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Un anno diverso: quando l’inclusione sociale si tinge di verde

Oggi il modello di sviluppo basato sulla green economy tende a tenere insieme i valori dell’ecologia a quelli dell’inclusione sociale in un modello di società nel quale si torna a occuparsi del “piccolo” e della “prossimità” e per questo è necessario favorire l’accesso alla formazione ambientale non solo ai più giovani ma, più diffusamente, a tutti, incluse le fasce svantaggiate della società, con conseguenti ricadute anche in termini sociali.

È da queste considerazioni che è nato il progetto “Un anno diverso…”, già realizzato nel 2015 dall’Associazione di Promozione Sociale Tavola Rotonda e dal Circolo Legambiente Mondi Possibili in collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale della ASL Roma A di Roma, nel quale sono attualmente coinvolti utenti in cura presso alcuni centri dislocati nella capitale.

Si tratta di un percorso di formazione ambientale i cui obiettivi principali sono la riappropriazione dello spazio sociale da parte di persone con svantaggio e la possibilità di intravedere, per i partecipanti, delle occasioni lavorative e nel mondo dell’economia civile in grado di generare maggiore autonomia e stimolare alla tutela ambientale.

Rispondere a un bisogno per rispondere a un bisogno è la sintesi del percorso, incentrato su 5 formazioni specifiche legate ai green jobs, le cosiddette professioni verdi, grazie alle quali ambire a nuovi stili di vita ecologici e solidali. Aspetto prioritario nella costruzione dei moduli, è da una parte l’analisi delle possibili ricadute in termini sociali e occupazionali e dall’altra la necessità crescente, per la società, di rivolgersi a figure competenti riferibili al mondo dei lavori verdi.

La formazione riguarda la realizzazione di cinque moduli (40 ore ciascuno), ognuno dedicato a temi specifici quali Orti urbani, Ciclomeccanica, Autoproduzione, Mobility Management Scolastico e Upcycling-Riuso, orientati principalmente all’azione, con il prezioso supporto del mondo associativo e di quello scientifico chiamati a raccontare esperienze e trasferire competenze: a ogni “professione” sono collegate esperienze dirette all’interno di progetti e campagne di tutela ambientale e cura della città, per affrontare i temi formativi a fornire segnali incoraggianti a quella parte di collettività che ambisce a una maggior cura del bene comune.

Attraverso “Un anno diverso… “ gli utenti di DSM percepiscono i valori sui quali si fonda una società attenta all’ambiente e sviluppare, dove non presente, una propria coscienza ecologica, basata sull’esperienza diretta e sull’interazione tra persone, non necessariamente appartenenti al medesimo contesto.

Il progetto è nato prendendo spunto dal piano integrato di interventi finalizzati al reinserimento sociale e lavorativo dei cittadini con disagio mentale, previsto dall’amministrazione comunale per “sostenere la sperimentazione di nuovi modelli di intervento che abbiano al centro la formazione, il lavoro, la residenzialità e la rete sociale e dare fondamento concreto al diritto di cittadinanza delle persone con problemi psichiatrici”.

In questo momento i promotori del progetto sono a “caccia” di voti sul portale Aviva per ambire a un possibile finanziamento di questo bel percorso di inclusione.

Volete dare una mano a raggiungere l’obiettivo?

Ecco il link 

I fondi raccolti saranno utilizzati per:
– Finanziare la ripresa/montaggio video delle esperienze formative del progetto per renderla una pratica replicabile.
– Facilitare la partecipazione di persone con disagio ai corsi attraverso la copertura di spese di trasporto con mezzo pubblico per permettergli di raggiungere in autonomia le sedi dei corsi;
– Organizzare per le situazioni più problematiche transfer per raggiungere il corso
– Strutturare attraverso una nuova risorsa i tirocini in realtà territoriali inerenti le tematiche dei corsi
– Offrire occasioni di formazioni specifiche e di scambio con realtà economiche del territorio
– Acquistare materiali aggiuntivi per le formazioni

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50° Anniversario della fondazione dell’Istituto CESAD

A tutti i Soci SIMPSI e AMPSI

A tutti i Colleghi
e p.c.   Al Presidente FNOMCEO

Ai Presidenti
degli Ordini dei Medici
Genova, 20 Dicembre 2015

Caro Collega,

con il prossimo anno 2016 le nostre Associazioni SIMPSI e AMPSI celebreranno il 50° Anniversario della fondazione dell’Istituto CESAD per le Scienze Psicologiche e la Psicoterapia Sistematica – Centro Studi per l’Analisi Dialettica.
Come ben sai, la fondazione dell’Istituto CESAD, avvenuta a Genova, nell’anno 1966, nasceva dalla necessità di ordine scientifico, non più oltre prorogabile, di individuare, nel panorama caotico delle discipline psicologiche e psicopatologiche, un fondamento metodologico unitario, che risultasse specificamente pertinente, sotto il profilo logico, alla natura di tali discipline e nel contempo potesse corrispondere alle esigenze di una loro autenticazione scientifica.
Sin dalle prime ricerche del nostro Istituto doveva risultare evidente come la logica di tali discipline non potesse equipararsi a quella delle scienze naturali e come pertanto dovesse considerarsi incongruente, dal punto di vista epistemologico, il tentativo, inaugurato nella seconda metà del secolo XIX, soprattutto nell’ambito delle istituzioni accademiche, di ricondurre acriticamente le esperienze psicologiche e psicopatologiche alla metodologia di tali scienze.
D’altra parte, l’esame critico dei contributi di quelle scuole di pensiero, che rifiutavano, per lo studio delle nostre discipline, il metodo del riduzionismo naturalistico, rivendicando l’originalità e l’interiorità dell’esperienza psichica nei termini di una realtà soggettiva puramente intuitiva e alogica, doveva mettere in luce come, in ultima analisi, tale rifiuto venisse a fondarsi sul principio della trascendenza, che conduceva ad una visione ontologico-metafisica dell’essere psichico, in contrasto con le esigenze razionali dello spirito scientifico.

Contro ogni riduzionismo naturalistico ed in antitesi con ogni trascendenza ontologico-metafisica, la ricerca del nostro Istituto CESAD nel campo delle discipline psicologiche assumeva, sin dalle sue prime origini, l’orientamento metodologico dell’analisi dialettica attualistica, che poneva in primo piano la tematica della personalità interiore come esperienza fondamentale dell’autentica soggettività.
Nasceva, così, una rinnovata concezione del soggetto interiore come esperienza dell’Io in prima persona che, pur attraverso la problematica della dipendenza, persegue l’ideale della propria autonomia, costituendosi in una prospettiva storica universale, secondo la logica dialettica della contraddizione e della negazione dell’oggettualità naturalistica.
Questa rinnovata concezione dialettica del soggetto come personalità interiore trovava la sua prima teorizzazione nelle opere di G.Giacomo Giacomini “I fondamenti teoretici della psicologia contemporanea – Il problema della psicologia come scienza: dal naturalismo al criticismo” (Genova, 1969) e “Psicologia sistematica e metodo dialettico – Lezioni propedeutiche per una epistemologia della psicologia” (Genova, 1980).
Una tale fondazione dialettica e storica dell’esperienza psicologica e psicopatologica come teoria della personalità rendeva necessario un inquadramento delle nostre discipline psicologiche, personologiche, psicopedagogiche, psicopatologiche e psicoterapeutiche secondo i parametri della Tavola Epistemologica Universale.
In particolare, veniva dimostrato come, al di fuori di tali parametri, non è possibile pervenire ad una visione sistematica ed unitaria della dispersa e contraddittoria panoramica metodologica che caratterizza il mondo dottrinario delle nostre discipline, soprattutto di fronte alla necessità di una concreta integrazione, sia sul piano della dialettica teoretica, sia nel campo della prassi clinica, dei due principi della comprensione personologica e della spiegazione naturalistica, secondo i quali la psicopatologia classica (soprattutto attraverso i contributi di autori come K. Jaspers e K. Schneider) ha fondato la possibilità della diagnostica psicopatologica differenziale, in relazione alle due grandi categorie cliniche delle psicosi e delle psicopatie.

I contributi della ricerca scientifica dell’Istituto CESAD, culminati nella teorizzazione della Tavola Epistemologica Universale, hanno trovato la loro traduzione operativa nella campagna culturale e deontologica che le nostre Associazioni SIMPSI e AMPSI hanno condotto, nel corso della loro ormai trentennale esistenza, per la tutela della nostra professione e dei suoi fondamenti scientifici, clinici, didattici e deontologici.
In particolare, negli anni ’80, per quanto concerne la psicoterapia ed il problema della sua istituzionalizzazione, i contributi scientifici dell’Istituto CESAD sono stati impiegati per la stesura di un organico progetto di legge, proposto dalle nostre Associazioni alle Istituzioni Ordinistiche ed approvato dalla FNOMCeO con delibera del 21/ 12/ 1988.
Sulla base di tali contributi, veniva riconosciuto, da parte delle Istituzioni Ordinistiche della Medicina, l’obbligo deontologico di fondare ogni trattamento psicoterapeutico professionale in funzione di rigorosi criteri di diagnostica psicopatologica differenziale, secondo i principi scientifici e clinici statuiti dalla psicopatologia classica.
In contrasto con ogni legittimo criterio di ordine scientifico, didattico, deontologico e professionale, le autorità accademiche, per interessi puramente commerciali, concedevano invece che, nonostante le prescrizioni presenti nella stessa legge 56/89 (Art.3, c.2), la costituzione e la direzione di istituzioni pubbliche e private per l’assistenza psicoterapeutica venissero illegittimamente conferite anche a figure professionali e pseudoprofessionali prive delle necessarie competenze di diagnosi psicopatologica differenziale, indispensabili per un corretto esercizio della psicoterapia e della psichiatria.
Nel quadro di questa battaglia scientifica e deontologica, condotta in contrasto con l’irresponsabile ostilità da parte dei potentati accademici, la posizione dell’Istituto CESAD, sostenuta dalle nostre associazioni, veniva legittimata dalla FNOMCEO e dagli Ordini dei Medici di tutta Italia, i cui Presidenti, nel corso del triennio 1992 – 1994, sottoscrivevano il testo di un Manifesto SIMPSI per la tutela della salute pubblica e delle qualifiche professionali della Medicina.

