In città come Milano dove abbondano locali, ristoranti, bar, enoteche, bistrot, pub ecc., come scegliere un posto dove pranzare, cenare, bere un bicchiere di vino in compagnia? Un valido criterio può essere affidarsi al proprio istinto e puntare sulla corrispondenza tra ‘l’abito’ che il locale sfoggia, e ciò che entrando e guardandosi intorno si percepisce come la vera sua ‘anima’. Più o meno come avviene con le persone, insomma. Con Viola Enoteca è andata così: il luogo fisico di via Pavia 6/2 – in una parte tranquilla della zona Navigli – è caldo, colorato e vivace quanto basta, accogliente e professionale, essenziale senza essere banale, per niente ‘modaiolo; e la sua essenza coincide con questo aspetto esteriore. A cominciare dal menu della ‘piccola cucina’, come suggerisce l’insegna del locale. Pensato e realizzato dalla solare chef nonché padrona di casa Rosa Sapio, è una equilibrata e stagionale scelta tra primi, secondi e dolci cui si aggiungono diverse bruschette, taglieri di salumi e formaggio (dove spiccano presidi Slow Food), ricche insalate e flan pensati per gli amanti del green e non solo. Il tutto, a prezzi equi. “La mia cucina risente dell’influsso dei miei genitori, uno calabrese e l’altro napoletano”, racconta Rosa Sapio. La quale non ‘nasce’ chef, bensì – grazie anche alla passione per la cucina ereditata dalla madre – approda ai fornelli dopo aver a lungo lavorato in tutt’altro settore. Ama molto i sapori del meridione, Rosa. Nei suoi piatti – semplici, gustosi, generosi e preparati con cura – la chef abbina le basi e i profumi del sud a icone della cucina nordica come il risotto e i tortelli di zucca. Senza nascondere il suo amore per il pomodoro: “Mi piace in tutte le varianti e versioni, e qui da Viola lo uso molto e letteralmente ‘in tutte le salse'”, commenta la chef.
Leggendo l’insegna, si presuppone che Viola non sia solo cucina. E infatti nel locale vino e cibo si spartiscono equamente la scena. “Il locale è nato nel 2002, noi siamo subentrati nella proprietà quattro anni fa. Prima del nostro arrivo, qui si serviva vino abbinato solo a taglieri”, spiega Giorgio Gastone de Angelis, marito di Rosa Sapio. Sebbene come lei non sia ‘del giro’, ora anche lui è coinvolto a tempo pieno nel progetto Viola. “Per diversi anni ne siamo stati assidui clienti”, ricorda. “Ai tempi, ogni volta che venivamo qui, mia moglie io commentavamo quanto Viola fosse simile a ciò che sci sarebbe piaciuto fare. E ora, eccoci qua!”. Se grazie al subentro di Rosa e Giorgio la cucina di Viola è ora tecnologica e attrezzata con forni, fuochi, sottovuoto, abbattitore ecc., anche l’enoteca ha ricevuto una spinta verso l’alto. E verso il nuovo: “Selezioniamo il vino insieme a Carlo Schettino, con l’intento di offrire bottiglie di eccellenza di quelle piccole cantine che hanno difficoltà ad arrivare in piazze come quella di Milano”, specifica de Angelis. “Attualmente abbiamo in carta circa 120 etichette, una trentina delle quali anche a calice. Si tratta comunque di un numero destinato ad aumentare”. In ogni caso, la scelta di Viola e non avere bottiglie a magazzino, il che consente di praticare prezzi più vantaggiosi per il consumatore. Viola – e di fatto Giorgio, per conto della sua insegna – non si limita a versare il vino nei bicchieri dei commensali e/o a vendere le bottiglie. Il suo obiettivo è contribuire alla crescita della conoscenza del mondo del vino, scegliendo le bottiglie per poi farle conoscere anche durante serate ad hoc; come quelle a cadenza mensile incentrate su una cantina, cui ne seguono poi altre quattro – una alla settimana – per i singoli vini della stessa cantina.
A tutto questo si aggiungono altri eventi a tema, tra cui incontri destinati a un pubblico femminile, agli amanti della vela, agli appassionati delle ‘cene con delitto’ ecc. Così da aprire le porte a un pubblico vario e vasto che di giorno non comprenda solo chi lavora in ufficio e cerca un posto per un buon pranzo veloce, e di sera vada oltre ‘i soliti’ clienti. Bensì comprenda anche coloro che – e sono molti – frequentano il ‘fuori casa’ perché desiderano scoprire e imparare, oltre che divertirsi e sentirsi a proprio agio. E che proprio per questo ai locali alla moda preferiscono quelli sinceri, accoglienti e stimolanti.
di Fiorenza Auriemma
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