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Insem Spa inaugura l’osservatorio sulla Web Reputation per migliorare la reputazione online delle aziende

 

Insem Spa, azienda leader nel marketing digitale in Italia, ha appena inaugurato un osservatorio interno sulla web reputation, per il monitoraggio della reputazione online delle aziende clienti. Questa attività ci ha permesso di ricostruire le dinamiche connesse alle recensioni diffamatorie consentendoci di stilare un vademecum per arginare le ripercussioni che esse hanno sulla percezione delle aziende da parte degli utenti.

Il web 2.0 è uno spazio libero dove accade di tutto e dove possono girare senza alcun controllo, contenuti di qualunque tipo, spesso anche diffamatori o offensivi nei confronti delle aziende. Proprio perché i controlli e le segnalazioni non agiscono subito, le recensioni negative, i commenti mirati a distruggere la reputation online delle aziende, a torto o a ragione, possono continuare a girare generando un notevole tam tam mediatico. Il web è anche il luogo dei contatti veloci: velocità nella lettura dei contenuti, velocità nella fruizione di immagini, per la ricerca di prodotti e servizi di cui si ha bisogno. La pubblicazione di recensioni negative e diffamatorie può anche diventare, quindi, uno strumento da utilizzare per ledere l’immagine di un’azienda seria e rispettabile.

Insem Spa, che questi meccanismi li conosce bene, nell’ambito del neonato Osservatorio sulla Web Reputation, ha messo a punto un vademecum per guidare le aziende a difendersi dalle recensioni diffamatorie sul web, cercando di arginare un fenomeno in grado di distruggere in pochissimo tempo la reputazione online anche di aziende prestigiose.

I nostri consigli riguardano soprattutto l’attività di monitoraggio, identificazione e segnalazione delle recensioni.

Prima di tutto, quando un utente cerca informazioni su un’azienda ne digita il nome: nei risultati delle SERP, compariranno quindi non solo il sito web aziendale, ma anche tutte le notizie pertinenti relative all’azienda, tra cui, anche le eventuali recensioni, negative, posticce e diffamatorie che siano.

Per migliorare i risultati della ricerca, è possibile anche digitare il nome dell’azienda affiancato alla parola recensioni e controllare i risultati. A questo punto scatta il vero e proprio monitoraggio sulle recensioni diffamatorie. Infatti bisogna saper distinguere una recensione negativa, fondata su dati reali e provabili, a cui l’azienda dovrebbe prontamente rispondere per cercare di rimediare in qualche modo, dalle recensioni puramente diffamatorie, magari corredate anche da insulti ed espressioni offensive. In questo caso, bisogna identificare la piattaforma su cui le recensioni sono state registrate e richiederne la rimozione, cercando di risalire all’autore.

In ultima analisi, se il portale si rifiutasse di collaborare, esiste lo strumento di tutela legale, come la querela, ma è l’ultima spiaggia.

Ma si sa, la miglior difesa è l’ ”attacco”, per cui oltre a limitarsi ad un’azione di controllo e segnalazione delle recensioni negative ogni azienda che intenda migliorare la propria reputazione online dovrà attivarsi concretamente attraverso la creazione di nuovi contenuti che ne mettano in risalto i lati positivi promuovendone sul web i punti di forza. A questo punto entra in gioco l’attività di article marketing e link popularity, un modo per far girare nuove informazioni sulle aziende in maniera periodica. Anche i blog e la condivisione delle informazioni sui Social Network rivestono un ruolo molto importante con l’elaborazione di contenuti sempre aggiornati e pertinenti al settore di riferimento, che facciano da “ancora” agli interessi e alle esigenze degli utenti.

Infine, esattamente come Insem Spa ha sperimentato con il suo Osservatorio sulla web Reputation, avere uno staff che si occupi di sorveglianza sul web, in grado quindi di rilevare eventuali recensioni diffamatorie, è importante per difendere in maniera preventiva la propria reputazione online  da attacchi indiscriminati e incontrollati, frutto spesso di strategie concorrenziali scorrette e aggressive.

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Web reputation pharma: Netscreening, italiani non amano le aziende del farmaco

La prima indagine sulla “web reputation” delle pharma pubblicata su “AboutPharma and Medical Devices” realizzata in collaborazione con Netscreening. Gli internauti italiani non amano le aziende farmaceutiche. Tra blog, social network, chiacchiericci e semplici search, il web di casa nostra non mostra particolare affezione per i produttori di pillole. Ne parla poco – rispetto ad altri comparti industriali – ma soprattutto ne parla male. Da AboutPharma.

È quanto risulta da un’indagine esclusiva, svolta tra gennaio e giugno 2013, da AboutPharma and Medical Devices  in collaborazione con Netscreening, società specializzata nelle analisi di web reputation. L’indagine appare sul numero di settembre del nostro mensile e ha messo sotto la lente le discussioni italiane online riguardanti 70 aziende farmaceutiche italiane e straniere, oltre ai principali produttori di dispositivi, selezionandone una quarantina tra quelle che presentavano la maggiore significatività statistica. Le aziende farmaceutiche sono state “indagate” utilizzando il rispettivo brand quale keyword.

Da un primo sguardo emerge che:

  1. Pfizer guida la classifica della presenza online, con 4.578 discussioni (seguono Bayer e Novartis ben distanziate);
  2. Baxter vince tra i produttori di dispositivi (tuttavia va considerata la doppia veste produttiva);
  3. Fatto cento il valore attribuito alle tendenze di ricerca dedicate al sistema industriale più allargato, l’azienda Pharma che totalizza più “search” (Pfizer) è ben ultima, con indice 2, dietro a brand quali Samsung (88), Ikea (41), Fiat (28) e Kinder (4).

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Il tutto a dimostrazione che il posizionamento delle aziende del farmaco nei dibattiti online è poco significativo se confrontato con altri segmenti merceologici.

Inoltre, dall’analisi del “sentiment” per settore, calcolato sulle dieci aziende più discusse, emerge che chi in rete discetta di farmaci o pacemaker e dibatte su chi li produce, nella maggior parte dei casi lo fa con atteggiamento neutro e distaccato (64%). Tuttavia, come accennato in apertura, vige un sentimento negativo (27,6%) verso il pharma nel quale non è difficile rintracciare i segni di un antico, notorio e irrisolto stigma nei confronti di chi “fa i soldi sulla pelle della gente”.

