Lo scrittore Raffaele La Capria e il critico francese Jean Clair sono i vincitori della X edizione del “Premio Tarquinia Cardarelli”, rispettivamente per la critica italiana e internazionale. Gli altri riconoscimenti sono andati alla saggista e traduttrice Serena Vitale, per la storia della letteratura e della filologia; al critico Giovanni De Leva, per l’opera prima di critica letteraria; al poeta Emilio Zucchi, per la poesia; a Marsilio Editori, per la piccola e media editoria di qualità. La cerimonia di premiazione si svolgerà il giorno 10 dicembre, alle ore 18.00, nella chiesa di Santa Maria in Castello. A condurla sarà ancora la brava e brillante Serena Dandini. Durante la serata sarà assegnato anche il premio per le migliori recensioni dell’opera Sorriso lento (Garzanti, 2010), della scrittrice Caterina Bonvicini, rivolto agli studenti degli istituti ISIS di Tarquinia e Montefiascone. Presieduto da Massimo Onofri, e con una giuria formata da Raffaele Manica e Filippo La Porta, il “Premio Tarquinia Cardarelli” ha acquisito sempre più autorevolezza sul piano nazionale e internazionale ed è l’unico in Italia a unire le varie facce della critica: straniera, italiana, filologia e storia della letteratura, opera prima. La cerimonia di premiazione è aperta al pubblico. I vincitori Raffaele La Capria riceve il Premio per la critica letteraria. Narratore che esplode in un’opera ancora attuale, Ferito a morte, “Premio Strega” nel 1961, e scrittore prestato al cinema (è stato uno degli sceneggiatori di un film indimenticabile del 1963, Le mani sulla città, di Francesco Rosi), Raffaele La Capria ha intensificato dagli anni settanta la propria vena saggistica, dedicata alla letteratura ma anche a questioni civili e morali (L’armonia perduta, Capri e non più Capri, L’occhio di Napoli) di varia umanità, secondo una formula cara a Benedetto Croce. Nascono da questa vena libri come Letteratura e salti mortali (1990), False partenze (1995), Il sentimento della letteratura (1996), Lo stile dell’anatra (2001), La mosca nella bottiglia (2002). Qual è lo stile (e dunque il pensiero) di La Capria? Pensare e praticare la complessità porgendola come senza sforzo, al modo di un tuffatore, del quale si vede la grazia ma non la fatica che quella grazia è costata. Al modo, anche, dell’anatra, che sembra scivolare sul pelo dell’acqua: ma basta guardare sotto l’acqua per vedere di quanti complicati movimenti sia fatta quella sua levità. Raffaele La Capria, che è stato anche subacqueo, conosce bene ciò che sta sopra e ciò che sta sotto l’acqua. Jean Clair riceve il Premio per la critica letteraria internazionale. Partito da una ricognizione intorno a Marcel Duchamp, Jean Clair ha mostrato la difficoltà, le ambiguità, i paradossi e spesso la cattiva coscienza di artisti, allestitori di mostre, mercanti e critici. Da Critica della modernità (1983) a Le responsabilità dell’artista (1997), da Medusa. L’orrido e il sublime nell’arte (1989) a De immundo (2004), passando con disinvoltura e originalità dall’impegno polemico alle ricognizioni antropologiche, ha sempre tenuto fermo, con coraggio ed eleganza, passione e grande intelligenza critica, il suo tono, che consiste nell’intreccio calibrato di argomentazioni e suggestioni, anche esistenziali. Ne sono testimoni, da ultimo, libri che hanno suscitato ampie discussioni nel panorama internazionale, come La crisi dei musei, una riflessione sulla globalizzazione della cultura (2007) e L’inverno della cultura (2011). Serena Vitale riceve il Premio per la storia della letteratura e della filologia per essersi trasformata da raffinata esperta di letteratura russa in saggista che, non rinunciando al rigore, ha mostrato come sia possibile “raccontare la letteratura” insieme alla