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Dopo il tilt del software bancario di Poste si aspettano i rimborsi

Il tilt causato dal software bancario SDP costruito da IBM e HP per Poste Italiane ha causato enormi disagi in tutta la penisola. Tra i malcapitati dei disservizi bisogna anche annoverare un rapinatore di Santa Croce sull’Arno, in quanto, il 7 giugno scorso il malvivente armato di tutto punto fa irruzione nell’ufficio postale di Staffoli e suo malgrado si trova anche lui a fare i conti con il crash del software bancario.

A parte lui, l’amministratore delegato di Poste Italiane, Massimo Sarmi, afferma che tutti gli utenti saranno risarciti, e che saranno fornite alla clientela dichiarazioni di mancata fruizione del servizio nei casi in cui i clienti siano stati impossibilitati ad attendere l’espletamento dei servizi. Per quanto riguarda i rimborsi economici l’utenza dovrà dimostrare attraverso documenti, che i danni subiti siano stati causati dal guasto del software bancario, le richieste di rimborso potranno essere effettuate sia direttamente che attraverso gli organi di difesa del consumatore che già da giorni si sono messe all’opera per raccogliere tutte le rimostranze. A breve sarà messo a disposizione da Poste Italiane un vademecum su come inoltrare la richiesta di rimborso.

Si prevedono richieste di rimborso per milioni di euro, ovvero tutti quei cittadini e aziende che a causa del blackout del software bancario non hanno potuto partecipare a concorsi non essendo riusciti ad inviare per tempo la raccomandata, o saranno iscritti nell’elenco dei cattivi pagatori o si ritroveranno multe raddoppiate perché non sono riusciti a pagare per tempo il dovuto. E’ per questo che Poste Italiane gioca sulla difensiva mettendo sul tavolo degli imputati IBM; si attende quindi una richiesta di indennizzo record anche per i danni d’immagine causati dal malfunzionamento del software bancario.

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Gestione documentale: GSE si affida agli Rfid

Per velocizzare la gestione documentale, finalmente, anche GSE (Gestore dei Servizi Energetici) è passato alla tecnologia Rfid. L’introduzione ha il chiaro obiettivo di snellire i processi di movimentazione e tracciabilità delle pratiche, in modo che tutti i documenti prodotti vengano archiviati in modo che siano sempre facilmente tracciabili. Dovendo conservare per legge i faldoni per almeno 20 anni, infatti, è ben comprensibile come la mole di carte possa diventare ingestibile se non ben organizzata. Archiviarle è un problema, ritrovarle un miraggio, quando si ha a che fare con un parco di oltre 130.000 installazioni, ciascuna delle quali richiede un cartelletta contenente documenti cartacei e digitali e a sua volta inserita in contenitori di plastica o cartone.
La gestione documentale era diventata ingestibile, ma con la nuova metodologia sicuramente ci sarà un miglioramento dei processi che permetterà di conoscere in ogni momento l’esatta posizione di una determinata pratica per mezzo di un palmare a Rfid. Ma non solo, perché il dispositivo sarà in grado anche di registrare tutte le operazioni compiute: dalla data e ora della richiesta, all’utente che l’ha effettuata. In questo modo tutto sarà sotto controllo. La gestione sarà affidata da una piattaforma software a più moduli, con uno strumento web per l’amministrazione generale, un’applicazione per la stampa delle etichette, uno per lo scaricamento delle informazioni dai gate Rfid, ed infine un’app per il palmare.
Il sistema è stato testato su 33mila pratiche e non ci sono stati problemi: da oggi, insomma, per il GSE la gestione documentale non sarà più un incubo.

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900 pensionati rimangono senza pensione

L’informatica è oramai entrata in modo prepotente nelle vite di tutti, anche chi per sua sfortuna incappa in problemi informatici dovuti a terzo.

Proprio uno di questi problemi ha afflitto in questi giorni circa novecento pensionati toscani, che non hanno percepito la propria pensione a causa della fusione tra due banche, ovvero la Banca Toscana con il Monte dei Paschi.

Qusti problemi sono stati sicuramente dovuti da una mancanza di gestione del problema da parte del software bancario, non opportunamente modificato per l’occasione.

Il problema è che quando l’istituto della pubblica amministrazione ha disposto i bonifici per il pagamento delle pensioni, il software della gestione delle filiali della banche non ha riconosciuti l’IBAN, perché riferito alla vecchia banca.

Queste sono purtroppo le problematiche che alcune volte affliggono i sistemi informativi e non solo delle banche, piccoli grandi disservizi, che se pur presenti non mitigano l’utilità dei sistemi informativi e soprattutto di tutto il tempo che grazie a loro si riesce a risparmiare.

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Valle Agricola, festeggia Franco Di Muccio

E’ proprio vero che la potenza della rete si manifesta ogni giorno in maniera più forte, e come questa permetta di lavorare da qualunque posto nel pianeta.

Franco Di Muccio è un imprenditore di 41 anni, nato e cresciuto in Inghilterra, ma di genitori italiani.

Laureatosi in Inghilterra in ingegneria informatica, ha, con due amici, progettato e realizzato un software per gli investimenti in borsa.

Il suo software bancario permette all’utilizzatore di investire in borsa tranquillamente dal suo pc, dal notebook ed addirittura dal proprio cellulare.

Questo programma permette di gestire tutti i software dei servizi bancari, in modo semplice ed intuitivo, proprio questo ha decretato il successo del programma, per il quale, alcune banche inglesi, hanno offerto 6 milioni di sterline per acquisire i pieni diritti sul software.

Ma l’imprenditore non si è arreso alle lusinghe, ed ha prontamente rifiutato.

Ora ha spostato la sua sede in un piccolo paesino di non più di 1000 anime nella provincia di Caserta.

Con i lavori di ristrutturazione della casa, ha creato una vera e propria centrale operativa, dalla quale può, con pochi e semplici click, monitorare le borse di tutto il mondo.

Un orgoglio ed un vanto della piccola cittadina, che nei passati anni ha visto una tragica riduzione degli abitanti, proprio a causa dell’emigrazione.

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