storica, spaziando da Città Alta ai Colli, fino alle periferie e alle strade che portano a Venezia e Milano e che Bergamo, per secoli terra di confine, conosce bene, ma che forse oggi fa più fatica a ricordare. Come sottolinea il Rettore Remo Morzenti Pellegrini “Uscire dalle aule per prendere per mano i visitatori e accompagnarli in una serie di visite alla ricerca di angoli che più di altri hanno contribuito a fare la storia della città, è l’obiettivo principale di UNI.TOUR che, al contempo, si propone di svelare storia e curiosità dei tanti luoghi, sia in città che a Dalmine, in cui l’Università trova casa da mezzo secolo a questa parte. Spazi che, come la storica sede di piazza Vecchia, vivono da secoli, ma che molto spesso sono conosciuti solo come aule di studio”.

Si parte il 5 maggio con “La periferia prima della periferia”, tour guidato del sud cittadino a cura del professor Renato Ferlinghetti, con ritrovo alle 9.30 in via dei Bersaglieri. Oggi le periferie sono spesso sinonimo di luoghi marginali e degradati, mentre un tempo erano considerati spazi privilegiati per godere della vista del centro urbano e, nel caso di Bergamo, di Città Alta.
Il 26 maggio si parlerà invece di ambiente, nel tour di città alta “L’ambiente fa la città”, sempre guidato dal professor Renato Ferlinghetti con ritrovo (alle 10) al piazzale di Sant’Agostino. “Scendere in Città Alta” è invece il titolo del tour del 9 giugno, alla scoperta del centro storico, con un approccio diverso: non la salita dalla Città bassa, bensì un’inedita discesa dal Parco dei Colli (il ritrovo è in via Valmarina). Gli ultimi due appuntamenti, in programma il 22 e il 29 settembre, avranno per tema “Bergamo Città Aperta”: si tratta di due visite guidate a cura del professor Fulvio Adobati, con ritrovo in piazza Mercato delle Scarpe, in Città Alta, che ripercorreranno idealmente le strade che in passato guardavano a Venezia e a Milano.

I luoghi dell’Università saranno al centro invece di altri 5 tour. Il 16 giugno ci sarà la possibilità di conoscere meglio l’ex convento di Sant’Agostino, oggi sede tra l’altro anche dell’Aula Magna dell’ateneo, grazie a una visita guidata a cura di Tosca Rossi, di Terre di Mezzo. Il 23 giugno sarà la volta de “Le sedi di Rosate, la Casa dell’Arciprete e il Rettorato”, mentre il 30 giugno toccherà alla sede di via dei Caniana, con il tour dal titolo “Studiare nel cuore dell’antico Borgo San Leonardo”. E ancora: il 17 luglio la professoressa Maria Rosa Ronzoni accompagnerà i visitatori a Dalmine (con ritrovo all’ex Centrale Enel di via Pasubio), dove oggi trovano spazio le aule della facoltà di Ingegneria. “Dalmine: i luoghi dell’industria” è il titolo della visita guidata, organizzata in collaborazione con la Dalmine e la Fondazione Dalmine.

Le visite di UNI.TOUR sono tutte libere e gratuite (massimo 30 partecipanti), con prenotazione obbligatoria via mail all’indirizzo: [email protected]

Per il programma completo delle iniziative: www.50unibg.it

 

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Vivere connessi e contigui – dialoghi per ritessere e rigenerare spazi civili

Festival dell’Economia Civile del Comune di Campi Bisenzio a Spazio Reale

Venerdì 17 novembre dalle 9,45 alle 13,00, nella cornice del Festival dell’economia civile del Comune di Campi Bisenzio, Spazio Reale, organizza il convegno “Vivere connessi e contigui – dialoghi per ritessere e rigenerare spazi civili”: giornalisti e architetti, imprenditori e filosofi, manager ed economisti presentano storie di buone pratiche dalle periferie metropolitane italiane ed estere da conoscere, valutare, emulare. Coordina: Salvatore Giannella, giornalista, ex direttore di Genius, Europeo, Airone. Il convegno è aperto al pubblico.

La Fondazione Spazio Reale, in collaborazione con Seven’s.bo e nell’ambito del Festival dell’Economia Civile organizzato dal Comune di Campi Bisenzio, propone il convegno dedicato alla riqualificazione delle periferie cittadine. Un’occasione per discutere insieme dell’importanza di creare reti efficaci e intelligenti: buone pratiche realizzate in Italia e nel mondo, recupero del patrimonio architettonico, culturale ed economico delle periferie e nuovi percorsi per intercettare risorse economiche.

