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Prelibettazze pasquali della pasticceria calabrese.

Beh, anche a Pasqua la pasticceria calabrese si da’ da fare e fa parlare di sé con le sue tipiche produzioni di periodo, realizzate con arte, maestria e secondo i più rigidi canoni tradizionali, rispettando le più artigianali ricette gastronomiche della regione.

 

Un modo per festeggiare con delizia e sapore la Resurrezione di nostro Signore, proposta con varie ed accattivanti referenze da siti di commercio elettronico della zona che sulle proprie vetrine virtuali evidenziano un offerta allestita sempre con interessanti e veraci “chicche” della gastronomia locale.

 

Un tempo, quando ancora merendine e brioches erano di là da venire, le massaie si mettevano d’impegno realizzando enormi quantità di questi tradizionali dolci, che sarebbero serviti poi a deliziare grandi e piccini per più e più tempo…diciamo fino agli inizi dell’estate almeno. Ai giorni nostri poche ormai sono le “casalinghe” che ancora si dedicano a questa “nobile arte” pasticciera di periodo: ma chi ancora riserva uno spazio del prezioso tempo a questa “pia opera di gusto” lo fa cercando di conservare i canoni e le ricette più antiche.

 

 

Interessante, in particolare è la gallinella con uova sodo, davvero una stravaganza in termini di lavorazione ed originalità, in particolare per i più piccini: come dire “anche l’occhio vuole la sua parte”!! Si tratta infatti di un dolce di pasta a forma di gallinella, con uovo sodo. La sua lucentezza è data dalla spennellatura, a fine lavorazione e prima della cottura, di tuorlo d’uovo sbattuto. Tra gli ingredienti farina, lievito, sale, semi di anice, uova sode ed aromi naturali, che consentono di mantenere la fragranza di questa ricercatezza per più e più tempo!!

 

La gurpinella (o chinulille pasquali) è un originale fagottino lavorato cotto in forno, con uva sultanina e mandorle tritate. Anche in tal caso la sua lucentezza è data dalla spennellatura, a fine lavorazione e prima della cottura, di tuorlo d’uovo sbattuto. Ed ancora una volta la sua preparazione viene realizzata solo con ingredienti naturali (farina, lievito, sale, semi di anice, aromi naturali, ripieno di uva passa e mandorle).

 

Il “pisaturo” (cullura, cuculi o cuzzupe) conosce una duplice versione: quella con uva sultanina, oppure quella con uovo sodo. Come si vede l’uovo sodo ricorre sovente nelle preparazioni di questo periodo per festeggiare, in particolare, in occasione della tradizionale Pasquetta, da trascorrere tassativamente con scampagnate all’aria aperta della primavera appena iniziata: e non potrebbe essere diversamente, visto che è simbolo di ri-nascita . Anche il pisaturo nella versione con uovo sodo assume una forma caratteristica, interessante ed accattivante, diremmo quasi a forma di bambolina.

 

Menzione a parte va fatta per la Riganella, in quanto la sua origine non è “strettamente calabrese” bensi delle varie comunità albanesi che si sono integrate secoli fa in varie zone del nostro meridione, a seguito delle persecuzioni turche ed ottomane. Ed ecco che i centri delle Presila Greca hanno fatto proprio questo dolce, con qualche variante anche nel nome (lariganata). Nei rituali calabresi è sempre presente il significato di rigenerazione ciclica della vita , che si esprime attraverso le forme, legate nella maggior parte dei casi al cerchio ed alla spirale. E’ difficile darne uno spessore storico certo; ma è inevitabile qualche confronto con mosaici tardo-medioevali. Tanto per cambiare, anche in tal caso la relativa preparazione ricorre solo ad ingredienti genuini:farina tipo “o”, olio di oliva, lievito, zucchero, latte, mandorle,marmellata, uva sultanina.

 

…..prego scegliere, dunque: anche la Pasqua calabrese ha molto da offrire, in questo periodo!!

Giorgio Candia – www.saporidellasibaritide.it

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Dolci e tradizioni del Natale in Calabria.

