Dopo il boom dei prezzi vissuto fino a qualche mese fa, il mercato dei metalli è scivolato in una situazione molto difficile.
Lo scoppio della guerra ha fatto da innesco per uno scenario che sta mettendo in ginocchio molte imprese.
Cosa succede al mercato dei metalli
I timori di contrazione economica, e quindi il calo della domanda, si sposano malissimo con il rincaro delle materie prime e dei prezzi dell’energia. A certe condizioni, per molti è meglio non produrre affatto piuttosto che farlo in perdita. E così il mercato dei metalli ha perso valore.
Prima che scoppiasse la guerra, le materie prime arrivavano in grandi quantità proprio dalle zone del conflitto. L’Ucraina era il dodicesimo produttore di acciaio, mentre il Donbass è ricca di terre rare, carbone e metalli. Poi tutto si è fermato.
La scarsità di materie prime ne ha gonfiato il prezzo, rallentando anche le consegne per i broker stp ecn che importano questi materiali devono compensare i maggiori costi dei trasporti.
Ma con il rischio recessione che avanza (e soprattutto la frenata della Cina, uno dei principali consumatori di carbone e minerali ferrosi, e più grande produttore di acciaio a livello globale), e l’inflazione energetica arrivata alle stelle, è dura andare avanti.
Sono così a rischio il settore dell’acciaio, dell’alluminio, del rame, ma anche oro e argento.
Le proiezioni di Moody’s
Di recente l’agenzia internazionale Moody’s ha corretto al ribasso le prospettive a 12 mesi di prezzo per un paniere del mercato dei metalli e delle materie prime minerarie.
I prezzi di acciaio, alluminio e rame dovrebbero andare in contrazione, anche se rimarranno su livelli elevati a causa di un’offerta che non è stata al passo con la domanda negli ultimi due anni.
Quel che conta è che secondo Moody’s, analizzando i lagging indicator del settore, alcuni prezzi scenderanno fino a toccare il costo di produzione. Ad esempio il ferro, che sul mercato dei metalli è scivolato già del 31% in un anno.
Quanto ai metalli preziosi, l’aumento dei tassi di interesse che viene portato avanti dalle banche centrali rende meno conveniente detenere oro, per questo il suo valore scenderà ancora, oltre il 6% annuale attuale. Stesso discorso vale per l’argento, che ha perso il 26% del valore su base annuale.