Sono previsti interventi di: Ivan Butina, consulente della Banca mondiale; Alberto Ferrini, sindaco di Castelnuovo Val di Cecina; Daniele Kihlgren, imprenditore; Clemente Iannotta, filosofo; Mauro Felicori, direttore della Reggia di Caserta; Mauro Zenobi, past president del Polo energia dell’Umbria, l’architetto Gabriella Lungo, ideatrice dell’agenzia creativa Seven’s.Bo e il giornalista Salvatore Giannella, ex direttore di Genius, Europeo, Airone.  

“La Fondazione Spazio Reale è da sempre impegnata a promuovere e creare reti tra enti, associazioni e rappresentanti del territorio, con il fine di attirare l’attenzione delle istituzioni sulle periferie cittadine. Con la riqualificazione del centro polifunzionale, Spazio Reale ha concretizzato il suo obiettivo, cioè quello di proporre i propri spazi come luogo dove i cittadini possano incontrarsi, apprendere, comunicare, condividere, discutere, divertirsi – afferma il Presidente della Fondazione Spazio Reale, Stefano Ciappelli. Con questo convegno vogliamo dimostrare che, parlare oggi di periferie, equivale a scommettere sul futuro. Siamo felici di accogliere a Spazio Reale studiosi che possano contribuire a ritessere il territorio metropolitano, dal punto di vista urbanistico, sociale, culturale”.

Il rapporto tra economia civile e rigenerazione urbana è molto stretto, lo dimostrano le tante esperienze europee, ma anche quelle avviate nel nostro Paese e legate alla mobilità, all’urbanistica e all’ambiente – dice Emiliano Fossi Sindaco di Campi Bisenzio –  Progetti partecipativi, reti associative, social street, condomini green, cooperative di comunità: di questo e tanto altro parleremo durante gli incontri organizzati in occasione della seconda edizione del Festival dell’Economia Civile. Le città possono diventare cantieri di innovazione capaci di creare lavoro rigenerando e conferendo qualità e sicurezza agli spazi pubblici e alle abitazioni. Il primo passo è quello di pensare al riuso degli spazi vuoti o abbandonati per dar vita a nuovi luoghi associativi e di appartenenza alla comunità”.

 

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“Racconti di periferia”, pronto a breve

Quella di Mimmo Parisi scrittore, è a tutti gli effetti, un esordio letterario. L’autore ha dichiarato: “Mi sono messo a scrivere racconti e mi sono preso una vacanza dalle canzoni, perché quest’ultime, va da se, non hanno lo spazio semantico necessario per realizzare a tutto tondo un tema”. Pertanto, Mimmo Parisi, cantautore hard rock e guitar player, ha annunciato di essere alle prese con la stesura del suo primo libro. Il titolo dell’opera è “Racconti di periferia” ed è costituito da diverse storie eterogenee. “Racconti di periferia” è un lavoro che sta impegnando da alcuni mesi il musicista che, con passione, si sta sperimentando in territori narrativi inconsueti. Il volume, che uscirà a breve, ha come leitmotiv la quotidianità nella quale i personaggi esprimono le loro emozioni, i loro sogni, le loro aspettative. Per questo suo primo libro, “Racconti di periferia”, Parisi ha scelto la forma del racconto perché, come osservava l’americano Edgar Allan Poe, è la forma che più si adatta a una scrittura che possa essere fruita mentre si viaggia o mentre si aspetta. Con l’augurio di vedere viaggiatrici e viaggiatori incuriositi dalle storie del libro, si rinvia questa nota informativa, ai prossimi aggiornamenti.
Del cantautore emiliano si ricordano qui, le ultime pubblicazioni discografiche. Il 20 ottobre 2015 ha rilasciato l’album “I tipi duri non scendono dal treno”, pubblicato con Videoradio, Edizioni musicali impegnate con grandi nomi della chitarra come, Ricky Portera (Stadio), Andrea Braido (Vasco Rossi), Alberto Radius (Formula Tre), etc. Il 13 dicembre 2015, invece, Parisi ha pubblicato il singolo “Génération Bataclan”, dedicato, va da se, all’eccidio parigino di un mese prima.
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Vivere a Udine: centro o periferia?

