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Alessandro Testa: l’istintività dell’arte a “Spoleto incontra Venezia”

Il noto artista Alessandro Testa è stato intervistato in occasione della sua partecipazione alle grandi mostre “Spoleto incontra Venezia” curate da Vittorio Sgarbi e dirette dal manager Salvo Nugnes. L’esposizione è allestita fino al 24 Ottobre 2014, presso due storici edifici veneziani: Palazzo Falier e Palazzo Rota-Ivancich.

 

D: Per Lei l’arte è stata una valvola di sfogo nella Sua vita?

R: Sì. Non saprei più farne a meno.

 

D: A quale corrente artistica si ispira?

R: Non mi sono ispirato a nessuna corrente artistica, la mia pittura é  istintiva. Solo in seguito, da vari critici, il mio modo di pitturare è stato considerato affine a grandi pittori come Pollock e Tancredi, che nella mia ignoranza, non conoscevo.

 

D: Qual è l’emozione più forte che le ha dato creare una Sua opera?

R. Nel creare le mie opere provo sempre emozioni straordinarie. Non saprei dire quale sia stata la più forte. Di sicuro, per me, é sempre un crescendo.

 

D: Come concepisce l’arte?

R: L’arte, a mio parere, è potersi esprimere in tutti i modi, con libertà e senza condizionamenti.

 

D: Cosa l’ha spinta a dipingere?

R: Per molti anni, mi sono dedicato alla scultura in legno e bassorilievi in rame, poi, quasi improvvisamente, ho sentito la voglia  con la pittura di esprimere i miei sentimenti, la rabbia verso le ingiustizie, l’insoddisfazione e anche la mia gioia.

 

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“Spoleto incontra Venezia”: Luciano Trevisan ottiene grande consenso alla mostra curata da Vittorio Sgarbi

In occasione della grande mostra di “Spoleto incontra Venezia” a cura di Vittorio Sgarbi con la direzione del manager produttore Salvo Nugnes è possibile visionare le interessanti proposte pittoriche del noto artista Luciano Trevisan, che stanno riscuotendo ampio consenso e apprezzamento. L’esposizione, si tiene dal 28 Settembre al 24 Ottobre 2014 nella stupenda cornice veneziana di due edifici aristocratici, Palazzo Falier e Palazzo Rota-Ivancich, con nomi del calibro di Dario Fo, Eugenio Carmi, Pier Paolo Pasolini, José Dalì.

Trevisan è interprete della realtà, che lo circonda in maniera personale con una pittura impegnata e socialmente presente, attenta e partecipe, che diventa anche uno strumento di denuncia sociale e richiamo collettivo. Ci conduce attraverso i percorsi della memoria in una dimensione metafisica, fatta di continui rimandi e sovrapposizioni, trasportando l’osservatore in una visione parallela con colte rielaborazioni del reale. Il colore è espressione di linguaggio dal forte potenziale comunicativo e arricchisce la scena di suggestione, rafforzando lo spessore della tematica trattata e lasciando tracce indelebili nel tempo dei significati profondi ad essa correlati.

Trevisan nel parlare del concetto di fare concepire l’arte e delle sue fonti ispiratrici dichiara “È complicatooggi definire la parola “arte”. Tutto è arte: in questa corsa sfrenata del nostro tempo è difficile soffermarsi a vedere per poi pensare. un quadro viene giudicato un’icona ferma e superata. Oggi si sente il bisogno di sperimentazione: reazioni visive, provocazioni, performance estreme. Oggi basta avere le idee, non serve più saper dipingere o scolpire, siamo tutti diventati artisti, così ci ha insegnato la tv. Certamente, sono erede della pittura del novecento, ma ogni giorno incontro gli artisti che hanno stimolato in me l’amore per l’arte, frequento visivamente le loro mostre, rileggo la storia del loro percorso. Artisti vicini al mio modo di pensare, pittori che hanno dipinto la vita, il costume, le disattenzioni del loro tempo, come Bosch, Bruegel, Hogarth, Goya, Munch, Hopper. In modo particolare apprezzo Giotto, Beato Angelico, Piero Della Francesca, Antonello Da Messina, Caravaggio, Velasquez”.

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Da Cremona alla laguna veneziana per le mostre “Spoleto incontra Venezia”

Spoleto incontra Venezia” la grande mostra curata dall’autorevole critico Vittorio Sgarbi e diretta dal manager produttore Salvo Nugnes, che si svolge dal 28 Settembre al 24 Ottobre 2014 nelle rinomate sedi veneziane di Palazzo Falier e Palazzo Rota-Ivancich, si avvale della preziosa collaborazione del Forno Valentina, qualificata realtà di settore affermata in ambito nazionale. In esposizione personalità illustri tra cui Dario Fo, Eugenio Carmi, Pier Paolo Pasolini, José Dalì e altri noti esponenti del panorama attuale.

Il Forno Valentina è un’azienda concepita in chiave moderna, con impianti di lavorazione all’avanguardia, che ha saputo fondere in perfetto equilibrio le sapienti tradizioni artigianali con le più avanzate tecnologie di produzione, offrendo una risposta pienamente adeguata alle odierne esigenze dell’alimentazione contemporanea. La vasta gamma di specialità persegue un target qualitativo assai elevato, adottando criteri di lavorazione e materie prime tipiche del prodotto artigianale, nell’intento di offrire le migliori garanzie sulla fragranza e sulle caratteristiche organolettiche al consumatore finale.

Al riguardo il titolare Renato Giugni spiega “Utilizziamo esclusivamente materie e ingredienti di prima scelta, senza additivi e conservanti chimici. Produciamo con la dedizione di chi lavora da sempre con la massima soddisfazione nel gratificare la propria clientela affezionata e fidelizzata e forniamo un prodotto semplice, naturale e gustoso, frutto dell’amore e della passione per l’antica tradizione, rivisitata in formula innovativa e attualizzata per rispondere ad ogni specifica preferenza”.

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Spoleto incontra Venezia: Intervista a Jacqueline Domin in occasione della sua partecipazione alle grandi mostre

In occasione della sua partecipazione alle prestigiose mostre di “Spoleto incontra Venezia” a cura di Vittorio Sgarbi, la fotografa Jacqueline Domin ha rilasciato una breve intervista per parlare della sua arte. Le sue opere sono in esposizione presso lo splendido Palazzo Rota – Ivancich, situato a pochi passi da Piazza San Marco, a Venezia, fino al 24 Ottobre 2014

D: Attualmente a quale produzione artistica si sta dedicando?

R: Mi occupo di fotografia.

D: Cosa ne pensa del ruolo nella società dell’arte oggi?

R: È una boccata di ossigeno. Qualunque forma d’arte in un mondo così velocizzato e automatizzato ti permette di soffermarti, lasciandoti andare alle emozioni e alla riflessione. L’arte rende l’uomo libero.

D: Qual è il messaggio che tiene particolarmente a diffondere?

R: Siamo figli dell’acqua e delle stelle, arrivati per ultimi su questo splendido pianeta. Non siamo superiori a nessuno: rispettando il diverso per quello che è, anche fosse una lucertola, faremmo del bene a noi stessi.

D: Come si definisce?

R: Mi piace definirmi una testimone e una grande osservatrice.

D: Che cos’è per Lei l’ispirazione?

R: È uno stato intimo di felicità pura, di pienezza e di voglia di partecipare.

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Intervista alla rinomata pittrice Jacqueline Domin in occasione delle mostre di Spoleto incontra Venezia

In occasione della sua partecipazione alle prestigiose mostre di “Spoleto incontra Venezia” a cura di Vittorio Sgarbi, la fotografa Jacqueline Domin ha rilasciato una breve intervista per parlare della sua arte. Le sue opere sono in esposizione presso lo splendido Palazzo Rota – Ivancich, situato a pochi passi da Piazza San Marco, a Venezia, fino al 24 Ottobre 2014 

D: Attualmente a quale produzione artistica si sta dedicando?

R: Mi occupo di fotografia.

D: Cosa ne pensa del ruolo nella società dell’arte oggi?

R: È una boccata di ossigeno. Qualunque forma d’arte in un mondo così velocizzato e automatizzato ti permette di soffermarti, lasciandoti andare alle emozioni e alla riflessione. L’arte rende l’uomo libero.

D: Qual è il messaggio che tiene particolarmente a diffondere?

R: Siamo figli dell’acqua e delle stelle, arrivati per ultimi su questo splendido pianeta. Non siamo superiori a nessuno: rispettando il diverso per quello che è, anche fosse una lucertola, faremmo del bene a noi stessi.

D: Come si definisce?

R: Mi piace definirmi una testimone e una grande osservatrice.

D: Che cos’è per Lei l’ispirazione?

R: È uno stato intimo di felicità pura, di pienezza e di voglia di partecipare.

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Intervista al noto pittore Diego Boiocchi in occasione delle mostre di Spoleto incontra Venezia

Dal 28 Settembre al 24 Ottobre 2014 si tengono le grandi mostre “Spoleto incontra Venezia” curate dal Prof. Vittorio Sgarbi e dirette dal manager Salvo Nugnes, a Venezia. Tra nomi illustri del panorama artistico contemporaneo, nella meravigliosa location di Palazzo Rota-Ivancich, storica dimora situata a pochi passi da Piazza San Marco, espone le sue opere Diego Boiocchi, poliedrico artista, conosciuto con il nome di Moho.

