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Sorgente Rizziconi: Terna Stazione di Scilla i lavori continuano 3 m. al giorno!

Scilla, all’interno del perimetro della Stazione Elettrica di Terna, è in corso lo scavo del pozzo verticale che fa parte delle numerose infrastrutture da record che compongono la linea Sorgente Rizziconi, Sicilia/Calabria. Il cantiere prevede la realizzazione di una galleria sub-orizzontale unica, lunghezza 2’842 m, pendenza longitudinale del 10%, un pozzo verticale di 353 m di profondità, diametro di scavo di 7.00 m e diametro finale di 5,90 metri. Ad oggi, superati i 38 metri di profondità.

All’interno del perimetro della Stazione Elettrica di Terna, a Scilla, è in corso lo scavo del pozzo verticale che fa parte delle numerose infrastrutture da record che compongono la linea Sorgente Rizziconi, Sicilia/Calabria.

Il pozzo in via di escavazione arriverà fino all’intersezione con la galleria sub-orizzontale: oggi sono stati superati i 38 metri di profondità!

Il cantiere, la cui fase preparatoria si è conclusa nel mese di giugno, prevede la realizzazione di una galleria sub-orizzontale unica nel suo genere: i lunghezza pari a 2’842 m, con pendenza longitudinale in salita pari al 10%, ed un pozzo verticale di ca. 353 m di profondità, con diametro di scavo di 7.00 m e diametro finale di 5,90 metri.

In tali opere infrastrutturali saranno posate due terne di cavi in alta tensione a 380 kV che, dall’approdo marino sulla spiaggia di Favazzina, raggiungono la Stazione Elettrica di Scilla.

Nei primi 60 metri del pozzo verticale, come previsto, si sta scavando in presenza di sabbie ad una “velocità” di 3 metri al giorno suddivisi su tre turni di lavoro. Oltre i 60 metri è prevista invece roccia per cui i lavori proseguiranno più lentamente.

FONTE: Terna Web Magazine

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Scienza e tecnologia: Zeppelin NT, il dirigibile che studia lo smog

Zeppelin NT è il dirigibile che raccoglie dati sull’atmosfera, li immagazzina e aiuta climatologi e meteorologi a capire le relazioni tra inquinamento atmosferico e riscaldamento climatico. Può eseguire misurazioni fino a duemila metri di altezza, coprire un’area molto vasta, grazie ad un’autonomia di volo di ventiquattro ore e trasportare strumentazioni fino a una tonnellata di peso. Un gigante buono che vola tra l’Adriatico e gli Appennini in cerca di inquinamento per fornire degli strumenti alle istituzioni per legiferare sul tema della qualità dell’aria e del cambiamento climatico.

Vola come un gigante buono tra l’Adriatico e gli Appennini e va in cerca di inquinamento. Chi si trovava in queste zone lo avrà visto solcare i cieli, lento e pervicace. È lo Zeppelin NT, dirigibile che raccoglie dati sull’atmosfera, li immagazzina e aiuta climatologi e meteorologi a capire le relazioni tra inquinamento atmosferico e riscaldamento climatico.

L’idea di utilizzare questo velivolo è di PEGASOS (Pan-European-Gas-AeroSOLs-Climate Interacion Study), progetto finanziato con sette milioni di euro dalla Commissione europea cui partecipa anche l’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima (ISAC) del CNR.

La perlustrazione nella Pianura padana, iniziata ai primi di giugno, si è conclusa all’inizio di luglio. Un peregrinare continuo dal mare ai monti in cerca di campioni d’aria da analizzare.
Il materiale raccolto servirà a studiare le reazioni chimiche che producono inquinanti, in particolare il ciclo di vita dell’ozono e i processi di formazione e trasformazione del particolato fine.
Ma perché proprio un dirigibile?

“Ha una grande versatilità – dice Maria Cristina Facchini dell’ISAC-CNR – per misurazioni sia in verticale che in orizzontale. A differenza di un aereo, consente, ad esempio, rilevazioni vicino al suolo. E questo ci consente di fare delle ricostruzioni tridimensionali dell’atmosfera. In particolare studieremo i processi fotochimici ed è per questo che l’esperimento si svolge durante l’estate”.