Quando ci si trasferisce in una nuova città, come ad esempio ad Udine, un dubbio principale che sicuramente in molti si porranno consiste nello scegliere se vivere in centro città oppure nella periferia: ognuna delle due scelte potrebbe avere dei lati negativi e positivi, che devono essere analizzati attentamente.
Solo dopo che si vedono pregi e difetti di entrambe le opzioni sarà possibile poter effettuare una scelta che di certo non lascerà l’amaro in bocca a chi decide di trasfersi ad Udine.
Quali sono dunque i pregi ed i difetti del centro e della periferia di Udine?
Si può tranquillamente partire dal centro della città di Udine, ed analizzare quale possa essere il suo primo pregio: a seconda della zona specifica nella quale ci si trasferisce, le persone potranno trovare una vasta serie di servizi come ad esempio centri commerciali, poste, farmacie ed altri proprio a due passi da casa loro.
Questo rappresenta il miglior pregio possibile: non bisogna infatti percorrere tantissima strada per poter usufruire di uno di questi servizi, dato che questi si trovano appunto vicino alla propria abitazione.
Bisogna anche notare come vivere in centro permetta alle persone di poter visitare tantissimi luoghi interessanti, come le piazze e le chiese, nonché il centro storico della città: questo, per chi ama la storia del proprio paese rappresenta un grande pregio, sempre perché non dovrà viaggiare più di tanto per poter visitare degli ottimi luoghi ricchi di bellezze incredibili.
Ovviamente ci sono anche i lati negativi, ovvero il rovescio della medaglia: la città di Udine, ed in particolar modo il centro, potrebbero essere motlo caotici, ovvero troppo affollati di persone, difetto da non sottovalutare se si è abituati a vivere in tranquillità senza dover fare i conti con tutto il resto della popolazione.
Inoltre, è bene sottolineare anche come una casa nel centro di Udine possa avere un costo elevato, sia che abbia una metratura ristretta, sia che si parli di casa spaziose: anche il costo dunque potrebbe far storcere non poco il naso a chi decide di trasferirsi ad Udine.
Analizzando invece la periferia, questa si presenta come maggiormente isolata e quindi meno caotica: la tranquillità e privacy sotto un certo punto di vista sono garantite, dato che appunto viene a mancare quell’aspetto caotico che caratterizza il centro della città.
Inoltre, nella maggior parte dei casi, i costi delle case in periferia sono di gran lunga inferiori rispetto quelli del centro città, altro vantaggio da non sottovalutare.
Il dover stare isolati e quindi lontani da tutti i vari servizi presenti nel centro città però rappresenta il peggior difetto: dover viaggiare solo per recarsi alle poste, seppur il viaggio sia breve, potrebbe non esser di gradimento ed anzi, a lungo andare, essere un grosso problema, e lo stesso vale se si vogliono visitare tanti luoghi d’interesse o comunque si vuole partecipare attivamente alla vita sociale della città.
Dunque la scelta è semplice: da una parte si trova il centro, con costi elevati, vita caotica ma servizi vicini, dall’altra la periferia, con costi ridotti ma con un isolamento che costringe le persone a viaggiare per usufruire anche del più piccolo dei servizi.
La scelta finale sarà presa in base alle proprie esigenze, e analizzando i pregi ed i difetti sopra descritti.

www.caseudine.com

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Meglio la casa in periferia o nel centro città

Comprare casa è una tappa fondamentale della vita di ognuno. L’investimento che richiede, il conseguente mutuo da contrarre e le tante variabili in gioco ne fanno un obiettivo cruciale per singoli e coppie, giovani e non, alle prese con questa scelta.

Tra le molte opzioni, quella relativa all’ubicazione in centro città o in periferia merita un approfondimento ragionato che tenga conto dei pro e dei contro.

Un tempo, la posizione di un’abitazione denotava chiaramente la capacità di reddito di una famiglia: il centro città era infatti quasi ad esclusivo appannaggio di famiglie benestanti, mentre le case in periferia rappresentavano spesso l’unica possibilità per giovani e lavoratori. Vivere in centro, dunque, era anche una scelta legata allo status. A tutto ciò bisogna sommare i vantaggi tipici dell’abitare in città, come ad esempio la vicinanza a centri nevralgici quali uffici, scuole e negozi.