Di seguito l’intervista.

D: Per Lei l’arte è mai stata una valvola di sfogo nella sua vita?

R: Non direi. Sono una persona che ha sempre vissuto in serenità, per cui, non essendo sotto pressione, non ho mai avuto necessità di “sfogarla” attraverso vie alternative e poter così rendere accettabile la routine quotidiana. Piuttosto ritengo che l’Arte sia un mezzo per manifestare appieno la propria natura ed il proprio Io, uno strumento per fissare e comunicare la propria creatività e profondità d’animo.

D: A quale corrente artistica si ispira?

R: Ho sempre cercato di isolarmi come un eremita nel mio ex convento, al fine di evitare contaminazioni dirette od indirette, in quanto ritengo che pur senza ispirarsi consciamente a movimenti o correnti artistiche, il solo imprinting fornito dalla formazione culturale e dai media possa minare la nostra originalità, vero punto di forza di un Artista. Quanto sopra premesso, ho amato da giovane gli Impressionisti e Chagall. Amavo la loro istintività, la forza espressiva, il romanticismo. Credo che, se fossero oggi in attività, si servirebbero di mezzi digitali per esprimersi, mezzi d’avanguardia che permettano loro di cogliere l’istintività del soggetto con mezzi del momento, sostituendo alle macchie grezze di colore le matrici di pixel a bassa definizione.

D: Qual è l’emozione più forte che le ha dato creare una Sua opera?

R: Vi sono due emozioni distinte, a mio avviso, legate a due distinti momenti. Una prima, legata alla gioia, soddisfazione e stupore di aver creato, spesso inconsciamente, un qualcosa di intenso, bello ed inatteso. Una seconda, nel momento in cui l’Osservatore, Critico, Curatore o Pubblico abbia modo di apprezzarla e confidi di aver alterato il proprio stato emotivo nel rapportarsi con essa.

D: Come concepisce l’arte?

R: Io credo che sia difficile definire cosa sia arte. Come risulta difficile definire il concetto di vita. Quando la vedi, però, la riconosci subito e la chiami Arte. Anche se si manifesta in una forma che non avevi in precedenza codificato. In generale credo sia una forma superiore di trasmissione di stati emotivi, che si serva dei sensi. Ed essendo le menti i nostri strumenti per interpretare i messaggi, la relativa comprensione dipende da esse. Per questo è così diverso il livello di percezione dell’opera da individuo ad individuo. Per me, l’Arte non è abilità tecnica, non è rappresentazione accademica, non è manierismo, non è iperrealismo. È espressività pura. È originalità unita al concetto estetico. È messaggio canalizzato con strumenti nuovi. Ma non è costituita dalla sola idea di fondo, come molta arte contemporanea tende a riconoscere. La sola idea per me non basta, deve esserci emozione ed istintività, non solo ragione. Deve esserci il romanticismo di Chagall e Chopin, l’espressività di Van Gogh e Beethoven, l’intensità di Schiele e Wagner, l’ironia di Woody Allen e Debussy, il genio di Leonardo e J. S. Bach.

D: Cosa l’ha spinta a dipingere?

R: Io dipingo da sempre, da quando ero piccolo. Per cui… Non saprei. È una necessità. Una forma naturale di espressione. Come la musica, che fin da piccolo ho coltivato, con studi di pianoforte, composizione, orchestrazione. Sono strumenti per esprimere la propria creatività ed emozione. Sono parte di me.

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Spoleto incontra Venezia: l’arte figurativa di Paride Falchi in mostra

Nel novero degli artisti rinomati presenti alla grande mostra di “Spoleto incontra Venezia” curata da Vittorio Sgarbi e diretta dal manager produttore Salvo Nugnes, si inserisce il pittore Paride Falchi, con i suoi  pregiati quadri di matrice classica figurativa. L’esposizione veneziana inaugurata trionfalmente il 27 Settembre durerà fino al 24 Ottobre 2014, allestita presso due sedi famose di secolare origine nobile, il Palazzo Falier e il Palazzo Rota-Ivancich. Al loro interno sono ospitate creazioni di personaggi del calibro di Dario Fo, Eugenio Carmi e José Dalì.

Questa prestigiosa iniziativa vuole ricordare e celebrare il talento di Paride Falchi, scomparso il 27 Maggio del 1995, come omaggio simbolico alla sua fervida e viscerale dedizione per l’arte. Nel 1986 gli è stato dedicato un ampio documentario televisivo dalla Rai TV a testimonianza dell’acclarata fama raggiunta. Nel commentarne l’estro creativo è stato dichiarato “La sua opera sorda alle sirene delle avanguardie o alla popolarità si volge a un’antica fede nel disegno, l’unica capace di conferire contenuto poetico all’arte, in base alla sua concezione. Egli ha seguito la sua fede in ‘splendido isolamento’ in un mondo lontano e parallelo alle avanguardie e all’informale, così di moda nelle accademie”.

L’autorevole Professor Carlo Munari di lui scrisse nel 1984 “È un’artista, che merita la più vasta udienza. Se il nostro tempo anziché disperdersi in un’estenuante ed estenuato dibattito sui ‘linguaggi’ badasse ai ‘valori’ il pittore Falchi emergerebbe in plastica evidenza, in esclusiva ragione della -poesia- che si innerva nelle sue immagini”.

Il Professor Renzo Margonari nel 1984 affermò “È un rappresentante tipico, per l’assoluta mancanza di distrazione dal proprio territorio culturale, del paesaggismo mantovano del dopoguerra. Si tratta di una corrente pittorica della quale è rimasto il solo degno rappresentante”.

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L’artista brasiliana Helena Manzan presenta a Venezia Archetyp’Art_Natura astrocita in occasione delle mostre “Spoleto incontra Venezia”

Evento imperdibile la grande mostra di “Spoleto incontra Venezia” con la partecipazione di illustri personalità come Eugenio Carmi e José Dalì, le meravigliose opere di Dario Fo, e una mostra fotografica su Pier Paolo Pasolini. Tutto ciò sotto l’autorevole curatela di Vittorio Sgarbi e la direzione del manager  produttore Salvo Nugnes. Il contesto espositivo designato per le opere di Helena Manzan è l’antico Palazzo Rota Ivancich, nei pressi di Piazza San Marco. L’esposizione resterà in loco dal 28 Settembre al 24 Ottobre 2014.

Helena Manzan è nata in Brasile da padre veneto e madre brasiliana. Laureata in accademia d’arte presso l’Università Federale di Uberlandia, (MG) Brasile, con specializzazione in programmazione visuale.

Il primo quadro a olio lo ha dipinto a 11 anni, mentre a 17 aveva già ottenuto il suo primo riconoscimento. Negli anni ottanta si è messa in viaggio per incontrare i grandi maestri dell’arte in Argentina, Uruguai, Paraguai e a San Paolo. Dalla fine degli anni ‘90 comincia ad esporre in America ed Europa. Dal 2002 si trasferisce definitivamente in Italia dove vive e lavora.

Helena Manzan ha tenuto numerose mostre in Brasile e in Italia, a New York, Londra, Lisbona e Novosibirsk. L’opera in mostra a “Spoleto incontra Venezia” è intitolata “Archetyp’Art_Natura astrocita”, una stampa digitale del 2013.

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“Spoleto incontra Venezia”: l’interessante ricerca pittorica informale di Giuseppe Oliva in esposizione

Il pittore Giuseppe Oliva, già presente con successo a “Spoleto Arte” è presente nel novero degli artisti selezionati per le grandi mostre di “Spoleto incontra Venezia” allestite nella spettacolare cornice della città lagunare con la curatela del critico Vittorio Sgarbi e la direzione del manager produttore Salvo Nugnes, dal 28 Settembre al 24 Ottobre 2014. Il famoso Palazzo Rota-Ivancich, situato a pochi passi da Piazza San Marco, accoglie una collettiva di altissima portata, con l’esposizione di opere appartenenti a personaggi altisonanti, tra cui Dario Fo, Eugenio Carmi, José Dalì e un’inedita carrellata fotografica in omaggio a Pier Paolo Pasolini. 

Il percorso di Oliva si inserisce nel recupero del viscerale legame d’unione con i contesti marini puri e incontaminati, luoghi incantevoli dalle ammalianti atmosfere, che ricordano la sua adorata terra d’origine, la Sicilia, rievocati con una vena di appassionato lirismo poetico. Attraverso i dipinti rielabora con la mente vivaci spunti di riflessione esistenziale, che appartengono al variegato cammino delle memoria trasferito sulle tele.

In ogni dettaglio minimale, in ogni minuzioso particolare trova elementi integranti, che diventano parte di un tutto unitario e omogeneo, nel quale la dimensione di macrocosmo si trasforma in microcosmo e viceversa. Si delinea una fusione perfetta tra la densa consistenza della materia e l’armoniosa mescolanza delle sfumature tonali, stese vigorosa abilità gestuale. Sgarbi lo ha definito “Artista denso e intenso nella pittura a spatola, che si muove sopra una gamma molto astratta, quasi come si può vedere nei quadri su Cassis”.

