Da tempo l’Ue combatte per abbassare i costi di operazioni bancarie e mutui in tutta Europa, con l’Italia sempre di più nel mirino rispetto agli altri paesi. I tassi per mutui e per i crediti al consumo sono più elevati della media Ue; il tasso annuo effettivo globale di questi ultimi anni è maggiore di circa un punto percentuale; i tassi praticati dalle finanziarie, specie sulle operazioni di piccolo importo sono ancora più elevati.
Come se non bastasse, dai rapporti pubblicati da Bruxelles negli ultimi mesi, è emerso che i conti italiani sono i più cari del vecchio continente. E si potrebbe incalzare ammettendo che per lavorare un assegno in Italia si richiedono ancora in media sette giorni. In Italia ci vuole una legge per facilitare la trasmissione digitale delle immagini che ne consentirebbe una significativa riduzione.
Vediamo qualche confronto con il resto dell’Europa.
Mediamente in Europa mantenere un conto costa 14 euro all’anno, una cifra ragionevole. In Italia, il prezzo si aggira sui 90 euro. Qualcuno potrebbe osservare che il prezzo maggiore giustifica alcuni servizi garantiti ma è pur sempre una cifra sproporzionata e lontana anni luce dai costi imposti dai cittadini danesi e olandesi che pagano l’inezia di 2,5 euro, o dei tedeschi che arrivano a pagare 40 euro.
Fortunatamente le banche italiane si sono impegnate ad abolire i costi per la chiusura dei conti, visto che fino all’anno scorso divorziare allo sportello costava la bellezza di 60 euro.
Le cose non migliorano se si esaminano le commissioni caricate sui prelievi con carta di credito. In Europa prelevare 100 euro costa in media 1.14 euro, mentre in Italia l’operazione può costare fino a sei volte di più. Sempre in Italia, un commerciante per accettare la carta di credito può pagare fino a quattro volte di più rispetto ad un commerciante europeo, con ovvie ripercussioni sul prezzo pagato in cassa dai consumatori.
Altro esempio poco entusiasmante sono i bonifici transfrontalieri. Italia e Grecia spiccano per la variabilità dei costi da un istituto all’altro. In Italia fare un bonifico di 100 euro può costare da zero a 12 euro con un valore medio di 2,5 euro comunque superiore a quello medio europeo di 1,30.
Trend in aumento per i trasferimenti interni e per i prelievi da bancomat. Nel 2001 per un trasferimento interno si pagava dai 25 centesimi ai 4 euro, nel 2005 tra i 2 e i 5 euro.
Infine, grande piaga per il consumatore italiano, il costo di un mutuo. Secondo i dati di Bankitalia in Italia i mutui sono troppo cari rispetto al resto d’Europa con un differenziale anomalo: a Marzo 2007 il tasso d’interesse sui nuovi prestiti alle famiglie per l’acquisto di abitazioni è risultato essere del 5,2% a fronte del 4,7% registrato in media nell’area dell’euro. Buffo notare che, sempre in Italia, i due terzi dei prestiti contratti per acquistare casa è a tasso variabile mentre in Europa le proporzioni sono ribaltate. Allora i rialzi del costo del denaro in corso in Europa avranno effetti più onerosi per i cittadini italiani.
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