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Vivere la Pasqua tra le tradizioni del Cilento

La Pasqua si avvicina e se state pensando ad una maniera speciale per trascorrere questi giorni di festa, il consiglio è quello di prenotare quanto prima un hotel Cilento, una terra che sarà in grado di offrirvi una vacanza da sogno, facendovi riscoprire tradizioni antiche e molto suggestive.
La Cannelòra e la Quarajésema sono, infatti, due ricorrenze molto sentite in questo territorio e legate all’anno liturgico cattolico, che nell’ambito della cultura contadina sono state inserite nel ciclo dell’anno meteorologico. La prima ricorrenza ricade generalmente il 21esimo giorno dopo l’inizio del Carnevale, mentre il secondo segue il martedì grasso, 40 giorni prima della Pasqua. Nel Cilento la Quaresima, nella cultura popolare, viene personificata da una maschera che è parte integrante del famoso corteo carnascialesco. Si tratta della vedova di Carnevale che nel corso del corteo piange la morte di Carnevale e si presenta come una donna magrissima, vestita di nero che nella destra regge il fuso mentre nella sinistra tiene la cuniocchia, ovvero una rocca solitamente utilizzata per filare la lana. Essendo una maschera funebre, legata alla morte di Carnevale, ovvero l’anno vecchio, la vedova della Quaresima del Cilento si lega alla tradizione del mito delle Parche, proprio della mitologia greca, delle quali reca il filare, simbolo del crescere e dello scorrere sino alla morte. Da non dimenticare poi che in alcuni paesini del Cilento resiste ancora la bella tradizione de “Fa a Quarajésema”, ovvero l’usanza di costruire una bambola di stoffa in foggia di donna anziana e di appenderla alle finestre di casa dopo il passaggio del corteo di Carnevale. Questo “feticcio” reca le stesse caratteristiche della maschera del corteo, con la differenza però di recare sulla schiena un’arancia con sette penne di galline che vengono poi tolte una per ogni venerdì e bruciate. Anche questo rito presenta dei riferimenti mitologici connessi con i simboli della Morte che pare aver preso il sopravvento sulla Vita. Non a caso la bambola che viene costruita in occasione della Quaresima, presenta i caratteri della non-prolificità e della non-festa, sebbene rechi anche un simbolo di “speranza” e precisamente quello di maternità che, nei giochi dei bambini, è proprio rappresentato dalla bambola. Per quanto concerne la Pasqua bisogna precisare che nel linguaggio popolare questo termine viene solitamente attribuito a tre diverse ricorrenze religiose, vale a dire la “Pasca Bufania”, ovvero la Pasqua Epifania che corrisponde al 6 gennaio, la “Pasca re l’Ova”, ovvero la Pasqua delle uova che altro non è che la Pasqua della Resurrezione che cade la prima domenica dopo il primo plenilunio di primavera, e la “Pasca ri Juri”, vale a dire la Pasqua dei fiori che corrisponde alla Pentecoste. Anche queste ricorrenze sono caratterizzate da una serie di tradizioni molto folkloristiche e dalla radici piuttosto antiche. La prima celebra la natività di Cristo e nella cultura contadina del Cilento coincide anche con il giorno nel quale i morti lasciano definitivamente la terra, la seconda prende il nome dall’usanza di regalare ai bambini una treccia di pane bianco che contiene un uovo detta “u viccio cu l’uovo”, mentre la terza prende il suo nome in quanto nel corso della messa solenne il sacerdote cosparge i fedeli con dei petali simboleggiando così la discesa dello Spirito Santo. Questa festa dei fiori cristiana si lega a quella dei riti della primavera del mondo antico dove i fiori diventano il simbolo della purezza. Riti e rituali alquanto suggestivi che di certo permettono di vivere un momento così importante come la Pasqua in maniera solenne.

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