Negli stessi anni, l’Istituto CESAD, conformandosi ai criteri della Tavola Epistemologica Universale, elaborava il modello di un Corso quinquennale per la formazione dello psicoterapeuta professionale, che otteneva il riconoscimento ed il patrocinio della FNOMCEO
A seguito di tale riconoscimento, Corsi Culturali e Corsi Professionali corrispondenti a tale modello scientifico-didattico sono stati tenuti continuativamente, dalle nostre Associazioni, per 11 anni (dall’Anno Accademico 1984-85 sino all’Anno 1994-95), in molte città d’Italia (Milano, Genova, Padova, Verona, Vicenza, e altre), allo scopo prioritario di garantire una formazione psicopatologica del Medico, generico e specialista, secondo criteri clinici fondati sulla diagnosi psicopatologica differenziale, imprescindibili per qualsiasi attività di livello professionale nel campo della psicoterapia e della psichiatria.
A tale proposito, è d’obbligo ricordare come, già nel lontano 1985, a Milano, in occasione del XXXVI° Congresso della SIP – Società Italiana di Psichiatria – le nostre Associazioni SIMPSI e AMPSI avessero presentato un progetto, elaborato dall’Istituto CESAD secondo i canoni della Tavola Epistemologica Universale, per il quale nei piani didattici della facoltà di Medicina avrebbe dovuto essere inserito un organico programma di formazione nelle discipline psicopatologiche e psicoterapeutiche secondo i principi della psicopatologia classica, soprattutto in relazione ai fondamentali compiti di diagnostica psicopatologica differenziale che il medico è chiamato a svolgere nella sua pratica professionale.
Ignorando completamente i contributi dell’Istituto CESAD e, in particolare, le acquisizioni della Tavola Epistemologica Universale, i potentati accademici, conformandosi incondizionatamente alla logica economicistica del profitto promossa dal cartello dalle Aziende farmaceutiche, hanno viceversa adottato senza riserve, sia nella ricerca scientifica, come nella pratica clinica, il Manuale statistico DSM, strumento pseudodiagnostico “ateoretico” privo di qualsiasi giustificazione epistemologica, in funzione del quale la psicopatologia dovrebbe ridursi ad una sorta di semeiotica operazionistica al servizio di una concezione puramente comportamentistica e pseudoneurologistica del disturbo mentale.
Con l’introduzione di un simile riduzionismo operazionistico nella clinica e nella ricerca scientifica, le autorità accademiche hanno così radicalmente abolito la fondamentale distinzione epistemologica, tipica della psicopatologia classica, tra la metodologia della spiegazione (Erklaeren) e la metodologia della comprensione (Verstehen), rendendo impossibile ogni differenziazione diagnostica tra psicosi e personalità psicopatiche, a tutto vantaggio di una ricettazione psicofarmacologica indiscriminata, patrocinata dalle aziende farmaceutiche.
Questa aberrante adulterazione della nosografia psicopatologica è stata resa possibile anche attraverso l’accreditamento di pubblicazioni pseudoscientifiche confezionate dagli uffici di propaganda delle aziende farmaceutiche e firmate, dietro adeguati compensi, da cattedratici universitari di notorietà internazionale.
In conformità a tale politica di oscurantismo epistemologico, sono stati adulterati, ormai da molti decenni, tutti i concorsi a cattedra per le nostre discipline, nei quali sono stati ostracizzati sistematicamente quegli studiosi che non fossero allineati con il riduzionismo operazionistico del manuale DSM, considerato ufficialmente come una sorta di termine di paragone imprescindibile per la qualificazione “scientifica” di qualsiasi ricerca psicopatologica.
E’ significativo che, malgrado l’esito fallimentare dei programmi scientifici e didattici perseguiti, per le nostre discipline, da parte dei potentati universitari, sia stato denunciato e analizzato, nelle sue implicazioni epistemologiche, ormai da molti decenni, dalla ricerca dell’Istituto CESAD ( si veda , in proposito, tra le ultime pubblicazioni dell’Istituto, l’opera “Psicopatologia Sistematica e Metodo Dialettico – Con rifweimenti alla Tavola Epistemologica Universale ” , Pisa, 2011), soltanto in epoca recente tale fallimento sia stato ufficialmente riconosciuto dalla stessa psichiatria accademica, in occasione del Congresso SOPSI ( Società Italiana di Psicopatologia) dell’anno 2012, sia sotto il profilo didattico, in relazione alla formazione psicopatologica del Medico, sia sotto il profilo della diagnostica clinica e della ricerca scientifica.
In effetti, nel testo della presentazione del suddetto Congresso SOPSI 2012, troviamo scritto:

“Tra gli psichiatri italiani… si sta facendo strada la voglia di conoscere la psicopatologia. Una voglia che esprime… il bisogno di riaffermare la propria professionalità, affrancandola da una pratica quotidiana sempre più piatta e demotivante, il cui vocabolario professionale si è ridotto ad una decina di parole.
Questa “voglia di psicopatologia” è oggi sempre più condivisa anche dai ricercatori. La proposta di criteri diagnostici operativi [cioè operazionistici – ndr] per i vari disturbi mentali era nata, 40 anni fa, dalla convinzione che la ricerca basata sull’uso di quei criteri ci avrebbe avvicinato all’identificazione dei fondamenti etiopatogenetici dei singoli disturbi. Oggi appare sempre più chiaro che quel progetto è fallito…
Solo riscoprendo l’insegnamento della psicopatologia si può trasmettere ai giovani la complessità e la ricchezza delle espressioni della patologia mentale, l’arte della diagnosi differenziale e la capacità di distinguere i disturbi mentali dal mero disagio esistenziale…”
Nonostante questa esplicita confessione del proprio totale fallimento, la psichiatria accademica non ha peraltro dimostrato di possedere, ancor oggi, un’autentica coscienza critica, quale avrebbe potuto conseguire soltanto attraverso il riconoscimento del proprio sostanziale analfabetismo epistemologico – dimostrato dalla sua persistente ignoranza, sino ai nostri giorni, dei fondamenti epistemologici della psicopatologia classica e della Tavola Epistemologica Universale – causa prima del proprio degrado teoretico, clinico e didattico.
In effetti, malgrado gli appelli dell’Istituto CESAD e delle nostre Associazioni, anche in occasione del 1° Centenario della pubblicazione dell’opera fondamentale di Karl Jaspers “Psicopatologia Generale”, per un ritorno alla psicopatologia classica ed ai suoi valori scientifici, etici e professionali, non è stato dato di individuare, a tutt’oggi, nei programmi dei potentati accademici, alcun significativo mutamento, nè alcuna intenzione di aprirsi ad un reale dibattito critico che porti ad un confronto costruttivo per il superamento della drammatica condizione di degenerazione globale in cui versano attualmente le nostre discipline e la nostra professione
A tale riguardo, è significativo verificare come, mentre ignoravano del tutto una tale fondamentale ricorrenza, le nostre autorità accademiche salutavano deferenti l’ultima edizione del manuale operazionistico DSM, la cui natura truffaldina veniva denunciata, in contemporanea, proprio da Allen Frances, coordinatore della precedente edizione DSM IV.
E’ necessario ricordare, a questo punto, come nel nostro momdo accademico abbia acquisito una posizione dominante un orientamento programmatico inteso a ridurre gli stessi studi filosofici ed epistemologici al pensiero unico del riduzionismo operazionistico ed economicistico, in funzione di una visione puramente reflessologica e behavioristica del comportamento umano, di cui viene radicalmente ignorato il fondamento dialettico attualistico.
In questo contesto di progressivo imbarbarimento delle nostre discipline, anche la dottrina psicoanalitica ed i suoi fondamenti epistemologici vengono oggi legittimati come “scientifici” soltanto nella proporzione in cui siano riconosciuti traducibili nel linguaggio dell’operazionismo fisicalistico.
Sotto questo profilo, dobbiamo considerare altamente significativa l’imminente pubblicazione, da parte dell’Istituto CESAD, dell’opera “La crisi della psicoanalisi e dei suoi fondamenti epistemologici” (Roma, 2016), nella quale i contributi delle diverse scuole di psicoanalisi vengono inquadrati secondo i criteri della Tavola Epistemologica Universale: in tal modo, viene evidenziato il fondamento dialettico attualistico di tutti i più importanti concetti psicoanalitici, in funzione di una visione autenticamente universale della personalità umana.
Auspicando che, grazie agli ulteriori sviluppi della ricerca da parte del nostro Istituto CESAD, l’attuale fase di imbarbarimento epistemologico delle nostre discipline ed il conseguente degrado delle nostre discipline – imputabile al perdurante oscurantismo operazionistico dei nostri potentati accademici – possa al più presto essere superata, auguriamo a tutti i Soci e Colleghi un felice Anno Nuovo. .

Il Presidente SIMPSI e AMPSI
( G.Giacomo Giacomini )
Ps. Una copia del volume “La crisi della psicoanalisi e dei suoi fondamenti epistemologici – Psicoanalisi, metodo dialettico e Tavola Epistemologica Universale” di G. Giacomo Giacomini verrà inviata in omaggio a tutti i Soci SIMPSI e AMPSI in regola con il versamento delle quote sociali.

Ti raccomandiamo di far esporre la locandina della nostra Scuola di Specializzazione in Psicoterapia e Psicopatologia nella sede del Tuo Ordine professionale (All.1).

Non mancare di segnalare ai Colleghi anche i nostri Corsi culturali di Preiscrizione, gratuiti per i Soci SIMPSI e AMPSI (All. 2 e 3).