Zeppelin può eseguire misurazioni fino a duemila metri di altezza, coprire un’area molto vasta, grazie ad un’autonomia di volo di ventiquattro ore e trasportare strumentazioni fino a una tonnellata di peso.

Il principale scopo di PEGASOS è verificare la stretta relazione tra clima e qualità dell’aria. “L’obiettivo di questo progetto – ha detto il coordinatore di PEGASOS Spyros Pandis – è quello di fornire degli strumenti alle istituzioni per legiferare sul tema della qualità dell’aria e del cambiamento climatico”.

FONTE: Terna Web Magazine

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Batterie sodio: Terna, al via un bando per accumuli con tecnologia al sodio.

Energie rinnovabili. Parte il bando di sperimentazione per la realizzazione di batterie con tecnologia al sodio. Un progetto che vede coinvolte Terna, società che gestisce la rete elettrica nazionale e Fiamm, gruppo italiano del settore batterie. Nuova tecnologia per un nuovo futuro verso l’autoconsumo.

Batterie, Terna prepara la tecnologia. Dopo la decisione dell’Autorità per l’energia elettrica ed il gas che ha fissato, con la delibera 288/2012/R/EEL, la procedura ed i criteri per la selezione di 3 progetti pilota relativi ai sistemi di accumulo di energia elettrica che verranno ammessi al trattamento incentivante previsto per lo sviluppo delle fonti rinnovabili, l’azienda elettrica guidata da Flavio Cattaneo non si è fatta trovare impreparata.

Anzi, come sottolinea il Quotidiano Energia, dopo il primo bando da 10MW basato sul litio, Terna ne ha promosso subito un altro, sempre nell’ambito dello storage lab, per la realizzazione di almeno 2 impianti da 1 MV complessivi con tecnologia al sodio. Proprio quest’ultimo segna un momento storico per il settore energetico visto che vedrà coinvolto il principale gruppo italiano del comparto batterie: FIamm.

L’opportunità offerta da Terna è di quelle irripetibili. Perché se la sperimentazione dovesse avere l’ok sia di Terna che dell’Aeeg nell’ambito appunto dei 3 progetti pilota a incentivo aggiuntivo del 2 in ballo ci saranno centinaia di milioni di euro. Terna infatti ha in programma 240 MW, di cui almeno 110 MW riservati a tecnologie che non siano quella di sali Na/S.

Del resto il gruppo Fiamm è pronto da tempo a questa opportunità, come ha rivelato a QE Nicola Cosciani, direttore della business unit Energy storage solution. La fase di prequalifica al bando (che scade il 7 agosto) potrebbe coinvolgere altri candidati (con requisiti: fatturato di 10 milioni di euro negli ultimi 3 anni di cui almeno 500mila negli accumuli e aver realizzato batterie al sodio per almeno 0,5 MW), anche quelle società ad esempio attive nell’assemblaggio delle batterie stesse.

Cosciani ha anche aggiunto come le opportunità di utilizzo degli accumuli vanno al di là delle reti di trasmissione e distribuzione. Per esempio le batterie sarebbero un mezzo fondamentale per promuovere l’autoconsumo, su quale ha posto l’accento anche il V Conto Energia e le cui potenzialità si limiterebbero al 20/25% della produzione senza l’utilizzo dello storage. Non solo: Fiamm è convinta che in futuro lo storage dovrà essere visto “come una delle soluzioni per la risoluzione delle diverse criticità del sistema elettrico, con pari dignità rispetto alle altre”.

In tal senso all’interno di Anie Confindustria è stato creato un gruppo ad hoc che oltre a Fiamm, vede in prima linea Abb, Nec Italia, Siemens, Ansaldo e prossimamente anche Gruppo Tozzi e Saet.

FONTE: Terna Web Magazine

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Terna Facebook: Online il “Progetto di Rapporto integrato”.

Seguire un percorso di avvicinamento per un’integrazione tra trasparenza e informazione sulla gestione del business e la sostenibilità delle imprese è l’obiettivo del Pilot Programme dell’IIRC (International Integrated Reporting Council), un’iniziativa a cui hanno aderito circa 70 aziende nel mondo, tra queste l’italiana Terna.