Meno “indigesto” appare ai navigatori il mondo dei device, considerato che il 76.7% delle discussioni che lo riguardano ha un carattere neutro e che dissensi (13.25%) e consensi (10.05%) quasi si equivalgono.

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Decisamente più fortunato è il comparto Hi-tech (56% sentiment  positivo: gli smanettoni adorano le loro manie), seguito a ruota da Food & Beverage (51%), Moda (0%), Grande distribuzione (26%) e Auto/moto (26%).

Per questa specifica ricerca Netscreening ha interrogato 80mila fonti italiane dall’inizio dell’anno (65% fonti 1.0 e 35% fonti 2.0, ovvero i social network), sette giorni su sette e per ventiquattr’ore al giorno.

AboutPharma ha affidato l’interpretazione del dato a tre grandi esperti di web, marketing e comunicazione: Alberto Contri, presidente della Fondazione Pubblicità Progresso, Mario Pappagallo, giornalista del Corriere della Sera, e Paolo Tacconi, global digital director di De Agostini Publishing. I primi due indicano nella scarsa vocazione tecnologica e in alcuni oggettivi e storici errori (ad esempio gli scandali) le ragioni delle critiche mosse alle imprese dai navigatori italiani, suggerendo una migliore divulgazione dei comportamenti virtuosi per uscire dal pantano. Su quest’ultimo punto concorda anche Paolo Tacconi, che spiega le migliori strategie comunicative per presidiare il web. Prevenire è meglio che curare. Anche su internet.

FONTEaboutpharma.com

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FABRIZIO PILOTTO ASSOLTO, MA IL MATTINO DI PADOVA NON SI PREOCCUPA DI RIPRISTINARE LA WEB REPUTATION

Nel mondo moderno e 2.0, è sempre più difficile tenere sotto controllo la propria reputazione web: quando tutti possono parlare e scrivere tutto di tutti, difendere il proprio diritto a una corretta informazione e comunicazione della propria immagine è sempre più difficile. Ne sa qualcosa l’imprenditore Fabrizio Pilotto, che contro questa cattiva informazione sta lottando per ripristinare la propria reputazione, anche web.

Nell’articolo “Dal Telemarket allo spaccio”, pubblicato in data 30 marzo dal Mattino di Padova, si dà la notizia dell’arresto di Pilotto in seguito a un’operazione dei carabinieri di Tombolo, nell’alta Padovana. L’uomo veniva fermato per detenzione e spaccio di sostanza stupefacente e quindi processato per direttissima. Titolare di una agenzia di telemarket, Pilotto è stato poi assolto con formula piena “perché il fatto non sussiste”.

Ma agli occhi esterni di chi si documenta sulla sua persona, l’assoluzione di fatto non c’è stata. Cercando su Google, infatti, l’articolo del Mattino di Padova si guadagna un bel piazzamento in prima pagina. L’articolo che parla dell’arresto, però, intendiamoci… Mentre solo alla seconda pagina di ricerca, in data 8 maggio, compare un articolo di un altro quotidiano online, Treviso Today, che riporta la notizia della completa assoluzione dell’imprenditore Trevigiano che viene così liberato dall’accusa di essere uno spacciatore, ma solo a livello legale.

La stessa etichetta è stata data con troppa semplicità anche dai giornali, quelli web in particolare, e appare evidente da tutta questa storia come per cancellare una traccia web spesso pesante e inesatta, è necessario un intervento sul quale troppo spesso si sorvola. Perché se è vero che, a dovere di cronaca, Il Mattino di Padova ha poi pubblicato in data 9 maggio una nuova notizia nella quale si dà conto dell’assoluzione di Pilotto, tuttavia questa pubblicazione non ha lo stesso posizionamento su Google, quindi di fatto non cambia la web reputation del personaggio – mentre nel pezzo passato non c’è nessun riferimento alla successiva assoluzione. Di fatto dall’assoluzione sono passati due mesi, ma per il Mattino di Padova nulla è cambiato.

Cosa si deve fare per risanare la propria reputazione sul web? Come si deve intervenire per vedere corretto un pezzo che campeggia in bella mostra sullo strumento di ricerca, più accessibile e più usato? Considerato che oggi il web è di fondamentale importanza, visto che è il primo strumento di informazione attraverso il quale le persone entrano in contatto con il mondo che le circonda, anche i giornalisti web devono tenere in maggiore considerazione gli strumenti dei quali usufruiscono ricorrendo a quei piccoli accorgimenti (come rettifiche, rimozione, o link incrociati) che servono a ripristinare la reputazione online.

Per leggere l’articolo: http://www.clandestinoweb.com/number-news/113308-fabrizio-pilotto-assolto-ma-il-mattino-di-padova-non-si-preoccupa-di-ripristinare-la-web-reputation/

Per maggiori informazioni o se volete lasciare un commento: http://www.clandestinoweb.com/

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Garrone Corriere Comunicazioni: Pubblicità, rivoluzione nel mercato ADV

Il mercato della pubblicità alle porte di una rivoluzione: l’Adv tabellare scalzata da nuovi strumenti di comunicazione basati sulla web reputation. Si fanno strada i professionisti della Rete. Il punto di Pier Domenico Garrone, co-fondatore del think-tank blog “Il Comunicatore Italiano” su Corriere delle Comunicazioni.

Pier Domenico Garrone su Corriere Comunicazioni

Pier Domenico Garrone – Il Comunicatore Italiano

Ogni anno quando si leggono i bilanci delle società come, ad esempio, quello della RAI, Mediaset, Sky, La7, Repubblica, Class ci si chiede se la fonte del ricavo principale, la concessionaria di pubblicità, è locomotiva o vagone del business ? In Italia, internet aveva nel 2010 un impatto pari a Euro 31,6 miliardi, in crescita del 10% annuo con una previsione di raddoppio entro il 2015. Un valore economico che significa una rivoluzione nella produzione e distribuzione dei programmi mediatici. Stop alle produzioni solo per la televisione o solo per la radio. Il format radiotelevisivo diventa APPTV, programma mediatico dove Protagonisti e Contenuto si rappresentano e incontrano un Pubblico sempre più informato e coinvolto oltre la “messa in onda” , con aggiornamenti e servizi a valore aggiunto.