Ricordati di consultare e di segnalare ai Colleghi il nostro sito Internet: www.istpsico.it.
Su questo sito, tra l’altro, si possono visualizzare i filmati di molti dei più recenti incontri culturali di Preiscrizione. Si può accedere alla visualizzazione di questi filmati anche attraverso Youtube, su Canale di IstitutoCesad e su Giovanni Giacomo Giacomini.
In particolare, è ora disponibile il filmato riguardante Allen Frances, il coordinatore “pentito” del manuale DSM IV.
Potrai anche visualizzare i più recenti filmati relativi all’analisi critica integrale delle opere fondamentali di Karl Jaspers (“Psicopatologia Generale”) e di Kurt Schneider (“Psicopatologia Clinica”).

E’ anche disponibile in rete, a cura dell’Istituto CESAD, un nuovo portale per la celebrazione del primo Centenario della dialettica attualistica : www.dialetticaattualistica.it. Consultalo e consiglialo ai colleghi e agli amici.

Promuovi e diffondi tra i nostri Colleghi la conoscenza della nostra ultima pubblicazione ” Psicopatologia Sistematica e Metodo Dialettico – Con riferimenti alla Tavola Epistemologica Universale”, Edizioni ETS, Pisa 2011, opera fondamentale per la formazione scientifica e professionale del medico psicoterapeuta (v. All. 4).

Ti chiediamo di comunicarci – all’indirizzo Email [email protected] – se hai (o non hai) ricevuto il volume “Psicopatologia Sistematica e Metodo Dialettico” di G.Giacomo Giacomini , che viene inviato in omaggio a tutti gli iscritti in regola con il versamento della quota sociale.

Ti raccomandiamo di trasmetterci gli eventuali cambiamenti del tuo indirizzo postale, del numero di telefono e della tua E-mail.

E-mail: [email protected]
Allegati: c.s.

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Nella giornata di San Valentino il CCDU è di nuovo sceso in piazza per informare la popolazione.

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  • 25 Febbraio 2015

Il giorno di San Valentino il CCDU è stato di nuovo presente a Firenze, nella bellissima piazza di Santa Maria Novella con un tavolo informativo per fornire la giusta informazione contro ogni abuso della Psichiatria nel campo della salute mentale
Il CCDU Onlus in Italia, ha raccolto nel corso degli anni centinaia di denunce e tutelato i diritti di moltissimi cittadini vittime di abusi nel settore della salute mentale. Tra le molte campagne condotte, ricordiamo quella sul consenso informato in relazione all’elettroshock, la serie di ispezioni a sorpresa, effettuate nei residui manicomiali italiani nei primi anni ’90 (che portarono alla loro chiusura), attività di informazione e sensibilizzazione sui temi dell’uso di psicofarmaci sui minori, sugli anziani e sul trattamento sanitario obbligatorio.
Il tavolo informativo allestito rimarcava scopi importanti, primo fra tutti quello di raccogliere petizioni di cittadini per
– abolizione dell’elettrochock : oggi ribattezzato ETC ( terapia elletroconvulsiva), l’elettrochock non è altro che la somminstrazione di una scarica elettrica variabile tra 50 e 450 volt. Con l’ECT, tossine dannose “fuoriescono” dai vasi sanguigni e vengono a contatto con il tessuto cerebrale, provocando gonfiore. Le cellule nervose muoiono. L’attività cellulare e la fisiologia del cervello è alterata Le conseguenze sono : perdita di memoria, confusione, perdita dell’orientamento spazio-temporale e perfino la morte. Di solito alla maggior parte dei pazienti è somministrato da un minimo di sei ad un massimo didodici shock, uno al giorno, tre volte alla settimana.
La maggioranza delle persone sono convinte che questa barbarie non sia più in uso e rimangono sbalordite e incredule quando viene detta loro questa triste verità.
Molte petizioni raccolte anche per
appello dei diritti dei bambini contro le etichette psichiatriche e abuso di psicofarmaci.
Oltre alla raccolta di petizioni, che verranno tutte inviate al Ministero della Sanità, dalle ore 11 alle 16, i Volontari di Firenze hanno consegnato gratuitamente più 500 volantini informativi e 400 opuscoli conoscitivi sui farmaci psichiatrici. Sul banco dello stand erano inoltre disponibili altri materiali informativi quali DVD, libri e brochure

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Psichiatria eugenetica e Shoah

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  • 4 Febbraio 2015

 

Eugenetica e miglioramento della razza. In che modo i più eminenti psichiatri
tedeschi condussero la Shoah, e come riuscirono a convincere la gente che si
trattava di una cosa normale.

Gitta Sereny era una giornalista e storica britannica di origini ungheresi.
Nel 1971 ebbe modo d’intervistare Franz Stangl, ex ufficiale delle SS e
comandante dei campi di sterminio di Sobibor e Treblinka, nella prigione di
Düsseldorf in cui stava scontando l’ergastolo, appena pochi mesi prima che lui
morisse d’infarto. L’intervista risultò poi nel libro “In quelle Tenebre”. In
un tratto si legge:

“Sarebbe corretto dire che dopo un po’ si abituò alle liquidazioni?”. “Sì –
risponde Stangl – dopo un po’ ci si fa l’abitudine”. “Dopo giorni? settimane?
mesi?” chiede la giornalista. “Ci vollero dei mesi prima di riuscire a
guardarli negli occhi … era come se non fossero essere umani. Li chiamavamo
‘merce’. Li vedevamo passare attraverso il ‘tubo’ (il corridoio che portava
alle camere a gas, ribattezzato dai nazi ‘La Strada per il Paradiso’) – come
posso dire: erano nudi, schiacciati gli uni contro gli altri, procedevano a
colpi di frusta.”
Psichiatria eugenetica
Didascalia nell’immagine: Il costo di un malato ereditario fino a quando non
raggiunge l’età di 60 anni: 50.000 Marchi
La giornalista insiste – sembra non capacitarsi di come queste azioni fossero
scivolate nella normalità: “Non avrebbe potuto cambiare qualcosa, per esempio
questo trattarli come animali da macello?”. “No – spiega Stangl – quello era
il sistema. Era stato inventato da Wirth, e sembrava funzionare. Siccome
funzionava, non si poteva cambiare”. Chi era mai questo Wirth, e come riuscì
a indurre così tante persone a credere che fosse normale trattare degli altri
esseri umani in maniera così feroce?

Christian Wirth, ufficiale delle SS, nel 1939 fu inviato nella clinica
psichiatrica di Grafeneck per prendere parte al famigerato programma “Aktion
T4” di cui, nel 1940 divenne capo. Questo programma (il nome T4 sta per
Tiergartenstrasse 4 – l’indirizzo dell’ente per la salute) doveva implementare
l’eutanasia forzata su larga scala, eufemisticamente ridefinita “morte per
compassione”. Serviva a lenire la sofferenza di coloro la cui vita “non era
degna di essere vissuta”. Non tutti sanno che, prima dell’Olocausto, in
Germania centinaia di migliaia di persone la cui vita era definita “non degna
di essere vissuta” furono uccise. Poteva capitare a chiunque, non solo agli
ebrei. Molti ‘ariani’ furono sterminati in quel modo. Era l’inizio: il seme
era stato piantato e avrebbe dato i suoi germogli.

L’eugenetica – dal greco “buona nascita” – prese piede sulla scia delle teorie
darwiniane verso la fine del XIX secolo. L’idea di “sopravvivenza del più
forte” fu dapprima usata per impedire che i deboli procreassero e, più tardi,
per giustificarne la soppressione. Hitler la usò come strumento per
“migliorare” la razza umana. Solo gli ariani potevano riprodursi, e dunque
occorreva sterminare le cosiddette razze inferiori: ebrei e zingari, ma anche
‘ariani’ omosessuali e malati mentali.

Il concetto di razza inferiore prese piede in questo substrato culturale
imbevuto di pseudoscienza eugenetica, fornendo la base di consenso allo
sterminio. Ecco perché Stangl poteva “guardare negli occhi” le sue vittime
senza provare rimorso.

In un discorso tenuto al congresso dell’associazione (Berlino, 26 novembre
2010) nell’ambito del dibattito “Psichiatria nel Nazionalsocialismo –
Commemorazione e responsabilità”, il suo Presidente, Prof. Dr Frank Schneider
ha ammesso le gravi responsabilità della psichiatria tedesca per la
giustificazione e l’attuazione dell’Olocausto. Riferendosi alla legge ispirata
dallo psichiatra Ernst Rudin (presidente dell’associazione psichiatrica
tedesca dal 1935 al 1945), approvata nel 1933, poco dopo l’ascesa al potere di
Hitler, sulla prevenzione delle malattie mentali ereditarie, Schneider ammise:

A causa di questa legge più di 350.000 persone furono selezionate dai medici
e forzatamente sterilizzate. Più di 6.000 persone morirono durante questi
interventi. Nella sua veste di presidente dell’allora associazione
psichiatrica, Ernst Rudin nei suoi discorsi d’inaugurazione del nostro
congresso ha più volte parlato in favore di queste sterilizzazioni. Ma non ci
furono solo sterilizzazioni forzate: ci furono anche assassinii… fu uno
psichiatra, Alfred Erich Hoche, nel suo libro del 1920 sull’approvazione dello
sterminio della “vita indegna di vivere”, insieme al giurista Karl Binding, a
coniare il termine “esistenza zavorra” e fu ancora lui che preparò un catalogo
delle presunte malattie mentali incurabili, che chiamò “condizioni di morte
mentale”. Nel 1930 questo diventò nel mensile nazionalsocialista la richiesta:
“Morte alla vita indegna di vivere!”. Nel settembre del 1939 Hitler ordinava
la cosiddetta eutanasia, e incaricò di questo progetto Werner Heyde –
ordinario di psichiatria e neurologia a Wurzburg. Almeno 250 – 300 mila
persone mentalmente e fisicamente malate furono vittime di quest’azione e
delle seguenti fasi di uccisione dei malati, che si protrassero per qualche
settimana oltre la fine della guerra.
Con pulmini grigi, il simbolo dello sterminio, i pazienti venivano prelevati
dalle case di cura e portati alle 6 istituzioni psichiatriche, in cui erano
state costruite le camere a gas. Le istituzioni mentali divennero istituzioni
di sterminio. La cura divenne lo sterminio e gli psichiatri supervedevano il
trasporto e l’uccisione dei pazienti che riponevano in loro la propria
fiducia.