Vivere nei grandi centri significa tante volte non rinnovare degli usi e delle consuetudini di una volta, cose che più di ogni altra fanno rievocare l’aria delle feste natalizie, quella dei bei tempi ormai passati, quando il periodo di fine anno era il rinnovarsi di modi di vivere particolari, di una solidarietà tra le genti unica, e non festa di mero ed esclusivo consumismo, quando ci si ricorda delle persone più care giusto “perché si fa così”. E ciò perché il frenetico tran-tran quotidiano ci porta a non aver più tempo per le piccole cose che danno un gusto unico alla vita.

Nei piccoli centri calabresi ci sono invece usi che si ripropongono di anno in anno, in particolare quello di “mettere la frissura” il primo dicembre, un modo come un altro per dare il benvenuto al periodo dell’ avvento. Si provvede, cioè, alla produzione in casa di dolci tipici della tradizione locale, un sapore, un aria, un gusto unico che inebria i vicoli dei vari centri, e dove è consuetudine, oltretutto, offrire vicendevolmente parte della propria produzione ai vicini e parenti più prossimi, laddove i più piccini sono dediti a far da fattorini nello scambio di piatti e guantiere, ricevendone in cambio qualche piccola mancia.

Alcune di queste “prelibatezze” di pasticceria si possono acquistare su siti di commercio elettronico di prodotti tipici calabresi, che si rivolgono ad affidabili pasticceria per poter disporre di queste golosità ottenute secondo norma (confezionamento, etichette e quant’altro), dunque con un grado di sicurezza ed igiene all’altezza delle aspettative.

E tra le varie ghiottonerie dolciarie del periodo si ritrova, così la giurgiulena. Il sesamo, si sa, è alimento basilare nella cucina araba in genere, ed il nostro meridione è stato per lungo tempo influenzato da questo popolo, in Calabria in particolare ha lasciato l’uso del prodotto in questo dolce tipico natalizio: la giurgiulena. Si tratta di un torrone lavorato con miele, mandorle, zucchero, confettini colorati ed aromi di arancia in modo tradizionale, sì da mantenere per lungo tempo la sua fragranza e il suo sapore inconfondibile, tagliato a tozzetti romboidali.

La pasta confetto
rappresenta un’altra originale ghiottoneria decembrina. Di forma irregolare, c’è chi punta ad una forma quasi sferica, chi la preferisce di forma oblunga. La ricetta originale non prevede l’uso di lievito chimico, in quanto la pasta confetto deve crescere in padella con un movimento lento e costante, conferito all’olio di cottura in movimento. Terminata l’operazione di cottura le forme sferiche si addensano in una pentola mediante il miele.
 
I crustuli, turdilli o cannaricoli calabresi, sono dei tozzetti di pasta frolla, ove ingredienti essenziali per la relativa produzione sono farina, acqua, vermouth, olio di oliva, miele, sale. Una chicca di questo prodotto: nei decenni passati questo era sì uno dei tipici dolci natalizi, ma in epoca di ristrettezza e di magra come allora, allorquando le merendine e le brioss erano di là da venire, i crustuli si conservavano nei tradizionali “tarzaruli”, contenitori di creta o argilla dotati di apposito coperchio in legno, e si consumavano fino a primavera inoltrata.
 
La riganella è un dolce e/o pane tipico del rituale delle comunità Arbëreshë (albanesi), presenti in vari centri in Calabria (ma anche in Basilicata, Puglia e Sicilia) per sfuggire secoli addietro ai saccheggi dei turchi; ma anche delle comunità delle Presila Greca con qualche variante anche nel nome, ove viene detta “la riganata”. Nei rituali calabresi è sempre presente il significato di rigenerazione ciclica della vita, che si esprime attraverso le forme, legate nella maggior parte dei casi al cerchio ed alla spirale. E’ difficile darne uno spessore storico certo; ma è inevitabile qualche confronto con mosaici tardo-medioevali .
 
Sono tutte produzioni assolutamente naturali, senza l’uso di addensanti e conservanti, come tassativamente richiesto dalle ricette tradizionali.
 
Qualche “ peccatuccio di gola” che nel periodo natalizio val proprio la pena regalarsi: per la dieta……magari ne parliamo a gennaio!!

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