Da oggi sono on-line le versioni interattive dei bilanci 2011 di Terna: accanto alla Relazione finanziaria e al Rapporto di sostenibilità da quest’anno è disponibile il “Progetto di Rapporto integrato”.

Si tratta di una prima, significativa realizzazione nell’ambito di un percorso di avvicinamento alla piena integrazione della Relazione Finanziaria e del Rapporto di sostenibilità secondo i principi dell’IIRC (International Integrated Reporting Council) al cui Pilot Programme Terna aderisce insieme a circa 70 aziende nel mondo.

Avviata a luglio 2010, l’IIRC è un’iniziativa internazionale che ha individuato nell’integrazione del reporting, finanziario e non, la risposta alla crescente domanda di trasparenza e completezza delle informazioni sulla gestione delle imprese e sulle prospettive del business da parte degli stakeholder.

L’obiettivo dell’IIRC, condiviso da Terna, è di superare la pubblicazione delle informazioni rilevanti in diversi documenti separati quali il Bilancio di esercizio, la Relazione di governance e il Rapporto di sostenibilità e di fornire una chiave di lettura unitaria per capire le interazioni tra il modello di business, la strategia, la governance, i risultati finanziari e di sostenibilità e l’evoluzione attesa nel breve e medio periodo.

La cornice di riferimento, proposta dall’IIRC e adottata dal Progetto, si basa su 6 building blocks: l’Organizzazione e il modello di business, il Contesto operativo, rischi e opportunità, gli Obiettivi strategici e strategie per raggiungerli; la Governance e remunerazione, la Performance e le Prospettive di lungo periodo.

Infine, da rilevare come Terna sia una delle 5 aziende italiane che aderiscono al Pilot Programme dell’IIRC al quale concorrono anche organizzazioni delle Nazioni Unite (UNEP, Global Compact), alcune tra le principali società di revisione contabile e Organizzazioni Non profit.

FONTEWeb Magazine Terna

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Terna Facebook: La nuova frontiera del terrorismo potrebbe essere la tecnologica?

La nuova frontiera del terrorismo potrebbe essere la tecnologica? Dopo l’allarme lanciato da uno studio della McAfee, società leader nella sicurezza sui pc, il “rischio cyberpiratesco” è sempre più vicino. Le infrastrutture vitali per la sicurezza nazionale non sono protette, la comparsa di worm informatici che spiano e riprogrammano i pc industriali indica la necessità di riconoscere armi digitali sempre più complesse. La sfida, identificare il modo per proteggere i sistemi tenendo presenti la governance e le tecnologie che utilizzano.

La nuova frontiera del terrorismo potrebbe essere davvero quella tecnologica. Dopo l’allarme lanciato dalla McAfee, società leader nella sicurezza sui pc, il rischio “cyber piratesco” cui sarebbero oggetto prossimamente smart grid, reti idriche e trasporti si va facendo realtà.

In un articolo pubblicato su “Affari & Finanza” di Repubblica, vengono mette giustamente in rilievo le criticità esistenti al giorno d’oggi nella vita sociale di un Paese. Basti pensare a tutte quelle infrastrutture essenziali quali il settore energetico, il campo sanitario, per non parlare dei trasporti, della ricerca, dell’e-government, finanche alla comunicazioni: tutte gestite da soluzioni di Ict sempre più complesse che si avvalgono di software e dispositivi informatici collegati in rete, diventano sempre più esposte ad attacchi da parte della cybercriminalità. Se si pensa alle possibili conseguenze di intrusioni cibernetiche nei sistemi energetici o idrici si ha la misura di quanto sia necessario mettere al sicuro questi ambienti.

Un caso emblematico è sicuramente quello delle smart-grid elettriche in grado di interconnettere tante piccole centrali di produzione generalmente da fonti rinnovabili e intermittenti, che viene studiato ora da McAfee. Le reti gestiscono flussi di energia bidirezionali, fanno interagire produttori e consumatori, determinano in anticipo le richieste di consumo, adattano con flessibilità produzione e distribuzione di energia elettrica, il tutto in tempo reale.