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Nuove opportunità di consumo che coincidono meglio e nel tempo con l’interesse e lo stile di vita del Cliente. Nella carta stampata la nuova forza è data dalla spesa territoriale di pubblicità che sino a poco tempo fa non avrebbe mai pensato di potersi ritrovare su media autorevoli. Il Cliente cerca e “compra” credibilità e reputazione e rifiuta l’acquisto del solo spazio tabellare. Curare la credibilità e la reputazione diventano l’oggetto dell’attività professionale del Comunicatore. La carta stampata archiviata la farsa della qualificazione sul mercato per tiratura/copie e preso atto della costante recessione, quasi a 2 cifre, che ogni anno viene registrata nei bilanci sul numero di copie vendute, ha iniziato a pensare alla propria web reputation non solo come risposta/proposta al Mercato ma anche per dotarsi di un nuovo, concreto sistema di misura che riporti i valori economici dei contenuti di proprietà a cifre adeguate ai costi editoriali che nel frattempo si sono trasferiti dalle rotative ai social network.

Tutto questo rilancia la creatività italiana, l’industria dell’intrattenimento e dell’informazione dove , oggi, i giornalisti sono costretti ad inseguire la domanda di Comunicazione e devono lasciare spazio a nuove figure professionali , digital native, che ne insidiano la leadership aziendale. La crescita quantitativa, 190 canali televisivi nel 2008 che diventano 240 nel 2012, ha dato il via anche a sperimentazioni di distribuzione multicanale come meglio preferito dalla platea del Pubblico. L’ascolto dei principali canali generalisti, quelli di Rai e Mediaset, è precipitato dal 2001/89% al 2011/68% a vantaggio di un’offerta verticale sorta con i canali digitali e la rete internet rispondente ad un Pubblico in mobilità per il 75%, che torna ad apprezzare la Radio con i suoi 32 milioni di ascoltatori. Non sono peggiorati i programmi, solo che la platea non è più ferma e solo in salotto a casa e mentre guarda la televisione si aggiorna sul tablet. Gli italiani si ritrovano su internet come utenti unici in 27,2 milioni per 1 ora e 32 minuti al giorno, con 21 milioni di account unici Facebook e 17,9 milioni di utenti unici You Tube. In mobilità leggiamo i giornali, guardiamo la televisione, ascoltiamo la radio, rivediamo e cerchiamo in archivio programmi /documenti . Tutto questo grazie a 18 milioni di smartphone che diventeranno più di 40 milioni nel 2015, 2 milioni /2011 di tablet.

“L’Allerta Media” segnala il bisogno di Concessionarie di Comunicazione in sostituzione delle tabellari Concessionarie di Pubblicità. Il chairman di Google, Eric Schmidt, prevede che tra 10 anni i telefonini costeranno il 5% dell’attuale prezzo perchè li compreremo per le APP che ci serviranno e l’impatto sulla democrazia sarà la sorpresa solo per una classe politica attardata a dare il giusto valore alla banda larga. La tecnologia è potere e bisogna preoccuparsi che non si creino caste digitali. Servono regole e competenti Autorità ed un autorevole Servizio Pubblico Rai. Questo scenario incide rivoluzionando i modelli di business delle televisioni, della carta stampata e della antica e flessibile radio. Un punto comune per tutti i Media : la proprietà del Contenuto che diventa, con la tecnologia, il più importante valore aziendale. Una nuova regola, oggettiva per tutti sarà misurarsi con uno strumento ad alta computazione tecnologica, oggettivo, qualitativo.

Questa nuova media moneta sarà coniata dalla web reputation. Pare evidente il pensionamento dello share sia per come è realizzato, sia perchè l’interesse degli investitori pubblicitari e finanziari sarà incassare credibilità per accrescere valore con la reputazione di prodotti, servizi destinati ad un Pubblico che forma le opinioni con confronti su social network, con competenze disponibili gratuitamente in internet ed in ambito internazionale. La Concessionaria di Comunicazione, ad esempio la SIPRA per la RAI, dovrà superare l’attuale pigrizia burocratica che scarica al bilancio RAI gli investimenti per ideare, progettare, realizzare l’APPTV. La Concessionaria di Comunicazione per meritare di stare nella catena del valore dovrà partecipare agli investimenti di innovazione.

Il lavoro per le concessionarie ex pubblicitarie passerà rapidamente dalla vendita tabellare di spazio/tempo alla valorizzazione del Contenuto. Il 30 settembre 2011 Fabio Minoli, presidente del Co.Re.Com. Lombardia ha presentato in un seminario, presente AGCOM, una ricerca sulla web reputation dei TG, dei giornalisti. Quella presentazione era una prima reale simulazione e prova di come desueto fosse lo share che, oggi, misura insieme prodotti televisivi diversi così come tecnicamente e correttamente vanno intese le differenti produzioni RAI, Mediaset, Sky, La7.

L’attualità purtroppo ci presenta ancora evidenti scalini di cultura e sensibilità verso il Pubblico.

Scaricata l’APP multimediale RAI.TV sul tablet questa funziona solo se si è connessi con wifi a differenza dell’APP TGCOM, TGSKY, RadioRai e La7.

Cosa significa per la RAI questo errore tecnologico? Perdere competitività. La raccolta pubblicitaria classica perdeva un -3,4%/2011 mentre in internet nello stesso periodo, anno 2011, la raccolta registrava +15,4%.

La web reputation consente ad un Editore di generare continuamente valore con prodotti/servizi/aggiornamenti che passano da una distribuzione indistinta ad una specifica , ad esempio, pensata per un social network.

Credibilità, Innovazione, Cloud , Internazionalizzazione questi 4 termini li troveremo sempre di più nei bilanci, nei profili professionali, nei progetti dei Media e speriamo nella cultura delle Concessionarie che auspichiamo passino rapidamente dalla raccolta pubblicitaria alla creazione di valore dei Contenuti. Il 2012 è l’anno della reingegnerizzazione dei Media e delle Concessionarie, il 2015 è vicino ed in Italia ci sarà l’Expo e saremo esposti nel mondo .

