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Firma Digitale: Quadro Normativo ed utilizzo

Aumenta il grado richiesto di sicurezza per i software di firma digitale. Questo strumento molto utile per la semplificazione normativa e burocratica nei rapporti con la Pubblica Amministrazione.

La Firma Digitale equivale completamente alla firma autografa, la sua introduzione e soprattutto diffusione ha reso molto più snelli i processi di richieste moduli, diciamo la burocrazia in generale introducendo procedure telematiche di autenticazione crittografate.

Nel dettaglio la firma digitale è basato su un sistema di chiavi simmetriche a coppia, una pubblica ed una privata le quali, comunicando tra loro dichiarano e verificano l’integrità e la provenienza di uno o più documenti informatici.

La firma digitale è stata introdotta in Italia con la ricezione della Direttiva Europea (1999/93/CE), poi modificata da successive deliberazioni che hanno portato al, più o meno definitivo, quadro normativo attuale ad opera del CNIPA, organo che opera anche Attività di Vigilanza nei confronti delle aziende che certificano la firma digitale.

L’ultima modifica al quadro normativo di riferimento è del marzo 2009, un Decreto del Presidente del Consiglio specifica le regole tecniche per l’apposizione della firma digitale, come il formato, la semantica, gli obblighi degli utenti, gli algoritmi di verifica delle chiavi ed altro.

L’importanza che oggi riveste la Firma Digitale nei rapporti tra imprese, enti e Pubblica Amministrazione è fondamentale per la gestione di molteplici processi. La sua introduzione, quindi, non è stata solo un’innovazione dal punto di vista tecnologico ma soprattutto una semplificazione tecnica e normativa nei rapporti con la Pubblica Amministrazione, molto spesso lenta nelle risposte e macchinosa nelle procedure, ora le imprese ed i cittadini hanno a disposizione un ulteriore strumento in grado di semplificare e velocizzare i processi e le richieste che non richiede la presenza fisica e facilmente utilizzabile da tutti.

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L’università di Firenze introduce la firma digitale

Pioniere tra gli atenei italiani, l’Università di Firenze ha recentemente introdotto la verbalizzazione degli esami con firma digitale, e l’innovazione pare piacere a docenti e studenti.
Già testata in alcuni corsi pilota, l’informatizzazione dell’Università sta procedendo spedita e sarà completa entro gennaio 2012 per tutti i corsi di laurea (l’ultimo facoltà sarà quella di Medicina e Chirurgia). Con l’introduzione della firma digitale, il tempo – a volte spaventosamente lungo – tra sostenimento dell’esame e registrazione nello stato di carriera si ridurrà notevolmente. Inoltre, si farà meno ricorso alla carta e diminuirà la mole di lavoro delle segreterie.
Ma cos’è la firma digitale? Dal punto di vista informatico si tratta di un sistema di autenticazione di documenti digitali, ma in Italia essa ha anche valenza giuridica, potendosi equiparare sostanzialmente alla firma autografa.
In ogni caso, i commenti degli universitari a riguardo sono stati quasi tutti positivi. “Prima si attendeva troppo tempo, stavi sempre con l’ansia di sapere se l’esame era stato registrato o c’era stato qualche problema” è stato il commento di una ragazza iscritta a Economia. “Con questa introduzione della firma digitale sono sicura che le cose andranno meglio in futuro”.
Quella dell’Università di Firenze in ogni caso non è una novità assoluta. Anche nella scuola pubblica, per esempio, saranno a breve introdotti dei mezzi di comunicazione elettronica certificata come la PEC e gli insegnanti potranno utilizzare la firma digitale entro la fine del 2011. Si va insomma nella direzione di semplificare il più possibile i processi amministrativi e le relazioni con i docenti.

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Firma digitale, requisiti ed algoritmi alla base

Da qualche tempo anche in Italia è possibile utilizzare la firma digitale, alla stessa stregua della firma autografa tradizionale, per la firma di documenti digitali. Ci sono però alcune considerazioni da fare ed accortezze da tenere a mente ogni volta che si invia un documento firmato digitalmente.

La firma digitale per i documenti informatici ha valore legale; è dunque importante essere certi che il firmatario sia realmente la persona che dichiara di essere dando al documento certificazione di validità.

Nello specifico la firma digitale si propone di dare ad un documento informatico tre requisiti:

  • Autenticità;
  • Non ripudio;
  • Integrità.

Autenticità è appunto il requisito attraverso il quale il destinatario può verificare in modo certo l’identità del mittente.

Non ripudio invece fa sì che il mittente non possa disconoscere la paternità del documento da lui firmato. È un ulteriore sicurezza riguardo l’identità.

Integrità, infine, è il requisito che rende non modificabile quel documento cioè il documento informatico firmato dal mittente non può essere riscritto o modificato dal destinatario o da qualunque altro soggetto dopo che è stato firmato.

Andando ancora più nel dettaglio del sistema attraverso il quale è possibile certificare l’identità di chi appone la firma digitale è fondamentale fare un cenno agli algoritmi informatici alla base del meccanismo di firma digitale, sostanzialmente sono tre:

La generazione della chiave G che si occupa di generare due chiavi, la Public Key (PK) ovvero la chiave pubblica di verifica e la Secret Key (SK) che è la chiave privata utilizzata dal mittente firmatario per siglare il documento.

L’algoritmo di firma S invece necessita di due variabili, il messaggio m e la chiave privata SK, per produrre la vera e propria firma σ.

L’algoritmo di verifica V infine ha bisogno di tre variabili, il messaggio m, la chiave privata PK e la firma σ per accettare o rifiutare la firma.

L’adozione in ambito giuridico e legale della firma digitale può essere una notevole facilitazione per cittadini ed imprese nei confronti della Pubblica Amministrazione, per questo è importante conoscerne i meccanismi alla base e le possibilità di utilizzo.

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