Quando il costo dell’energia diventa minore la smart grid può decidere di attivare automaticamente processi industriali o elettrodomestici casalinghi. Ma queste infrastrutture informatiche critiche presentano punti di vulnerabilità che ne mettono a repentaglio la sicurezza. Secondo il report dfi McAfee, relativo agli Usa, le infrastrutture vitali per la sicurezza nazionale non sono protette. Secondo l’indagine (“Tecnologie di sicurezza per funzionalità e applicabilità nei sistemi di controllo industriali”) la comparsa di Stuxnet e Duqu, worm informatici che spiano e riprogrammano i pc industriali, indica la necessità di riconoscere armi digitali sempre più complesse create da estorsori cibernetici e cyberterroristi, in grado di infiltrarsi nelle infrastrutture critiche e nei sistemi di controllo delle risorse.

La sfida è identificare il modo per proteggere i sistemi tenendo presenti la governance e le tecnologie che utilizzano. E le reti elettriche intelligenti sono comandate da sofisticati sistemi computerizzati che veicolano l’energia ma sono fatalmente esposti alle intrusioni dei pirati.

FONTE: Web Magazine Terna

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Risparmio efficienza energetica: (Terna) Ecco il futuro dell’ illuminazione pubblica

Città illuminate senza sprechi e nuova tecnologia. Più del 60 per cento degli italiani chiedono una migliore illuminazione delle città per motivi di sicurezza, con due obiettivi: l’efficienza energetica e il miglioramento degli standard qualitativi degli impianti. Luci con intensità calibrata sulla base del numero delle persone presenti, lampioni “intelligenti” e design accogliente per riscaldare l’arredo urbano delle zone metropolitane sono il futuro dell’illuminazione pubblica smart.

Più del 60 per cento degli italiani chiedono una migliore illuminazione delle nostre città per motivi di sicurezza: poca luce può significare più rischi per la circolazione e minore protezione del cittadino rispetto alla lunga mano della micro-criminalità. La richiesta è comprensibile, e va abbinata a due obiettivi che la contengono e la precedono: l’efficienza energetica (dunque il risparmio) e il miglioramento degli standard qualitativi degli impianti (quindi la tecnologia).

 

Più del 60 per cento degli italiani chiedono una migliore illuminazione delle nostre città per motivi di sicurezza: poca luce può significare più rischi per la circolazione e minore protezione del cittadino rispetto alla lunga mano della micro-criminalità. La richiesta è comprensibile, e va abbinata a due obiettivi che la contengono e la precedono: l’efficienza energetica (dunque il risparmio) e il miglioramento degli standard qualitativi degli impianti (quindi la tecnologia).

Al momento l’Italia, vista attraverso i lampioni nelle strade e nelle piazze, è il regno dello spreco quotidiano. L’illuminazione pubblica nel nostro Paese costa, infatti, circa 1 miliardo di euro l’anno, 18,7 euro a cittadino: il doppio del conto pagato dai cittadini tedeschi. Il consumo medio pro-capite per le luci delle città in Europa è pari a 51 chilowattora, ma in Germania scende a quota 42 e in Italia schizza a 102 chilowattora, il doppio. Mentre comuni e pubbliche amministrazioni locali annunciano piani di risparmio per l’efficienza energetica, e in qualche raro caso (magari grazie a un bravo sindaco) dalle parole si passa ai fatti, nel complesso siamo il Paese con il record europeo di sprechi per l’illuminazione pubblica.

Lo potete verificare tutti i giorni: mettete piede in una scuola, in una struttura sanitaria, in un ufficio pubblico, e scoprite che le luci girano a pieno regime giorno e notte, senza interruzione. Gli impianti sono vecchi, obsoleti ed energivori: altro che efficienza energetica.

La sostituzione degli impianti di illuminazione pubblica con lampade a Led o anche a elettroluminescenza, proprio come sta avvenendo in molte abitazioni private, consentirebbe per esempio di risparmiare e sfruttare al meglio, innanzitutto rispetto alle esigenze dei cittadini, le potenzialità offerte dalla tecnologia. E’ quello che avviene in molte città americane, da New York a Seattle, da Los Angeles a Dallas, dove l’illuminazione pubblica è stata l’oggetto di significativi investimenti pubblici con impianti super moderni. Luci la cui intensità è calibrata sulla base del numero delle persone che attraversano la strada, lampioni “smart”, cioè forniti delle più sofisticate intelligenze in termini di funzionamento, design accogliente per riscaldare anche l’arredo urbano delle zone metropolitane e renderle più gradite e quindi più vissute, insieme, dai cittadini.

