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Economia Argentina, ecco cosa può succedere con Milei presidente

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  • 28 Novembre 2023

L’Argentina ha scelto Javier Milei come nuovo presidente, indirizzando così il paese verso una svolta non solo politica ma anche della propria economia. L’esponente di estrema destra è infatti favorevole ad una dollarizzazione del paese.

L’elezione di Milei e le conseguenze per l’economia

economia argentinaMilei ha vinto col 56% il ballottaggio contro il progressista Massa (44,04%), candidato ben visto dall’elite internazionale e soprattutto dal Fondo Monetario Internazionale che ha finanziato l’Argentina con un prestito di oltre 50 miliardi di dollari.
Si tratta di una notte storica, ha detto il nuovo presidente.  E non c’è dubbio che lo sarà davvero, anzitutto per l’economia Argentina.

Il ruolo del dollaro

La posizione di Milei rispetto al dollaro statunitense ha un ruolo cruciale nel suo programma politico. Il nuovo presidente ha infatti apertamente dichiarato ce vuole una dollarizzazione dell’economia argentina. Compiere un passo del genere significherebbe dire addio al peso, che ha perso enorme valore nell’ultimo anno e mezzo tanto che le piattaforme online gratis non lo negoziano neanche più.

Il rapporto di cambio rispetto al dollaro è ai massimi storici, e non è difficile immaginare visto il tasso di povertà al 40% nel paese che solo una piccolissima fetta della popolazione si possa permettere di comprare dollari al giorno d’oggi. Il rischio della dollarizzazione quindi è di innescare grosse tensioni sociali.

Nuovo scenario geopolitico

Riflessi importanti sull’economia Argentina si avranno però soprattutto a livello geopolitico. Chiaramente dollarizzare l’economia Argentina significa avvicinare sensibilmente le proprie posizioni a quelle statunitensi, abbandonando quindi sempre di più quelle dei BRICS (principalmente Brasile e Cina). Una vera e propria rivoluzione geopolitica.

La preoccupazione del mondo finanziario

Per questo motivo il mondo della finanza è preoccupato per la vittoria di Milei. Il peso argentino garantito attraverso i mercati paralleli è crollato di oltre il 10% a 1.000 per dollaro (fonte dati XTB group), innescando una nuova svalutazione del tasso di cambio ufficiale. Anche perché Milei promette anche di chiudere la banca centrale.

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Mercato del Litio sempre più al centro della strategia economica globale

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  • 17 Novembre 2023

La corsa all’elettrificazione degli autoveicoli sta continuando in maniera impetuosa. Tutto questo pone un problema di reperibilità delle materie prime necessarie al percorso di transizione dal fossile al “green”. Il fulcro della questione diventa così il mercato del Litio, che è diventato anche argomento di scontro commerciale tra la Cina da una parte e gli Stati Uniti con i suoi alleati occidentali dall’altra.

L’importanza del mercato del Litio

litioAlla base di questa tensione di mercato c’è l’essenzialità del litio nella sua forma di carbonato, quale elemento per la produzione degli accumulatori. Questi ultimi sono al momento la miglior soluzione possibile per le batterie dei veicoli elettrici. Ecco perché il mercato del Litio è così importante. Non a caso l’Unione Europea ha inserito il Litio nell’elenco delle materie prime strategiche.

Comanda la Cina

La Cina si è mossa con grande anticipo e lungimiranza in questo ambito, sviluppando così una leadership nel mercato del Litio grazie al controllo dell’intera catena del valore. Oltre a detenere riserve importanti, Pechino ha anche sviluppato le sue capacità di estrazione e raffinazione. Infine la Cina si è anche specializzata nella produzione degli accumulatori agli ioni di litio.
Secondo i dati EV Volumes, la Cina è riuscita a incrementare la sua quota di produzione mondiale di autoveicoli elettrici passando dal 19% nel 2021, al 32% nel 2022 (fonte dati XTB group).

Questione di prezzo

E’ chiaro che tutti questi movimenti sul mercato del Litio hanno un effetto sui prezzi. Dopo una fase di crescita avuta qualche anno fa, a cui è seguita una stabilizzazione, nel 2023 c’è stato un forte rallentamento, pari addirittura al 70%, scivolando a 165.000 CNY tonnellata. Questo impatto tuttavia non si è ancora trasferito in misura integrale in Europa, dove la riduzione è stata solo del 50%. L’annullamento di questo divario, il punto di zero spread tra i due prezzi, potremmo però non vederlo affatto.

Pressione sull’Europa

La crescente richiesta di veicoli elettrici nei prossimi anni, porterà ad un incremento inevitabile anche della richiesta di litio, A meno che non cambi la tecnologia di base per la produzione delle batterie. Significa che se l’Europa non riuscirà a raggiungere i propri obiettivi di produzione mineraria ed industriale entro il 2030, il prezzo del litio potrebbe tornare a crescere in maniera vigorosa. Ricordiamo che tra gli obiettivi del “European Critical Raw Materials Act” (CRM) c’è quello di limitare a non oltre il 65% la fornitura massima da un singolo paese terzo.