Oggi però le cose sono molto cambiate, dato che le nostre città hanno subito importanti trasformazioni del loro assetto urbanistico. Certo, un’abitazione in centro sarà sempre più servita rispetto ad una casa in periferia, ma le città sono sempre più congestionate ed inquinate e spesso tutto questo incide pesantemente sulla nostra qualità della vita.
Le periferie, al contrario, sono meglio servite che in passato e, di regola, è lì che si costruiscono nuove abitazioni: sarà dunque più semplice intercettare immobili nuovi, mentre in centro bisognerà spesso considerare la necessità di ristrutturare un’abitazione. Inoltre, in periferia sarà più semplice trovare un immobile dotato di un piccolo spazio esterno, che sia un giardino o una terrazza.

Ovviamente, un’analisi di questo tipo va calibrata per ogni singola città, dato che i contesti variano molto a seconda che si viva in un grande o in un piccolo comune, al Nord o al Sud. Ma, in linea di massima, negli ultimi decenni abbiamo assistito ad una tendenza per la quale, ad alcune caratteristiche dell’abitare tipiche degli italiani, se ne sono sostituite delle nuove: con un gioco di parole potremmo dire che il “centro” ha perso la sua “centralità”, in favore di una scelta che premia maggiormente la qualità della vita. La presenza di parcheggi, l’abbondanza di aree verdi, un’aria più respirabile concorrono a definire un contesto più favorevole nel quale vivere e nel quale far crescere i propri figli.

Naturalmente, tutto ciò va commisurato alla effettiva quantità e qualità dei servizi presenti in periferia: se raggiungere il luogo di lavoro o la scuola risulterà difficile, la scelta di vivere in periferia sarà inevitabilmente accompagnata da disagi notevoli.

Spesso, poi, la scelta della casa da acquistare può essere veicolata anche da altri elementi, che potremmo definire di tipo emozionale, come ad esempio il fascino dei vecchi condomini dei centri città, anche alla luce delle nuove ristrutturazioni. Immobili di pregio con queste caratteristiche mantengono la loro posizione di mercato e si rivolgono spesso ad un target elevato.

Meglio dunque una casa in centro o una in periferia? E’ evidente che una risposta univoca al quesito non esiste: dipenderà da molteplici fattori e dalle esigenze abitative di chi sta per acquistare. Di certo, è una scelta da analizzare con lucidità considerando tutti le possibili variabili.

www.casepordenone.com

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Street Reporter: il presente in una fotografia.

Torna online, dopo un periodo di restyling durato quasi tre settimane, il sito streetreporter.tk, un blog fotografico interamente dedicato al reportage e alla fotografia di attualità.

Street Reporter è un progetto di fotografia nato agli inizi del 2011 da due giovani fotografi e studenti romani e con il tempo si è guadagnato sul campo un notevole apprezzamento da parte degli addetti ai lavori, realizzando numerose iniziative, come la trasmissione in streaming di eventi culturali.

Ad oggi Street Reporter si sta sviluppando concretamente come un collettivo fotografico, aperto a collaborazioni volontarie di altri appassionati, ed è in grado di coprire la maggioranza degli eventi di attualità, cronaca, sport e spettacolo nella città di Roma, nonché di realizzare progetti di documentario e di reportage architettonico, storico e sociale anche di lunga durata.

Il sito non ha finalità commerciali  e non ha periodicità di aggiornamento, quindi non è assimilabile ad una testata giornalistica. L’obiettivo del progetto è quello di raccontare il mondo visto da uno studente medio che vive la sua città in ogni suo scenario, dal centro alla periferia e osserva con occhio critico gli avvenimenti socio-politico-culturali che lo circondano. Per nostra scelta abbiamo deciso di farlo attraverso immagini, affidandoci alla purezza della luce, generalmente incapace di mentire o di esprimersi in maniera corrotta.

Il collettivo Street Reporter produce contenuti di standard qualitativi altissimi, realizzati con attrezzature professionali, idonei alla pubblicazione su qualsiasi tipo di supporto, dal cartaceo al web. Noi privilegiamo sempre la qualità alla quantità ed il nostro impegno viaggia nella direzione di dare ai nostri visitatori dei contenuti che difficilmente possono trovare altrove: racconti per immagini carichi di emozione e sentimento, approfonditi nei dettagli e nei particolari, curati esteticamente, cose che oggi sono purtroppo sempre più rare da vedere nelle gallerie fotografiche pubblicate anche dalle testate più importanti.

Street Reporter è un modo per tutti i visitatori di conoscere angoli nuovi di mondo e di farsi un idea su fatti ed eventi che si sono svolti attorno a loro. Tutto questo lo facciamo per pura e semplice passione e se è vero che siamo studenti pieni di fantasia e voglia di fare è anche vero che siamo fondamentalmente squattrinati, per cui se qualcuno dovesse interessarsi ai nostri lavori e volesse offrirci un lavoro vero, ben venga!

