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La storia dell’IBM dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri

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  • 6 Ottobre 2010

L’IBM è una delle più importanti aziende operanti nel settore dell’informatica e dell’elettronica, e la sua storia si fonde con la storia stessa del computer.

L’IBM, acronimo di International Business Machines Corporation, è un’azienda conosciuta in tutto il mondo. Soprannominata anche “Big Blue”, dal colore ufficiale dell’azienda, che campeggia anche sul suo celeberrimo logo, è una delle aziende informatiche più antiche del mondo, un’azienda che negli anni ha lanciato sul mercato prodotti famosissimi quali l’IBM system storage manager.

L’azienda nacque negli Stati Uniti, per la precisione ad Armonk, nello stato di New York, nel 1911, anche se possiamo dire che era attiva già dalla fine dell’Ottocento. Fu nel 1889, infatti, che Hermann Hollerith brevettò le schede perforate che potevano essere lette tramite l’analisi di circuiti elettrici. Nel 1910 Hollerith consegnò il brevetto per la Germania a Willy Heidinger, che fondò la Dehomag (Deutsche Hollerith Maschinen Gesellschaft). Prima, più precisamente nel 1896, Hollerith aveva fondato la Tabulating Machine Company, attività che vendette poi a Charles Flint, che a sua volta la passò a Thomas J. Watson. Fu quest’ultimo che diede all’azienda il nome di International Business Machines Corporation, che nei suoi primi anni di vita ottenne un enorme successo nel settore dei sistemi meccanografici.

Per quanto riguarda l’Italia, la storia dell’IBM cominciò un po’ più tardi, più precisamente nel 1927. Il nome italiano dell’azienda era Società Italiane Macchine Commerciali (SIMC), e risale al 1928 il primo ufficio commerciale, che venne aperto a Milano e comprendeva 11 dipendenti. Da questi primi germi l’azienda si è sviluppata enormemente, e le macchine e i processori IBM sono ormai diffusissime in tutto il mondo. In Italia l’azienda ha cambiato nome più volte: da SIMC a Hollerith, da Hollerith a Watson Italia (dai nomi dei proprietari dell’azienda americana), per arrivare, nel 1946, ad IBM Italia, il nome tuttora in uso.

Tra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Settanta i’IBM divenne uno dei principali produttori di mainframe (sistemi centrali utilizzati soprattutto da grandi aziende, e che permettono di elaborare grandi quantità di dati in modo molto preciso), e ancora oggi l’azienda è leader in questo settore. All’IBM si deve anche il lancio sul mercato di uno dei primi e più popolari personal computer della storia: l’IBM 5150 venne presentato nel 1981, e rispetto ai pc cui siamo abituati al giorno d’oggi potrebbe apparire come un prodotto preistorico (costo elevato, bassa capacità di elaborazione, mancanza di disco rigido…), ma per l’epoca si trattava di un prodotto comunque innovativo e affidabile, molto avanzato rispetto ad altre marche di home o personal computer. Certamente a questi primi pc mancavano gli accessori e i software che per noi utenti moderni sembrerebbero irrinunciabili, quali il microsoft office automation, ma per l’epoca si trattava certamente di un prodotto all’avanguardia. Basta pensare che questa macchina IBM riuscì a vendere 50.000 pezzi in un mese e 200.000 pezzi in un anno, cifre che rapportate al mercato attuale non sono niente di che, ma che per il mercato di trenta anni fa erano sicuramente molto alte.

Nella sua storia l’IBM ha affrontato anche dei momenti difficoltà, come quando, tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, l’emergere dell’informatica distribuita inflisse un duro colpo all’azienda, ma forte della sua gloriosa storia ed esperienza l’IBM ha sempre saputo reinventarsi, e attualmente, a più di cento anni dalla sua fondazione, è ancora una delle aziende leader in diversi settori legati al mondo dell’informatica.

Articolo a cura di Francesca Tessarollo
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