Quando si decide che è opportuno cambiare, per un motivo qualsiasi, il proprio hosting provider, la prima mossa da effettuare è il trasferimento dei domini presso un altro fornitore prescelto. Ovviamente, prima ancora bisogna prepararsi al “trasloco”, copiando tutti i file e i database (se ce ne sono), ed è necessario ordinare lo spazio apposito in cui ci si vuole “accomodare” telematicamente e pagare il nuovo “padrone di casa” (specificando che si tratta di un semplice passaggio, non di un’operazione radicale). Ed è a questo punto che occorre l’auth-code (o authorization code) del provider precedente. S’impongono quindi contatto e richiesta.
Solo il registrar può “deliberare” in questa direzione, e a chiedere dev’essere l’hosting stesso (raramente coincidono). Il codice va dopodiché mandato per posta o e-mail o fax all’indirizzo indicato nel registry, ovvero l’elenco nazionale o internazionale dipendente da un ente para-governativo.
Esiste l’obbligo di comunicare questa “chiave”, che per inciso può essere reclamata in ogni momento dal titolare di un sito. Ciononostante, capita che il provider si faccia pregare, nicchi, perda tempo, ci metta perfino dei giorni prima di dare una risposta. Dunque, all’insorgere di una simile evenienza, conviene sollecitare energicamente l’invio, faxando o, meglio ancora sul piano legale, spedendo una raccomandata con ricevuta di ritorno. Qualora neppure tali pungoli, relativamente cortesi, sortiscano l’effetto desiderato, non c’è che da ricorrere a un avvocato. Certo, è una seccatura, ma se un trasferimento dei domini, operazione di per sé non eccessivamente complicata, è reso impossibile dall’altrui mancanza di collaborazione, purtroppo non ci sono alternative.
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