vita. Passaggio cruciale di tale cambiamento Il bottone di Puskin, lavoro del 1995 in cui l’autrice, descrivendo gli ultimi giorni di esistenza del poeta russo, ha ricostruito anche un paesaggio letterario, un’atmosfera e un periodo di grande storia. Fuori della cerchia degli specialisti, la figura di Serena Vitale è stata riconosciuta per l’intensità dello sguardo e per la forza della scrittura. Tra le opere più recenti si segnala il libro di ricordi A Mosca, a Mosca!, del 2010. Qui, in questo viaggio nella Russia sovietica, la prima persona nominata è quella del critico e slavista (per lei anche maestro di vita) Angelo Maria Ripellino: capostipite di una tradizione che la saggista prosegue al meglio delle possibilità. Giovanni De Leva riceve il Premio per l’opera prima di critica letteraria per il libro Dalla trama al personaggio. Rubè di Giuseppe Antonio Borgese e il romanzo modernista (2010) dedicato a uno dei più importanti e controversi romanzi del Novecento, Rubè (1921), del critico siciliano Giuseppe Antonio Borgese. Il titolo dell’opera è già indicativo delle due giuste direzioni seguite da Giovanni De Leva. Per un verso, ha considerato il romanzo borgesiano in rapporto alla tradizione ottocentesca, per dimostrare come questa eredità si risolva in una forma di originale e molto novecentesca riutilizzazione modernista. Per un altro verso, invece, egli ha studiato il ruolo del personaggio-protagonista, verificandone, sotto panni solo apparentemente ottocenteschi, le novità d’anagrafe, potenzialmente disgregatrici di tutti i protocolli tradizionali. Emilio Zucchi riceve il Premio per la poesia. Parmense, concittadino di Attilio Bertolucci, ne ha conservato la stessa feriale glorificazione della vita, ma nei modi di un’antica essenzialità: dalla raccolta Il Pane (1991) alla successiva Il pioppo genuflesso (2001) con una costante attenzione al mondo naturale. Sarebbe venuta poi la raccolta Tra le cose che aspettano (2007), in cui sempre più importante diventa lo sguardo sull’uomo e sull’inspiegabile tragedia del vivere. Una tragedia che si fa, insieme, storica e metafisica, ne Le midolla del male (2010), un poemetto di religiosa e implacabile laicità sul male e le sue troppo umane ragioni, attraverso cui Emilio Zucchi, il lettore attento di Croce e Gramsci, l’ammiratore di Pasolini, quello delle Ceneri di Gramsci, vince la difficilissima scommessa di una poesia civile senza retorica. Marsilio Editori riceve il Premio per la piccola e media editoria di qualità. La casa editrice è da cinquant’anni una presenza di riferimento per il mondo editoriale e per la cultura italiana. Il segno più evidente del suo spessore editoriale è nella disponibilità critica alle varie articolazioni del discorso culturale e nella mai dismessa volontà di pubblicazioni che costituiscano duraturo catalogo. Attraverso collane che spaziano dalla storia al cinema, dalla letteratura alla politica, con spirito spesso militante e d’intervento sul presente, l’attività della Marsilio Editori si segnala, in particolare nel campo letterario, per l’attenzione a una narrativa di qualità sia italiana sia straniera, percorrendo spesso sentieri poco battuti, in ciò precedendo l’attività dei grandi gruppi editoriali e qualche volta persino nutrendola. Il “Premio Tarquinia Cardarelli” è organizzato dal Comune di Tarquinia, con l’Alto Patrocinio della Presidenza della Repubblica e della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il sostegno della Regione Lazio, della Provincia di Viterbo, della Camera di Commercio di Viterbo, di Unindustria Viterbo, dell’Autorità Portuale di Civitavecchia – Fiumicino – Gaeta, della Fondazione Carivit, della Cassa Edile di Viterbo e delle Società Tarquinia Country Club e Patron Capital Partners.