FONTE: Corriere Comunicazioni

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Reputazione Web: Seminario Comunicatore Italiano alla Camera, Servono regole certe, fondamentale ruolo Ue

Web reputation, nettere a punto una normativa adeguata e identificare le responsabilità istituzionali: queste le priorità emerse in occasione del seminario organizzato dal Comunicatore Italiano. Fini: “La Rete può riavvicinare i cittadini alla politica”. Lusetti (Pd): “Pronti a lavorare a una proposta bipartisan”. Vari: “Servono regole certe, fondamentale ruolo Ue”.

Regole chiare per la Web reputation. E’ questa la convinzione emersa al seminario “Web reputation: la credibilità si genera in rete”, organizzato dal Comunicatore Italiano presso la Camera dei Deputati di cui il presidente Gianfranco Fini si è voluto fare promotore.

“In questi tempi in cui si avverte la necessità di una ripresa di fiducia dei cittadini nei confronti della politica – ha sottolineato nel saluto inviato al seminario – gli strumenti messi a disposizione dalla rete, possono rendere la proposta politica più vicina alle esigenze della società e rilanciare la partecipazione democratica”.
“Le Istituzioni e la politica devono comprendre e sfruttare le opportunità offerte dal web, poiché internet e social network sono forme di relazione, di contatto e di rapida circolazione delle idee che offrono alle Istituzioni e alla politica inedite e piu’ dirette forme di comunicazione con i cittadini”.
“Ma – ha concluso Fini – non tutto quello che circola in rete veicola principi di libertà, civiltà, rispetto della dignità della persona, e ne deriva che deve essere sempre vigile e attiva la ‘coscienza collettiva’ e democratica espressa dall’insieme dei social network”.


Sulla necessità – e sulla difficoltà – di elaborare nuove norme si è soffermato il sottosegretario allo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni, Massimo Vari, sottolineando al contempo la funzione positiva dei social media nel mondo contemporaneo. “In questo senso – ha puntualizzato Vari – è fondamentale il ruolo che può svolgere la Commissione europea nel tentativo di sintetizzare la libertà di espressione in Rete con i diritti degli utenti, a cominciare da quello alla riservatezza per arrivare a quello alla reputazione, passando anche per la tutela della proprietà intellettuale”. Contestualmente alle azioni europee è però necessario identificare anche un ruolo per le istituzioni nazionali. (…)

Un “invito” che Renzo Lusetti, deputato del PD, ha subito accolto, annunciando un impegno – “bipartisan, data la sensibilità dimostrata da tutti gli schieramenti politici sul tema” – ad elaborare proposte normative adeguate alla sfida. Nuova linfa potrà venire dall’Agenda digitale al vaglio del governo. “Si tratta – ha ricordato Lusetti – di un campo base giuridico amministrativo che potrà essere uno spunto anche per la prossima legislatura”. Una legislatura che, secondo il deputato PD, dovrà essere “una costituente del Web”. “Inoltre – ha concluso – auspico che la nuova Agcom possa lanciare un gruppo di lavoro ad hoc su queste tematiche e che la Commissione di Vigilanza Rai inizi ad occuparsi strutturalmente dei temi collegati al Web”. Antonio Preziosi, direttore Radio 1, ha affrontato il tema del ruolo dei social network nella professione giornalistica. “Internet è una grande risorsa – ha detto – ma come tale deve essere sottoposta alle regole del buon giornalismo, prima tra tutti il controllo delle fonti”.
Su come cambia il giornalismo ai tempi del Web si è soffermato anche Arcangelo Iannace, responsabile Relazioni Esterne della Fieg. “È importante sviluppare una strategia industriale per adeguare l’offerta editoriale alle nuove tecnologie, tablet e smartphone soprattutto”.

Maurizio Maresca, professore di Diritto Internazionale ed Europeo all’Università di Udine è ritornato sulle istituzioni. “Devono avere il coraggio – ha detto – di operare per il buon funzionamento del mercato anche varando norme che, ad una prima analisi, possono sembrare atipiche, per colmare il vuoto normativo. Anche Fabio Minoli, presidente del Corecom Lombardia, si è soffermato sulla mancanza di una “tenuta giuridica”, ricordando il ruolo di conciliazione che i Corecom potrebbero svolgere, così come avviene per le controversie tra utenti e Tlc, anche nelle “diatribe” tra cittadini, provider e social network.

FONTE: Corriere delle Comunicazioni

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Camera dei Deputati: Seminario “Web reputation la credibilità si genera in rete”

La web reputation dal punto di vista legale, sociale ed etico. Seminario “Web reputation: la credibilità si genera in rete”, Camera dei Deputati, organizzato da Il Comunicatore Italiano, think tank blog indipendente sulla comunicazione. Indirizzo di saluto del Presidente Fini. Hanno partecipato tra gli altri Fabio Minoli, Maurizio Maresca, Renzo Lusetti. Incontro moderato da Gildo Campesato.


A Palazzo Montecitorio si è tenuto il Seminario “Web reputation: la credibilità si genera in rete”. Durante l’incontro è stato affrontato il tema della reputazione on-line sia da un punto di vista legale che da quello etico e sociale. L’iniziativa si è aperta con un saluto inviato da parte del Presidente della Camera Gianfranco Fini. Sono intervenuti Maurizio Maresca, Professore di Diritto Internazionale ed Europeo all’Università di Udine, Fabio Minoli, Presidente CoReCom (Comitato Regionale per le Comunicazioni) Lombardia. Intervento conclusivo di Renzo Lusetti, Segretario di Presidenza della Camera dei Deputati. Coordinatore Gildo Campesato, Direttore Corriere delle Comunicazioni.

Nel corso del Seminario è stato proiettato il video di illustrazione del Comunicatore Italiano, “Web reputation: Nascita, morte, resurrezione della Rete”. L’appuntamento è stato organizzato da Il Comunicatore Italiano.