I dati sulla sicurezza, un tema sul quale gli americani sono i cittadini più sensibili del mondo, dicono in modo inequivocabile una sola cosa: con l’illuminazione pubblica “smart” gli episodi di criminalità diminuiscono.

Dall’America all’Europa. Tra le novità urbanistiche che Londra farà vedere al mondo in occasione delle Olimpiadi 2012 ci sono proprio i lampioni, sui quali l’amministrazione della capitale inglese ha varato un piano antispreco e di importante modernizzazione dell’arredo e della tecnologia urbana. A Londra sono già stati sostituiti 2mila punti- luce pubblici ed entro il 2020 il risparmio complessivo sarà pari a quasi 9 milioni di sterline, soldi che potranno essere investiti in altri servizi a favore dei cittadini. Il lampione in strada, come l’elettrodomestico a buona efficienza energetica in casa, è un simbolo delle potenzialità del Non Sprecare e della lunga catena di opportunità che si aprono attraverso questo cambio di paradigma. Della serie: nuove luci in città, per risparmiare, per vivere meglio, per alimentare una sana crescita economica. E innanzitutto per essere più sicuri.

Di Antonio Galdo

www.nonsprecare.it

FONTEWeb Magazine Terna

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Fornitori Energia Elettrica: Terna 2.0 Internet, il feeling corre sulla rete

Terna 2.0. Il web, interfaccia tra utenti e fornitori di energia elettrica. La comunicazione tra consumatore e fornitore di energia diventa sempre più tecnologica. Le famiglie italiane preferiscono la rete per interfacciarsi con i fornitori di energia. Web e social network sono in primo piano per uno scambio di informazione sia tra utenti stessi, sia con i fornitori di energia.

È sempre più tecnologica la comunicazione tra consumatore e fornitore di energia. In primo piano ci sono web e social network. Da quando, con la liberalizzazione del mercato energetico, le offerte e i servizi dei fornitori di energia sono aumentati, il consumatore ha bisogno di comparare le proposte e confrontarsi con altri utenti. L’obiettivo è capire i reali vantaggi e i concreti risparmi.

Un’inchiesta realizzata dall’azienda di consulting Accenture, che ha coinvolto 10.000 consumatori di tutto il mondo, analizza i comportamenti degli utenti quando vanno a caccia di informazioni.
“Uno dei punti principali sottolineato da tutti gli intervistati – scrive Luca Palmieri su Repubblica – riguarda l’interazione tra utente e fornitore attraverso la rete. La maggior parte dei consumatori ha, infatti, indicato di preferire il web come strumento per il cambio di indirizzo (risposta scelta dal 64% degli italiani e globalmente dal 57%) e per la spedizione delle fatture (82% in Italia contro una media globale del 71%)”.

La rete è dunque lo strumento di comunicazione preferito, soprattutto dagli italiani.
Sempre legato ad Internet è l’uso dei social network, che sono ormai ritenuti uno mezzo fondamentale anche nel rapporto tra utente e fornitore di energia.
“Il 43 degli italiani – dice Palmieri – ha infatti detto di ricorrere o voler ricorrere a Facebook o Twitter per dibattere o conoscere questioni legate ai consumi energetici mentre il 31% per interagire con il proprio fornitore.

Per un paese come il nostro, che soffre ancora di un diffuso digital divide, i dati forniti da Accenture hanno un che di straordinario.
“Un suggerimento importante per le aziende – scrive il giornalista di Repubblica – riguarda l’offerta di prodotti e servizi aggiuntivi. Il 57% (60% in Italia) degli intervistati ha dimostrato interesse verso prodotti e materiali che consentirebbero di ridurre il consumo energetico attraverso piccole migliorie in casa mentre una percentuale pressoché identica è favorevole all’acquisto di prodotti domestici per la produzione di energia elettrica, come i sistemi solari e geotermici”.
L’inchiesta sonda anche la disponibilità del consumatore a pagare di più ricevendo in cambio un servizio di energia “premium”.