La sua è una pittura scultorea: utilizza spatolate materiche e sferzanti, stende con generosa abbondanza colori intensi, corpulenti, capaci di raffigurare i pezzi di mare, di dare voce alle brezze marine, di restituire profumi di erbe, di prati, di boschi, di paesaggi rigogliosi, immersi nel silenzioso fluttuare delle nuvole, spronando lo spettatore a entrare in una emozionante prospettiva fantastica, in un itinerario onirico tra sogno e realtà.

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Il simbolismo e le allegorie nelle opere di Alessio Serpetti a “Spoleto incontra Venezia”

Dal 28 Settembre al 24 Ottobre 2014, sono in allestimento le prestigiose mostre “Spoleto incontra Venezia” curate da Vittorio Sgarbi e dirette dal manager Salvo Nugnes, presso lo storico Palazzo Rota-Ivancich, situato a pochi passi di Piazza San Marco, a Venezia. Nel novero degli artisti, tra grandi nomi come Dario Fo, José Dalì e Eugenio Carmi, troviamo anche Alessio Serpetti.

 

Serpetti nasce a Roma nel 1975 e fin dall’infanzia manifesta il suo amore per il disegno, tanto che a 9 anni è già allievo del Maestro Carlo Marcantonio, per quanto riguarda tecniche grafiche e pittoriche, dapprima presso l’Accademia Prenestina del Cimento, poi alla Scuola d’Arte “Casa Romana”. Curioso sapere che, solamente un anno dopo inizia ad esporre i suoi lavori, elaborando, nella prima metà degli Anni Novanta, una poetica figurativa del tutto personale, profondamente legata al vero, ma al tempo stesso carica di simbolismi, che conduce soprattutto sull’immagine femminile di cui riesce a rendere, attraverso una profonda capacità introspettiva, le varie espressioni emotive e gestuali proprie del nostro tempo.

 

Alessio Serpetti, ispirato soprattutto dalla poetica simbolista e surrealista, dalla gestualità delle figure preraffaellite, dall’uso caravaggesco della luce e dalle rappresentazioni della vanitas del Seicento olandese, orienta la sua ricerca verso un surrealismo scenografico notturno ed enigmatico, intriso di lirismo e ricco di allegorie di carattere onirico e teatrale.

 

Di lui dicono “Esegue le opere con tecnica impeccabile, degna di un pittore di antica tradizione, con meticolosa e doviziosa raffinatezza nel tratto, con la scrupolosa attenzione di chi vuole rappresentare con lucida esattezza e precisione anche il minimo dettaglio narrativo e dare enfasi formale alle spettacolari immagini visionarie. Nei dipinti riscopre iconografie medievali e rinascimentali, simboli archetipi e miti dimenticati, in una raffigurazione che appare come la riproduzione virtuale di un lungo viaggio notturno, di uno sprofondamento in un mondo sommerso e sotterraneo, dove sopravvivono le creature e le divinità, che popolano e animano la nostra sfera onirica e fantastica”.

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Intervista al noto pittore Giuseppe Oliva in occasione delle mostre di Spoleto incontra Venezia

Il pittore Giuseppe Oliva, già presente con successo a Spoleto Arte, partecipa alle grandi mostre di Spoleto incontra Venezia allestite a Palazzo Rota-Ivancich a pochi passi da Piazza San Marco, con la curatela del critico Vittorio Sgarbi e la direzione del manager produttore Salvo Nugnes, dal 28 Settembre al 24 Ottobre 2014. Di seguito l’intervista all’artista.

D: Come nasce l’occasione di partecipare a questo importante evento espositivo?

R: L’occasione nasce sicuramente dall’aver conosciuto l’azienda Promoter Arte ed in particolare Salvo Nugnes, che ha avuto e continua ad avere fiducia in me, attratto dai miei azzurri e geometrie cromatiche. Proprio grazie a lui ho esposto le mie opere già due volte a Padova e recentemente a Spoleto, per cui non posso che ringraziarlo pubblicamente.

D: È la prima volta che espone a Venezia?

R: Si è la prima volta e ne sono profondamente felice. È una grande occasione che mi emoziona tantissimo. Per un artista, eventi come quello di Venezia, rappresentano non solo un’opportunità, ma sicuramente una fonte di grande soddisfazione personale, quale riconoscimento per i risultati ottenuti.

D: Quali opere espone e quale orientamento tematico seguono?

R: Espongo 7 opere, e tutte e 7 hanno come protagonista il mare come fonte di inesauribili emozioni: Trasparenze, Calma: oltre i riflessi, Percezioni di un tramonto, Riflessi: magia di colori, Movimento di azzurri: un incontro, Emozioni di azzurro, Mare. geometrie cromatiche. In tutte, come del resto in tutta la mia produzione, è sempre presente la ricerca del particolare e cioè il tentativo di focalizzare una parte del tutto, non tanto per estraniarsi dal mondo e dalla realtà circostante, ma anzi per addentrarsi ed avvicinarsi alla realtà stessa in modo sempre più forte ed incisivo. Si tratta di scorci di mare, del mio mare di Sicilia, che rievocano ricordi e praticamente scorci e pezzi della mia vita, emozioni di un tramonto, di un riflesso o semplicemente del suo inconfondibile azzurro. Non un paesaggio, assente qualsiasi ipotesi di forma, ma un sovrapporsi di colori stesi in modo denso semplicemente con una spatola, che in diverse occasioni ho definito come il sismografo delle mie emozioni, e cioè l’appendice meccanica che riesce a trasferirle ed impressionarle sulla tela. Ultimamente mi sono dedicato ai riflessi, e cioè a dare vita ad una sorta di realtà distorta, non per evitarla, ma per capirla meglio. In questo modo credo di essere riuscito a riassumere ed incorniciare la capacità di andare oltre, di pensare fantasticando, rimanendo però attaccati alla realtà, al proprio presente, consapevoli che ogni geometria cromatica che la natura ci offre, altro non è che l’espressione poetica della nostra quotidianità, un modo per entrare sempre più prepotentemente dentro la realtà stessa e conoscerla sempre di più nei suoi meandri più reconditi: una trasfigurazione del reale che esalta la realtà.

D: Quando e come è avvenuto il suo approccio al mondo dell’arte?

R: E’ una passione che mi porto dietro da tantissimi anni. Ho cominciato a dipingere da ragazzino, ma la vera maturazione l’ho avuta alcuni anni fa, quando ho cercato di dare un senso filosofico al mio lavoro: la ricerca del particolare per catturare la realtà che ci circonda, e tentare di entrare nei suoi meandri più reconditi, scorci di mare, di cielo di nuvole, sempre con spatolate dense e materiche .

D: Un commento di riflessione in parallelo tra Spoleto e Venezia, come poli di eccellente portata, nella divulgazione dell’arte e della cultura con fama internazionale?

R: Quando si parla di Venezia e Spoleto, si parla in effetti di due poli culturali di eccellenza che non hanno, a mio avviso, paragoni al mondo, e sono luoghi in cui si respira l’arte in tutte le sue manifestazioni. Come dicevo, sono reduce da Spoleto e devo dire che è stata veramente un bellissima esperienza. In ogni angolo una mostra, un concerto, il tutto all’interno di un palcoscenico naturale, che è già di suo una “grande opera d’arte”. A Venezia è ancora più bello perché oltre all’arte e alla sua storia, ci si trova dinanzi alla poesia della natura, che renderà ancora più emozionante l’evento. L’incontro di queste due realtà credo che sia un evento importantissimo innanzitutto da un punto di vista culturale, ma anche e soprattutto quale giusto e meritato riconoscimento ad entrambe le realtà per il loro ruolo svolto in tutti questi anni in campo artistico e culturale.

D: È compiaciuto di esporre accanto a illustri nomi del calibro di Dario Fo, Eugenio Carmi, José Dalì e altri nomi di spicco del panorama contemporaneo?

R: Sicuramente sono onorato, ma soprattutto emozionato di esporre accanto a grossi ed affermati artisti, del calibro di Fo, Carmi e Dalì, ma consapevole dell’importanza dell’evento nel suo complesso, come palcoscenico per mostrare al mondo intero con rispettosa modestia il tuo lavoro, i risultati che hai raggiunto, la tua concezione del colore; ed è sicuramente molto ma molto più stimolante, sapendo che nella sala accanto alla tua sono esposte le opere di grandissimi artisti. La loro presenza è sicuramente, fonte di emozione e di grande soddisfazione ma anche e soprattutto uno sprone per affrontare il futuro e cercare di raggiungere i loro traguardi.

D: Se dovesse dare una breve definizione sul concetto di arte in generale?

R: L’arte è sicuramente la capacità di far emergere le proprie emozioni e riuscire in qualche modo a trasferirle agli altri. Quando lo sguardo di chi si trova dinanzi ad una tela si trasforma necessariamente in osservazione, in quello cioè che viene definito giudizio critico, e percepisce appieno il messaggio dell’artista, quello è sicuramente il momento in cui le emozioni dell’autore, i suoi ricordi e tutto ciò che li accompagna emergono prepotentemente dando vita a delle sensazioni che si sviluppano e continuano a percepirsi in modo autonomo. Questo è il sogno di ogni artista: emozionare. Per cui a mio avviso, in senso molto generale è arte tutto ciò che riesce ad emozionare, a far capire ciò che ha spinto l’autore a realizzare una determinata opera, il suo pensiero ed il suo stato d’animo quando si è approcciato a realizzarla.

D: Ci sono degli artisti e/o delle correnti, che apprezza in modo particolare?