Oggi in Europa gli psichiatri non praticano apertamente l’eugenetica, e si
presentano con un volto umano. A ben vedere però, l’ideologia di base è ancora
viva, ed è intrinseca nel concetto stesso di malattia mentale, in nome della
quale è lecito legare, recludere, imbavagliare, elettroshockare e sedare una
persona contro la sua volontà: per ‘aggiustarla’.

Il discorso completo del Prof Frank Schneider (in tedesco) si trova sul sito
ufficiale DGPPN (Associazione Tedesca di Psichiatria, Psicoterapia e Malattie
Psicosomatiche e Nervose) all’indirizzo:
http://www.dgppn.de/history/psychiatry-under-national-socialism/speech-
professor-schneider.html

Per un riassunto in italiano vedere: Presa di coscienza sugli orrori della
psichiatria durante l’olocausto

https://www.ccdu.org/comunicati/psichiatria-eugenetica-shoah

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Differenze tra Scientology e altre filosofie di L. Ron Hubbard

La libertà della verità è qualcosa per cui l’Uomo non è famoso. Non è affatto famoso per questo. Al contrario, è famoso per aver asservito qualcosa che qualcuno aveva sostenuto essere vero. E questa è una cosa molto, molto diversa dalla libertà della verità. — L. Ron Hubbard

Ogni essere umano cerca di conoscere la verità su di sé e di risolvere i misteri della vita in modo soddisfacente. Quindi, per molte migliaia di anni, un numero incalcolabile di insegnamenti filosofici e religiosi hanno cercato di illuminare la gente con risposte. Ma quando chi li praticava ha insistito, o meglio, preteso , che le sue risposte fossero le uniche, ha bloccato la strada verso una più grande libertà a milioni di persone. Infatti, come insegna la storia, costringere una persona ad accettare una verità, anziché permetterle di trovare la verità, è una strada che porta non alla libertà, bensì alla schiavitù di pensiero e di fede.

Con questa ormai classica affermazione sulla ricerca della verità da parte dell’individuo, L. Ron Hubbard delinea quindi i principi fondamentali che rendono diversa Scientology: i principi per cui ogni persona si impegna in una ricerca personale per scoprire la verità. Una persona, mentre procede in quest’eccezionale ricerca di esplorazione e di avventura, acquista nuove nozioni e illuminazioni finché le sue domande fondamentali su se stessa e sulla vita trovano risposta in modo del tutto soddisfacente. Man mano che avanza su quel cammino, si avvicina sempre di più alla libertà duratura che può trarre solo dalla conoscenza di ciò che è vero per lei.

http://www.scientology.it/books/catalog/differences-between-scientology-and-other-philosophies-classic.html

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Onorati a Firenze i Diritti Umani con il “Premio Giorgio Antonucci”

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  • 18 Dicembre 2014

L’edizione 2014 del “Premio Giorgio Antonucci” per onorare coloro che si sono distinti con il proprio lavoro e impegno a difesa dei diritti umani nel campo della salute mentale si è tenuta sabato 13 dicembre dalle ore 15.00 a Firenze presso l’Auditorium al Duomo, via Cerretani 54r.
La serata si è aperta con l’intervento musicale del trio fiorentino “I Rabarbari” che hanno suonato per un pubblico di quasi 300 persone tra cui insegnanti, educatori, operatori sociosanitari,alunni, fisioterapisti, artisti e musicisti.
I premiati del 2014 nominati dal Dott. Giorgio Antonucci sono stati: la Professoressa Stefania Guerra Lisi, Docente di Discipline Pedagogiche e della Comunicazione e presidente dell’A.N.I.S. (Associazione Nazionale per l’Integrazione Sociale), per il suo impegno nella diffusione di tecniche rispettose dei diritti della persona; il Maestro Aldo D’Amico, primo violoncello presso le orchestre dell’Accademia Nazionale di S. Cecilia e Sinfonica della RAI di Roma, per avere contribuito con la sua musica alla riuscita del progetto autogestito e il Dottor Vito Totire, che ha promosso proposte di legge a tutela dei diritti dei pazienti psichiatrici e interventi di denuncia delle condizioni delle carceri e delle istituzioni totali: OPG, comunità “terapeutiche” chiuse, case di lavoro, per l’impegno nella diffusione del rispetto dei diritti della persona attraverso il loro lavoro.
La Signora Serena Perini Presidente della VII commissione Pari Opportunità, Pace e Diritti Umani del Comune di Firenze ha partecipato con i suoi saluti e auguri.
Il “Premio Giorgio Antonucci” è organizzato dal Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani, una Onlus finalizzata ad investigare e denunciare le violazioni psichiatriche dei diritti umani.
Giorgio Antonucci, medico, ha lavorato al fianco di Basaglia negli anni ’70 a Gorizia; nel 1973 all’ospedale psichiatrico dell’Osservanza di Imola e in seguito, primario del reparto Autogestito Lolli fino al 1996. Oggi Antonucci prosegue la sua attività culturale e scientifica, continua a diffondere la cultura del rispetto e della libertà delle persone psichiatrizzate anche con eventi come questo.

Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani onlus
www.ccdu.org

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Psichiatria, abuso e violenza: una storia infinita

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  • 1 Dicembre 2014

Ogni tanto qualche visitatore della mostra “Psichiatria – un viaggio senza ritorno”, messo di fronte all’infinito elenco di errori ed orrori che costellano il percorso di questa disciplina, non crede ai propri occhi. “E’ roba passata” ci dice, “i manicomi non esistono più, non si fa più l’elettroshock, la lobotomia ecc.” Purtroppo le cose non stanno così, né s’intravedono cambiamenti all’orizzonte, perché violenza e abuso sono la conseguenza diretta e inevitabile del presupposto filosofico alla base della psichiatria.
 Scorriamo le pagine di cronaca. Nel solo mese di novembre, solo in Italia, troviamo un ragazzo autistico legato al letto di contenzione dalla sua psichiatra per 14 ore al giorno per 5 mesi (fonte: corriere.it – Bergamo), un paziente psichiatrico morto suicida all’ospedale di Monza (fonte:ilgiorno.it) e uno psichiatra condannato a 8 anni per violenza sessuale sui pazienti (fonte: ilgiorno.it – Lodi).
 Ma questa è solo la punta dell’iceberg. Secondo il sito www.psych-crimes.org, “gli psichiatri rappresentano solo il 6%di tutti i dottori, ma sono colpevoli di un terzo degli abusi sessuali compiuti da medici a danno deiloro pazienti. La percentuale di abusi sessuali da parte di psichiatri, inoltre, è trentasette volte più alta della media. Gli stessi psichiatri riferiscono che il 65% dei loro pazienti dice loro di essere stata abusata dallo psichiatra precedente.” I ginecologi, a confronto, sono dei dilettanti!
 La “Ohio alliance to end sexualabuse” (OAESV) riferisce sul suo sito che gli episodi di violenza sessuale da parte di dottori sono più che triplicati dal 1989 al 1996. In cima alla classifica ci sono neuropsichiatri infantili e psichiatri (in questo caso, condividono il primato con i ginecologi).
 L’ufficio TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) del Comune di Milano registra circa mille TSO all’anno. Aggiungiamo i trattamenti cosiddetti ‘volontari’ ma, in realtà, fatti sotto minaccia di TSO, e quelli magari non denunciati al Comune, e facilmente raddoppiamo la cifra. Se proiettiamo questa cifra a livello nazionale otteniamo circa 50mila persone che ogni anno vengono legate come salami, immobilizzate al letto di contenzione e sedate con dosi da cavallo contro la loro volontà.
 La storia della psichiatria è costellata di violenza e tortura, spacciate come terapia senza alcuna prova scientifica di supporto.  Castrazioni e shock elettrici ai genitali per curare masturbazione e omosessualità, bagni ghiacciati, isterectomie (per curare l’isteria), shock insulinici, lobotomia, macchine di tortura ecc.
 Recentemente, per dare all’elettroshock una parvenza di medicina, l’hanno ribattezzato TEC (Terapia Elettroconvulsivante). Rispetto al vecchio elettroshock, la TEC viene praticata sotto anestesia e previa assunzione di un farmaco miorilassante per evitare dolore e rottura di ossa e denti, ma la sostanza non cambia: 400 joule di energia sparati nel cervello del malcapitato equivalgono a qualche pugno di Mike Tyson (e infatti producono lo stesso effetto – intontimento, tipico del pugile suonato, e perdita di memoria).
 Come per magia, uno strumento di tortura e di punizione (ricordate “Qualcuno volò sul nido del cuculo”?) viene riciclato come dispositivo terapeutico. Gli stessi paladini della scossa elettrica non sanno spiegarne il funzionamento, ma questo non ha impedito all’élite psichiatrica d’insorgere per evitarne la messa al bando. TEC e  psicochirurgia sono  tuttora inclusitra le prestazioni medico-chirurgiche (con psicochirurgia s’intendono quegli interventi di chirurgia cranica, come la lobotomia, attuata non a  fine neurologico, bensì  per intervenire sulla psiche del soggetto – come nel ”Cuculo”) .
Fonte: http://it.scribd.com
 In maniera singolare, la storia della psichiatria coincide con la storia dei suoi fallimenti. Quando l’evidenza dei fatti è così abbondante da non poter più essere negata, la cura in voga viene abbandonata e ne nasce una nuova, dall’apparenza più umana, che tuttavia ne mantiene le caratteristiche essenziali: natura violenta e nessuna prova scientifica.
 E’ il caso dei farmaci neurolettici (o antipsicotici – detti anche “camicia di forza chimica”) – i farmaci più potenti dell’intero arsenale psicofarmaceutico. Normalmente non dovrebbero essere assunti per più di tre settimane ma, stando alle segnalazioni che riceviamo, questo limite viene bellamente superato – anche di molto. “Certamente calmano – con dosaggi opportuni – qualsiasi individuo” sostiene il Dr Roberto Cestari ma, continua, “vari osservatori hanno fatto notare come le cure prolungate con questi farmaci producono effetti irreversibili che fanno assomigliare questi pazienti a quelli che hanno subito decine di elettroshock o la lobotomia. In effetti con gli antipsicotici opportunamente usati è possibile ottenere una lobotomia chimica: i danni cerebrali, a lungo andare, diventano irreversibili.  Quando osserviamo qualcuno ritenuto matto e notiamo quell’espressione vuota e inebetita, la lingua in fuori, i peli e i chili di troppo e la mancanza di qualche dente, non stiamo osservando i segni della ‘malattia’: stiamo solo vedendo quello che fanno questi farmaci su un essere umano. Avrebbero su di noi il medesimo effetto”.
 Queste violenze e questi abusi, come detto, non sono incidenti di percorso: sono il percorso stesso. Lo psichiatra emette diagnosi in base a pensieri o comportamenti dei suoi pazienti. Pensieri e comportamenti, però, sono manifestazioni del carattere umano e, a differenza di quanto accade nelle altre branche della medicina, non sono soggetti a valutazioni oggettive. Il potere di fare a un paziente cose contro la sua volontà deriva dall’idea che lo psichiatra abbia un metro di giudizio oggettivo per stabilire quando la persona sia bisognosa di cure urgenti ma troppo insana per rendersene conto. Questo metro oggettivo, purtroppo, non esiste.
 Il ripristino dei diritti umani nel campo della salute mentale passa attraverso una riforma generale che ammetta la non scientificità (e conseguente soggettività e opinabilità) delle diagnosi psichiatriche e riclassifichi conseguentemente la psichiatria – non più branca di un sapere medico scientifico, ma disciplina afferente le conoscenze umanistiche (come psicologia, meditazione, yoga ecc). In questo modo le persone desiderose di cure psichiatriche sarebbero libere di ricorrervi, ma nessuno potrebbe più subirle contro la propria volontà.
 