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Moneta digitale promossa dalla BCE: “L’euro virtuale può funzionare”

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  • 31 Maggio 2023

Secondo la Banca Centrale Europea l’immissione nel sistema dei pagamenti di un euro digitale potrebbe funzionare. Questa è la conclusione alla quale la Eurotower è giunta dopo i test condotti sulla moneta digitale tra luglio 2022 e febbraio 2023.

I risultati della moneta digitale

moneta digitaleL’istituto centrale di Francoforte ha sperimentato l’utilizzo della moneta digitale, che potrebbe essere sviluppata da un pool sufficientemente ampio di fornitori europei. Inoltre la BCE sottolinea che ci sono diverse opzioni di progettazione per individuare la soluzione tecnica migliore per un euro virtuale.

Il sistema dei pagamenti

Nel corso dei propri test, la BCE ha verificato l’utilizzo della moneta digitale in diverse situazioni per effettuare i pagamenti. NEXI è stata una delle aziende scelte per la sperimentazione dei pagamenti virtuali presso dei punti vendita. La BCE ha condotto anche dei test riguardanti la regolamentazione dei pagamenti back-end.

Alla fine si è giunti alla conclusione che l’introduzione di una moneta digitale possa essere condotta agevolmente, senza andare a incidere sull’utilizzo di altre forme innovative di regolamentazione delle transazioni.

I tempi tecnici

L’approvazione da parte della BCE di una moneta digitale non vuol dire che ci troveremo un euro virtuale di cui a breve nei nostri portafogli elettronici. La Eurotower solleva infatti un problema, ossia arrivare ad “una soluzione offline che soddisfi i requisiti dell’Eurosistema e raggiunga la scala necessaria possa essere fornita a breve e medio termine con la tecnologia esistente“. Sotto questo punto di vista bisognerà aspettare almeno il prossimo autunno per un ulteriore step di verifica, con la precisazione che questo non significa automaticamente che la BCE emetterà un giorno un euro digitale, e che si potrà scambiare su XTB o sui mercati OTC.

Non è una criptovaluta

Bisogna precisare un ulteriore aspetto. Un euro digitale non avrebbe nulla in comune con le famose criptovalute, le quali più che essere uno strumento di pagamento sono ormai uno strumento speculativo.
L’euro digitale potrebbe magari essere negoziato sulle piattaforme trading gratuite, ma non avrebbe mai la volatilità che caratterizza Bitcoin e compagnia. Rimarrebbe essenzialmente un sostituto dell’euro, riprendendone il valore.

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Economia, la transizione energetica spingerà anche lo stagno

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  • 16 Maggio 2023

Nei prossimi anni la domanda di materie prime sarà indirizzata principalmente dal processo di transizione energetica che sta riguardando l’economia globale.
Questo processo riguarderà principalmente i metalli non ferrosi, dal momento che si tratta di materie prime che vengono impiegate in molteplici tecnologie a basso impatto ambientale, se non zero. Tra questi rientra anche lo stagno.

Il ruolo dello stagno nella transizione dell’economia

economia stagnoLo stagno avrà un ruolo importante nella transizione digitale ed energetica grazie ad alcune sue qualità caratteristiche.
In primo luogo la sua forte resistenza agli agenti corrosivi ed in secondo luogo la sua grande conducibilità elettrica. Viene utilizzato come rivestimento nella lavorazione dell’acciaio e delle saldature delle componenti elettroniche. Quest’ultimo utilizzo rappresenta la metà dell’impiego totale dello stagno.

Chiaramente l’incremento della richiesta di componenti elettronici, tipica dell’economia di questo periodo, aumenterà anche il valore dello stagno.

L’ultimo biennio

La crescita della domanda di componenti elettronici proprio nell’ultimo biennio ha fatto da driver per l’aumento del prezzo dello stagno.
Se andiamo a vedere la crescita delle quotazioni di questo metallo nella banca dati XTB, nei due anni che hanno fatto seguito alla crisi pandemica si può notare che la crescita non ha avuto pari nella storia del secolo in corso, a causa di uno squilibrio tra domanda e offerta.

Mercato non in equilibrio

Il profondo deficit di offerta ha provocato uno squilibrio enorme. Le interruzioni della produzione dei principali paesi leader (Cina, Indonesia e Myanmar) hanno fatto crollare la disponibilità di stagno, mentre la domanda continuava a crescere.
Al London Metal Exchange una tonnellata di stagno all’inizio del mese di marzo 2022 ha superato i 50.000 dollari. Quello è stato il picco, visto che nei mesi successivi la price action ha segnato un calo sui 20.000 dollari, prima di una successiva nuova ripresa nel range tra 20000 e i 32000 dollari per tonnellata.