R: La corrente che ho apprezzato e continuo ad apprezzare è di certo l’Impressionismo, che mi ha in qualche modo formato da un punto di vista artistico. Da questi pittori ho imparato a capire l’importanza del colore e la sua carica espressiva sia nel tocco che nella presenza della materia, che rappresenta quasi una sorta di appendice, di contatto che l’artista vuole creare e mantenere con chi osserva una tela ed è ciò che ho cercato e sto cercando di fare: dense ed intense spatolate per dare vita e corpo ad una emozione. Negli ultimi anni ho avuto modo di approfondire anche quella che viene definita “arte concettuale”, ben lontana dai miei lavori, ma da cui ho tratto comunque un insegnamento, e cioè che è sicuramente bello ed affascinate esprimere un idea, una propria concezione filosofica attraverso i colori e l’intensità della materia. Nessuna forma, ma semplicemente l’uso più o meno intenso di alcuni colori per esprimere delle emozioni e dei concetti.

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L’arte figurativa e il manierismo di Aldo Falchi a “Spoleto incontra Venezia”

Nel contesto della grande mostra di “Spoleto incontra Venezia” che si svolge con acclarato apprezzamento all’interno di due rinomate strutture veneziane, il Palazzo Falier e il Palazzo Rota-Ivancich, dal 28 Settembre al 24 Ottobre 2014, è possibile ammirare opere di artisti illustri tra cui Dario Fo, Eugenio Carmi, Pier Paolo Pasolini, José Dalì con la curatela del critico Vittorio Sgarbi e l’organizzazione del manager produttore Salvo Nugnes.

Nel novero esclusivo dei partecipanti si inserisce l’affermato scultore Aldo Falchi, orientato verso l’arte figurativa per una predisposizione innata e per l’esempio del padre pittore Paride scomparso nel 1995 e anch’egli nella cerchia dei selezionati per il prestigioso evento, in ricordo commemorativo al suo prezioso operato artistico.

 

Nel 1993 il Professor Arnaldo Maravelli ha scritto di lui “Ma l’avventura artistica di Aldo Falchi ormai ininventariabile per la generosa prodigalità, con cui ha profuso nello spazio e nel tempo, annovera ancora opere su opere di squisita fattura e di commossa e commovente forza evocativa, espressione eccelsa delle genialità artistica mantovana e universale, che per essere appartata dalle mode e dalle effimere voghe di un tempo malato di distrazione e di frettolosa superficialità, non ancora compresa e valorizzata nella sua poderosa importanza qualitativa e quantitativa”.

 

Il Professor Benvenuto Guerra dichiarò nel 1988 “Considerando la vasta e complessa produzione di Aldo Falchi si rimane vivamente impressionati dal mai sopito spirito di ricerca e dall’alta e costante qualità delle opere da lui realizzate come disegnatore e come scultore”.

 

Nel parlare del suo talento stilistico Renzo Margonari disse nel 1983 “Certo Aldo Falchi non ha nulla a che spartire con le ricchezza dell’avanguardia: è invece un moderno manierista. Lo determina in questo rifiuto una troppa viva passione per la finezza e la bella fattura. Tra l’avventura e la qualità estetiche egli ha decisamente scelto la qualità”.

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“Spoleto incontra Venezia” presenta Damisela Pastors Lugo

Tra gli artisti in mostra a “Spoleto incontra Venezia” è presente anche la pittrice Damisela Pastors Lugo con le sue opere visibili a Palazzo Rota-Ivancich, storico edificio nobiliare nei pressi di Piazza San Marco. La prestigiosa mostra con la curatela del Prof. Vittorio Sgarbi e la direzione del manager Salvo Nugnes, si terrà in loco fino al 24 Ottobre 2014.

 

Damisela Pastors Lugo è una pittrice di origine cubana che inizia a dipingere in giovane età manifestando sin da subito una vena eclettica che la porta ad esprimersi nelle più svariate tecniche tra cui il disegno, l’acquerello, l’olio e l’acrilico. La raffinatezza e la precisione della tecnica unita ad uno stile estroverso e ricco di fantasia, fanno di Damisela un’artista unica e di spiccata personalità nell’ambito delle arti figurative contemporanee. La pittrice ama da sempre definirsi “innamorata delle mucche” ed il profondo affetto, che da sempre prova nei confronti di questo importante e materno mammifero, l’ha condotta a realizzare le opere della collezione “Vaquitas Pintadas”.

 

La ricerca tenace ed ostinata di rappresentare uno stesso soggetto dai più svariati punti di vista e nelle più inimmaginabili sfaccettature, colloca quest’originalissima pittrice al di fuori degli schemi tradizionali, ed il suo stile si rivela, già al primo sguardo, unico e inimitabile. Le mucche sono più o meno visibili o mimetizzate sulla tela con tecniche miste e spesso inusuali, come per esempio l’opera “Vaquita moneda” nella quale il soggetto è delineato da un collage di monete su tela.

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Il rinomato Massimo Mariano alle grandi mostre di “Spoleto incontra Venezia”

È un appuntamento culturale imperdibile quello della grande mostra di “Spoleto incontra Venezia” con l’autorevole curatela di Vittorio Sgarbi, in corso dal 28 Settembre al 24 Ottobre 2014 nello splendido scenario veneziano, all’interno dello splendido Palazzo Falier, residenza nobiliare risalente al XV secolo, sul Canal Grande. Tra le personalità in esposizione vi sarà anche l’artista Massimo Mariano.

Mariano è un pittore di Montecassiano, splendido borgo medievale in provincia di Macerata, dove vive e lavora tuttora, alternando numerosi viaggi all’estero. Da sempre viaggiatore e cittadino del  mondo, è proprio durante uno dei suoi soggiorni a Parigi che inizia a eseguire i primi schizzi, dedicati alla popstar Madonna. Le sue prime opere sono alimentate dal forte bisogno di dare sfogo espressivo alla sua inquietudine interiore, realizzate senza alcuna specifica formazione tecnica, salvo ciò che aveva imparato dagli studi adolescenziali presso la Scuola d’Arte, presto abbandonati. Quando Massimo Mariano torna a Montecassiano ha modo di dedicarsi all’arte come mai aveva potuto fare prima, alla pittura innanzitutto, ma anche alla scultura, alla poesia e alla musica, secondo una concezione totale dell’espressione che non pone limiti alla sua prorompente voglia di comunicare.

L’arte rimane comunque un rifugio intimo, fino a quando, durante una visita notturna di Vittorio Sgarbi a Montecassiano, Mariano si presenta al Professore convincendolo a seguirlo nel suo studio. Sgarbi rimane impressionato dall’istintività e dall’originalità creativa di Mariano, da lui subito definito un “nuovo Ligabue”.

Il parallelo con il più celebre artista emiliano, è la propizia formula critica che accompagna i primi successi di rilievo conseguiti da Mariano. La sua pittura, con una matrice espressionista d’impronta brut, abbina la virulenza di una componente cromatica pastosa, dai contrasti marcati, a un’estrema varietà di soluzioni compositive, che dall’iniziale primitivismo popolare si muove progressivamente verso orizzonti figurativi sempre più sofisticati.

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Il disegno tridimensionale di Tina Marzo a “Spoleto incontra Venezia”

A “SPOLETO INCONTRA VENEZIA” ESPONE L’ARTISTA TINA MARZO

 

Nel novero degli artisti partecipanti all’esposizione “Spoleto incontra Venezia” troviamo la pittrice Tina Marzo, nota per i suoi meravigliosi ritratti. La grande mostra è in allestimento a Palazzo Rota-Ivancich, nei pressi di Piazza San Marco, a Venezia, dal 28 Settembre al 24 ottobre 2014, con la curatela di Vittorio Sgarbi e la direzione del manager produttore Salvo Nugnes.

 

Tina Marzo ha da sempre avuto una grande passione per il disegno realistico e tridimensionale.  La pittrice è nata a Specchia Gallone, un piccolo paesino nel Salento, in provincia di Lecce. La sua arte varia dal ritratto con grafite naturale a disegni eseguiti con matite colorate, ed è cresciuta in lei anche la passione per il “disegno anamorfico tridimensionale”.

 

L’artista realizza una serie di disegni deformati a mano libera ottenendo una straordinaria illusione ottica che inganna la mente con personaggi che fuoriescono dal foglio di carta, entrando così in relazione con lo spazio reale circostante. Si tratta perciò di ritratti in tre dimensioni che cercano spazio al di fuori del supporto, dando al fruitore che li osserva l’illusione della realtà.

 

Di lei dicono “La scelta dei soggetti selezionati da immortalare, spazia anche tra le icone celebri della nostra epoca, personaggi ed esponenti famosi e protagonisti della scena pubblica, abituati a mostrarsi e nel contempo a nascondersi, modulando e deformando di volta in volta i tratti della propria personalità, così come accade nelle opere proposte dalla Marzo, che a stento vengono trattenute e delimitate dalla cornice di contorno, protendendosi ben oltre alla superficie pittorica.