Gianfranco Fini, Presidente della Camera: La vasta e rapida diffusione della comunicazione digitale presso i cittadini, principalmente legata ai social network, sta arricchendo le modalità di formazione e di espressione dell’opinione pubblica, che non passano più soltanto per i media tradizionali ma anche attraverso gli utenti del Web, i quali diventano autori, ideatori, propositori e opinion leader. Ne consegue che queste nuove forme di relazione, di contatto e di rapida circolazione delle idee offrono alle Istituzioni inedite e più dirette forme di comunicazione con i cittadini. La comunicazione sul web è insomma un nuovo e sempre più rilevante strumento di diffusione e di arricchimento della democrazia.

Gildo Campesato, direttore del Corriere delle Comunicazioni: Un tema di cui si discute molto all’estero, ma che soltanto ora comincia ad affacciarsi al dibattito in Italia, non soltanto fra gli addetti al settore delle comunicazioni o della web economy. L’importanza crescente del web come fonte di informazione dei cittadini, ma anche come strumento di mobilitazione politica e di formazione delle idee sta ponendo nuove sfide ai partiti e alle istituzioni, alle società, agli enti, alle persone.

Avv. Maurizio Maresca, Professore di Diritto Internazionale ed Europeo all’Università di Udine: L’attuale giurisprudenza non è uniforme e, pertanto, non riesce a segnare precedenti che fungano da “faro” per chi, nel mare di internet cerchi un approdo a tutela della sua web reputation. L’intervento normativo ulteriore che si auspica in questa sede, a fronte dell’analisi fin qui effettuata, sarebbe in una direzione di conferimento di poteri alle Autorità indipendenti (AGCOM e Garante della Privacy) circa la conoscibilità delle controversie in materia di lesioni della web reputation, in applicazione della normativa vigente.

Fabio Minoli, Presidente Corecom: In Italia abbiamo, mediamente, 27 milioni di utenti unici per mese sul web e vi sono 2 milioni di domini, con una crescita di 100.000 nuove pagine web al giorno e la tendenza a essere presenti in ogni secondo rispetto sia all’attività che a ciò che succede. In questo scenario, l’aspetto della reputazione e della credibilità diventa centrale. Sul web, qualsiasi azione di un individuo o di un’azienda può essere messa fortemente in discussione dall’ultimo venuto, quindi da reazioni estemporanee e immediate.

FONTE: Il Comunicatore Italiano

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Web reputation, ecco la E-Guerra, una guerra cruenta di credibilità sul web

E’ ora di prendere coscienza che gli italiani sono in guerra e che la guerra è cruenta come i tradizionali conflitti e lascia sul terreno morti tutti i giorni. La E-Guerra in atto è condotta con armi di massa che minano la Credibilità degli Stati, i leader vengono spazzati via come è successo in Africa, le Aziende saltano colpite da bombe che esplodono sui mercati alterando i rapporti finanziari e azionari. Il punto su Il Comunicatore Italiano.

Tutto questo avviene “grazie” ad una gestione della webreputation che vede impegnati a libro paga di potenti speculatori ed organizzazioni politiche fisici matematici ed esperti di Comunicazione. L’Italia pur disponendo di ingredienti utili a contrastare e contrattaccare è fortemente arretrata nella Sua organizzazione e nella comprensione di cosa sta succedendo e soprattutto non esiste un “Sistema Italia della Comunicazione” al servizio delle Aziende e delle Istituzioni tale da tutelare e valorizzare tutto ciò che rappresenta la bandiera tricolore.

L’E-Guerra si combatte con performance di super calcolatori che rendono le informazioni credibili perché idonei ad identificare le fonti e a qualificare i dati eliminando le aree di grigio che invece alimentano la corsa alla vendita di un titolo azionario o di uno Stato. L’Italia sta dando l’idea di una “nazione smanettona” che colpita dagli attacchi si affida nelle risposte senza un’organizzazione consapevole e quasi affidandosi al caso o al minimo buon senso.

La Credibilità è il valore da difendere e da far crescere ma per riuscire occorre un sistema della Comunicazione d’Italia dove le Istituzioni, la Rai e anche le varie e forse troppe associazioni di rappresentanza di interessi devono radicalmente e velocemente cambiare cultura.

Il NYT tra i primi media al mondo sceglie come CEO un esperto di internet, i Partiti invece stanno per nominare anche in Rai secondo il criterio primordiale del “concorso di bellezza” ovvero senza precisare obiettivi/tempi/ responsabilità ad appena un mese da uno schiaffone elettorale.

La differenza è che in Italia esiste la “Commissione di Vigilanza sulla Rai” nome che fa ridere solo a leggerlo che si riunisce per nominare i consiglieri e audire i vertici. Risultato 27% di evasione del canone Rai magari anche tra gli stessi membri della Commissione di Vigilanza. Nel mentre gli italiani si sono dotati di 18 milioni di smartphone e 2 milioni di tablet con i quali si comunicano le verifiche sulle cose proposte dalla Politica e dall’Economia e si produce un sociale intangibile.

I Partiti, mentalmente tradizionali, sono ritornati in crisi di fiducia in ogni loro attività partendo dai contenuti per arrivare ai tesorieri. Nessuno escluso. I più impauriti di questo scenario, ampiamente anticipato da Eric Schmidt già CEO di Google, sono inchiodati all’alibi schedata come “Antipolitica”, categoria inesistente.

Ad onore del vero occorre dare atto che l’unica istituzione che ha preso consapevolezza di questa condizione è la Camera dei Deputati che il 27 giugno presenta “La Credibilità si genera in Rete“, seminario di Comunicazione pratica che affronta ” a norma vigente” la webreputation nel nuovo rapporto ” mobilità e partecipazione” dove la radio con la rete è protagonista in una reingegnerizzazione dei media che la Federazione Italiana degli Editori, presieduta da Giulio Anselmi ha indicato, con la fotografia della situazione dei media, come l’obiettivo strategico.

“Nascita, morte, resurrezione in Rete” videoillustrazione prodotta da Il Comunicatore Italiano punta a rendere concreta e chiara la webreputation quale ineludibile strumento di lavoro per le Istituzioni, i Cittadini, le attività sociali ed economiche.

FONTE: Il Comunicatore Italiano

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Il Comunicatore Italiano: Seminario Web Reputation, la credibilità si genera in rete. Diretta sulla Web Tv di Montecitorio.