Pagare di più per avere servizi migliori? Il 29% degli italiani ha risposto positivamente a questa domanda, collocandosi al settimo posto tra i paesi coinvolti nell’indagine e seconda in Europa dopo la Danimarca. Al primo posto assoluto è la Cina seguita dal Brasile.
Tra i consumatori disposti a pagare di più, la stragrande maggioranza si aspetta un vantaggio tangibile nel miglioramento delle opzioni di servizio.

Anche se il 56% degli intervistati mostra fedeltà al proprio fornitore, un quarto però sta prendendo in seria considerazione la possibilità di cambiare azienda entro un anno. Ovviamente il risparmio è la ragione principale (89%) di un’eventuale migrazione.
In Italia una bolletta più snella non è la sola ragione che induce al cambio. Quasi la metà degli intervistati (44%, di fronte al 33% della media globale) è interessato a soluzioni basate sulle energie rinnovabili così come a pacchetti di prodotti e servizi, riconoscimenti per la fedeltà e una migliore assistenza clienti.

FONTE: Facebook Terna

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Terna 2.0: Quanto inquina internet? Ecco il Clean Energy Index di Greenpeace

Internet ha stravolto il nostro modo di comunicare e acquisire informazioni, ma ogni volta che scarichiamo un documento, un film, un brano musicale non ci rendiamo conto di tutto quello che si muove dietro. Greenpeace analizza, per il secondo anno, consumi e risorse energetiche impiegate dalle 14 compagnie IT che costituiscono quella che ormai tutti chiamiamo Nuvola digitale.

Internet ha stravolto il nostro modo di comunicare e acquisire informazioni. Non potremmo più farne a meno. Ogni volta che scarichiamo un documento, un film, un brano musicale non ci rendiamo conto di tutto quello che si muove dietro ad un ormai semplice gesto che ripetiamo migliaia di volte l’anno.

L’eminenza grigia sono i data center, tanto utili quanto energivori.
Greenpeace ha analizzato nuovamente, l’aveva già fatto nel 2010, consumi e risorse energetiche impiegate dalle 14 compagnie IT che costituiscono quella che ormai tutti chiamiamo Nuvola digitale.

“I Data center – scrive Greenpeace nel Rapporto – non sono né piccoli né assolutamente innocui. Alcuni sono così grandi che possono essere visibili dallo spazio. Altri consumano come 180 mila case. Tutto questo sta crescendo e purtroppo, nonostante l’innovazione sia uno degli elementi centrali tanto del processo produttivo quanto della concorrenza tra le imprese IT, le grandi compagnie spesso rifiutano di affrontare con decisione e innovazione tecnologica (il potenziale di supporto a fonti energetiche pulite della nuvola è enorme) l’impatto delle proprie scelte energetiche sulla società”.

Per analizzare il rapporto tra consumi e scelte energetiche Greenpeace ha elaborato il Clean Energy Index (CEI), calcolato sulla base della domanda elettrica (in megawatt) degli impianti (considerando un campione rappresentativo degli investimenti infrastrutturali negli ultimi cinque anni) e della percentuale di energia rinnovabile utilizzata dai data center. Più alta è la percentuale migliore è la performance ecosostenibile.
Questa è la classifica:
1. Yahoo! (56,4%)
2. Dell (56,3%)
3. Google (39,4%)
4. Facebook (36,4%)
5. Rackspace (23,6%)
6. Twitter (21,3%)
7. HP (19,4%)
8. Apple (15,3%)
9. Microsoft (13,9%)
10. Amazon Web Services (13,5%)
11. IBM (12,1%)
12. Oracle (7,1%)
13. Salesforce (4,0%)

In classifica non c’è Akamai, network globale che utilizza server delocalizzati, per il quale Greenpeace non ha potuto applicare il CEI.
“Se il comparto del cloud computing non farà passi avanti verso politiche energetiche pulite e sostenibili – dice Greenpeace – le conseguenze per il clima potrebbero essere catastrofiche. Se la nuvola digitale fosse uno Stato, la sua domanda di energia elettrica sarebbe la quinta al mondo, dato che triplicherà entro il 2020”.

FONTE: Facebook Terna

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