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Tomoko Fait esposta alle grandi mostre di “Spoleto incontra Venezia”

ALLE MOSTRE DI “SPOLETO INCONTRA VENEZIA” ESPONE L’ARTISTA TOMOKO FAIT

 

L’artista Tomoko Fait è stata selezionata per partecipare alle mostre “Spoleto incontra Venezia“. L’esposizione, curata dal Professor Vittorio Sgarbi e diretta dal manager produttore Salvo Nugnes, è visitabile a Palazzo Rota-Ivancich, dal 28 Settembre al 24 Ottobre 2014 e vede la presenza, inoltre, di molti artisti illustri, tra cui Dario Fo, Eugenio Carmi e José Dalì.

 

Tomoko nasce nel 1961 in Giappone, nei dintorni della città portuale di Fukuoka, da una famiglia della media borghesia di religione buddista. Il padre, ex militare sopravvissuto alla guerra, ha ritrovato il suo impiego nella rinascente industria locale delle costruzioni navali, la madre si occupa della casa e dell’educazione dei figli. Tomoko, ragazza irrequieta e insofferente nei confronti di ciò che la tradizione ancora suggerisce per le giovani giapponesi, s’allontana dalla famiglia per non rientrarvi più appena raggiunta la maggiore età.

 

È in Israele, nei due anni in cui frequenta la scuola d’arte di Tel-Hai, che scopre la facoltà di esprimersi con i segni e i colori, anzi, di farlo come se il dono naturale della pittura lo avesse posseduto da sempre e si fosse trattato soltanto da scoprirlo dentro di sé. Da allora per la sua creatività non c’è stato riposo, né sollievo per la frenesia produttiva che la vede indifferente al passato delle ore, del giorno, della notte. Le sue originali opere rimandano a lontani labirinti, a mondi fluttuanti e sospesi. Coloratissime o in bianco e nero, le sue tele mostrano un’attenzione estrema al dettaglio, una minuzia di particolari e un lavoro puntuale con la china completamente nuovo. Dal 2002 Tomoko vive in Italia, dove ha già tenuto quattro personali.

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La talentuosa Barbara Cappello a “Spoleto incontra Venezia”

“SPOLETO ARTE INCONTRA VENEZIA”: PRESTO IN MOSTRA LE RIEVOCAZIONI TRASFORMISTE DI BARBARA CAPPELLO

 

È un evento di valenza e portata internazionale la grande mostra “Spoleto incontra Venezia” allestita dal 28 settembre al 24 ottobre 2014 con la curatela di Vittorio Sgarbi e l’organizzazione direttiva del manager produttore Salvo Nugnes, con la partecipazione di nomi altisonanti tra cui Dario Fo, Eugenio Carmi, Pier Paolo Pasolini, Josè Dalì. All’interno delle secolari mura del maestoso Palazzo Ivancich, situato a pochi passi da Piazza San Marco, a Venezia sarà esposta l’arte trasformista e futurista di Barbara Cappello.

 

La particolarità che contraddistingue le sue opere è l’interazione di elementi fotografici con altri di natura meramente grafica, partendo dalla realtà per arrivare alla surrealtà. Il corpo come tema centrale della sua ricerca diventa protagonista. Esso si articola, si confronta, esprime e contrasta dentro le linee fisiche femminili e maschili, con il mondo animale e vegetale acquatico e terrestre. L’evoluzione della vita entra nei suoi lavori ed esprime concetti, pensieri, trasformazioni, metamorfosi, sensazioni, emozioni. Questo corpo, così conosciuto e sconosciuto al contempo, le si mostra come un libro mai scritto, trasformandosi così in un terreno fertile in cui esternare liberamente la propria vocazione artistica.

 

La Cappello spiega “Estrapolare dalle immagini della carne altre forme, sia vegetali sia animali, astratte o materiali, è un suggerimento, che il corpo preso in esame mi comunica. Ogni corpo è diverso da un altro: per sesso, per età, per vissuto, per provenienza e ognuno è unico e irripetibile, ma all’interno di esso si svela una molteplicità di contenuti, i quali talvolta non hanno alcuna pertinenza tra essi. Dunque mi domando, se questo involucro a cui siamo abituati, sia effettivamente tale e conservi quindi svariati messaggi di vite e di vita“.

 

E prosegue aggiungendo “Spesso mi torna in mente una frase di Milan Kundera, tratta dal libro -L’insostenibile leggerezza dell’essere- che dice -ma chi non pensa al proprio corpo ne diventa più facilmente vittima-. Personalmente, ritengo di fondamentale aiuto questa citazione, non solo per conoscere il corpo, bensì per farlo conoscere anche all’altro, agli altri, perché forse più lo impariamo e più saremo in grado di rispettarlo e di rispettare, annullando le violenze dettate da una sorta di ignoranza“.

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La creatività di vetro muranese di Stefano Dalla Valentina a “Spoleto incontra Venezia”

STEFANO DALLA VALENTINA PORTA LE SUE OPERE IN MOSTRA A “SPOLETO INCONTRA VENEZIA”

 

Ha aperto i battenti “Spoleto incontra Venezia, in allestimento dal 28 Settembre al 24 Ottobre 2014, con la presenza in esposizione di esponenti del calibro di Dario Fo, Pier Paolo Pasolini, Eugenio Carmi, José Dalì e l’esperta curatela del critico Vittorio Sgarbi. L’evento diretto dal manager Salvo Nugnes è allestita nel sontuoso Palazzo Falier, costruito nel Xv secolo sulle rive del Canal Grande a Venezia. Nel novero del selezionato parterre di  partecipanti è inserito Stefano Dalla Valentina che espone la sua pregiata arte del vetro muranese, imparata sul modello degli insegnamenti paterni nel contesto della storica azienda di famiglia.

 

Da sempre innamorato del mare, apneista e istruttore subacqueo, prende spesso volentieri spunto dal mondo sommerso per realizzare le sue originali opere e collabora altri designer per la progettazione e creazione di particolari idee nel campo. Dapprima preferisce cimentarsi con la tecnica dell’oro graffiato e della decorazione a smalto, poi si rivolge ai vasi e alle sculture.

 

Sull’attività svolta spiega “In azienda sotto il marchio di -Linea Valentina- oltre alla tecnica del soffiato offriamo anche prodotti in vetro masello, cioè massiccio. Le nostre sculture vengono sviluppate utilizzando come nel soffiato, tecniche quali filigrane, murrine, reticello, calcedonio. Il vetro soffiato è da sempre parte integrante nella produzione di famiglia. La mia ultima creazione si chiama -relitto con squali- e unisce le mie più grandi passioni: vetro e mare“.

 

Sull’Isola di Murano racconta “La vecchia Amurianum, così era stata denominata l’isola un tempo cresceva di prestigio tanto da non essere considerata una delle isole di Venezia, ma godeva di una certa indipendenza. Con l’editto dogale del 1291, Murano fu dichiarata vera e propria area industriale e divenne ben presto la capitale della produzione vetraria mondiale. Il mestiere veniva tutelato attraverso sanzioni, che vietavano l’esercizio a chi non fosse iscritto all’arte e a chi volesse trasferirsi all’estero”.

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La costruzione geometrica e simbolica di Giovanna Da Por Sulligi alle grandi mostre di “Spoleto incontra Venezia”

“SPOLETO INCONTRA VENEZIA”: GRANDI APPREZZAMENTI PER LA RAFFINATA ARTE PITTORICA DI GIOVANNA DA POR SULLIGI

 

Spoleto incontra Venezia” la grande mostra a cura di Vittorio Sgarbi, ha inaugurato con grande clamore e risonanza mediatica in data 27 Settembre e resterà allestita fino al 24 Ottobre 2014 presso due sedi storiche veneziane di forte rilievo pubblico, il Palazzo Falier e il Palazzo Rota-Ivancich, con la direzione del manager produttore Salvo Nugnes. In esposizione personaggi illustri del calibro di Dario Fo, Eugenio Carmi, Pier Paolo Pasolini, José Dalì.

 

Nel novero dei nomi importanti presenti spicca anche la pittrice Giovanna Da Por Sulligi, la cui ricerca nella scia di uno stile moderno e contemporaneo inserisce nelle rappresentazioni particolari suggestioni geometriche, di costruzione simbolista e figurativa, scaturite dalla sfera dell’immaginario e dalle sollecitazioni del suo mondo intimo e spirituale. Nella piena padronanza ed essenzialità della pennellata si muove intorno al simbolismo magico cercando di cogliere e rievocare, in una forma visibile e concreta, delle idee e dei significati non manifesti.

 

Di lei è stato scritto “La sua è una pittura colta, intrigante, che coniuga e racchiude analogie e significati, sentimenti opposti ed emozioni nascoste, che si annidano nei meandri di un simbolismo, che prima nasconde e poi rivela le verità delle cose. L’artista dunque considera qualsiasi oggetto e soggetto rappresentato non in quanto tale, ma come segno simbolico dell’idea concettuale insita in esso. È il suo animo a dettare la partitura narrativa e l’opera sembra quasi un pretesto per dare forma al dettato interiore, per fornire un -luogo di approdo- alla ricerca introspettiva, senza per questo rinnegare e rifiutare l’immagine reale, bensì parte proprio da quella o dal ricordo che ne deriva con l’intento di rivisitarla, rielaborarla, riedificarla, trasformandola in visione intimista, ricca di pathos e senso del mistero”.