Camera: Web Reputation, la credibilità si genera in rete. Mercoledì 27 giugno, Seminario Camera dei Deputati, ore 10. Apre il saluto del Presidente Gianfranco Fini. L’appuntamento, organizzato da Il Comunicatore Italiano, sarà trasmesso in diretta sulla Web Tv di Montecitorio.

Mercoledì 27 giugno, alle ore 10, presso la Sala Aldo Moro di Palazzo Montecitorio si terrà il Seminario “Web reputation: la credibilità si genera in rete”. Aprirà l’iniziativa un indirizzo di saluto del Presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini. Interverranno Antonio Preziosi, Direttore Radio 1, Maurizio Maresca, Professore di Diritto Internazionale ed Europeo all’Università di Udine, Fabio Minoli, Presidente CoReCom (Comitato Regionale per le Comunicazioni) Lombardia, Giulio Anselmi, Presidente Fieg. L’intervento conclusivo sarà di Renzo Lusetti, Segretario di Presidenza della Camera dei deputati. Coordinatore Gildo Campesato, Direttore Corriere delle Comunicazioni. Nel corso del Seminario sarà proiettato il video di illustrazione del Comunicatore Italiano, “Web reputation: Nascita, morte, resurrezione della Rete”. L’appuntamento, organizzato da Il Comunicatore Italiano, sarà trasmesso in diretta sulla Web Tv di Montecitorio (http://webtv.camera.it).


FONTE:
 Agenpar

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Che colore ha la web reputation? Il punto su Il Comunicatore Italiano

L’immagine di un’azienda e dei suoi prodotti è nelle parole e negli scambi degli utenti della rete, un nuovo auditel fatto di utenti in movimento e in mutamento che interagiscono fra di loro. Questa la web reputation per Il Comunicatore Italiano.

Che colore ha la reputazione? Noi del “Comunicatore italiano” abbiamo – con la web reputation – affrontato il tema di come la buona immagine di un’azienda, così come dei suoi prodotti, sia oggi nelle mani di quel mercato delle parole e degli scambi che si chiama Rete. E spostato l’attenzione su questo nuovo auditel fatto di gente, in movimento e mutamento, lontana dal caminetto televisivo di “Lascia o raddoppia” che aveva dominato per 60 anni la scena della misura del gradimento tv.

Scopriamo ora, in questi giorni difficili, che è rosso il colore della reputazione. Perché la reputazione ferita, la vergogna sociale e il sentimento di abbandono e di protesta che un numero crescente di piccoli imprenditori, commercianti e artigiani, prossimi a fallire, non sembra riuscire ad affrontare e superare ha lo stesso colore rosso dei conti. Per difendere la loro reputazione, di fronte alla famiglia, alla comunità e al mondo che avevano sfidato con il coraggio e l’innovazione, ma soprattutto per testimoniare con una protesta silenziosa il fallimento di una ricchezza che non riescono più a distribuire, un numero crescente di imprenditori, artigiani e commercianti, si è tolta la vita, in questi ultimi giorni in Italia. Prima del disonore della rete veniva e viene, per loro, il disonore di una vita quotidiana che hanno cercato di cambiare assieme al loro destino. All’origine del loro gesto – che Emile Durkheim avrebbe definito egoistico – anche la stretta alla gola del fisco, in moltissimi casi. In questa Italia dai servizi pubblici così raramente efficienti, e così distanti, nel costo e nella prestazione, da Regione a Regione, in questa stessa Italia il cui welfare pesa sulle spalle degli onesti che pagano le tasse, la sfera pubblica può permettersi di non pagare i propri debiti ma di essere inflessibile nei confronti di coloro che hanno scelto la strada della trasparenza e dell’onestà.

Ed è un esito particolarmente curioso, oltre che naturalmente tragico, quello di un’Italia che sembrerebbe aver girato da tempo la boa delle filosofie politiche autoritarie (quando non totalitarie), ma nonostante questo ancora coltiva questa vistosa asimmetria tra cittadini e Stato. Per arrivare al punto: la sfera pubblica può permettersi in Italia di non pagare i cittadini creditori, ma è capace di stringerli in un angolo quasi con un coltello alla gola non appena non siano in grado di pagare i loro debiti con il fisco.

Una nazione che nonostante tutto ancora non coltiva il culto religioso, prima che liberale, della reciprocità e che continua a trattare il cittadino e l’individuo come un suddito, a considerare lo Stato come depositario dell’etica e della virtù: questa nazione non si è ancora liberata dell’idea di un monopolio etico dello Stato che fascismo e comunismo hanno imposto alle nostre coscienze. La nostra nave naviga quindi ancora nelle acque più scure del ventesimo secolo.

Una buona comunicazione pubblica non può non preoccuparsi di tutto questo. Deve guardare alla coesione sociale come a un bene comune, tanto più prezioso quanto più difficile si fa questo percorso italiano. Da qui, anche a costo di arretrare a quell’idea ammaestrante che volentieri si attribuiva ai media nel secolo scorso, l’idea che il Comunicatore Italiano intende ora proporre, per non chiudere la porta alla speranza: di salutare con particolare favore e fervore quella comunicazione votata a segnalare e valorizzare i buoni esempi virtuosi di un’imprenditoria italiana, di un’Italia che ce la fa. Che il “Corriere ” di Di Vico ad esempio non si stanca di raccontare in questi giorni difficili (assieme ad una costante opera di pedagogia del presente e del futuro tesa a farci uscire dalla morsa di un’archeologia delle relazioni industriali e della rappresentazione del lavoro ancora ferma a proletari e capitalisti). E che noi riproponiamo raccogliendo anche l’esperienza di Winning Italy, la medicina per un’autostima nazionale di fronte alla crisi, che il Ministero degli Esteri ha proposto a partire dal 2010.

E però non possiamo tacere del corteo delle vedove, ognuna con una bandiera bianca (perché l’appartenenza non sia di alcuno), le vedove degli imprenditori morti suicidi (70 dall’inizio del 2012) che, questo venerdì 4 maggio, hanno deciso di manifestare il loro dolore a Bologna. A guidarle Tiziana Marrone, la vedova di Giuseppe Campaniello, il piccolo imprenditore edile di Ozzano Emilia che lo scorso 28 marzo si è dato fuoco davanti all’ingresso dell’Agenzia delle Entrate. Non siamo soli, a ricordarlo. Con noi Radio 24 e parte dell’associazionismo di imprenditori e artigiani (CNA in particolare, con una coraggiosa campagna di comunicazione) e tanta opinione pubblica della rete e nella rete. Tra i sacrifici che abbiamo scelto di fare, perché l’Italia rinasca, non c’é posto per quello della vita.