Passate a trovarci su http://streetreporter.tk

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Napoli ha un nuovo santo… e viene da Secondigliano!!!

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  • 15 Novembre 2008

Un esperto nella scienza del perdono. Benedetto XVI lo ha definito così durante la cerimonia di canonizzazione avvenuta in Piazza San Pietro il 12 ottobre scorso.

‘O Superiore lo chiamano a Secondigliano, il quartiere di Napoli dove visse e spese la sua vita a sostegno dei più deboli.

Sei anni fa, quando divenne beato, Papa Wojtyla lo ricordò come apostolo della misericordia. Ma chi è stato San Gaetano Errico, il santo del rione noto in tutto il mondo per il degrado e il malaffare.

Era il 19 ottobre del 1791 quando a Secondigliano, antico casale a nord del capoluogo campano, nasceva un bambino di nome Gaetano.

Il papà Pasquale gestisce un piccolo laboratorio per la produzione dei maccheroni. La mamma Maria Marseglia fa la tessitrice di felpa.

Gaetano viene battezzato nella chiesa madre di Secondigliano, dedicata ai Santi Cosma e Damiano.

A soli 7 anni riceve la prima comunione, tre anni dopo la cresima.

A 14 anni presenta domanda per entrare prima nei Cappuccini, poi nei Redentoristi, ma è ancora troppo giovane.

Due anni più tardi può accedere al seminario arcivescovile di Napoli. Sarà uno studente esterno perché la sua famiglia non riesce a garantirgli le spese per il pernottamento in seminario.

Ogni giorno, sfida il caldo o il gelo, per raggiungere il seminario che sorge ad otto chilometri da casa sua.

Nel 1808 Gaetano indossa per la prima volta l’abito talare. Nella fase della formazione raggiunge alti risultati in termini di profitto e ogni giovedì va a fare visita agli ammalati ricoverati all’ospedale Incurabili, portando loro anche dei regali.

La domenica va in giro per le strade di Secondigliano a raccogliere i bambini per il catechismo.

Nel 1815 il Cardinale Ruffo lo ordina sacerdote in Cattedrale. Da allora dedica le sue giornate all’insegnamento, svolge il servizio pastorale presso la Parrocchia dei Santi Cosma e Damiano.

Fa della riconciliazione un sacramento da infondere la tra gente, uscendo dal tempio per avvicinarsi alle strade dove vivono i peccatori.

La sua vita è scandita da intensi momenti di penitenza e preghiera, come testimoniano le fossette visibili nella sua stanza, parte integrante del museo realizzato in sua memoria a Secondigliano.

Nel 1818 mentre si trova in preghiera nella chiesa di Pagani gli appare Sant’Alfonso che gli chiede di fondare una congregazione religiosa. Saranno i Missionari dei Sacri Cuori, una comunità che oggi può contare su sedi in tutto il mondo.

Il primo segno che segue a questa visione è la costruzione di una chiesa a Secondigliano. Gaetano la dedica alla Vergine Addolorata e per vederla portata a termine deve misurarsi anche con un manipolo di detrattori anticlericali.

Tra non poche difficoltà, nel 1830 il santuario che oggi accoglie le spoglie del Santo, viene consacrata.

A costruzione finita, Gaetano ordina allo scultore Francesco Verzella una statua che rappresentasse la Madonna così come lui l’aveva vista. Soltanto al quattordicesimo tentativo l’artista riuscì a soddisfare Gaetano.

Cinque anni più tardi l’effige fa il suo ingresso a Secondigliano. E’ una vera e propria festa che dà il via ad un culto intergenerazionale, tramandato fino ai giorni nostri.

Gaetano riserva la sua umanità a chiunque soffra: ai poveri, ai contadini, agli analfabeti, appe prostitute, agli operai, agli ammalati, ai detenuti.

Nel 1833 partono i lavori per la costruzione della Casa Madre dei Missionari dei Sacri Cuori, un luogo riservato alla dimora di quelli che saranno i suoi figli spirituali. Struttura che nel giro di pochi anni subirà un significativo ampliamento.

Tra il 1839 e il 1846, dopo numerosi atti burocratici, la Congregazione viene riconosciuta dal Regno.

Alle 10 del 29 ottobre 1860 Gaetano Errico chiude gli occhi per sempre nella sua casa di Secondigliano.

Il popolo grida: E’ morto un santo.

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