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I colori e il simbolismo di Anna Poerio alle grandi mostre di “Spoleto incontra Venezia”

“SPOLETO INCONTRA VENEZIA”: LA TALENTUOSA PITTRICE ANNA POERIO IN MOSTRA CON LE SUE COINVOLGENTI CREAZIONI

 

Spoleto incontra Venezia“, la grande mostra curata da Vittorio Sgarbi e diretta dal manager produttore Salvo Nugnes,  sta ottenendo ottimi consensi di pubblico e di critica. Si svolge dal 28 Settembre al 24 Ottobre 2014 nello spettacolare scenario di Venezia, all’interno di due prestigiose location nobiliari, il Palazzo Falier e il Palazzo Rota-Ivancich. Tra le personalità in esposizione tanti nomi illustri, tra cui Dario Fo, Eugenio Carmi, Pier Paolo Pasolini, José Dalì. La nota pittrice Anna Poerio è tra gli artisti designati per partecipare al pregiato evento, con le sue opere pittoriche di elegante fascino rievocativo, che conquistano l’osservatore fin dal primo sguardo.

 

Sull’interessante ricerca stilistica compiuta dalla Poerio è stato scritto “Muove il suo percorso sulle orme della lunga e arcaica storia figurativa dedicata al corpo umano e alla sua rievocazione artistica ed estrapolando una sintesi narrativa personalizzata e  originale, nella quale esso assume la connotazione di “organo” misterioso, affascinante, accattivante, ammaliante, suadente nelle movenze, che racchiudono al contempo una serie di intensi messaggi e simbolismi subliminali da condividere con l’osservatore”.

 

La bellezza e l’armoniosa proporzionalità delle raffigurazioni è sorretta e valorizzata da colori e cromature ben calibrate, lette e impresse prima con la mente e il cuore e poi con il pennello intinto nella tavolozza. Le tonalità sono “addomesticate” in fusione di accurato equilibrio. Sono cromatismi, che l’autrice sa molto bene ottimizzare e canalizzare nell’uso, dimostrando doviziosa capacità di studio e virtuoso istinto naturale. Le tele non sono mai “violate” poiché la sua elaborazione “profuma” di classicità, di tradizione, fungendo da tramite per esaltare  e celebrare il gusto e il concetto del “bello visivo” nella sensazione vibrante e avvolgente del colore, ma anche nel libero slancio creativo ed immaginifico delle figure e dei soggetti rappresentati, che proclama la perfetta alchimia di profusione dei gesti e delle movenze, in una cadenza ritmata dalla soave sonorità musicale di contorno.

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L’innato talento artistico di Lena Gentile alle grandi mostre di “Spoleto incontra Venezia”

“Spoleto incontra Venezia”: Lena Gentile espone le sue emozionanti introspettive pittoriche

 

Trionfale successo per la grande mostra “Spoleto incontra Venezia” sotto l’autorevole curatela di Vittorio Sgarbi e la direzione del manager produttore Salvo Nugnes, che si svolge dal 28 settembre al 24 ottobre 2014 nell’incantevole città di Venezia all’interno di due meravigliosi edifici secolari di nobile origine, il Palazzo Falier e il Palazzo Rota-Ivancich. Tanti i nomi illustri coinvolti in esposizione, da Dario Fo a Eugenio Carmi, da Pier Paolo Pasolini a José Dalì e molti altri esponenti rinomati del panorama odierno. L’affermata pittrice Lena Gentile è inserita nel selezionato parterre di artisti presenti all’evento di prestigio.

 

Nel commentare l’innato talento artistico della Gentile è stato detto “Dalla poetica di questa sensibile artista si evince una concezione armoniosa del mondo. I presupposti espressivi derivano dalla passione profonda e dall’estro naturale per il disegno, dal fascino simbolico e intrigante del colore, dal desiderio di comunicare l’essenza del dato figurativo, suscitando delle vive e vivaci emozioni nello spettatore. La pittura diventa la dimensione dello spirito, trasfigurazione di momenti reali sospesi e senza tempo. Dalla sua ricerca emerge una purezza stilistica, che parla dell’entusiasmo generato nel trasformare gli aspetti e le visioni del quotidiano in un messaggio positivo universale di bellezza ed energia vitale, da trasmettere al fruitore“.

 

La Gentile affascinata, conquistata e ammaliata da una realtà d’immagini preziosa e irripetibile segue la costruzione compositiva della prospettiva lineare, predisponendo un’accorta disposizione di luci e ombre, il perfetto senso della proporzione e offrendo un’insolita suggestione visiva dei soggetti ed elementi riprodotti. I dipinti diventano un tramite, un mezzo per veicolare un’effusione e un’esternazione di sentimenti, regolati da un equilibrio intellettuale, che scandisce armonicamente i ritmi, soprattutto dove le rigogliose e corpose campiture colorate s’incontrano a intreccio con variabili virtuosismi del disegno e con le rielaborazioni simboliche e surreali insite nella narrazione.

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Le grandi mostre di “Spoleto incontra Venezia”: Vittorio Sgarbi presenta lo scultore futurista Matteo D’Errico

“SPOLETO INCONTRA VENEZIA”: MATTEO D’ERRICO IN MOSTRA CON LE SUE ECLETTICHE SCULTURE FUTURISTE

 

Spoleto incontra Venezia” la grande mostra curata da Vittorio Sgarbi con la direzione organizzativa del manager produttore Salvo Nugnes accoglie nella magnifica cornice secolare veneziana di Palazzo Rota-Ivancich le originali creazioni scultoree di matrice futurista del talentuoso Matteo D’Errico, accanto a personalità del calibro di Dario Fo, Eugenio Carmi, Pier Paolo Pasolini, José Dalì. L’allestimento resterà in loco, e anche presso lo storico Palazzo Falier sul Canal Grande, dal 28 Settembre al 24 Ottobre 2014 ed è visitabile con ingresso libero al pubblico.

 

D’Errico considera tra i principi ispiratori del suo poliedrico modo di fare arte e concepire l’arte, il minimalismo, lo spazialismo, il realismo e il serialismo, utilizzando oggetti, elementi e strutture di derivazione industriale rivisitate, riassemblate e trasformate con innata arguzia ideativa e progettuale in vere e proprie “molecole d’arte” avveniristiche e innovative.

 

Su di lui è stato scritto “I suoi lavori sono frutto di un’approfondita riflessione progettuale, di un’arguta e sagace strategia esecutiva. Niente viene impostato con improvvisata casualità all’interno della piattaforma ideativa. Dai materiali utilizzati alla tipologia di procedura strumentale, la scelta si basa su uno schema preciso studiato a monte, ben ponderato e calibrato. La cornice compositiva scaturisce dall’impeccabile sincronia degli elementi, in perfetta alchimia e fusione. Gli spunti di aderenza alla realtà sono rivisitati e tradotti in chiave di avveniristica simbologia metaforica, arricchita da riferimenti storico-geografici, modulati e incanalati attraverso una riproposizione fantastica. Il risultato ottenuto è un intreccio di moderna arte cosmopolita e di linguaggio narrativo antico in un itinerario di viaggio avvincente, generato dalla sfera dell’immaginario, che suscita nell’osservatore curiosa e animata partecipazione”.

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La fantasia, l’originalità e la forza di Marta Belguardi presentate alle mostre di “Spoleto incontra Venezia”

MARTA BELGUARDI ESPONE ALLE RINOMATE MOSTRE DI “SPOLETO INCONTRA VENEZIA”

 

La pittrice Marta Belguardi espone alle mostre di “Spoleto incontra Venezia” curate dal Professor Vittorio Sgarbi e dirette dal manager Salvo Nugnes. Le sue splendide opere saranno visibili a Palazzo Falier, nobile dimora veneziana affacciata sul Canal Grande, fino al 24 Ottobre 2014. Tra gli artisti in mostra nomi del calibro di Dario Fo, Eugenio Carmi, José Dalì e molti altri.

 

Marta Belguardi nasce a Genova nel 1971, città in cui ha ottenuto il diploma di maturità presso il Liceo linguistico V. Moraglia. All’Università ha frequentato il corso di Scienze dell’educazione e contemporaneamente ha iniziato a lavorare per l’azienda di famiglia svolgendo varie mansioni. Da sempre ha dimostrato interesse per l’arte in ogni sua forma. Il primo approccio con la pittura avviene nei primi anni ’90 con la tecnica dell’acquerello. In seguito, grazie all’incontro con il Maestro F. Mancini, approda in una dimensione pittorica totalmente nuova e apprende la tecnica della Flash Art.

 

Da qui inizia un proprio percorso che le consentirà di svolgere estemporanee, mostre en plein air, collettive e personali. Durante questo percorso, in fase di continua sperimentazione e ricerca di una propria espressione pittorica, ottiene numerose conferme da parte del pubblico. Con nuove tecniche ed estrema fantasia, crea una serie di opere su tela assolutamente particolari, nuove ed originali, introducendo una serie di “abissi” ed “universi” materici, unici nel loro genere. A Gennaio del 2009 si accosta alla tecnica pittorica del Trompe-l’oeil frequentando un corso tenuto dal Docente Carlo Peretti. Attualmente svolge l’attività di pittrice a tempo pieno sviluppando una propria linea pittorica.

 

Sabrina Arosio scrive di lei: «È una progressiva incursione nella figura umana e nel paesaggio la pittura di Marta Belguardi. Un processo di penetrazione dell’immagine che, nei suoi smalti, focalizza prima il particolare, poi la mera silhouette ed infine diventa esplosione cromatica e gestuale che lascia spazio, nel processo di fruizione, solo al puro sentimento».