FONTE: Il Comunicatore Italiano

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PhiNet e Istituto Piepoli: indice interesse suscitato sul web dai giornalisti più noti

Corecom Lombardia, PhiNet e Istituto Piepoli. Convegno dedicato alla web reputation. I risultati delle ricerche e i commenti dei relatori.

Alcuni dei dati presentati a titolo di premessa parlano chiaro circa il peso rivestito dai social network per quanto concerne la questione della credibilità delle informazioni: il 75% del popolo dei social media dichiara di credere maggiormente agli altri utenti della rete che non a Tg e giornali.
Il 65% degli utenti social media dichiara di aver prodotto contenuti di tipo informativo e/o commenti rispetto all’attualità, alla politica, all’economia, e si ritiene pertanto una potenziale “fonte”.

Di fronte a questo panorama «il web è fondamentale per chi fa politica e amministrazione, ma è necessario prevedere un sistema di regole per tutelare l’utente e la stessa rete. Il vizio di internet è la mancanza di un filtro alle notizie. Ma il tema è complicato perché mai i filtri devono tradursi in censura. Capire come muoversi in questo contesto deve essere la sfida del Corecom», ha affermato in apertura di lavori il Presidente del Consiglio regionale Davide Boni.

«Il web contiene gli anticorpi per rispondere alla pubblicazioni di fatti non veri» – ha sostenuto Michelangelo Tagliaferri, presidente di Accademia Comuinicazione nel corso del suo seguissimo intervento dal titolo “la correttezza della rappresentazione dei dati e dell’informazione tra la carta stampata e il web”. Tagliaferri ha citato le origini del web e gli scenari futuri che riguardano i possibili impieghi della Rete con i più moderni strumenti di navigazione e condivisione. «L’incremento di questi mezzi – ha spiegato Tagliaferri – può rappresentare un’importantissima occasione non solo di condivisione, ma anche e soprattutto di connessione tra intelligenze».

Oltre 27 milioni di utenti mensili, più di due milioni di domini.it attivi, un incremento di oltre 100 nuove pagine web al giorno, 17 milioni di utenti Facebook, circa 350.000 contatti in più conquistati da Google. Sono alcuni dati relativi al mondo web che registra, per i soli giornali on line visitatori che sono fino a 12 volte superiori ai tradizionali lettori. I possenti numeri di internet sono emersi questa mattina durante il convegno, coordinato dal Presidente regionale del Corecom, Fabio Minoli.

«Per la prima volta abbiamo avviato – ha detto Minoli – un confronto diretto tra la rilevazione web e quella tradizionale. Da oggi in poi dovremo occuparci della sicurezza e delle regole che devono sovrintendere a questo fenomeno difficilmente controllabile. Dovremo riflettere su come le Istituzioni pubbliche possono prevenire e contrastare le diffamazioni che troppi malfattori informatici mettono in atto nascosti tra le infinite maglie della rete».

Le due ricerche presentate oggi, a cura di PhiNet e Istituto Piepoli, hanno stilato le classifiche di notorietà web di giornalisti, testate tradizionali e web, telegiornali e radio, e hanno individuato un vero e proprio indice dell’interesse suscitato sul web dai giornalisti più noti. «Credo che la rete sia la nuova grande piazza globale dove anche la Regione è presente per rispondere in tempo reale alle esigenze del cittadino in modo attento e veloce» – ha fatto sapere il Presidente della Giunta Roberto Formigoni, che ha mandato una lettera agli organizzatori. «Internet – ha continuato Formigoni – sarà sempre più luogo dove idee e opinioni si incontrano e confrontano».

«Il Corecom – ha detto Minoli – si vuole candidare insieme all’Authority nazionale per individuare strumenti di monitoraggio e di sanzione di comportamenti illeciti in rete, in difesa dei cittadini ma anche della libertà di stampa. Insieme ad Agcom potremmo diventare notai digitali”. “E’ una proposta intelligente – ha concluso Antonio Martuscello dell’AgCom – quella di un osservatorio sul web ed è importante che nasca in Lombardia che è sede delle principali industrie della comunicazione. Il tema affrontato oggi è di particolare rilevanza perché il cittadino deve essere messo in condizione di valutare la qualità e la veridicità dei contenuti e delle informazioni telematiche».

FONTE: Bergamonews.it

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Attenzione alla Web reputation, ma solo con veri esperti

La Web reputation è un elemento fondamentale per chi, privato o azienda, desidera essere competitivo nel proprio mercato di riferimento, soprattutto in questi giorni, reduci dal periodo elettorale con tutte le considerazioni che ne sono seguite: mai come in questo periodo, infatti, la Rete ha acquisito importanza, o meglio, mai come in questi giorni la percezione dell’importanza della Rete è aumentata anche fra i non internauti. Un esempio di ciò può essere visto nella promessa da parte di alcuni politici italiani di avvicinarsi strumenti come Twitter e Facebook per incontrare il proprio elettorato, Social ignorati completamente solo pochi mesi fa. Al via dunque con questi necessari aggiornamenti, attenzione però, nulla è mai così semplice come si crede: la Rete non perdona nessuna ingenuità ed inesperienza. Le strategie sbagliate possono rivelarsi totalmente dannose e controproducenti.

Web Reputation Management è la struttura tutta dedicata alla tutela della reputazione online con strategie progettate e sviluppate ad hoc a seconda delle diverse esigenze dei clienti. Dal monitoraggio all’intervento vero e proprio, con risultati concreti e per altro visibili nelle SERP dei principali motori di ricerca.

Web Reputation Management è diventata in poco tempo un punto di riferimento nel Web per le attività legate alla tutela della reputazione online. Unica in Italia nel suo genere è Brand Reputation, specifica per le aziende, i servizi e i prodotti, Reputazione Politica, per i politici e gli uomini di Stato, Vip Reputation, per i personaggi dello spettacolo e in generale, per le persone con un alto grado di visibilità.