Alberto Brugnettini, Fisico
 CCDU onlus
Patrizia Viglianco Segreteria CCDU Onlus
www.ccdu.org

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Psichiatria: La contenzione

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  • 8 Settembre 2014

 

Parlando di contenzione non può che tornare alla mente Franco Mastrogiovanni,
il maestro elementare che 31 luglio 2009 viene ricoverato al Centro di salute
mentale dell’ospedale San Luca di Vallo della Lucania, per un trattamento
sanitario obbligatorio. Morirà tre giorni dopo, sotto l’occhio impietoso delle
telecamere di sorveglianza, che hanno filmato la sua agonia.

ContenzioneFin dalle loro origini, quando non erano niente altro che guardie
carcerarie nei manicomi, gli psichiatri hanno cambiato di poco la loro
metodologia brutale se non per il fatto di aver introdotto contenzioni
elettriche e chimiche.

Oggi vengono usati molti metodi, tutti violenti, tutti potenzialmente letali,
con i quali il personale degli ospedali sottopone un paziente a contenzione
fisica brutale, di solito poco prima di somministrargli potenti farmaci per
fargli perdere conoscenza.

Le contenzioni meccaniche includono camice di forza, cinture o fasce di cuoio
che legano caviglie e polsi. Stanze isolate acusticamente, apribili solamente
dall’esterno, sono usate per l’isolamento. I potenti farmaci, i cui pericoli
sono stampati sui bugiardini a caratteri minuscoli, sono somministrati come
mezzo di controllo chimico.

Come è dimostrato dalla breve storia che segue, le misure di contenzione
fisica dei nostri giorni somigliano in tutto e per tutto ai primissimi
strumenti di tortura.

1700: Per contenere i pazienti si usavano “camiciole a muro” e catene legate
alle pareti o ai letti. La teoria era: più dolorosa era la contenzione,
migliori sarebbero stati i risultati. Benjamin Rush, noto come il padre della
psichiatria americana ed il cui volto adorna ancora il logo della Associazione
Psichiatrica Americana, sviluppò, alla fine del 1700, la sedia “sedativa”. Il
paziente veniva immobilizzato in uno stato di disagio e dolore enorme.

1787: Lo psichiatra francese Phillippe Pinel abolì l’uso delle catene per
“l’alienato” ma le sostituì con le camicie di forza.

1800: Il “letto a mangiatoia” era una gabbia con letto basso a forma di
graticcio dove il paziente veniva messo per settimane o mesi. L’uso di cinture
legate a manette, bracciali di cuoio e catenelle da caviglia e sedie di
contenzione continuò e gli psichiatri ne sostenevano le “grandi virtù
curative.”

1855: L’uso di “camere d’isolamento” divenne di moda negli ospedali
psichiatrici.

Anni ‘50: Le contenzioni meccaniche furono usate per relegare i pazienti ai
loro letti, come “sedie per contenere”. In alcuni casi, i pazienti erano
confinati al buio in seminterrati simili a prigioni sotterranee.

Il nuovo millennio: Gli attuali metodi di contenzione includono procedure
fisiche, meccaniche, elettriche e chimiche.

2002: L’Unione Europea ha chiesto ad un certo numero di Paesi dell’Est di
eliminare i letti a gabbia (circondati da sbarre, in modo che non si possa
scendere dal letto, e per alcuni tipi non ci si può neanche sedere su di esso)
considerandoli una pratica degradante ed inumana.

La Repubblica Ceca li ha resi illegali solamente dal 2004.

info: https://www.ccdu.org/contenzione

 

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Psichiatria e Servizi per i Minori: rapimento e somministrazione di psicofarmaci a bambini

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  • 3 Aprile 2014

Se una società si misura da come tratta i suoi membri più deboli, il caso di
questa bambina ci fa mostra di come la nostra società sia caduta davvero in
basso, e come il governo (in questo caso il governo USA, ma casi simili non
mancano in Italia) trascuri, abusi e maltratti i bambini affidati alle cure
dei servizi sociali, soggetti a diagnosi arbitrarie e soggettive da parte
dello psichiatra di turno.

Il rapporto ONU del 2013 su “Tortura e altre punizioni o trattamenti crudeli o
degradanti” identifica le seguenti violazioni dei diritti umani:

Trattamenti medici di natura invasiva e irreversibile in mancanza di uno scopo
terapeutico e di un consenso libero e informato, costituiscono tortura o
maltrattamento
Cure mediche che causino gravi sofferenze senza fondato motivo, costituiscono
punizione o trattamento degradante, disumano e crudele e, nel caso sia
implicato lo Stato con intenti specifici, costituiscono tortura.
Interventi forzosi, spesso erroneamente giustificati da teorie di incapacità e
necessità terapeutica sono incompatibili con la Convenzione sui Diritti delle
Persone con Disabilità.
La privazione di libertà fondata su una disabilità, da cui risulti grave
dolore o sofferenza può rientrare nello scopo della Convenzione contro le
Torture. La cosa viene stabilita in base a fattori quali la paura e ansia
prodotte dalla detenzione indefinita, la somministrazione di cure mediche
violente o elettroshock, l’uso di mezzi di contenzione e reclusione, la
separazione dalla famiglia e dalla società.
Maryanne Godboldo, una mamma di Detroit, non avrebbe mai immaginato gli incubi
legali ed emotivi che sarebbero derivati dalla semplice richiesta di sua
figlia di frequentare una scuola pubblica.

La figlia Ariana era nata con una gamba difettosa, che le fu amputata sotto al
ginocchio costringendola ad usare una protesi.

Fino al 2009 Ariana aveva studiato a casa, ma all’età di 11 anni la ragazza
fece richiesta di frequentare una scuola pubblica.

Fu sottoposta alle vaccinazioni previste dalla legge e, subito dopo, iniziò a
manifestare cambiamenti nel comportamento. Maryanne chiese aiuto al Centro
Pediatrico di Oakland, in cui lo psichiatra Daniel Zak si fece gioco della sua
convinzione secondo cui il cambiamento era stato causato dai vaccini, e
prescrisse alla bambina il pericoloso farmaco antipsicotico Risperdal.

Nonostante la somministrazione della cura per diversi mesi, il comportamento
di Ariana continuava a peggiorare e Maryanne, in collegamento con un altro
dottore, fece interrompere il trattamento gradualmente.

Non appena lo psichiatra venne a sapere dell’interruzione della cura, la mamma
fu denunciata ai servizi sociali per negligenza nel sottoporre la figlia a
cure mediche e arrestata per cinque giorni, mentre una squadra della polizia
antisommossa venne a rapire Ariana per rinchiuderla in un centro
neuropsichiatrico infantile pubblico in cui, oltre a sottoporla ai trattamenti
per i quali sua madre aveva negato il consenso, le rimossero la protesi alla
gamba – probabilmente con lo scopo d’impedirle la fuga.

L’avvocato di famiglia riuscì a vedere la ragazza e riferì di averla trovata
“bavosa e melanconica” (tipici effetti dei farmaci antipsicotici). Dopo due
mesi Ariana fu rilasciata a affidata alle cure della zia. Mesi dopo, anche la
mamma fu rilasciata perché si scoprì che l’ordine di arresto era falso. Infine
(sei mesi dopo l’inizio dell’odissea) Maryanne poté finalmente riabbracciare
la figlia.

L’assistente sociale cui era stato assegnato l caso non si curò nemmeno
d’incontrare la ragazza e, quando fu interrogata nell’ambito del processo,
dichiarò di avere richiesto (per il prelievo di una bambina di 11 anni!)
un’auto con gabbia ai sedili posteriori.

La stessa assistente sociale rivelò anche di avere autorizzato il trattamento
farmacologico di Ariana nonostante la nota di ammissione all’ospedale
psichiatrico indicasse espressamente “nessun farmaco”. I farmaci – quattro
tipi diversi di psicofarmaci molto potenti – le furono somministrati senza
nemmeno uno studio della sua cartella clinica pregressa. Non solo: autorizzò
anche ulteriori vaccinazioni “se necessarie”, incluso quella che mamma
Maryanne riteneva avesse causato il peggioramento di Ariana.