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“SPOLETO INCONTRA VENEZIA”: TRA GLI ARTISTI PARTECIPANTI LUANA TUIS

È ormai imminente l’inizio della grande mostra di “Spoleto incontra Venezia” prevista dal 28 Settembre al 24 Ottobre 2014, nella coreografica struttura secolare veneziana di Palazzo Falier, situato sulla riva del Canal Grande. Sotto l’autorevole curatela di Vittorio Sgarbi e la direzione del manager produttore Salvo Nugnes si annoverano presenze rilevanti in esposizione, tra cui Dario Fo, Eugenio Carmi, Pier Paolo Pasolini. Nell’esclusivo e selezionato elenco di partecipanti è inserita Luana Tuis, che propone la sua arte pittorica, che offre intense suggestioni.

 

La Tuis nativa della Svizzera, dimostra una passione e un talento precoce per il disegno e il colore. A 12 anni già inizia a dipingere la porcellana e a 13 anni realizza il suo primo ritratto alla nonna materna, mentre a 15 anni si cimenta nell’uso della tecnica a olio. Predilige il figurativo come mezzo di espressione artistica a lei più congeniale.

 

La pittrice avverte da subito il fascino dei fiumi, dei laghi, delle paludi, tematiche che predilige, poiché nutrono profonda affinità con il suo animo, che forse si identifica in questi soggetti, distendendosi e placandosi oppure talvolta sconvolgendosi tumultuoso. Per lei la superficie dell’acqua è in stretto rapporto con il cielo e con la vegetazione.

 

Lo stile compositivo unitario e omogeneo è caratteristica saliente principale delle opere. Alcune tonalità cromatiche, qualificabili come “neutre” vengono amalgamate in impasti e mescolanze, che danno risalto alle forme raffigurate, in una visione panoramica d’insieme allargata, tersa e luminosa. Spiccano qua e là cromie più incisive, marcate e squillanti dei gialli, dei rossi e dei verdi.

 

La Tuis si dedica anche all’elaborazione di pregiati trompe-l’oeil dimostrando abilità ed esperienza consolidate. Al riguardo spiega “Le fasi, che precedono la realizzazione di trompe-l’oeil sono la visione dello spazio e del contesto dove verranno inseriti e la preparazione dei bozzetti. Creo dei trompe-l’oeil in perfetta armonia con l’architettura e l’arredamento di contorno. La realizzazione può avvenire su pannelli, tele, quadri su tela o telaio oppure direttamente operando sulla parete. I colori utilizzati sono tutti lavabili e quindi garantiti nel tempo per essere di facile e semplice manutenzione”.

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“GRANDE MOSTRA A CURA DI VITTORIO SGARBI”: SPOLETO INCONTRA VENEZIA, IN ESPOSIZIONE ROBERTO GIAVARINI

In occasione della grande mostra di “Spoleto incontra Venezia” che si svolge dal 28 settembre al 24 ottobre 2014, si conferma l’esposizione di tanti personaggi di spicco come Dario Fo, Eugenio Carmi, Pier Paolo Pasolini, José Dalì. L’iniziativa di forte risonanza mediatica è ambientata nel meraviglioso contesto veneziano, con la curatela di Vittorio Sgarbi e la direzione del manager produttore Salvo Nugnes. Location ospitante per l’allestimento è il maestoso Palazzo Falier, dimora nobiliare del XV secolo eretta sul Canal Grande. Il pittore Roberto Giavarini sarà presente con la sua arte ispirata dal realismo figurativo rafforzato da contenuti e livelli semantici d’importante spessore.

 

La ricerca improntata da Giavarini è di tipo sperimentale, tesa allo sviluppo di materiali e processi esecutivi innovativi, partendo dalla ricerca di metodi antichi per approdare all’utilizzo di soluzioni materiche di nuova generazione. Dal 1999 al 2010 è allievo del maestro Mario Donizetti. Nel 2008 riceve il primo premio al rinomato concorso di “Darfo Boario Terme” con l’opera “Il crocifisso” Vittorio Sgarbi membro della giuria di qualità giudicante, nell’occasione scrisse di lui “Roberto ha la mano e la testa”.

 

Con positivi riscontri si è dedicato a “Codex” definita un’operazione vertiginosa dell’intelletto prima ancora che tecnica i quadri sono stati realizzati in 3 anni e racchiudono immagini integralmente tratte dall’antico codice miniato bizantino “Codex aniciae jiustinianae” e propongono in copia dal vero le incantevoli illustrazioni dello splendido libro. Compiendo un’azione accurata e ricercata di studio di colori e pigmenti Giavarini ha elaborato 23 capolavori dal dettaglio minuzioso e certosino, rievocanti variopinti uccellini ed eleganti volatili, nonché alcuni soggetti recuperati dalla sezione del volume riguardante la botanica.

 

Giavarini ha saputo spingersi oltre il valore descrittivo dell’iconografia originaria, trasformandolo e fornendo una visione compiuta e definita di ciascuna specie riprodotta, nell’intento di fornire risposta al compito specifico e sempre attuale a quella pittura cosiddetta realistica, rispetto alla prospettiva fotografica, classica o digitale. Emerge lo stretto rapporto di analogia con la natura e la storia iconografica del soggetto scelto. La pura e impeccabile verosimiglianza descrittiva nasconde una serie di rimandi segreti, che costituiscono una sorta di codice intrinseco leggibile e decifrabile con svariate chiavi e formule di lettura interpretativa, che si pone come plus valore aggiuntivo al grandioso insieme pittorico.

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DIEGO BOIOCCHI: IN MOSTRA A “SPOLETO INCONTRA VENEZIA”

Il poliedrico artista Diego Boiocchi è inserito nel parterre di selezionati artisti, per prendere parte all’emblematico evento denominato “Spoleto incontra Venezia” a cura di Vittorio Sgarbi, che si terrà dal 28 Settembre al 24 Ottobre. L’iniziativa, di forte risonanza mediatica, è affidata alla curatela di Vittorio Sgarbi, con la direzione del manager produttore Salvo Nugnes. La mostra sarà allestita nella raffinata cornice di Palazzo Rota Ivancich, storica dimora veneziana, a pochi passi da Piazza San Marco.

Nel suo atelier laboratorio Boiocchi realizza opere coniugando l’utilizzo di tecniche diverse ed eterogenee, dall’olio su tela alla Digital Art in Finger Painting, dall’acquerello al pastello. È conosciuto con lo pseudonimo di Moho. È un esempio a modello di talento eclettico e versatile, riuscendo a riunire in equilibrata commistione il trasformismo moderno e camaleontico all’antica tradizione. Nella ricerca stilistica sono individuabili sia le regole strumentali, appartenenti all’espressione più classica, sia i canoni dogmatici considerati più innovativi e tecnologicamente avveniristici.

I fondamenti primari dell’avvincente sperimentazione sono la consolidata competenza e l’accurata preparazione in materia grafica, che gli consentono di elaborare dei disegni di eccelsa qualità realizzati in forma di stampe monocrome e policrome in Finger Painting. L’elemento digitale e informatico costituisce una parte integrante, una componente indispensabile, che viene utilizzata per dare ulteriore risalto alle creazioni, pezzi unici di sorprendente originalità e accattivante impatto visivo.

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“GRANDE MOSTRA A CURA DI VITTORIO SGARBI”: SPOLETO INCONTRA VENEZIA, IN ESPOSIZIONE ANNALISA PICCHIONI

In occasione della grande mostra di “Spoleto incontra Venezia” a cura di Vittorio Sgarbi, con la direzione del manager Salvo Nugnes, Annalisa Picchioni è stata scelta tra i rinomati artisti partecipanti con la sua arte ispirata dall’astrattismo intimista. L’iniziativa di portata internazionale si terrà dal 28 Settembre al 24 Ottobre 2014 nel sontuoso Palazzo Rota-Ivancich, situato a pochi passi da Piazza San Marco, Grande a Venezia, coinvolgendo nomi altisonanti come Dario Fo, Eugenio Carmi, José Dalì.

 

La Picchioni durante gli anni di studio accademico approfondisce la tecnica dell’incisione tramite il metodo Hayter con la stampa simultanea a colori. In parallelo con la crescente passione per la fotografia continua la sperimentazione con la pittura, inserendo lastre di plexiglass per conferire una struttura tridimensionale alle rappresentazioni.

 

In lei emerge la capacità di donare alle forme tratti decisi, che poi si confondono nelle sfumature tonali. Sullo sfondo inserisce le cromature pastello per armonizzare i contorni geometrici delle raffigurazioni. L’intento è di lasciare molta libertà al tratteggio, pur marcando le linee poiché come spiega “Vorrei far visionare quel mondo interiore ricco di sogni e magie e metterlo in contrapposizione con quello -costruito- che è alla luce di tutti”.

 

Nelle composizioni partendo da un pensiero, che diventa un “modulo” di base ne accentua la ripetizione per sottolineare come le ossessioni e i sogni si pongono e si impongono ripetutamente nelle nostra mente. Le cromature accese e le tinte brillanti rendono visibile quella, che si pone come unica e fondamentale variante: il punto d’osservazione, l’alter ego della percezione onirica, che viene dilatato nell’analisi microscopica di un dettaglio o viene riequilibrato in una prospettiva di visione d’insieme.

