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Investire nell’economia Green: non basta dirlo, occorre creare le condizioni giuste

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  • 3 Novembre 2022

Ormai è chiaro a tutti che è l’economia globale ha bisogno di una decisa svolta green. Tuttavia non bastano i semplici proclami per aumentare la propensione ad investire nelle rinnovabili. Bisogna creare un ambiente istituzionale ed economico che sia favorevole.

La differenza tra Stati Uniti e UE

ECONOMIA GREENQuello che sta emergendo, soprattutto in tempi recenti, è una netta differenza nell’approccio adottato dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea.
In particolar modo gli USA vedranno cambiare lo scenario grazie alla Inflation Reduction Act (IRA). Questa legge favorisce chi intende investire nelle tecnologie rinnovabili, grazie al meccanismo dei crediti di imposta. Si applicheranno al settore eolico, a quello solare, all’idrogeno ed anche allo stoccaggio del carbonio.
Questa legge introdurrà un modo diverso di monetizzare gli asset fiscali, consentendo alle imprese di creare infrastrutture per le rinnovabili senza dover ricorrere al finanziamento tramite capitale fiscale.

Gli USA scattano avanti

Non c’è dubbio che questi finanziamenti e incentivi promossi dagli Stati Uniti saranno superiori a quelli disponibili nell’Unione Europea.

Questo cosa significa? Che senza dubbio che le imprese decideranno di investire là dove saranno disponibili i migliori finanziamenti e incentivi, nonché i migliori rendimenti.
Per fare un esempio, secondo alcune stime, l’IRA vuole innescare un supertrend riguardo ai veicoli elettrici, raddoppiando il tasso di penetrazione per il 2025 dal 10% al 20%.

Il problema delle autorizzazioni

Uno dei maggiori ostacoli che viene lamentato dalle industrie delle rinnovabili è il meccanismo di autorizzazioni, che soprattutto in Europa rimane molto complesso. Dal momento che la transizione energetica imporrà di investire in modo cospicuo, è richiesta una maggiore agilità normativa. Dovrebbero creare supporti e non resistenze, ma invece accade l’opposto.
Le autorità di regolamentazione in buona sostanza non stanno al passo con l’avanzamento dell’Industria, e anzi ne rappresentano uno dei freni principali.
Cosa peggiore, in alcuni casi sembrano non apprezzare l’importanza di questa sfida.

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Materie prime, un anno orribile tra volatilità choc e ribassi record

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  • 4 Dicembre 2018

Dopo aver vissuto un 2017 all’insegna dei rialzi (in alcuni casi anche in doppia cifra), per il mercato delle materie prime il 2018 è stato un duro colpo. Complice la frenata economia globale, la guerra dei dazi USA-Cina e l’aumento del dollaro, l’intero settore ha vissuto periodi di vera bufera.

I numeri deludenti sono evidenziati dagli indicatori di performance, che nel corso di quest’anno che volge ormai al termine hanno accumulato perdite superiori al 7%. Peraltro il trend ribassista è andato in crescendo nelle ultime settimane. A fungere da traino sono stati i metalli, combustibili e molti prodotti agricoli.

La volatilità delle materie prime

materie primeQuello che lascia perplessi è soprattutto l’estrema volatilità che ha riguardato il settore energetico. Tanto il petrolio quanto il gas hanno avuto delle oscillazioni di prezzo molto violente, che hanno messo in difficoltà anche gli investitori più navigati. La volatilità, che normalmente è amica degli speculatori, stavolta ha fatto danni. Anche calcolare supporti e resistenze trading è diventato esercizio complicato, tanto oscillano i prezzi nel medio lungo periodo.

Il caso più eclatante riguarda l’estrema volatilità che si è scatenata sul mercato del petrolio. Da ottobre a novembre le quotazioni del barile sono passate dai record pluriennali ad accusare perdite del 25%. Per tre volte durante questo lasso di tempo, si sono viste sedute in cui le perdite si sono aggirate intorno al 7%. In media gli hedge funds specializzati in materie prime sono scesi del 4% nel 2018. A tal proposito è stato virale il video di James Cordier, fondatore di OptionSellers.com, che ha ammesso di aver bruciato 150 milioni di fondi dei clienti per colpa delle violente oscillazioni del petrolio e del gas. Non parliamo di piccoli trader che fanno operazioni di piccolo importo su piattaforme forex online italiane, ma di società che investono milioni di dollari.

Un altro esempio concreto riguarda il gas. Al Nymex non si vedevano oscillazioni violente come quella del 2018 da un decennio. Quella implicita infatti è schizzata da 30 a 130. Si può quindi ben parlare di bufera sugli energetici e in generale sul mercato delle materie prime. Il guaio è che se pochi immaginava che sarebbe successo, quasi nessuno sa come finirà.

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