Città sempre della Galilea settentrionale, Genezareth è luogo turistico per le meravigliose bellezze naturali e teologiche che essa include dentro di sé.
Vediamo in questo contributo di evidenziarne i tratti specificamente teologici.
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Genesaret diviene il luogo di approdo di Gesù e dei suoi discepoli dopo aver attraversato il mare di Galilea: “Compiuta la traversata, approdarono e presero terra a Genesaret” (Mc 6,53).
Genesaret, denominata anche Tiberiade, è una città della Galilea posta dalla parte nord occidentale dell’omonimo lago.
Approdati a Genesaret, Gesù, insieme ai suoi discepoli, scese dalla barca e la gente “lo riconobbe, e accorrendo da tutta quella regione cominciarono a portargli sui lettucci quelli che stavano male, dovunque udivano che si trovasse” (Mc 6,54-55).
Genesaret è il luogo in cui Gesù realizza la sua missione salvifica per 3 ragioni:
perchè accoglie la gente che gli porta i malati
perchè consente agli indigenti la possibilità di toccarlo: “E dovunque giungeva, in villaggi o città o campagne, ponevano i malati nelle piazze e lo pregavano di potergli toccare almeno la frangia del mantello” (Mc 6,56).
perchè permette ai malati di toccarlo e di guarirlo: “Quanti lo toccavano guarivano” (Mc 6,56).
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Genesaret offre a Gesù lo spazio per accogliere i malati e per toccargli la frangia del mantello al fine di ottenerne la guarigione.
Sotto questo profilo Genesaret diviene il luogo propizio per compiere una vera e propria azione liturgica tesa a sanare gli indigenti; azione liturgica che viene realizzata in parte dal popolo e in parte dal maestro attraverso questi gesti:
la gente vede il maestro. Genesaret permette alla gente di “vedere” Gesù.
La gente accorre da tutta la regione della Galilea. Genesaret acquista il ruolo di essere luogo di ritrovo dei malati.
La gente porta sui lettucci i malati. Genezaret offre lo spazio per mettere i lettucci sulle piazze
la gente si avvicina a lui perchè ha udito che era lì. Genezaret diviene il luogo sonoro della presenza del maestro e della diffusione della notizia che il maestro era lì.
Luogo di supplica. Genezaret è testimone dell’azione supplichevole del popolo che chiedeva a Gesù di potergli toccare almeno il lembo del mantello.
L’azione “tattica” del popolo. La gente tocca il lembo del mantello di Gesù.
L’azione sanatrice di Gesù
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Da ciò si deduce che l’azione liturgica di Gesù, diretta a guarire i malati, è strettamente interconnessa, o meglio dipesa, da quella del popolo, per cui tale azione liturgica sembra essere posta a coronamento di quella voluta e “compiuta” realmente dalla stessa gente: alla richiesta e alla fattiva azione liturgica della gente segue la conseguente e istantanea azione liturgica di Gesù, perchè Gesù guarice subito quanti lo “toccano”.
Sempre a Genezaret i farisei intavolano una discussione con Gesù “avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani immonde, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i giudei non mangiano se non si sono lavate le mani fino al gomito, attenendosi alla tradizione degli antichi (…)” (Mc 7,2-5).
I farisei si attenevano scrupolosamente alla legge, con lo scompenso di trasmettere una liturgia della Parola vuota, perchè fine a se stessa.
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A questa liturgia “letterale” della parola, svuotata del suo senso spirituale, Gesù contrappone quella “spirituale”:
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: «Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini” (Is 29,13).
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». E aggiungeva: «Siete veramente abili nell’eludere il comandamento di Dio, per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: «Onora tuo padre e tua madre, e chi maledice il padre e la madre sia messo a morte (Mc 7,6-10).
Alla base di una liturgia della parola vuota di senso sta il fatto che questa poggia sulla tradizione degli uomini e non sulla volontà di Dio.
Gesù, alla liturgia della parola compiuta dai farisei a causa della loro fedele osservanza alla “tradizione degli uomini”, oppone una nuova liturgia della parola fondata sul “timore di Dio”, dove l’elemento che contraddistingue questa liturgia è la predisposizione del cuore ad accogliere la volontà di Dio e non quella della tradizione fondata dagli uomini.
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La vera liturgia “spirituale” della parola, proposta da Gesù, prende le mosse dalla cura, dalla attenzione e dal particolare riguardo che il fedele ha nei riguardi di Dio.
Dalla cura, dall’attenzione, dalla profonda riverenza e rispetto che l’uomo ha per Dio; attenzione che deriva dal sottomettere la propria volontà a quella di Dio ne scaturisce una liturgia della parola “piena”, nel senso che la parola trasmette in sé il sentimento cardine del timore di Dio, posta al fondamento di una vera e propria liturgia “spirituale” della Parola.
L’intera vita del credente diviene liturgia della parola, secondo Marco.
Sotto questo profilo Genezaret assume su di sé la caratteristica di essere il luogo in cui Gesù fa nascere la liturgia della Parola di Dio, annullando quella propria dei farisei, perpetuata sulla “tradizione” voluta dagli uomini e non da Dio.
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Sempre a Genezaret Gesù puntualizza che ciò che contamina l’uomo proviene dal cuore e non dall’esterno (Mc 7,14-16).
Gesù ripete la stessa cosa ai discepoli, spiegando loro che “dal cuore degli uomini escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi (…)” (Mc 7,21-23).
Alla luce dell’insegnamento del maestro Genezaret diviene il luogo in cui i discepoli imparano che la vita di ogni uomo può diventare una vera e propria liturgia della Parola di Dio se dal suo interno, cioè dal suo cuore, escono intenzioni buone, tese a propagare nel mondo l’amore che il Padre ha avuto verso il Figlio e il Figlio verso tutti gli uomini.
Genezaret diviene testimone del nuovo insegnamento teologico-liturgico del maestro, in relazione al quale i discepoli comprendono che la stessa vita del credente è tesa a divenire, se lo vuole, – cioè se emana dal suo cuore intenzioni positive, dove traspare il fermo proposito di onorare il creatore – tempio di Dio, dove i “segni” liturgici vengono scanditi dal propagare la Parola di Dio e dal compiere buone azioni.
Cinzia Randazzo