 

L’apparente disordine delle forme e dei segni è un universo in sviluppo progressivo, che si armonizza. Lo spettatore percepisce la dimensione luminosa, perché vede l’ombra dell’immateriale, che nella sua irrealtà genera emozioni, evocando il movimento dell’anima e il fluire dei sentimenti nel fremito delle sensazioni impresse nelle opere e condivise, come la magia dei ricordi dimenticati e recuperati, che fanno sentire vivi e suscitano inaspettate reazioni nella memoria dei sensi.

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Alle mostre di Spoleto incontra Venezia la pregiata arte scultorea di incantevoli Giovanni Balderi

La prestigiosa esposizione di “Spoleto incontra Venezia” sta per aprire in anteprima, con un ricco elenco di importanti nomi coinvolti, da Dario Fo a Eugenio Carmi, da José Dalì a Pier Paolo Pasolini. L’evento, curato da Vittorio Sgarbi e diretto dal manager produttore Salvo Nugnes, si terrà dal 28 Settembre al 24 Ottobre 2014, nella straordinaria cornice veneziana di Palazzo Falier, antica struttura nobiliare eretta sul Canal Grande nel XV secolo.

Nell’occasione lo scultore Giovanni Balderi è stato selezionato per partecipare all’appuntamento attesissimo. Nel 1984 inizia lo studio di ornato floreale e stile presso la bottega del maestro omatista Ledo Tartarelli. Nel 1994 continua a studiare anatomia e modellato con il professor Enzo Pasquini, specialista del Neoclassicismo. Collabora con vari laboratori di scultura contemporanea, senza mai interrompere l’attività di ricerca espressiva. Le sue opere, che nascono dal blocco di marmo senza l’utilizzo di bozzetti preparatori, sono inserite in numerose collezioni private e pubbliche.

Dalle sue parole è possibile cogliere al meglio la fonte d’ispirazione, che lo accompagna e lo guida nella fase ideativa ed esecutoria della lavorazione “La voce dell’arte non nasce qui, qui si manifesta, qui si ascolta, qui si vede. Mi piace, che il caso sia parte del percorso creativo dell’opera. Tutte le sculture sono cercate e scolpite direttamente dal blocco di marmo. Percorro così la particolare natura dell’informe scelto. Non preparo un bozzetto in terra o gesso. Il marmo è la materia prima, che nell’immediatezza dell’operare mostra una sua facilità, da seguire, da rispettare e talvolta da sfidare. Inizio in tanti modi a scolpire a blocco, ma oltre a una chiara sensazione da esprimere non so nemmeno io come si manifesterà l’opera finita. Per me i volumi, i tagli, le spaccature sono il manifestarsi delle sensazioni, da orchestrare come su di uno spartito musicale. Ogni tonalità, estensione e ritmo compositivo assumono un preciso valore nella voce dell’opera”. E aggiunge “Un riferimento certo è il corpo, da sempre voce di un’esigenza di raccontare percorsi umani e divini, dove il sentire si mostra in opere eterne come le domande. Il mio vuole essere un corpo, che tace, che si mette in disparte, che lascia parlare l’anima, l’energia che lo abita, lo domina, lo fa vivere, gli dà la forma, l’espressione”.

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“GRANDE MOSTRA A CURA DI VITTORIO SGARBI”: SPOLETO INCONTRA VENEZIA, IN ESPOSIZIONE ANGELICA CIOPPA

Nel novero degli artisti partecipanti all’esposizione “Spoleto incontra Venezia” vi sarà anche la pittrice Angelica Cioppa, nota per i suoi fiori variopinti e meravigliosi. La mostra si terrà a Palazzo Falier, nobile dimora che si affaccia su Canal Grande, dal 28 Settembre al 24 Ottobre 2014, con la curatela di Vittorio Sgarbi e la direzione del manager produttore salvo Nugnes. In seguito un’intervista alla pittrice.

 

D: Come nasce l’occasione di partecipare a questo importante evento espositivo?

R: Ho partecipato con molto piacere a “Spoleto Arte” che ha avuto luogo dal 27 Giugno al 24 Luglio 2014 con la curatela del Prof Sgarbi, e la mostra è stata splendidamente diretta dal manager produttore Salvo Nugnes. Mi è stato proposto di partecipare alla mostra “Spoleto incontra Venezia” ed ho subito aderito con molto entusiasmo.

 

D: È la prima volta che espone a Venezia?

R: Sì, è la prima volta che espongo a Venezia.

 

D: Quali opere esporrà e quale orientamento tematico seguono?

R: Esporrò quattro opere sempre sul tema dei fiori: un girasole, un iris rosso, dei crisantemi bianchi ed una gazania blu.

 

D: Quando e come è avvenuto il suo approccio al mondo dell’arte?

R: Sono nata in una famiglia dove l’arte è sempre stata fondamentale. Sin da piccola mi piaceva disegnare, ho studiato anche pittura a Parigi, Londra e Bruxelles. È solo da una decina d’anni, che mi dedico interamente alla pittura ed ho cominciato ad esporre.

 

D: Se dovesse dare una breve definizione sul concetto di arte in generale?

R: L’arte.

La natura è perfetta e unica ma non è eterna.

L’arte è cercare di guardare oltre quello che solo i nostri occhi vedono, cercando un particolare

per farlo sopravvivere, per coglierne l’attimo fuggente, perché tutte le cose belle hanno una fine.

L’arte è cercare di creare il mondo dei sogni, ricco di colori, di magia.

L’arte è un’illusione: ci fa vedere quello che vogliamo vedere, può rendere veri i sogni!

L’arte è la propria interpretazione della vita, è la trasformazione della realtà.

Abbiamo un grande privilegio, noi pittori, possiamo provare per un attimo a distogliere chi ci

guarda dalla quotidianità e riempirgli il cuore di emozioni.

I colori sono la natura, l’armonia, la vita, la musica dell’anima.

Per questo dipingo fiori, sono il mio inno alla vita!

 

D: Ci sono degli artisti e/o delle correnti, che apprezza in modo particolare?

R: I pittori fiamminghi sono i miei preferiti. Da Peter Bruegel il Vecchio a Rembrandt, con il suo “Vecchio usuraio” uno dei miei quadri preferiti, Adriaen van Ostade, David Teniers, Michiel van Musscher, passando per i fioristi Jan Davidsz. de Heem, Jan van Huysum, A. van der Ast, …  “they have been my main inspiration”.

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ALLA GRANDE MOSTRA DI “SPOLETO INCONTRA VENEZIA” IN ESPOSIZIONE LE OPERE ISPIRATE DALLE VIBRAZIONI CROMATICHE DI ALESSANDRA TUROLLI

Continuano i successi per l’artista Alessandra Turolli, che dal 28 Settembre al 24 Ottobre 2014, sarà presente alle grandi mostre di “Spoleto incontra Venezia” curate da Vittorio Sgarbi e dirette dal manager Salvo Nugnes. L’esposizione sarà allestita nel suggestivo contesto del secolare Palazzo Falier, nel cuore del capoluogo veneto. Di seguito l’intervista alla pittrice.

 

D: Dal 27 Settembre al 24 Ottobre parteciperà a “Spoleto incontra Venezia”. È la prima volta che espone nel capoluogo veneto?

R: Si, e ne sono felicissima perché adoro Venezia e perché questa mostra rappresenta una tappa molto significativa nel mio percorso artistico. Dunque, la considero un tassello prezioso, che mi trasmette grande emozione ed entusiasmo.

 

D: Quali nuove opere presenterà e quale orientamento tematico seguono?

R: Saranno tutte quante opere inedite, ispirate da una nuova ricerca interiore trasferita sui quadri, che reputo estremamente determinante e stimolante per la mia crescita artistica e per la mia evoluzione personale ed esistenziale. Ho scelto di dedicarmi alle “vibrazioni cromatiche”. Il mondo dei colori ci circonda, ci appartiene, accompagna il nostro cammino di vita fin dalla nascita. L’importanza delle vibrazioni cromatiche e della luce è tale che, da sempre l’uomo se n’è occupato. I colori ci attorniano costantemente. Siamo di continuo inebriati dalle loro vibrazioni.

 

D: Un commento di riflessione in parallelo tra Spoleto e Venezia, come poli di eccellente portata, nella divulgazione dell’arte e della cultura, con fama internazionale?

R: Sono due contesti a me entrambi molto cari da sempre, in quanto, da sempre in essi io percepisco il vivace e dinamico fluire dell’arte, che mi infonde una sensazione di appartenenza a questi poli e mi regala una intensa vitalità.

 

D: È compiaciuta di esporre accanto a illustri nomi del calibro di Dario Fo, Eugenio Carmi, José Dalì e altri nomi di spicco del panorama contemporaneo?

R: Sono assolutamente lusingata da questa positiva opportunità.

 

D: Se dovesse dare una breve definizione sul concetto di arte in generale? 

R: L’arte  è vita, senza arte manca la parte più profondamente spirituale che l’essere umano possiede. Per arte intendo un campo di applicazione molto ampio: pittura, scultura, musica, scrittura …

 

D: Quali consigli/suggerimenti si sente di dare alle nuove generazioni di artisti?

R: Penso sia basilare e primario seguire le proprie tendenze ed inclinazioni, ma soprattutto seguire quell’istinto, che viene da dentro l’anima ed il cuore.

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