Il comportamento degli psichiatri (e dell’assistente sociale che agiva in base
ai loro ordini) è sicuramente classificabile come incompetente, vendicativo e
affetto da complesso di superiorità e, come ebbe modo di dire Dario Fo nel
commentare recentemente una simile vicenda italiana, rivela la “spocchia delle
istituzioni che trattano bambini come fascicoli”.

Nell’ambito di questa penosa vicenda sono state commesse diverse violazioni
dei diritti umani sanciti dall’ONU.

Secondo la testimonianza dell’avvocato di famiglia, la ragazza dopo qualche
settimana di “cura” era bavosa e malinconica. In altre parole, il trattamento
da lei ricevuto “senza necessità” (senza test clinici) le aveva causato grave
sofferenza senza fondato motivo (punto 2 delle violazioni ONU).

Il trattamento farmacologico obbligatorio, senza nemmeno l’ausilio dello
studio della sua cartella clinica, e il dolore e sofferenza causati
dall’ospedalizzazione forzata e l’allontanamento dalla famiglia (punti 3 e 4
delle violazioni ONU).

Il CCHR (associazione USA “sorella” del CCDU) ha presentato denuncia
all’autorità giudiziaria chiedendo un inchiesta sul comportamento dei servizi
sociali e degli psichiatri.

Fonte articolo: http://www.cchrint.org/2014/03/18/psychiatry-child-
protective-services-abducting-and-drugging-children/

Nota: Kelly Patricia O’Meara è un premiato reporter investigativo per il
Washington Times e il Insight magazine, e scrive decine di articoli esponendo
la frode delle diagnosi psichiatriche e dei pericoli degli psicofarmaci –
compresa la sua innovativa storia di copertina del 1999, “Pistole & dosi”, che
espone il legame tra farmaci psichiatrici e atti di violenza insensata. È
anche autrice dell’acclamato libro “Psyched-out: come la psichiatria vende la
malattia mentale e smercia le pillole che uccidono”. Prima di lavorare come
giornalista investigativo, la O’Meara ha trascorso sedici anni in Campidoglio
come un membro dello staff del Congresso per quattro dei suoi membri. Ha
conseguito una laurea in scienze politiche presso l’Università del Maryland.
www.ccdu.org

 

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I neuroni specchio

Psichiatra Firenze

I neuroni specchio scoperti a partire dagli anni ‘90 nel cervello di macaco a livello delle aree premotorie  costituiscano un grandissimo passo avanti nello studio della psichiatria e una delle più importanti scoperte nel campo delle neuroscienze: il sistema motorio, da sempre considerato un sistema di puro “out put” comportamentale motorio, ha rivelato impensate capacità di “lettura” di “effordance” oggettuali, gesti altrui e persino capacità di interpretazione delle emozioni dell’altro. I neuroni specchio hanno un importante ruolo per l’apprendimento attraverso l’imitazione, ulteriori studi mettano in risalto la relazione che hanno i neuroni specchio con le caratteristiche del linguaggio. A conferma di ciò è stato notata dai ricercatori un’ampia zona del cervello delle scimmie in relazione con il sistema dei neuroni specchio. Nel cervello dell’uomo l’area F5 del sistema diventa l’area di Broca dell’emisfero sinistro dominante nel destrimane, come a sostituire il linguaggio di gesti e comportamenti con un sistema complesso di comportamento linguistico. Inoltre, i ricercatori ritengono che il sistema specchio rilevando e simulando a livello neuronale motorio le azioni osservate, contribuisce a una teoria della conoscenza o, teoria della mente( Thery of Mind ; T.O.M. ), cioè la caratteristica dell’uomo di sapere e riconoscere che anche i propri simili sono dotati di una mente che ha lo stesso funzionamento e gli stessi sentimenti della propria. È stato anche proposto il collegamento tra il sistema specchio con le patologie della conoscenza e della comunicazione, in particolare l’autismo la scoperta dei neuroni specchio ha aperto molte nuove ricerche attualmente in corso che stanno valutando la scoperta in varie direzioni.

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“NON ABBIATE PAURA”, Paolo Crepet parla ai giovani

In una delle sue numerose conferenze, lo psichiatra Paolo Crepet ha parlato all’interno delle rosate mura dalle tinte pastello del piccolo e accogliente teatro “Cassero” di Castel san Pietro Terme.

Nato a Torino nel 1951, Crepet è uno dei personaggi di spicco nel campo della psichiatria italiana, oltre che essere pungente curatore di rubriche per i giovani e presenza assai richiesta nei talk show televisivi.
paolo crepet, psichiatria, senza paura, chiara berardo, coeconews

L’argomento della serata aveva come titolo “Senza paura”.

Un monito forte che ha dato il via a una lunga serie di riflessioni.

Il professore, durante tutta la serata, ha coinvolto i numerosi presenti con pensieri taglienti e precisi: le giovani generazioni sono insoddisfatte del mondo in cui vivono, ma la maggior parte non fa nulla per cambiare la propria situazione.

L’atteggiamento pessimistico dei giovani, ha spiegato il professore, è una conseguenza inevitabile del pessimismo catastrofico delle generazioni precedenti, della visione nera di una crisi senza fine, di genitori che riversano le proprie paure su figli, che per questo crescono pieni di paure, chiusi nel proprio guscio, protetti come pulcini sotto la chioccia e spaventati dal mondo.
paolo crepet, psichiatria, senza paura, chiara berardo, coeconews

Questa troppa tutela, questa troppa paura dei grandi fa regredire i giovani, li rende incapaci di vedere un futuro.

“Chi lascia la strada vecchia per quella nuova sa quel che perde, ma non sa quel che trova”. E invece è proprio la strada nuova che deve essere intrapresa, Crepet in questo è stato chiaro.

Li si deve far provare, li si lasci perdere su strade sterrate, li si lasci cadere: si rialzeranno più forti e agguerriti di prima.

Le giovani generazioni sono tenute ad avere un futuro, è un loro diritto: non si lascino marcire in un ozio di comodità, li si aiuti a reagire, a lottare, a crearsi il futuro. In Italia manca il lavoro. Non solo: mancano curiosità, ambizione, desiderio.

I social network, così freddi e privi di vita, succhiano ai giovani la voglia di pensare.

Senza curiosità le generazioni vanno verso la rovina. Una curiosità che, seguendo i ragionamenti di Crepet, è legata a filo doppio con l’umiltà: solo chi è umile e sa di non sapere ha il dono della curiosità, del voler conoscere, scoprire, capire.

E solo chi ha curiosità e creatività è capace di andare avanti.
paolo crepet, psichiatria, senza paura, chiara berardo, coeconews

Oltre alla creatività e all’ingegno, ha spiegato Crepet, i giovani hanno bisogno di chi sappia riconoscere il loro talento.

Il giovane Biro non avrebbe potuto coltivare le sue geniali idee senza l’aiuto del magnate Bic.

Per questo è giusto che le generazioni presenti aiutino le giovani generazioni ad andare oltre al pessimismo, oltre a quel che sarà, a pensare a ciò che ci sarà di meglio invece che pensare a chiudersi nel proprio angolo familiare per non fare entrare le brutture della vita. “Aprirsi al mondo perché il mondo entri in noi”.

Il messaggio di Crepet ai giovani è stato una grande ventata di forza, incoraggiamento e ottimismo. Perché togliendo ai giovani l’ottimismo e riempiendoli di paure li si porta alla rovina dell’anima.

Chiara Berardo

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Stateofmind.it per la Ricerca in Psicologia e Psicoterapia lancia il concorso Primo Premio Italiano State of Mind 2012

Stateofmind.it (http://www.stateofmind.it), è il nuovo giornale di psicologia, psicoterapia, psichiatria e varia attualità, per il professionista e l’appassionato del settore, va on line con il nuovo sito e presenta il Primo Premio Italiano State of Mind 2012 per la Ricerca in Psicologia e Psicoterapia rivolto a giovani ricercatori del settore.

In occasione del lancio del nuovo giornale online di psicologia, Stateofmind.it con il patrocinio dell’istituto di Ricerca Studi Cognitivi, bandisce il Primo Premio Italiano State of Mind 2012 per la Ricerca in Psicologia e Psicoterapia rivolto a giovani ricercatori del settore. La scadenza del concorso è il 15 novembre.

Tutte le informazioni su: http://www.stateofmind.it/premio-state-of-mind-ricerca/

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Conclusa la mostra: Il volto sconosciuto della psichiatria Errori e orrori

Roma 25 aprile 2012 – Da Mercoledì 11 a domenica 22 aprile, presso il Palazzo Ferrajoli, nella centralissima P.zza Colonna, si è tenuta la mostra dal titolo: “Il volto sconosciuto della psichiatria – Passato e presente di errori e orrori”. Alle ore 18:30 di mercoledì 11, Silvio De Fanti, vice presidente del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus, organizzatore dell’evento, ha presentato l’iniziativa e introdotto gli opsiti dell’inaugurazione: il dott. Luigi Oppido, già Direttore dell’Assessorato alla Sanità della Regione Lazio, il dott. Mauro Scanu, Presidente di Solidaritalia, l’avv. Giulio Berri, Pubblico Ministero Onorario del Tribunale Penale di Roma, e lo psichiatra Giorgio Antonucci che nel 1969 ha lavorato nell’ospedale psichiatrico di Gorizia allora diretto da Franco Basaglia.

L’esposizione multimediale, che rientra in una vasta campagna di informazione del CCDU – Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus, fa tappa nelle più importanti città europee. In Italia, lo scorso ottobre 2011, è stata esposta a Torino, mentre Milano l’ha ospitata per tre anni di seguito, l’ultima nel dicembre 2011 a Palazzo Giureconsulti.

Nel 2012 la mostra ha aggiunto una nuova sezione dal titolo “Spunti e riflessioni sul movimento di riforma della psichiatria in Italia”, dedicata alle principali azioni di riforma attuate in Italia a partire dall’esperienza di Franco Basaglia e Giorgio Antonucci.