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Economia, la corsa del petrolio è una miccia per aggravare la crisi globale

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  • 23 Aprile 2023

Negli ultimi mesi le banche centrali di tutto il mondo hanno spinto sull’acceleratore dei tassi di interesse per riuscire a domare l’inflazione, spendo bene che questo avrebbe depresso l’economia. Ma sono andate avanti, anche a rischio di innescare una recessione.
Adesso che all’orizzonte si prospettano delle manovre più accomodanti e un ritorno dell’inflazione e dei tassi di interesse verso valori più normali, ecco però che il petrolio aleggia come una minaccia che rischia di vanificare tutti gli sforzi.

L’OPEC+, il petrolio e l’economia

economia e petrolioLa vera miccia che rischia di innescare una crisi economica globale, ancora più feroce di quella attuale, è la recente mossa dell’OPEC+. Il cartello dei produttori ha infatti deciso di tagliare la produzione di greggio di un milione di barili in un giorno.

Una mossa del genere ha immediatamente innescato una dinamica rialzista delle quotazioni del barile di greggio, che ha superato di slancio quota 80 dollari al barile, superando la media mobile del prezzo degli ultimi 10 mesi. Alcuni analisti hanno rispolverato le previsioni di $100 al fusto prima della fine di quest’anno.

Il problema è che la pressione rialzo dei prezzi del petrolio innescherà aumenti a cascata su tutti i settori dell’economia, rendendo così ancora più complicati gli sforzi delle banche centrali per raffreddare l’inflazione. In primo luogo la FED, che per prima ha cominciato ad alzare i tassi in modo vigoroso.

Equilibri geopolitici

La mossa dell’OPEC+ e la crisi dell’economia solo però un riflesso soprattutto di questioni di carattere geopolitico. Il taglio alla produzione è voluto principalmente dall’Arabia Saudita, uno dei due grandi stati del petrolio assieme alla Russia. Chi andrà più in difficoltà per via di questa mossa sarà la Federal Reserve americana.

Da una parte ci sono Riyad e Mosca, con una partnership sempre più forte, dall’altra c’è Washington con cui è in atto una rottura. Le conseguenze di questa crisi nei rapporti potrebbero essere però fatali per inflazione e sostenibilità dell’economia, come evidenziano gli analisti di XTB. Potrebbe quindi stagliarsi all’orizzonte una crisi peggiore di quella già in arrivo.

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Investimenti, alle donne italiane piace farlo (soprattutto via mobile)

È sempre più grande il numero di donne che si affaccia sui mercati finanziari, anche grazie alla crescita (in termini di popolarità) durante il periodo della pandemia, quando le persone erano costrette a stare a casa per giorni senza mai uscire o socializzare. E’ ciò che emerge da una recente indagine, che evidenzia anche come il gentil sesso preferisca fare investimenti soprattutto tramite mobile.

Le donne e gli investimenti

investimentiNel 2020 e 2021 il contesto è stato caratterizzato da tassi di interesse molto bassi, un aumento della digitalizzazione all’interno delle famiglie e misure restrittive legate alla crisi sanitaria.
Proprio la costrizione di stare a casa ha spinto le persone a familiarizzare con il mondo degli investimenti e dei mercati finanziari. Una spinta alimentata anche dal fatto che la crescita dell’inflazione e le incertezze economiche globali, hanno spinto gran parte delle persone a cercare metodi per proteggere il proprio capitale e i propri risparmi.

Un 2022 da record

Quello che è cambiato rispetto al recente passato è l’atteggiamento delle donne nel contesto moderno. Sono professionalmente attive, molto creative e agiscono anche in settori che prima erano considerati appannaggio dei soli uomini.

Questo scenario ha propiziato numeri da record per quanto riguarda le quote di donne che si sono affacciate al mondo degli investimenti. La piattaforma XTB ha registrato in particolare un numero di clienti nuovi di sesso femminile pari a 16%. Fino a un paio d’anni fa non riuscivano ad arrivare neanche in doppia cifra.
Nonostante le donne rimangano in fortissima minoranza, va detto che sono sempre più attive in questo settore. Un segnale positivo per il mondo degli investimenti.

Altri dati interessanti

È interessante notare come la quota di donne partecipanti ai mercati finanziari vede in testa la Romania (26%), seguita dalla Gran Bretagna (14%). Le percentuali più basse si trovano in Repubblica Ceca, Francia e Germania, unici mercati in cui attualmente sono inferiori al 10%.
Negli anni 2020-2022, le donne hanno scelto più spesso i CFD sugli indici azionari mondiali, scegliendo soprattutto gli investimenti nelle Big Tech. Inoltre sono poco agressive, perché preferiscono una strategia trend following ad una controtendenza. Va segnalato che le donne italiane, insieme a quelle spagnole, si distinguono per la loro preferenza verso l’uso degli smartphone, per la loro praticità e facilità d’uso (con il 53% di transazioni via mobile).

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