È evidente che l’ideologia anticaccia è oramai diventata il tappeto rosso per l’uscita sui giornali non solo delle associazioni anticaccia ma anche di alcuni politici piemontesi.
Se ci siamo abituati alle bizzarrie di alcune associazioni anticaccia è irresponsabile che rappresentanti delle istituzioni usino una questione tanto delicata, come l’attività venatoria, come strumento di bassa propaganda.
Anche se l’unico vuoto oggi presente in Piemonte è l’assenza di un calendario venatorio causato dal Tribunale Amministrativo, parrebbe in ogni modo condivisa la volontà della maggior parte del Centro Sinistra – e di alcuni del PDL – di un nuovo testo sulla caccia in Piemonte. Li rincuoriamo: ci stiamo lavorando sopra, e a breve presenteremo un testo che prende le fila di una proposta di legge, di cui ero primo firmatario, e già votata dalla Commissione che ben amplia l’attività venatoria in Piemonte.
Al di là dei proclami acchiappa flash, o di proposte di legge aizza-bandiere, chi, come me, ha la responsabilità politica ed istituzionale di sostenere lo sviluppo turistico, economico e agricolo della nostra Regione non può infatti permettersi di annullare l’attività venatoria.
È tuttavia bastata una proposta di legge, per dimostrare che chi oggi brinda con gli anti caccia e accusa noi di posizioni aprioristiche non abbia alcuna nozione una sull’attività venatoria piemontese. È infatti evidentemente che non si possa prevedere uno stanziamento di appena 50.000 euro annui da destinare al fondo per il rimborso dei danni causati da ungulati e fauna selvatica, risorse che non sarebbero sufficienti neppure per due settimane.
Inoltre ad oggi l’attività venatoria è l’unico vero strumento della Regione che assicura la valorizzazione della biodiversià, la conservazione della fauna, cacciabile e non, la repressione del bracconaggio, il controllo delle specie opportuniste o il riequilibrio di quelle eccessivamente aumentate a causa dell’antropizzazione del territorio e quindi la riduzione reale dei danni a umani e aziende agricole.
D’altronde questa è la ratio che ha spinto proprio oggi la Regione Lombardia ad autorizzare, dietro il parere positivo della Commissione Europea e dell’Ispra, la caccia in deroga allo storno e di confermare la possibilità di prelievo di richiami vivi.
Gian Luca Vignale
Presidente III Commissione Caccia Consiglio Regionale
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