La mostra rappresenta un viaggio nel tempo, dal 1700 a oggi, attraverso le violazioni dei Diritti Umani, i trattamenti invasivi e lesivi della dignità umana da parte di un certo tipo di psichiatria istituzionale, in Italia e nel mondo, e presenta dibattiti sulle discusse diagnosi di alcuni disturbi mentali anche nei bambini e sul marketing delle case farmaceutiche.

L’itinerario si snoda fra pannelli fotografici e supporti multimediali audio-video con documentari storici e giornalistici che accompagnano il visitatore. L’intento è informare la cittadinanza sulle atrocità commesse in passato e, come servizio alla comunità, contribuire a migliorare la tutela dei Diritti Umani in ambito psichiatrico nel presente e per il futuro, con particolare attenzione verso le fasce deboli della popolazione.

Venerdì 20 aprile dalle ore 16:00 fino alle 19:00, all’interno dell’esposizione, si è svolta la conferenza-dibattito “Trattamento Sanitario Obbligatorio in Psichiatria: necessità terapeutica o violazione del Diritto?”. E’ stato un confronto sui controversi metodi di contenzione chimica, sotto forma di psicofarmaci, e fisica, come il Trattamento Sanitario Obbligaotrio (TSO), utilizzati ancora oggi.

La conferenza è stata caratterizzata dalla viva attenzione degli oltre 100 partecipanti. Tra i relatori del convegno professionisti quali l’avvocato Gioacchino di Palma, avvocato dell’associazione Telefono Viola per la difesa dei diritti dei pazienti psichiatrici, la dott.ssa Vincenza Palmieri, presidente dell’Istituto Nazionale di Pedagogia Famigliare, docente universitario, psicologa, e fondatrice del programma “Vivere senza psicofarmaci”, il dott. Marco Bertali, psichiatra, psicologo, psicoterapeuta, dirigente medico presso il Centro di Salute Mentale di Gorizia, città in cui operò Franco Basaglia, e il dott. Francesco Miraglia, Avvocato.

La conferenza ha registrato anche la partecipazione eccezionale e inaspettata del dott. Coppola Alessio, presidente del Telefono Viola. Invitato a parlare il dott. Coppola ha manifestato i suoi ringraziamenti al CCDU per il lavoro informativo svolto con la mostra, ed ha fornito le modalità di intervento della sua associazione che si occupa di assistenza per il paziente, per i suoi famigliari, di confronto con gli psichiatri che hanno in carico la persona fino ad arrivare a tutelarne i diritti di fronte ai giudici.

A questo riguardo l’avvocato Di Palma del Telefono Viola ha sottolineato l’importanza di garantire ai pazienti psichiatrici i diritti che sono risconosciuti a tutti i cittadini dalla Costituzione e dai trattati e dichiarazioni internazionali, denunciando la lacuna legislativa nell’istituire uffici preposti a questo compito e denunciando la riluttanza degli istituti psichiatrici a concedere accesso nelle loro strutture ai legali e altre figure di protezione del diritto.

La dott.ssa Palmieri ha invece sottolineato che la psicologia è la scienza dell’anima, ricordando il vero significato della parola “psyche”, anima per l’appunto. Fondamentale il concetto per comprendere che l’anima, per definizione immateriale, non è contenibile e che le “terapie” di contenimento, psicofarmaci e trattamento obbligatorio non sono cure per l’anima. La dott.ssa Palmieri ha anche narrato alcuni episodi di eclatanti abusi con TSO (Trattamenti Sanitari Obbligatori) ai danni di adolescenti che soffrivano di patologie mediche curabili con trattamenti della medicina tradizionale di cui il suo Istituto è stato testimone.

L’avv. Miraglia, nel riferire le sue esperienze nella tutela dei diritti della persona abusata con TSO, ha ricordato l’importanza di fare informazione perché giudici e operatori del settore possono non conoscere queste problematiche aprendo involontariamente la porta all’abuso.

Ha chiuso gli interventi il dott. Bertali che nel rimarcare il concetto che la psichiatria dovrebbe essere “la medicina dell’anima”, ha denunciato il tradimento della psichiatria costrittiva e istituzionale che con sostante chimiche, che quindi hanno effetto sul corpo, medicalizza la sofferenza mentre dovrebbe aiutare le persone a passare l’acme di uno stato insopportabile finché questo il problema è risolto.

Numerose le domande, le manifestazioni di solidarietà e le intenzioni di collaborazione da parte dei presenti che si sono poi riversati negli adiacenti locali dell’esposizione “Il volto sconosciuto della psichiatria”.

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Continua fino al 22 Aprile la mostra: Il volto sconosciuto della psichiatria

Viaggio nel tempo: psichiatria dal 1700 ad oggi

Roma 16 aprile 2012 – Mercoledì 11 aprile alle ore 18.30, a Palazzo Ferrajoli in P.zza Colonna, si è tenuta la cerimonia di apertura della mostra: “Il volto sconosciuto della psichiatria – Passato e presente di errori e orrori”. Silvio De Fanti, vice presidente del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus, organizzatore dell’evento, ha presentato l’iniziativa e introdotto gli opsiti dell’inaugurazione: il dott. Luigi Oppido, già Direttore dell’Assessorato alla Sanità della Regione Lazio, il dott. Mauro Scanu, Presidente di Solidaritalia, l’avv. Giulio Berri, Pubblico Ministero Onorario del Tribunale Penale di Roma, e lo psichiatra Giorgio Antonucci che nel 1969 ha lavorato nell’ospedale psichiatrico di Gorizia allora diretto da Franco Basaglia.
L’esposizione, che rientra in una vasta campagna di informazione del CCDU – Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus, fa tappa nelle più importanti città europee. In Italia, lo scorso ottobre, è stata esposta a Torino, e Milano l’ha ospitata per tre anni di seguito, l’ultima volta nel dicembre 2011 a Palazzo Giureconsulti.
Quest’anno la mostra ha una nuova sezione dal titolo “Spunti e riflessioni sul movimento di riforma della psichiatria in Italia”, dedicata alle principali azioni di riforma attuate in Italia a partire dall’esperienza di Franco Basaglia e Giorgio Antonucci.
La mostra è un viaggio nel tempo, dal 1700 a oggi, attraverso le violazioni dei Diritti Umani, i trattamenti invasivi e lesivi della dignità umana di un certo tipo di psichiatria istituzionale, in Italia e nel mondo, con i dibattiti su discusse diagnosi di alcuni disturbi mentali anche nei bambini e il marketing delle case farmaceutiche.
L’itinerario si snoda fra pannelli fotografici e supporti multimediali audio-video con documentari storici e giornalistici che accompagnano il visitatore. L’intento è informare la cittadinanza sulle atrocità commesse in passato e, come servizio alla comunità, contribuire a migliorare la tutela dei Diritti Umani in ambito psichiatrico nel presente e per il futuro, con particolare attenzione verso le fasce deboli della popolazione.
Venerdì 20 aprile dalle ore 16:00 alle ore 18:30, nel contesto della mostra, avrà luogo la conferenza-dibattito: “Trattamento Sanitario Obbligatorio in Psichiatria: necessità terapeutica o violazione del Diritto?”. Si tratta di un confronto sui controversi metodi di contenzione chimica e fisica utilizzati ancora oggi.
Tra i relatori della conferenza-dibattito l’Avvocato Francesco Miraglia penalista, il Dott. Marco Bertali medico psichiatra, psicologo, psicoterapeuta, dirigente medico presso il Centro di Salute Mentale di Gorizia, Dott. Gioacchino Di Palma Avvocato legale Telefono Viola, Dott.ssa Vincenza Palmieri, Direttore Responsabile Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare. Moderatore: Silvio De Fanti, Vice Presidente del Comitato dei cittadini per i Diritti Umani Onlus.
L’esposizione è a ingresso libero e rimarrà aperta al pubblico dalle 10.30 alle 21:00 fino al 22 aprile 2012.

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Mostra: Il volto sconosciuto della psichiatria Errori e orrori

Roma 10 aprile 2012 – Mercoledì 11 aprile alle ore 18.30, a Palazzo Ferrajoli in P.zza Colonna, inaugurazione della mostra: “Il volto sconosciuto della psichiatria – Passato e presente di errori e orrori”.
L’esposizione, che rientra in una vasta campagna di informazione del CCDU – Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus, fa tappa nelle più importanti città europee. In Italia, lo scorso ottobre, è stata esposta a Torino, e Milano l’ha ospitata per tre anni di seguito, l’ultima volta nel dicembre 2011 a Palazzo Giureconsulti.
Quest’anno la mostra ha una nuova sezione dal titolo “Spunti e riflessioni sul movimento di riforma della psichiatria in Italia”, dedicata alle principali azioni di riforma attuate in Italia a partire dall’esperienza di Franco Basaglia e Giorgio Antonucci.
La mostra è un viaggio nel tempo, dal 1700 a oggi, attraverso le violazioni dei Diritti Umani, i trattamenti invasivi e lesivi della dignità umana di un certo tipo di psichiatria istituzionale, in Italia e nel mondo, con i dibattiti su discusse diagnosi di alcuni disturbi mentali anche nei bambini e il marketing delle case farmaceutiche.
L’itinerario si snoda fra pannelli fotografici e supporti multimediali audio-video con documentari storici e giornalistici che accompagnano il visitatore. L’intento è informare la cittadinanza sulle atrocità commesse in passato e, come servizio alla comunità, contribuire a migliorare la tutela dei Diritti Umani in ambito psichiatrico nel presente e per il futuro, con particolare attenzione verso le fasce deboli della popolazione.
Venerdì 20 aprile dalle ore 16:00 alle ore 18:30, nel contesto della mostra, avrà luogo la conferenza-dibattito: “Trattamento Sanitario Obbligatorio in Psichiatria: necessità terapeutica o violazione del Diritto?”. Si tratta di un confronto sui controversi metodi di contenzione chimica e fisica utilizzati ancora oggi.
Tra i relatori l’Avvocato Francesco Miraglia penalista, il Dott. Marco Bertali medico psichiatra, psicologo, psicoterapeuta, dirigente medico presso il Centro di Salute Mentale di Gorizia, Dott. Gioacchino Di Palma Avvocato legale Telefono Viola, Dott.ssa Vincenza Palmieri, Direttore Responsabile Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare. Moderatore: Silvio De Fanti, Vice Presidente del Comitato dei cittadini per i Diritti Umani Onlus.
L’esposizione è a ingresso libero e rimarrà aperta al pubblico dalle 10.30 alle 21:00 fino al 21aprile 2012.