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Monitora ed intervieni sul sentiment della tua azienda con Brand Reputation, il servizio brand monitoring di Web Reputation Management

È ormai dimostrato che le opinioni espresse nei social forum o nei blog influiscono sul comportamento d’acquisto ormai di ogni singolo cliente. Basta pensare a quante persone interpellano la Rete prima di comprare qualsiasi oggetto. Ecco spiegata l’esigenza per le aziende di affidarsi a delle agenzie esperte in brand monitoring per tutelare la propria reputazione aziendale, monitorando il sentiment online dei propri servizi e prodotti.
Brand Reputation è il servizio brand monitoring di Web Reputation Management, struttura leader nell’online reputation management. Grazie a Brand Reputation un team specializzato in strategie Web 2.0 curerà gli interessi di brand e aziende, monitorando la loro reputazione aziendale online garantendone risultati visibili nelle SERP dei principali motori di ricerca, Google, Yahoo e Bing solo per citarne alcuni. Inoltre scegliendo Web Reputation Management ogni azienda avrà a propria disposizione un vero e proprio ufficio legale per la difesa da eventuali contraffazioni e atti illeciti.
Web Reputation Management non è però solo tutela della reputazione aziendale con Brand Reputation, la struttura infatti, ed è l’unica in Italia a farlo, si occupa della salvaguardia della reputazione online di personaggi famosi e persone con un alto grado di visibilità, Vip Reputation e di politici e uomini di Stato, Reputazione Politica.
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PCI DSS Business Competence

Business Competence oltre a fornire consulenza in ambito ICT, mette a disposizione dei propri clienti la propria esperienza nella progettazione di applicativi a supporto delle varie fasi di gestione di un sistema di sicurezza.

Lo standard Payment Card Industry – Data Security Standard (PCI-DSS) è un insieme standardizzato di requisiti e procedure per la protezione dei dati sensibili riguardanti i titolari delle carte di pagamento, ai quali devono conformarsi le entità che trattano, conservano, trasmettono o elaborano i dati relativi alle carte.

Le aziende che, operando come merchant , trattano dati di carte di credito, hanno l’obbligo di conformarsi allo standard PCI-DSS.
Con il nostro team di professionisti e una suite completa di prodotti e servizi, cerchiamo di aiutare i nostri clienti non solo sono a raggiungere gli standard di conformità PCI, ma a superarli.

Per maggiori approfondimenti visitate il sito http://www.businesscompetence.it/offerta/security/

Per ulteriori informazioni richiedete a [email protected]

Business Competence oltre a fornire consulenza in ambito ICT, mette a disposizione dei propri clienti la propria esperienza nella progettazione di applicativi a supporto delle varie fasi di gestione di un sistema di sicurezza.

Lo standard Payment Card Industry – Data Security Standard (PCI-DSS) è un insieme standardizzato di requisiti e procedure per la protezione dei dati sensibili riguardanti i titolari delle carte di pagamento, ai quali devono conformarsi le entità che trattano, conservano, trasmettono o elaborano i dati relativi alle carte.

Le aziende che, operando come merchant , trattano dati di carte di credito, hanno l’obbligo di conformarsi allo standard PCI-DSS.
Con il nostro team di professionisti e una suite completa di prodotti e servizi, cerchiamo di aiutare i nostri clienti non solo sono a raggiungere gli standard di conformità PCI, ma a superarli.

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Come creare e aprire un social network: quali tecnologie usare

DEDO – Social network software è la piattaforma software innovativa, modulare e semplice da utilizzare per aprire social network pronti all’uso adatta a imprese, aziende, enti locali, pubblica amministrazione e organizzazioni no-profit.

Grazie ai moduli preimpostati e personalizzabili, DEDO è lo strumento di comunicazione e web marketing efficiente per avere il proprio social network. Integrabile anche al sito Web già esistente, DEDO presenta numerosi vantaggi. Tra questi, potenziare le relazioni con i clienti da fidelizzare, raggiungere utenti nuovi attraverso campagne di comunicazione e marketing, espandere la visibilità dell’azienda sui motori di ricerca per essere costantemente trovati dagli utenti, aumentare le vendite di prodotti e servizi, analizzare le esigenze reali dei clienti per mezzo del dialogo diretto e la partecipazione, migliorare la reputazione sul web (web reputation), guadagnare mediante la vendita degli spazi pubblicitari, accrescere il fatturato per mezzo di servizi avanzati a pagamento per gli utenti, distinguersi dai competitor che impiegano strumenti di comunicazione e marketing più tradizionali.

Con DEDO si autorealizza la segmentazione del target selettiva e spontanea per proporre le campagne di comunicazione e marketing più efficaci per promuovere prodotti, servizi, iniziative speciali, promozioni, idee, progetti, know-how ed esperienze personali e collettive.

Le community di utenti danno vita a conversazioni di vario tipo, quali recensioni, feedback, scambi di opinione, suggerimenti e coinvolgono gli opinion leader, cioè coloro i quali hanno la massima credibilità per persuadere in modo autorevole gli utenti. Di riflesso, si innesca il meccanismo del passaparola, da sempre prezioso per ampliare la forza commerciale di marchi, brand, eventi e iniziative di qualsiasi natura.

Studi e ricerche confermano ormai da tempo che azioni commerciali nel Web 2.0 basate su mezzi quali banner e link hanno un effetto limitato a fronte di investimenti dispendiosi. Al contrario, le campagne di web marketing adeguatamente costruite e diffuse nei social network arrecano benefici di gran lunga superiori e a costi decisamente più ridotti. Oltre ai social media più noti (es. Facebook, Twitter, FriendFeed, YouTube, ecc.), che spesso si rivelano improduttivi ai fini del marketing nel Web, i social network ad hoc rappresentano la nuova frontiera della comunicazione e del marketing e consentono di radunare fasce di utenza tangibilmente interessate a prodotti, servizi e tematiche proposti.

Per informazioni, contattare i numeri 0382.554425 o 345.3438080 (ore 10-18, lunedì-venerdì), aggiungere gli account Skype dflsrl o communication_village o scrivere un’e-mail a [email protected].

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