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STIGMA, PSICHIATRIA, MALATI PSICHICI

STIGMA, PSICHIATRIA, MALATI PSICHICI

Lo Stigma, il marchio indelebile che caratterizza il malato psichico e si proietta sul gruppo sociale di appartenenza è ancora oggi uno dei principali ostacoli ai programmi di terapia e di assistenza dei pazienti psichiatrici, che continuano a rimanere discriminati e ghettizzati, perchè della pazzia ancora ci si vergogna.

È così inimmaginabile una psichiatria priva di riferimenti e di rimandi sociali, anzi la psichiatria è probabilmente il settore delle scienze mediche nel quale risulta particolarmente evidente come i fattori ambientali giochino un ruolo fondamentale, spesso non inferiore a quello dei fattori di ordine biologico, nello spiegare la genesi, il decorso, gli esiti e i risultati dei trattamenti delle diverse forme di disagio psichico.

Innumerevoli sono i passi avanti che sono stati attuati, ma diversi interrogativi e criticità ancora permangono. Grazie ad un insieme di normative si sono gettate le basi per creare le condizioni per andare al di là dello stigma e della discriminazione nei confronti delle persone che soffrono di disagio mentale, restituendo loro, almeno in parte, la possibilità di sviluppare la consapevolezza e la garanzia dei fondamentali diritti della persona umana.

Si tratta di una questione di cultura, secondo Alarcón svolge alcune fondamentali funzioni rispetto alla psicopatologia. La prima è costituita dal fatto di rappresentare uno strumento rappresentativo ed esplicativo poiché serve a dare un senso al disturbo psichico e a renderlo meno patologico, all’interno del suo contesto culturale, ma un’altra funzione della cultura è quella patogena e patoplastica. Infatti alcuni eventi culturali possono contribuire alla genesi di un disturbo e la cultura può plasmare vari aspetti della mente umana, come ad esempio il contenuto di deliri o allucinazioni, il significato di manifestazioni ansiose e il significato dei sintomi.

Avendo trasformato ogni problema ed emozione umana in una malattia mentale, la psichiatria ha assunto però il ruolo di autorità sulle faccende umane, con drammatici effetti nella vita di miliardi di persone e ingenti macabri ricavi per le aziende farmaceutiche. Pomposamente, inoltre, illustri psichiatri vanno in televisione a rispondere ad ogni domanda come se avessero la risposta a qualsiasi cosa e tutti sono pronti a prendere come oro colato ogni singola sillaba detta.

Dagli aspetti relazionali e sociali della psichiatria nasce così il problema dello stigma e della stigmatizzazione. Succede cioè che la psichiatria, ma anche altre discipline mediche per la verità, rimangono condizionate da pregiudizi nuovi e vecchi. Pregiudizi che offuscano e sviliscono non solo le persone che soffrono ma anche i curanti, anche gli oggetti terapeutici, anche le modalità curative, con possibili effetti a cascata.

Un punto importante rimane l’interpretazione della malattia mentale come devianza: “La follia – afferma Jervis – è anzitutto un giudizio di devianza; in pratica è il nome che si dà a certe violazioni delle regole del vivere sociale”. La diagnosi psichiatrica non avrebbe un valore scientifico, ma dipenderebbe da categorie socioculturali ed etichetterebbe le persone non corrispondenti a un determinato modello sociale secondo i passaggi: deviante, non normale, anormale, malato. Alla psichiatria spetterebbe quindi una funzione organica al “sistema”: farsi carico dei devianti, provvedere al loro ricupero, al loro reinserimento sociale e, nel caso non fosse possibile, garantire la loro esclusione per mezzo dell’istituzionalizzazione. Questi concetti vengono spesso integrati in una concezione marxista, per cui la malattia psichica è conflitto psichico, ripercussione di contraddizioni e di tensioni sociali. Come, secondo Marx la storia è storia della lotta di classe, così, per una psichiatria di orientamento marxista, la storia del malato è una storia di oppressione. Quindi, secondo lo psichiatra Franco Basaglia “l’unica possibilità che ci resta è di conservare il legame del malato con la sua storia – che è sempre storia di sopraffazioni e di violenze – mantenendo chiaro da dove provenga la sopraffazione e la violenza”.

La trasformazione dei modelli di assistenza psichiatrica ha determinato inoltre un aumento del carico esercitato dai pazienti psichiatrici sulle famiglie.

La valutazione del carico familiare e della disabilità sociale insieme alle ricerche sui costi e sulle prestazioni sono diventate così strumenti necessari per un corretta organizzazione dei servizi di salute mentale. I bisogni delle famiglie ed il funzionamento sociale del paziente sono utili strumenti per valutare l’efficacia degli interventi psichiatrici e per programmare, ad opera del servizio territoriale, interventi specifici atti alla cura delle varie psicopatologie.

Una moderna psichiatria dal volto umano è quella quindi che si immerge nel grande grembo della filosofia per cercare di analizzare e comprendere fino in fondo il buio in cui affonda l’animo umano, la sua disperata richiesta di senso. E’ quella che ha trasformato in esperienze alternative di diagnosi e cura l’approccio fenomenologico del grande medico svizzero Binswanger, la daseinanalyse di Heidegger, la prospettiva esistenzialista sartriana della libertà e dell’individualità. E’ quella, soprattutto, che ha abbattuto i muri dei manicomi lager dove la diversità o la semplice sofferenza mentale venivano trattate da aberrazioni della natura, nascoste alla sensibilità collettiva, sequestrate e violentate con elettrochoc, contenzione, psicofarmaci, tecniche di isolamento e stigmatizzazione.

Andrea Mazzoleni, socio terapeuta

ottobre 2010



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Cambiare il Passato per poter vivere serenamente il futuro. Tre psicologi di fama mondiale si incontrano a Milano

Tre grandi psicologi si confronteranno sabato 13 e domenica 14 marzo 2010 al seminario di formazione avanzata dal titolo “Cambiare il Passato – strategie per superare in tempi brevi il Disturbo Post Traumatico da Stress“. Il seminario si terrà a Milano presso la Casa Cardinale Ildefonso Schuster in via S. Antonio 5 e, pur essendo prevalentemente rivolto ai professionisti che, a vario titolo, si trovano a confrontarsi con la complessa problematica del Disturbo Post Traumatico da Stress (DPTS), è aperto a chiunque sia interessato, direttamente o indirettamente, a tale argomento.
Il titolo stesso dell’evento rende chiaro lo scopo e vuole sottolineare come per poter superare il Disturbo Post Traumatico da Stress e per vivere in serenità il futuro bisogna disincagliarsi dal passato: e il superamento di esso, con i suoi eventuali traumi, è un condizione necessaria, una condizione “sine qua non”.

Giorgio Nardone, Fondatore, insieme a Paul Watzlawick (fondatore della cosiddetta scuola di Palo Alto), e direttore del Centro di Terapia Strategica (C.T.S.), dove svolge la sua attività di psicologo e psicoterapeuta. Dirige la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Breve Strategica presso il C.T.S. in Arezzo e la Scuola di Comunicazione e Problem Solving Strategico ad Arezzo e Milano oltre ad essere Docente di Tecnica di Psicoterapia Breve presso la Scuola di Specializzazione in Psicologia Clinica all’Università di Siena.
Camillo Loriedo, psichiatra e psicoterapeuta é docente di Psichiatria all’Università Statale di Roma “La Sapienza” e presidente della Società Europea di Ipnosi e della Società Italiana di Ipnosi.
Jeffrey K. Zeig, scrittore in psicoterapia ed autore o coautore di oltre 20 libri sulla psicoterapia, tradotte in undici lingue straniere. Inoltre è il fondatore e direttore della Milton H. Erickson Foundation, un ente federale dedicato alla formazione di professionisti della salute mentale ed alla promozione ed al progresso dei contributi per le scienze delle salute.
Per informazioni ed adesioni rivolgersi a: Telefono: 0039 02 62694490 – Fax: 0039 02 93661409
[email protected]

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Disturbo Post Traumatico da Stress: tre psicologi di fama mondiale spiegano come superarlo.

Il Disturbo Post Traumatico da Stress, abbreviato in DPTS, è un disturbo che oggi colpisce molte persone: si pensi che il 30% delle persone che vivono in zone di guerra ne sono colpite. Questo disturbo, considerato una vera e propria “Ferita dell’anima”, porta a problemi psicologi che incidono pesantemente sulla vita di coloro che ne sono colpiti, tanto che circa il 10% degli affetti da questa patologia rischiano di cadere in una vera e propria depressione cronica.
Per questa ragione Prof. Camillo Loriedo, del Prof. Giorgio Nardone e del Prof. Jeffrey Zeig, tre psicologi di fama mondiale, hanno organizzato per sabato 13 e domenica 14 marzo 2010, un seminario di formazione avanzata “Cambiare il Passato – strategie per superare in tempi brevi il Disturbo Post-Traumatico da Stress”. Il seminario si terrà a Milano presso la Casa Cardinale Ildefonso Schuster in via S. Antonio 5 e, pur essendo prevalentemente rivolto ai professionisti che, a vario titolo, si trovano a confrontarsi con la complessa problematica del disturbo post traumatico da stress, è aperto a chiunque sia interessato, direttamente o indirettamente, a tale argomento. Per ulteriori informazioni visitare i siti: www.giorgionardone.it, www.bsst.org, www.centroditerapiastrategica.org.
Per informazioni ed adesioni rivolgersi a: Telefono: 0039 02 62694490 – Fax: 0039 02 93661409
[email protected]

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